Era stata una giornata
orribile, la consapevolezza lo colpì mentre appoggiava la mano sulla maniglia
della porta, finalmente tornato a casa. Tutto quello che poteva andare storto
era andato storto e tutto quello che non aveva modo di andare storto… beh,
aveva trovato il modo di farlo comunque. Era esausto, irritato e affamato.
Indugiò ancora davanti
alla porta, aveva le anche che gli dolevano per tutto il tempo che era restato
in piedi, irrigidito dall’ansia, non era riuscito a trovare il tempo di
mangiare pranzo e aveva passato buona parte del giorno a discutere con tutti
quelli che gli stavano attorno, voleva entrare in casa, sdraiarsi sul letto e
smettere di esistere fino al mattino dopo… eppure stava indugiando.
Conviveva con Draco da
ormai tre mesi, tre mesi di surreale e meravigliosa felicità… ma per la prima
volta si sentiva indeciso.
Draco aveva quel modo
strano di riporre le scarpe, sistemandole tanto dritte da mettere un po’
inquietudine e lui aveva cominciato a fare la stessa cosa, un po’ in imbarazzo
nel trovare le proprie sempre orribilmente storte, oggi sarebbe davvero
riuscito a trovare la voglia di sistemarle correttamente?
A Draco piaceva quando
mangiavano assieme, per quanto fosse tardi o affamato, finiva sempre per
aspettarlo così da poter condividere la cena, oggi avrebbe avuto la forza di
sedersi a tavola e mangiare, invece di afferrare la prima cosa che trovava nella
dispensa e infilarsi a letto?
Finivano sempre per
chiacchierare prima di andare a coricarsi, tutte le sere, indipendentemente
dall’ora o dal giorno, si ritrovavano in bagno, preparandosi per andare a
dormire ed ecco che cominciavano a scambiarsi conversazioni spezzate, un po’
urlate per sovrastare il rumore dell’acqua della doccia, un po’ stranamente
distorte dallo spazzolino, oggi non aveva nemmeno voglia di lavarseli i denti.
E poi c’erano tutte le
altre cose, le piccole routine: chi controllava gli Incantesimi di protezione
la sera, chi riponeva i piatti puliti dopo la cena oppure chi dava da mangiare
a quel dannato gatto che si ostinavano a considerare selvatico, anche se ormai
era impossibile sedersi sul divano senza che venisse ad accoccolarsi sulle
ginocchia di uno di loro… oggi avrebbe avuto voglia di dedicare i soliti due
minuti per grattargli quel punto particolarmente sensibile appena davanti
all’orecchio sinistro?
Le verità? La verità pura
e semplice?... per la prima volta da quando condivideva la vita con Malfoy, per
la prima volta non credeva di aver voglia di vederlo, per la prima volta
avrebbe preferito ritrovare il silenzio di una casa vuota.
Harry trattenne
bruscamente il fiato a quel pensiero. Abbassò la maniglia ed entrò.
“Ciao”
Glielo urlò dalla cucina e
Harry sentì un po’ di irritazione risvegliarglisi nel petto, perché Draco avrebbe
potuto fargli il favore di venire a salutarlo, perché era spossato, perché si
sentiva in colpa per quello che aveva pensato un attimo prima ed era troppo
stanco anche per quello.
Lo sentì discutere con
qualcuno, la sua voce un po’ strascicata e petulante e si rese conto che stava sgridando
il gatto: si ostinava a sostenere che gli stava antipatico, anche se la notte
che non era venuto a miagolare davanti alla porta alla solita ora aveva passato
tutto il tempo a fingere di non essere in ansia fino a quando Harry non si era
messo a cercarlo per poi trovarlo addormentato sul loro letto. Era stupido che sostenesse
di non sopportarlo, avrebbero dovuto dargli un nome e farla finita con quella
storia, dopotutto lo aveva portato già due volte dal veterinario e Draco gli
aveva perfino comprato uno di quei cosi per farsi le unghie.
Quando entrò in cucina
Draco era inginocchiato a terra, il muso del gatto a due centimetri dal naso e
un indice minacciosamente puntato verso il muso. Quando alzò gli occhi su di
lui, l’animale ne approfittò per strusciarsi contro il suo dito, per nulla
intimidito.
“Ciao”
Harry si costrinse a
sorridere, ma gli occhi di Draco restarono fissi nei suoi per un paio di
secondi.
“Perché non vai a sederti
di là mentre io finisco di preparare cena?”
Harry lo guardò, sorpreso,
ma un attimo dopo Draco si alzò da terra e lui perse qualsiasi capacità di
parola. Il compagno afferrò il gatto che ronfava sonoramente e glielo mise in
braccio:
“Va a sederti sul divano con
la bestiaccia e io arrivo subito, ok?”
Si rese conto del suo
sguardo scioccato solo quando Harry non si mosse:
“Che cosa c’è?”
Harry cercò di riscuotersi
e il gatto, vedendo che non avrebbe ricevuto coccole, sgusciò dalle sue braccia
per saltare a terra, lui nemmeno se ne accorse.
“Che cosa…?”
Draco aggrottò le
sopracciglia, confuso, e Harry sbottò:
“Che cavolo ti sei
messo?!”
“Oh… te l’ho detto che
oggi dovevo andare a quella stupida festa, era per onorare le origini della
nostra famiglia o una cagata simile, mi sono messo il costume tradizionale.”
Harry perse il controllo
della mascella, puntando stupidamente il dito verso le sue gambe, senza parole.
“E’… sei… le tue… sei
andato in giro così?!”
Draco arrossì, imbarazzato,
non era abituato a sentir criticare le proprie scelte in fatto di moda, non
aveva mai dato a nessuno motivo di criticare il suo aspetto, ma che i commenti
venissero da Harry?!
“E’ tradizionale… eravamo praticamente tutti vestiti così…”
Harry non staccò gli occhi
dalle sue ginocchia.
“Harry! E’ un kilt, fattene una ragione!”
Draco sentì il
risentimento raggiungergli finalmente la voce, e che cavolo!, per quanto stanco
e irritato potesse essere, e gli era bastata un’occhiata per capire che lo era
parecchio, non aveva nessun diritto di giudicare e commentare quello che lui
poteva o meno mettersi addosso!
Harry si riscosse,
improvvisamente consapevole della propria esagerata reazione, ma con la
consapevolezza le sue guance si arrossarono violentemente e Draco tornò a non
capirci nulla, che diavolo stava passando per la testa del compagno?
Un attimo dopo Harry si
era spinto in avanti e lo stava baciando, le sue mani sui fianchi e il suo
corpo spinto contro.
“Harry?...”
L’uomo si riappropriò
della sua bocca e Draco vi lesse la sua improvvisa lussuria con la facilità
nata dall’abitudine, un improvviso dubbio sorse in lui mentre il corpo reagiva
con altrettanta facilità. Rispose al bacio fino a quando restò senza fiato, poi
si allontanò con un ghignetto e il fiato corto.
“Harry?”
L’uomo non lo ascoltò, le
mani che scendevano dai suoi fianchi e raccoglievano manciate di tessuto. Draco
trattenne bruscamente il respiro, poi il compagno riuscì ad infilare le mani
sotto al kilt e si ritrovò le sue mani sulle cosce. Mani calde e fameliche.
“Harry!”
Finalmente riuscì ad
attirare la sua attenzione, ma dovette afferrargli il volto con le mani per
trattenerlo dal tappargli di nuovo la bocca con un bacio.
“… aspetta un secondo, ok?
Sia tu che le tue mani mi dovete una spiegazione…”
Harry posò un bacio sulle
dita che gli tenevano ferma la testa, poi sembrò distrarsi e prese a
leccargliele.
“Draco…”
Lo mugugnò, lo mugugnò
contro alle dita ancora davanti alle sue labbra e umide di saliva e Draco
lasciò perdere, tutto il suo corpo che azzittiva il bisogno di qualunque spiegazione.
Harry aveva le pupille dilatate, le mani fra le sue cosce e un’erezione che
spingeva contro di lui, qualunque forma di conversazione più complessa di un
gemito era francamente poco prioritaria.
Un istante dopo sentì un
singhiozzo infrangersi fra i denti, il compagno aveva scoperto che indossava i
boxer, provò a sorridere, ma Harry gli morse forte le labbra e le sue mani gli
si strinsero quasi dolorosamente sulle natiche.
“Che ne è della
tradizione”
“E’ solo una leggenda
metropolitana”
Un mugugno di
insoddisfazione e Draco si mise a ridacchiare:
“Togli le mani e chiudi
gli occhi, sporcaccione”
Harry li chiuse,
mordendosi le labbra piegate in un sorriso e Draco si sfilò l’indumento intimo,
per poi riabbassarsi il kilt sulle gambe:
“Ritenta, sarai più
fortunato”
Harry aprì gli occhi, ma
invece di rituffare le mani sotto al pesante tessuto in tartan, così come Draco
si sarebbe aspettato, le posò sui suoi fianchi e lo spinse all’indietro, ad un
passo dal piano della cucina lo sollevò e ve lo fece sedere. Draco perse il
sorriso, gli occhi calamitati in quelli verdi, fissi su di lui con sguardo da
predatore.
Harry appoggiò le mani
sulle sue ginocchia nude e Draco quasi sobbalzò alla semplice sensazione, ma un
attimo dopo gli aveva divaricato le gambe, avanzando ancora verso di lui, Draco
trattenne il fiato mentre il compagno prendeva con delicatezza l’orlo del kilt
con la punta delle dita, un ultimo ghigno animalesco, poi tuffò la testa sotto
di esso e Draco dovette serrare forte le labbra per soffocare il primo gemito,
il secondo gli sfuggì, ma a quel punto non gli importava più nulla.
***
Erano le tre del mattino e
Harry si svegliò all’improvviso: aveva fame. … dove diavolo?
Aprì gli occhi,
scombussolato dalle strane sensazioni che gli stava comunicando il suo corpo.
Non era nel suo letto… era in cucina, sdraiato sul pavimento, eppure aveva un
cuscino sotto la testa e una coperta sulle spalle. Si voltò e un sorriso gli sorse
sulle labbra nello scorgere Draco sdraiato al suo fianco. Considerando quanto fosse
esausto, non stentava a credere che si fosse addormentato subito dopo… subito
dopo aver abusato di quel benedetto kilt e di tutto quello che ci stava sotto.
Sogghignò riportando alla memoria quello che avevano combinato e si avvicinò al
compagno per baciargli il volto addormentato, all’improvviso quasi
insostenibile la voglia di assaggiarlo ancora una volta, di sentire il suo
corpo fra le dita, il suo sapore fra le labbra, il suo calore, anche solo la
sua presenza.
Draco respirò a fondo,
disturbato nel suo sonno, ma quando Harry tornò a baciarlo un piccolo sorriso
sorse sul suo volto, accompagnato da un assonnato mugugno.
“Ti amo”
Draco rispose con un nuovo
mugugno e Harry riprese a baciarlo, il viso, il collo, il petto, il ventre.
“Mhm…
Harry… sto morendo di sonno…”
“Ti amo… e ho fame…”
“…panino…”
Harry aggrottò le
sopracciglia, smettendo finalmente di baciarlo, incapace di comprendere e Draco
racimolò la forza di indicare alle sue spalle, quando si voltò a guardare gli
occhi verdi brillarono di pura gioia e Harry scoppiò a ridere. C’era un panino
pronto che lo aspettava, con tanto di bicchiere d’acqua e di una tazza di the
tenuta calda da un Incantesimo.
Harry risalì sul suo corpo
e Draco si ritrovò a mugolare per un bacio appassionato che finì per strapparlo
definitivamente dal sonno per mandargli tutto il sangue in circolo a velocità
del tutto inappropriate alle tre del mattino.
Ma quando finalmente Harry
raggiunse il suo panino si ritrovò a ridere ancora una volta:
“Il tuo era un panino di
lattuga?”
Draco si tirò a sedere,
gli occhi spalancati dalla sorpresa e poi colorati dall’ira:
“Brutto gattaccio
maledetto!”
Harry tornò a ridere,
abbandonando il panino, o perlomeno quello che ne restava.
“Dovremmo dargli un nome”
“Oppure potremmo usare la
sua pelle per fare uno zerbino!”
“Hmm…
che ne dici di chiamarlo Zerbino?”
Draco sorrise, attirandolo
a sé per accarezzargli la fronte:
“… qualcosa mi dice che il
tuo umore è migliorato… ma non saprei proprio immaginare come mai…”
Harry ridacchiò alla sua
aria sorniona e soddisfatta:
“Non riesco a togliermi
dalla testa la sensazione del kilt che mi sbatte contro i polpacci ad ogni
spinta”
Draco arrossì furiosamente
e Harry scoppiò a ridere, alzandosi per trovare qualcosa da mettere nel suo
panino. Il compagno lo seguì con lo sguardo, godendosi la sua figura nuda che
si stagliava contro la luce del frigorifero babbano.
“Tu vuoi qualcosa o hai
già mangiato?”
“Mi berrei volentieri il
tuo the”
Harry prese un sorso dalla
tazza poi gliela passò, tornando a scrutare nel frigorifero mentre Draco lo
guardava sottecchi.
“Per un momento prima ho
pensato che ti lamentassi di come ero vestito”
“Infatti, ti è
categoricamente proibito uscire di nuovo in pubblico conciato a quel modo”
Draco lo guardò, troppo
sorpreso per essere irritato, ma Harry, tra le mani una fetta di prosciutto e
in bocca un’oliva lo stava fissando seriamente.
“Non hai nessuna voce in
capitolo su come devo o non devo vestirmi”
“Lo so, ma in questo caso
è ovviamente diverso!”
Draco si raddrizzò,
finalmente irritato:
“Perché? Te l’ho detto, è
un costume tradizionale e alla festa la maggior parte delle persone era vestita
così!”
“Avevi le gambe fuori!”
“Oh Merlino, saranno dieci
centimetri di pelle tra kilt e calzettoni!”
“… ti si vedevano le
ginocchia!”
“E allora? D’estate tu vai
in giro in pantaloni corti e ti si vedono sia le ginocchia che le gambe!”
Harry aprì la bocca, poi
la richiuse, corrucciato:
“E’ diverso”
“Perché?”
Un attimo di esitazione
poi Harry mollò il prosciutto e si mise le mani sui fianchi:
“Perché sei maledettamente
sexy vestito a quel modo e non riesco nemmeno ad immaginare che qualcuno oltre
a me possa averti visto, non riesco a concepire che non ti sia saltato addosso
nessuno… non è successo, vero?!”
Draco chiuse gli occhi,
imperscrutabile:
“Certo che qualcuno mi è
saltato addosso: tu!”
Harry sentì le guance
scottargli e Draco scoppiò a ridere, mentre il compagno cercava di riguadagnare
un po’ di orgoglio prendendo un enorme boccone del suo panino.
“In ogni caso non è che mi
capiti spesso di indossarlo, te l’ho detto, era una stupida festa per onorare
le origini della nostra famiglia, c’è una volta ogni due anni, non di più”
Harry mise il broncio e
Draco si mise nuovamente a ridere.
“Quanto sei scemo… e poi
io sono maledettamente sexy con qualsiasi cosa addosso!”
Harry si strinse nelle
spalle e rispose con la bocca piena:
“Vero”
E Draco si mise a
ridacchiare, sorseggiando il the per poi tornare a sdraiarsi sul pavimento.
Harry finì il suo panino, poi si sistemò al suo fianco.
“Sono contento che tu sia
qui”
Draco lo scrutò con
attenzione per poi sorridere appena:
“... per un attimo ti è
venuto il dubbio, non è vero?”
Harry esitò, ma poi si
ritrovò ad annuire e Draco lo baciò.
“E’ la prima volta… e
quanto mi sbagliavo!... è successo anche a te?”
Prese un respiro profondo
prima di rispondergli, ma Harry attese pazientemente:
“Due settimane fa… siamo
andati a dormire e all’improvviso non riuscivo a sopportare l’idea di qualcuno
accanto a me, ero irritato e basta, senza nessuna ragione… poi mi sono
svegliato nel bel mezzo della notte, ti ho trovato rannicchiato in un angolino
del letto e vedendoti lì, mi sono reso
conto che mi ero svegliato perché mi mancava sentirti vicino”
Harry sorrise.
“Forse dovremmo spostarci
a letto, domani avremo male dappertutto…”
“Sì, dovremmo… ma non ne
ho voglia…”
Harry lo strinse a sé e
Draco appoggiò il viso contro il suo petto, un attimo dopo vide le ombre
muoversi e il gatto prese a fare rumorosamente le fusa, con un sorriso allungò
la mano e lasciò che si strusciasse contro di essa.
Draco allungò a sua volta
la mano verso il gatto e gli posò un indice sulla spalla ossuta:
“Zerbino Mangia-Panini, in
nome della Dea Gatta e dei suoi Gattini…”
Spostò l’indice sulla
spalla opposta:
“Io ti nomino
ufficialmente Gatto di Casa Malfoy-Potter.”
“Potter-Malfoy”
“Malfoy-Potter”
Uno sguardo di sfida, poi
si misero a ridacchiare, dimenticando il gatto per un bacio scioccamente dolce
ed emozionato.
“Oggi devi proprio andare
a lavorare?”
Draco mugugnò il suo
rammarico e Harry perse la sua aria speranzosa, ma dopotutto anche lui non
poteva saltare il lavoro, soprattutto non dopo la giornata disastrosa appena
trascorsa.
Un momento e il gatto appoggiò
con leggerezza una zampa sul suo polso, Harry scostò il braccio e con una nuova
serie di sonore fusa Zerbino si accoccolò vicino a loro. Cinque minuti dopo
dormivano tutti e tre.
***
“Qui dice che il kilt è
stato inventato prima delle mutande,
per cui è storicamente accurato non indossarle!”
“Pensavo non volessi che indossassi
il kilt”
“Non voglio che lo indossi
fuori, non ho mai detto che non puoi
metterlo quando siamo soli a casa”
Draco scoppiò a ridere e
Harry non perse il suo sorrisone soddisfatto mentre continuava a scorrere l’articolo con gli occhi,
sorseggiando il suo the.
***