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Autore: Bodominjarvi    21/02/2018    2 recensioni
Provenivano da due paesi distanti e anche da due decenni differenti, ma le loro storie erano quantomai analoghe...Travagliate e senza nessun lieto fine all'orizzonte. Loro non vivevano...Sopravvivevano. Era un condizione che ormai avevano accettato entrambi da tempo.
Ambientata durante e post Tekken 7.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jin Kazama, Kazuya Mishima, Nina Williams, Sorpresa, Steve Fox
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Era una di quelle sere in cui era il silenzio a fare da padrone: in quei momenti la tensionenell'aria era talmente pensante da risulare palpabile, tanto che anche il solo atto di respirare era considerato chiassoso e di disturbo. Erano rientrati da qualche giorno da una trasferta in Egitto, dove lo aveva scortato in visita al quel vecchio tempio nel bel mezzo del deserto e assistito mentre si scontrava verbalmente con quella donna, Zafina. Ella era rimasta scioccata nel constatare che l'uomo sapesse esattamente cosa stesse accadendo, del fatto che fosse a conoscenza che la leggenda antichissima che il suo popolo si tramandava da generazioni si stava esattamente avverando come predetto. Nina si domandò distrattamente quanto dovesse essere provante vivere constantemente con voci malvage nella testa che ti incitano a fare cose orribili. In passato era capitato anche lei, quando il dio della guerra Ogre aveva preso possesso della sua mente, spronandola ad uccidere la persona che oggi aveva il compito di proteggere. Ironicamente fu proprio lui a salvarla dal giogo di quel mostro. Mai in vita sua si era sentita così debole, nemmeno durante l'amnesia post risveglio criogenico: doveva essere davvero terribile campare così! Eppure era ciò che lui faceva giorno dopo giorno, e più il tempo passava, più la situazione peggiorava. Jin se ne stava li, seduto alla sua scrivania, con il volto appoggiato ai palmi delle mani e occhi e labbra serrate. Era completamente immobile e più volte Nina fu tentata di controllare che effettivamente respirasse, ma rimase sempre seduta al suo posto su quell'enorme poltrona accanto al fuoco. 

Odiava con tutta se stessa quelle situazioni, la facevano sentire inutile ed impotente. Col tempo, infatti, aveva sviluppato una particolare empatia nei confronti del suo capo, tantè che in quei momenti si sentiva quasi un fallimento per non essere in grado di proteggerlo anche dai suoi demoni interiori. Lei e Jin, erano tanto diversi sotto certi punti di vista, quanto terribilimente simili sotto altri: entrambi avevano avuto un passato difficile, segnato dalla perdita della persona a loro più cara, entrambi si erano dovuti confrontare con un proseguimento di vita tutt'altro che semplice, entrambi avevano dovuto subire il torto del tradimento da coloro nei quali riponevano fiducia. Provenivano da due peasi distanti e anche da due decenni differenti, ma le loro storie erano quantomai analoghe...Travagliate e senza nessun lieto fine all'orizzonte. Loro non vivevano...Sopravvivevano. Era un condizione che ormai avevano accettato entrambi da tempo.  Per questo la bionda si sentiva così vicina al ragazzo, nonostante non si fidasse di nessuno e la sua professionalità e rigore nel lavoro fossero inossidabili. Ancora non riusciva a spiegarsi cosa fosse quel sentimento contrastante che provava assieme all'empatia. Jin le aveva rivelato poco tempo prima il suo piano, raccontandole in volo verso il Cairo il perchè avesse iniziato quella sanguinosa guerra e del fardello che si portava dietro fin dal giorno della nascita. Ella non potè che assecondare il suo desiderio, comprendendo quanto fosse insopportabile condurre una vita del genere e quanto fosse smanioso il suo desiderio di porre fine a tutto ciò. Allora perchè una parte di se sembrava essere in disaccordo? Perchè sperava che quel vaso ricolmo di odio, morte e disperazione non arrivasse mai a traboccare, permettendo quindi al demone Azazel di assumere forma materiale e quindi venire affrontato e distrutto assieme al Gene del Diavolo che dilaniava l'anima di Jin ogni giorno sempre di più? Come poteva essere così egoista? Ma perchè poi?

A strapparla dai suoi pensieri mentre osservava le fiamme danzare nel camino fu un gemito proveniente dal suo capo, che la fece scattare immediatamente in piedi. Come un fulmine si avventò verso la scrivania, avvicinandosi all'uomo che sembrava ora in preda ad una forte emicrania.

"Jin? Jin? Che succede?" domandò allarmata.

Egli non rispose, il suo respiro era accelerato, gli occhi erano serratissimi così come la sua mandibola. Nina fece per avvicinarsi, ma una forte aura la fece arretrare di qualche passo. Incredula lo osservò meglio e con orrore notò che i suoi denti stavano diventando più aguzzi, come quelli di un vampiro e dei segni neri stavano comparendo sulla sua fronte. 

"N...Nina...Va---vattene..."rantolò, la voce era diventata più bassa, quasi gutturale.

Andarsene? E dove? Non poteva lasciarlo così! All'improvviso si ricordò le sue parole durante quel lungo volo: "È dentro la mia testa. Alle volte riesco a controllarlo e tenerlo a bada, altre volte è molto più difficile. Lo sento impossessarsi di me, ed è terribile. Finora sono stato in grado di impedire che prendesse il sopravvento, ma ultimamente lo sento sempre più forte...Non so quanto reggerò ancora. Ma porrò fine a tutto questo!" 

Quelle parole improvvisamente assumero un senso, ma la situazione rimaneva comunque disperata. Se avesse perso il controllo stavolta? L'avrebbe uccisa? Avrebbe distrutto tutto quanto? 

"SC...SCAPPA, NINA!" urlò all'improvviso, scattando in piedi e  tenendosi la testa tra le mani, scuotendola disperatamente. 

Stava lottando con quel demone dentro di se e lei non sapeva cosa fare, ma non poteva nemmeno rimanere li a guardare! Il suo compito era proteggerlo, no? Nemmeno si rese conto di essersi riavvicinata a lui e di averlo stretto in un abbraccio. Si diede mentalmente della stupida per aver tentato un approccio del genere, ma in quel momento era decisamente a corto di idee e lasciò che a guidarla fosse l'istinto.

"Non farlo Jin! Non cedere! Tu sei più forte di lui, tu vali molto più di lui! Smettila!" urlò appoggiando la guancia contro la sua schiena, stringendolo più forte che poteva. "Non lasciargli prendere il sopravvento. Non farlo!"

Era tutto inutile. Jin iniziò a dimenarsi come una furia e urlare, il suo respiro era sempre più affannoso e come afferrò i bordi della scrivania per cercare stabilità, quelli si ridussero in tante piccole schegge che gli si conficcarono nelle mani. La situazione era disperata, e ben presto la bionda si rese conto che non sarebbero riusciti a resistere ancora per molto. Come aveva temuto il viaggio in Egitto e la visita al tempio avevano aumentato l'influenza di Azazel nella sua mente , caricandola di energia negativa. Lo sapeva, lo aveva detto che non era una buona idea recarsi fino a li, almeno non avrebbe scoperto tutte quelle cose orribili che il suo capo nascondeva. Se solo ci fosse stata ancora sua madre...

Un momento! Un flash nei pensieri di Nina le apparve come un'ancora di salvezza, riportandola su quell'aereo durante quella conversazione. 

"Come hai fatto a sopravvivere tutti questi anni senza percepire una tale forza dentro di te? E come riesci a domare quella bestia che vive dentro di te?" domandò incuriosita.

Non era nella sua natura ficcare il naso in certe questioni, ma quella storia aveva dell'incredibile. Jin sospirò e appoggiò la testa al piccolo oblò, scrutando l'orizzonte coperto di nuvole.

"È stato grazie a mia madre, Jun. Mi ha cresciuto completamente da sola, ed è stata l'unica cosa buona che abbia mai avuto in vita mia. Quando mi sembra di impazzire mi aggrappo al ricordo di lei che mi abbraccia...È la sola cosa vera che abbia avuto senso in tutta la mia esistenza." 

Ma certo! Forse quella minuscola rivelazione avrebbe potuto risolvere quella situazione critica. Jin ormai sembrava essere arrivato al limite e con orrore l'assassina si accorse che non solo che sulle mani gli stavano spuntando degli artigli, ma sulla schiena qualcosa stava cercando di sbucare, esattamente all'altezza delle scapole. Doveva sbrigarsi, o sarebbe stato troppo tardi!

"JIN, ASCOLTAMI...NON ARRENDERTI. NON LASCIARE CHE QUEL MOSTRO ABBIA LA MEGLIO! TUA MADRE JUN NON VORREBBE VEDERTI COSì!" gridò la bionda, dritto nel suo orecchio. "FALLO PER TUA MADRE....FALLO PER TE...FALLO PER ME, TI PREGO!"

Nell'udire quelle parole qualcosa scattò nella testa del ragazzo e improvvisamente rivide la sua adorata madre stringerlo tra le braccia e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene. Le parole di Nina fecero il miracolo e dopo un altro intenso tremito sentì il suo corpo rilassarsi. Le mani tornarno normali, così come i denti e i segni neri sul volto erano spariti. Jin ansimò forte, come se avesse corso per kilometri e kilometri, la fronte era imperlata di sudore freddo, come se si fosse appena risvegliato dal peggiore degli incubi...Bhe, in un certo senso era così. Rimasero entrambi immobili la guancia di Nina era ancora appoggiata alla sua schiena e poteva benissimo percepire il battito cardiaco accelerato alla follia. Ce l'aveva fatta...Era riuscita a farlo calmare! Erano salvi, per il momento.

Lentamente l'uomo aprì gli occhi e notò subito le braccia avvolte attorno a se. Quell'abbraccio...Nella sua mente aveva rivisto Jun abbracciarlo, quel ricordo era sempre stato la sua ancora di salvezza in quei momenti bui, ma oggi le era sembrato più realistico che mai. Sapeva che dietro di lui c'era la sua fedele guardia del corpo, quella donna fredda e distaccata che pagava per proteggerlo ma che ultimamente era vista sotto una luce diversa. Nemmeno lui sapeva spiegarsi il perchè, ma la sola presenza della bionda, l'averla constatemente al suo fianco era diventato indispensabile per lui. Tanta gente aveva provato ad ucciderlo nei modi più banali, ma Nina aveva sempre stroncato sul nascere ogni più patetico tentativo di attentare alla sua incolumità. Tuttavia stasera fu la prima volta in cui gli salvò veramente la vita. Si voltò lentamente in quell'abbraccio e si ritrovò a fronteggiare la sua guardia del corpo: vide chiaramente in quegli occhi cristallini, solitamente impassibili, sia il sollievo, che un'ombra di paura. Se lei non fosse stata li, cosa sarebbe successo? Non voleva nemmeno pensarci!

"Nina..."

"Jin...stai bene?" mormorò sciogliendo l'abbraccio, ora visibilmente imbarazzata. 

Da sempre era restia al contatto fisico e quando si rese conto di stare ancora stringendo a se il suo capo si sentì improvvisamente stupida. Tuttavia non fece in tempo ad aggiungere altro, che fu la volta dell'uomo ad avvolgere le sue possenti braccia attorno alla sua vita. Sentì il rossore aumentare sulle sue guance ancora di più quando Jin gli nascose il volto tra l'incavo del collo e la spalla, tenendole la testa con una mano; nemmeno si rese conto di essersi aggrappata a quelle spalle forti.

"Nina...Oh, Nina...Mi dispiace, mi dispiace, ti prego...Ti prego, perdonami!" sussurrò Jin, stringendola ancora di più a se. 

"Jin..." balbettò, incerta.

Sentendo il tono di voce l'uomo sciolse immediatamente il contatto e arretrò di qualche passo, provando un profondo senso di vergogna e odio nei confronti di se stesso. Si stupì del fatto che lei fosse ancora li e non lo avesse lasciato a terra agonizzante, dopo averlo colpito selvaggiamente.

"Non volevo...Mi dispiace...Se vuoi andartene giuro che non..."

"Jin, non vado da nessuna parte." replicò fermamente, prendendogli le mani e costringendolo a guardarla negli occhi. 

C'era ancora un'ombra di spavento in quelle iridi chiare, ma lo sguardo era fermo e determinato, come solito. 

"Stai meglio?" domandò.

"Si, sto meglio...Solo grazie a te. Mio dio, se penso che avrei potuto..."

"Non farlo! Sono qui, non è successo nulla, è tutto passato ora!" lo rassicurò.

C'era una punta di dolcezza in quella voce autoritaria che lo stupì profondamente. Nessuno dei due si era reso conto di quanto in realtà fossero vicini: a Jin bastò chinare la testa per ritrovarsi la fronte appoggiata a quella della sua fedele bodyguard.

"Mi hai salvato la vita..." momorò, allungando una mano per sfiorarle la guancia. "Come potrò mai ringraziarti?"

"Non devi...È il mio lavoro. Sono la tua guardia del corpo dopotutto, no?" rispose mestamente, lasciando che quella grande mano si appoggiasse contro il suo volto. 

"No...Sei molto, molto di più..." concluse Jin, prima di poggiare le sue labbra su quelle di lei.

Quello fu il primo bacio tra il diavolo e l'assassina.


Nina si svegliò di soprassalto. La stanza era buia e odorava di chiuso e in un primo momento non si ricordò nemmeno dove fosse. Guardandosi attorno si rese conto di essere nel suo vecchio appartamento, che aveva preso in affitto quando si era trasferita a Tokyo l'anno prima per portare a termine una serie di omicidi che le erano stati commissionati. Poco dopo era stata assunta dalla Mishima Zaibatsu, e li si trasferì, senza più fare ritorno in quella piccola casa. Non ricordava nemmeno come aveva fatto ad arrivarvi qualche ora prima, indossava ancora la tuta di pelle nera logora e ormai il sangue che sgorgava dai numerosi tagli si era rappreso. Sospirando si tirò su dal letto e decise di farsi una doccia per cercare di ripulirsi da quello schifo. Nel girarsi le sue costole protestarono sonoramente, ma ignorò il dolore come era solita fare. Prima di dirigersi verso il bagno però buttò l'occhio verso la finestra che aveva forzato per entrare e notò che ormai era l'alba: l'orizzonte si stava tingendo di rosso e i primi raggi di sole fendevano l'oscurità. Rimase un secondo a fissare il panorama, notando una nuvola dalla forma insolita, che ricordava un grosso paio di ali nere. Sospirò pesantemente, portandosi incosciamente le dita alle labbra. Quel sogno sul suo passato nemmeno troppo lontano era stato deleterio per il cuore, ma nuovamente si sforzò di ricordare a se stessa che quella sarebbe stata l'alba di un nuovo giorno. Eppure avrebbe dato qualsiasi cosa perchè fossero state quelle labbra demoniache a destarla come erano diventato abitudinarie nel farlo negli ultimi mesi passati assieme...
 
~


Note dell'autrice: sì, in questa storia ci saranno tanti flashback: è una scelta stilistica che adoro e che ritengo necessaria al fine della narrazione (da leggersi come: sennò dovrei iniziare a raccontare la mia versione da Tekken 6 e non ho tutta sta sbatta :P) per far capire meglio eventi presenti, decisioni e conseguenze. Diciamo che come primo ricordo si parte subito col botto, ma questa è una scena che ho ADORATO immaginare. Come Nina nonostante la situazione disperata abbia mantenuto la calma, affrontando i rischi dell'ignoto e allo stesso tempo abbia ceduto alla sua parte più irrazionale e  di come Jin crolli sotto il peso della sua maledizione e si arrenda di fronte al fatto che la sua bodyguard sia diventata indispensabile per lui. Pure io mi sono sempre chiesta come Jin abbia fatto per anni a non accorgersi del Gene del Diavolo e a vivere serenamente e Jun Kazama è stata l'unica risposta sensata che son riuscita a darmi. Ovviamente la sua scomparsa per mano di Ogre (che in seguito sottometterà Nina stessa, facendogli quindi accrescere ulteriormente il suo senso di protezione verso di lei) e a seguito il tradimento da parte di Heihachi sono stati tutti fattori che hanno risvegliato la bestia che era rimasta assopita dentro di lui. Infatti, a differenza di Kazuya che ha volontariamente venduto se stesso al diavolo per salvarsi dopo la caduta dalla rupe, Jin è stato cresciuto da una donna pura di cuore ed animo, quindi penso che la sua influenza sia stata determinante. Detto ciò, vi rimando al prossimo capitolo...A presto! 
  
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