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Autore: Danmel_Faust_Machieri    21/02/2018    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Jannacci!- esclamò Lorenzo.
-Eh no… Non mi dice niente…- gli rispose Noah con lo sguardo di chi non sa minimamente di cosa si stia parlando.
-Ma come?!- si stupì Niccolò -Jannacci! Inizialmente era il corsaro compagno di Gaber!-
-Ga… Chi?- gli fece eco allora Sakura.
-Oh miseria… Adesso quei tre iniziano…- sospirò Camilla portandosi le mani davanti al viso.
-Dai dai, conta su ah beh, si beh- iniziarono a canticchiare Lorenzo e Alessandro alzandosi dalle loro sedie e portandosi alla destra e alla sinistra di Niccolò -Ho visto un re- esclamò allora il bardo e gli altri due subito -Sa l'ha vist cus'è?-
-Ho visto un re!- disse con più forza il ragazzo e da lì in poi i tre si lanciarono nell'esecuzione integrale del brano di Jannacci alternandosi le parti.
Quell'allegria non nasceva solo dalle diverse bottiglie di vino che ora giacevano svuotate del loro spirito sui tavoli di una locanda ma anche dall'euforia per aver raggiunto il piano 51. La boss-fight si era rivelata complessa come annunciata da Feril tanto che senza le cure dagli status fornite dai chierici del gruppo non ne sarebbero mai usciti vivi. Gli occhi di cui era composto L'Astuto continuavano ad infliggere lo status di avvelenamento che rapidamente mangiava la barra degli HP dei vari giocatori; fortunatamente grazie alle direttive sagge di Teresa e all'ottimo gioco di squadra che ormai tutti sapevano intrecciare tra loro, Feril riuscì a sferrare il colpo di gratia al nemico. La tattica di far rimanere Pikeru e Sakura al di sotto delle piattaforma più alta si rivelò vincente al punto che un pensiero si fece largo nella mente di alcuni componenti della seconda linea: se i programmatori della boss-fight non si fossero aspettati quella tattica? La domanda tuttavia fu presto accantonata dalla gioia per aver sconfitto quel boss. Quando i chierici ebbero dispensate le ultime cure per far tornare a piena energia i compagni dopo la boss-fight la fame iniziò a dilagare per le pance di tutti, al che i giocatori decisero di proseguire e di fermarsi alla prima locanda incontrata al piano 51. Fortunatamente il Borgo del Giglio, la prima città del nuovo piano, aveva una locanda molto ospitale in cui i ragazzi avrebbero potuto dormire e cenare; appena arrivati decisero di unire tutti i tavoli disponibili nella sala in modo da formare un'unica grande tavolata, infondo era pur sempre la vigilia di Natale. Dopo che tutti ebbero mangiato abbondantemente Orias ordinò per tutti un numero non meglio precisato di bottiglie di vino rosso, brocche di birra e ampolle piene di liquori assurdi. Probabilmente fu questa coincidenza di fattori a trasformare Niccolò in Jannacci, Lorenzo in Cochi e Alessandro in Renato.
-E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam!- Cantarono a squarciagola i tre infine e quando chiesero agli altri di ripetere ancora una volta quelle ultime parole, lo fecero tutti, chi bofonchiando suoni non meglio precisati, chi alla perfezione dall'inizio alla fine.
-Certo che voi italiani la canzone l'avete proprio nel sangue!- esclamò Pikeru facendo passare lo sguardo ora da Lorenzo a Niccolò, ora da Niccolò a Alessandro.
-Beh certo!- esclamò il monaco ghermendo con la mano una brocca di birra e riempiendosi fino all'orlo un boccale già svuotato più e più volte -Ma soprattutto abbiamo nel cuore la canzone d'autore! Guccini, De Andrè, Dalla…-
-Non dimentichiamo poi Gaber, Bertoli, Fossati…- aggiunse all'elenco Alessandro che già da prima stava contando sulle dita ogni cantautore nominato.
-Vecchioni- dissero all'unisono Teresa e Niccolò guardandosi e sorridendo.
-Eh… Vuoi che 'sti due non nominassero il professore?- fece finta di lamentarsi il barbaro.
-Come fate a saperne così tanto?- domandò Antigone rivolgendosi ai quattro che avevano snocciolato un rosario di nomi per lei quasi incomprensibili nonostante la comune nazionalità -Insomma… Voi avete un paio di anni in meno di me se non sbaglio eppure questi cantanti, se va bene, li ascoltava mio nonno…-
-Ah ma con loro è una causa persa- sospirò ridacchiando Roberto dopo aver seccato una bottiglia di rosso -Quando occupavamo il liceo e una nostra compagna di classe aveva l'insana idea di portarsi dietro una chitarra Gabél e Orpheus, con l'accompagnamento, davano il peggio di sé… La canzone del maggio…- iniziò poi ad elencare.
-…L'avvelenata, io non mi sento italiano, rosso colore…- continuò Riccardo che si era versato dopo cena un bicchiere di un liquore rosso e che ancora non aveva terminato.
-Beh anche Hamlaf non era da meno- iniziò a dire Teresa- Una volta, da sbronzi, lui e Nico giravano per le strade del nostro paese cantando a squarciagola Maledetta primavera della Goggi e una signora dopo avergli fatto i complimenti gli ha tirato una secchiata d'acqua addosso?- rise il guerriero quasi ribaltandosi dalla sedia.
I tre si scambiarono uno sguardo imbarazzato per poi rifugiarsi dietro ai propri bicchieri ricolmi.
Quando tutti si furono ripresi dalle risate generali Antigone sorridendo disse -Certo… Bello, però non mi avete spiegato come fate a conoscere questi cantanti-
-A dire il vero è una storia molto banale…- commentò Lorenzo ancora paonazzo prima di dare una risposta alla chierica -La prima volta che li ho ascoltati è stato grazie a Orpheus che un'estate portò dei vinili in campagna dai suoi nonni e mi disse di trovare un modo per ascoltarli. Fortunatamente in casa avevo un vecchio mangiadischi che mio padre conservava come una reliquia e così passammo l'estate-
-Mi ricordo ancora quell'estate- sorrise Teresa stringendosi a Niccolò.
-Allora la causa prima è Orpheus- commentò Lesen guardando con invidia la ranger.
-Beh a dire il vero ci si è messo anche Gabél- ammise il bardo grattandosi la testa -i miei dovevano liberare il garage e trovando uno scatolone pieno di vinili mi chiesero se conoscessi qualcuno che poteva essere interessato dal momento che noi non avevamo modo di ascoltarli, allora ne parlai con Gabél e lui un giorno mi invitò a casa sua per fare un ascolto generale- sorrise infine.
-Quello è stato l'inizio della fine- rise Roberto sbiascicando le ultime parole.
-Però alla fine non erano così male… Almeno erano intonati- scherzò Camilla ripensando all'improvvisata di poco prima.
-Già! Potreste fare anche un altro pezzo tanto la notte è giovane-commentò Luna osservando direttamente Lorenzo.
-Potremmo cantare Tu scendi dalle stelle, ormai è mezzanotte- propose allora il monaco controllando l'ora dal menu.
-Bene, dopo questa credo che io me ne andrò a letto- disse Orias alzandosi dal tavolo.
-Eddai Orias, rimani ancora un po'- cercarono di trattenerlo tutti in un brusio di voci dove ognuna cercava di convincere il paladino.
Orias esitò un attimo e, senza che nessuno si accorgesse di un sorriso che lentamente si affacciava sulle sue labbra sempre serrate e severe, rispose con aria da falso duro -No… Ho faticato tanto oggi, anche per voi, quindi vado a dormire- e si avviò su per le scale lasciando gli altri a lamentarsi della sua ritirata e altri a sorridere, come se avessero visto al di là della sua corazza; tra questi c'era Feril che stava parlando serenamente con Salazar mentre Arcoas origliava indisturbata la conversazione.
-Quindi dici che sarebbe meglio lasciare sempre qualcuno d'istanza alla Città d'Inizio?- domandava Salazar dopo aver ascoltato il barbaro.
-Secondo me sarebbe meglio avere un paio di occhi in più su quell'area… Insomma, è pur sempre quella che ad oggi ospita più giocatori ed è anche quella dove la Gilda delle Guardie Notturne ha stanziato più uomini- spiegò Feril mentre versava a sé e al mago un bicchiere di vino.
-Mmm… Questo è vero…- iniziò a rispondergli Salazar prima di interrompersi per ringraziarlo e bere un sorso dal calice -Però devi pensare che già molti di noi si muovono principalmente nella Città d'Inizio: Lesen e Kralen; Antigone, Pikeru, Sakura e anche il piccolo Exodius… E non dimentichiamoci nemmeno che spesso Symon passa dalla clinica… Poi c'è anche Mecho!-
-È vero ma tutti loro si trovano lì solo per lavorare- s'intromise allora Arcoas. I due giocatori la osservarono sorpresi e lei arrossì un poco -Beh… Voglio dire… Lesen e Kralen sono sempre alla scuola e gli altri alla clinica… sono anche due luoghi molto vicini tra loro… Insomma se accadesse qualcosa lontano da lì… Beh…-
-È esattamente ciò che intendevo io- sorrise Feril guardando verso Arcoas che arrossì ancor di più a vedere quel gesto così gentile di lui -Se stanziassimo almeno un altro paio di persone che girano liberamente per la città potrebbe essere meglio-
-Mmm… Effettivamente non avete tutti i torti…- ammette il mago meditando su quanto detto -Tuttavia anche noi della seconda linea non disponiamo di tanti elementi… Arriviamo a stento a venti…- Salazar aveva ragione, nella seconda linea militavano in quel momento asattamente 20 componenti perciò diveniva difficile gestire più fronti soprattutto dal momento che la Vitriol aveva iniziato a indagare sui mondi degli Arconti privando spesso così il gruppo di 8 elementi.
-Io sciono sciempre disssssscponi…bbbile a cercare qualche bella ragassscia bisciognoscia d'aiutttto…- disse un traballante Tempesta che sopraggiunse alle spalle di Salazar cingendolo col braccio dietro al collo.
-Qui sembra che qualcuno abbia bevuto troppo…- sbuffò il mago ormai stufo di essere lui il serio tra i due ma anche divertito dallo sbiascichio di lui.
-Non sciino ubriacoooooo- esclamò il guerriero portandosi il boccale di birra all'occhio per indagarne il fondo vuoto -Scialazar! Dove scei finito!- continuò a sparlare dopo.
-Credo che lo riporterò in stanza e ne approfitterò anche io per dormire un po'- disse allora il mago alzandosi e sostenendo l'amico -Ragazzi vado a mettere a nanna uno dei capitani della gilda del Sangue di Drago- disse rivolgendosi a tutti in tono scherzoso -Vi auguro una buona serata-
Tutti salutarono Salazar e, dopo di lui, pian piano, il tavolo si svuotò gli ultimi ad andarsene furono Roberto e Noah, il primo che arrancava su per le scale e il secondo che cercava di tirarlo su con l'aiuto di una corda… Una delle scene più improbabili di sempre. Gli unici rimasti al tavolo erano Feril, Arcoas e naturalmente il falco Floren insieme ai cadaveri di svariate bottiglie che esanime giacevano sul piano e a terra.
-Scusa per poco fa…- iniziò a dire la ragazza guardando in basso - Io non volevo origliare ma le mie abilità da ladra influiscono anche sul mio udito-
-Non ti preoccupare- rispose lui -immagino che non sia facile convivere con certe novità nei nostri sensi- e le sorride nuovamente con dolcezza. Arcoas a vedere quel sorriso scatta in piedi e paonazza china il capo -C-credo che andrò a dormire- si volta evitando di guardare il barbaro, fa qualche passo e poi si ferma. Feril confuso la guarda e le domanda -Arcoas? Tutto bene?-
Lei allora si volta, fruga un po' nella sua borsa e, non appena ha trovato un piccolo pacchetto chiuso con un fiocco, lo poggia sul tavolo e lo fa scivolare con un colpo fino al barbaro -È-è pur sempre la vigilia no? E i-io avevo quest'oggetto che mi avanzava e… e te lo volevo regalare ecco tutto!- dice a lui prima di voltarsi e scappar via su per le scale. Corre, continua a correre. Prima una rampa poi un'altra. Arriva al piano della sua stanza. Trova la porta. Si appoggia ad essa con la schiena e si siede a terra. Cerca di recuperare fiato dopo la corsa… Cerca di far tornare il cuore a battere normalmente… Perché il cuore le batteva così tanto? Perché era corsa via così di furia? Perché il sorriso di lui non riusciva a levarsi dalla sua mente? Il respiro iniziò a tornare normale, il cuore iniziò a rallentare e i pensieri lentamente tornarono a quel momento, a quel gioco, al legno sotto alle sue mani finché non si accorse che Floren non era lì con lei… Sarebbe dovuta scendere a richiamarlo? Come l'avrebbe presa Feril? Cosa le avrebbe detto? Ecco che i dubbi tornarono veloci alla sua mente ma poi un battere d'ali la scosse, alzò lo sguardo e vide il suo falco volare verso di lei. Floren si poggiò alla spalla di lei ed in quel momento la ladra si accorse che legato al busto del falco c'era un piccolo sacchetto di pelle, chiuso con un nastro. Arcoas tolse il sacchetto di dosso a Floren e lo aprì: al suo interno c'erano un paio di orecchini dove due piccoli occhi dalle iridi viola osservavano intorno a loro e, con essi, una piccola pergamena su cui era scritto "So che non sono bellissimi da vedersi ma sono il premio della bossfight di oggi a me avanzavano quindi… beh buon Natale anche a te Arcoas. Feril"
La ragazza si portò la pergamena al petto, indossò gli orecchini che le piacevano ora più di prima e sorrise.

-Sei stata bravissima oggi, durante la bossfight- sorrise Niccolò che, su un fianco, nel letto osservava direttamente gli occhi di Teresa.
-Smettila dai! Sei il solito esagerato!- rise lei specchiandosi in quello sguardo rapito.
-Dico solo la realtà- e la abbracciò, stringendola dolcemente contro il suo petto, potendo così sentire il battito di lei e il suo respiro.
-Ti amo Nico- sorrise lei baciandolo dolcemente sulle labbra.
-Ti amo anche io Teresa- le rispose lui ricambiando il bacio.
I due rimasero lì, avvolti in quell'abbraccio dove i battiti dei cuori sembravano lentamente accordarsi, dove i loro respiri sembravano divenire uno solo, indivisibile. Rimasero così per alcuni minuti, erano sufficienti l'uno all'altro, gli bastava sentire il calore dell'altro mischiarsi al proprio come in una danza dove gli abiti si mescolano non distinguendo più il chiarore dell'alba e l'oscurità della notte. Poi un ricordo si fece largo nella mente di Teresa, una domanda non più rivolta di cui voleva parlare con il ragazzo -Ah Nico!  Mi sono ricordata una cosa!-
-Che cosa?- domandò lui guardandola incuriosita.
-Vedi, quando sono andata in missione con Salazar e gli altri ho incontrato un fabbro alla città d'inizio che, dopo un po', mi ha parlato di un oggetto particolare di cui non ricordavo il nome; l'altra notte stavo guardando il mio inventario ma dopo il matrimonio questo si è unito al tuo e quindi ho avuto modo di vedere che tu sei in possesso di quell'oggetto-
-Ah sì? Il fabbro è per caso quello scorbutico che fa pagare tutto il doppio?- domandò lui inconsapevole che non era quella la domanda da fare.
-Sì, si chiama Laman e so che non ha parlato mai a nessuno però sono riuscita a fargli la domanda giusta e così ha iniziato a parlarmi- spiegò lei.
-Ah interessante… E di che oggetto ti ha parlato?- quella era la domanda e Niccolò la pronunciò non potendosi aspettare quello che sarebbe seguito.
-La Maschera del Folle- disse semplicemente Teresa. 
Il ragazzo sbiancò… Il sorriso curioso di prima si ruppe nell'orrore della consapevolezza, nella paura del ricordo che torna vivo davanti a lui… quanto potere ha la parola? Niccolò alzò il busto poggiando la schiena contro lo schienale del letto. Teresa allora lo guardò preoccupata -Nico? Ti senti bene?-
-S-sì… voglio dire… No… è che…- iniziò a farfugliare lui cercando di fare spazio tra le idee e le parole.
-Nico- sorrise la ragazza carezzandogli il viso -Sai che a me puoi dire tutto-
-Lo so ma questo forse è troppo…-
-Non mi interessa, sarò pronta, qualsiasi cosa sia… Qualsiasi sia lo spettro che ti stai tenendo dentro-
-Te ne sei accorta vero?-
-Beh sei sbiancato come un fantasma quando ho pronunciato il nome di quell'oggetto… Mi sembrerebbe una reazione eccessiva anche per te altrimenti-
Allora Niccolò, dopo un profondo respiro, sicuro solo guardando gli occhi di lei, iniziò a raccontare tutto quello che era accaduto: gli raccontò di Linton, della bossfight in cui lui l'aveva uccisa e di come era impazzito subito dopo, subito dopo aver ottenuto quella maledetta Maschera, gli raccontò delle sue fantasie in cui lei, Teresa, compariva e cercava di convincerlo ad andare avanti, le raccontò il timore di aprirsi con lei perché aveva paura che tutto potesse cadere, che tutte quelle fantasie fossero solo un'insensato autoconvincimento.
-Capisco perché non me ne hai voluto parlare…- ammise la ragazza dopo aver ascoltato tutta la storia -Tu stesso accettavi a stento di essere diventato un assassino… come avrei fatto io? Ma invece lo accetto…-
-Teresa che cosa stai dicendo…?- domandò lui confuso, impaurito dalle sue parole.
-Nico se tu non avessi ucciso Linton sarebbe dovuto toccare a qualcun altro… Linton purtroppo doveva morire perché il pazzo psicopatico che ha inventato questo gioco aveva programmato una bossfight in cui un giocatore sarebbe morto obbligatoriamente… Tu hai semplicemente evitato che un altro si addossasse quella colpa. Hai preferito prenderti sulle spalle il peso del peccato affinché non lo prendesse nessun altro… Certamente, hai ucciso una persona, è vero, hai peccato, è vero, ma l'hai fatto perché inevitabile e perché dovevi assicurarti che nessuno facesse quella scelta… È proprio da te… Prenderti sulle spalle un peso tanto grave…- e gli sorrise con una dolcezza incredibile. Niccolò allora non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere nascondendo la testa nel grembo di lei che iniziò leggermente a carezzargli i capelli. 
-Dai Nico- disse lei teneramente -Non fare così…-
-Ma io sono un assassino…- lacrimò lui.
-Ma grazie a te un altro non si è macchiato di questo crimine…- sussurrò lei nell'orecchio di lui prima di lasciarlo sfogare attraverso il pianto.
Quando Niccolò si fu ripreso, con gli occhi ancora gonfi, la guardò negli occhi e disse -Come ho fatto a meritarti?-
-Perché tu sei tu e sei sempre rimasto te stesso, non ti sei mai nascosto dietro a maschere o a chissà cosa… Ecco come ho fatto ad innamorarmi di te- sorrise li carezzandogli il viso e baciandolo dolcemente sulla bocca.
Niccolò dopo qualche secondo sciolse le sue labbra da quelle di lei e si sporse dal letto cercando qualcosa nella sua borsa -Nico? Tutto bene?- domandò la ragazza non capendo quello che lui stesse facendo. Il ragazzo poco dopo, tenendo le mani dietro alla schiena, sorrise alla ragazza e le disse -Ascolta… Volevo dartelo domani mattina come regalo di Natale ma credo che questo sia il momento migliore…- il ragazzo allora porse a lei un piccolo pacco regalo avvolto in carta verte con un fiocco rosso intorno -Buon Natale-
Teresa prese timidamente il pacchetto e lo scartò, aprì la scatola e ne estrasse una chiave di peltro… Non riuscì a capire da subito di cosa si trattasse per cui cercò gli occhi di Niccolò a chiedergli aiuto.
-Vedi… Vicino alla sede della Vitriol c'era una piccola casa in vendita… non è molto grande ma nemmeno troppo piccola… Pensavo che potremmo andare a vivere lì finché non finiremo questo maledetto gioco… insomma… Vuoi venire a vivere con me?-
Sul volto della ragazza si dipinse un'espressione incredula e delle lacrime di commozione iniziarono a scenderle dagli occhi -S-sì… S-sì!- esclamò lei gettandosi al collo di lui.
-Si ma ora non piangere anche tu… Credo che le mie lacrime siano bastate per entrambi- e anche lui la strinse a sé mentre le lacrime tornavano a far capolinea sul suo volto.

Il giorno seguente la seconda linea tornò alla Città d'Inizio e si divisero in diverse squadre ognuna impegnata in una missione diversa: alcuni dovevano esplorare il piano 51, altri la Golademone, altri ancora dovevano tornare ai loro impegni come lezioni o visite mentre la Vitriol era decisa ad esplorare il mondo dell'Arconte che stavano ancora custodendo nella biblioteca-mausoleo.
Teresa aveva parlato con Niccolò quella stessa mattina e avevano deciso insieme di dare priorità all'esplorazione del dungeon che doveva imprigionare l'Arconte al suo interno prima di andare da Laman e parlare con lui della Maschera del Folle, per cui lei era tornata alla scuola di Berthyn per svolgere le sue lezioni di filosofia. Si stava rilassando in sala professori dopo l'orario scolastico quando entrò nella stanza Kralen.
-Oh! Eurydice… Non pensavo fossi a scuola… Pensavo fossi andata con Orpheus e gli altri- disse il ragazzo sistemando alcune carte in un mobile a cassettoni.
-No, no… Oggi avevo lezione qui e per di più Mineritt si è offerta di darmi una mano ad arredare la casa nuova - spiegò la ragazza mentre correggeva alcuni errori su una verifica svolta poco prima.
-Ah è vero! Ho sentito bofonchiare qualcosa a Lesen riguardo la vostra casa nuova- commentò Kralen senza pensare a quello che stava dicendo.
-Cosa scusa?- domandò la ragazza.
-Ah… No… Niente volevo dire che me ne ha parlato Lesen- cercò di salvarsi in corner il ragazzo -Anche Symon è rimasto qui?-
-Sì, in questi giorni la clinica della città non ha avuto molti chierici attivi a causa della nostra missione sul piano 50 quindi ora devono recuperare i giorni di lavoro parsi…- disse Teresa.
-Immaginavo… Noi fortunatamente disponiamo di professori esterni alla seconda linea mentre tutti i chierici che lavorano nella clinica fanno anche parte della seconda linea- osservò Kralen prima di cercare dei fogli diversi all'interno di un secondo cassetto -Comunque adesso ti lascio… Vado a cercare Lesen che mi ha chiesto di portarle questi compiti corretti, buon lavoro Eurydice- disse poi salutando la ragazza mentre usciva dalla stanza.
Dopo qualche minuto da che Kralen l'aveva lasciata da sola Camilla entrò nella stanza -Ehi Teresa! Kralen mi aveva detto che eri qui- sorrise la ragazza salutando l'amica.
-Oh ciao Camilla… Ho appena finito di correggere questi compiti quindi possiamo andare a cercare un po' di mobili per arredare la casa… Ahahah mi fa così strano dirlo- sorrise la ragazza arrossendo leggermente.
-Posso immaginare- sorrise di rimando la maga -Dai però ora andiamo, non volevi fare una bella sorpresa a Niccolò per quando tornerà dall'esplorazione?-
-Già dai- ammise Teresa riordinando i compiti corretti e infilandoli in un mobile a cassetti prima di uscire dalla stanza -Meglio andare… A proposito ti hanno detto qualcosa sul dungeon che stanno esplorando i ragazzi?-
-Da quello che so si dovrebbe nascondere al suo interno l'arconte dell'acqua e il dungeon è un'unica città apparentemente abbandonata dal nome di "La città innominata"… solo che c'è un dettaglio che li ha molto disturbati…- spiegò Camilla mentre le due procedevano verso l'uscita della scuola.
-Ossia?- chiese Teresa incuriosita.
-Beh… Sembrerebbero non esserci nemici o mostri in quel dungeon…-
   
 
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