Devon's pov
Le
giornate a Londra non sono state poi così male, riunioni e
congressi a parte, e quasi mi dispiace dovermene andare così
presto. Soprattutto speravo d'incontrare mia sorella che a quanto pare,
non tornerà in città prima di qualche settimana.
Sono in procinto di ripartire alla volta di New York con il Jet che mia
madre mi ha riservato con tanto amore affinché "non viaggi
in quegli scomodi aerei comuni", sue testuali parole. Hai voglia di
farle capire che non è così, ha la testa dura
come un cocco quella donna. Mi chiedo come mio padre riesca a
sopportarla tutti i giorni, ma forse con lui si sfoga meno che su di me.
« Fa buon viaggio tesoro. Chiama quando arrivi, mi raccomando. Ti voglio tanto tanto bene. » Mi si accolla rubandomi il fiato per qualche minuto. Ricambio l'abbraccio baciandole poi la guancia.
«
Certamente mamma. Ci vediamo presto. » Mi lascia andare
così saluto anche mio padre e mi volto verso Alfred che
afferra prontamente i miei bagagli conducendomi all'uscita.
Con mia sorpresa ci trovo Charlotte, che appena mi vede, mi corre
incontro.
«
Devon stai partendo? Fai ritorno nella grande mela senza salutarmi?
»
« Ti avrei chiamata, scusami. » Scuote la testa e
mi porge una bottiglia di vino bianco.
« In ricordo dei vecchi tempi. » Mi sorride e mi
abbraccia fugacemente. Ricambio il tutto afferrando la bottiglia di
vino.
Da ragazzi eravamo soliti prenderle dalla cantina del padre di
Charlotte per poi berle insieme dimenticando per un po' i nostri doveri.
« Grazie Charlotte... » Le sorrido e finalmente mi accomodo in auto salutando amici e familiari dal finestrino con un cenno della mano.
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Il
volo di ritorno è stato piuttosto tranquillo ed il vino era
proprio buono, come lo ricordavo. Atterro a New York che sono le sei
del mattino, perciò, faccio velocemente ritorno al mio
appartamento. Vorrei approfittare della mattinata per riposare un po'
così il pomeriggio andrò allo studio privato per
le visite lasciando il Lennox come ultima spiaggia.
Appena metto piede in casa, l'odore di lavanda mi riempie le narici.
Martha ha l'abitudine di utilizzare tutti i detersivi e profumi alla
lavanda, appunto, essendo il suo aroma preferito e a me non dispiace,
dopotutto.
Lascio cadere il borsone sul pavimento e mi godo il silenzio
dell'appartamento avanzando man mano nel salotto buio. Accendo le luci
e mi lascio andare sulla sedia e contemplo la solitudine che lentamente
si abbatte su di me.
Prima che la stanchezza prenda definitamente il sopravvento, mi
assicuro di mandare un paio di messaggi a Rose, uno ad Ella nel quale
le do disponibilità per la visita questo pomeriggio allo
stesso orario di sempre, ed infine uno a Richard per fargli sapere che
sono sopravvissuto.
Ovviamente non può mancare una chiamata a mia madre.
Svolgo
tutte le mie azioni abitudinarie, mi svesto, faccio una doccia calda e
rilassante, svuoto la valigia mettendo in ordine i vari indumenti,
rispondo a qualche mail e mi stendo sul letto più stanco di
prima, infatti, mi addormento subito.
Mi sveglio alle dodici in punto e controllo il cellulare per vedere se
qualcuno mi ha cercato.
Leggo i messaggi di Richard ed Ella che recitano rispettivamente:
" Quella pazza di tua madre come sta? Ti hanno fatto fare il damerino anche questa volta? Contento che tu sia vivo, amico. "
Digito velocemente una risposta altrettanto sarcastica per Rick.
" Sì, sono libera. Ci vediamo alle 19 nel tuo studio. A dopo! "
Leggo
il messaggio di Ella e poi passo a quelli di lavoro. Mi stressano anche
quando non sono presente fisicamente! Non ho il dono
dell'ubiquità, purtroppo per loro. Vorrà dire che
si beccheranno una strigliata domani mattina non appena
metterò piede in ospedale ed ecco uno dei motivi per il
quale preferisco fare studio oggi pomeriggio, almeno lascerò
lo stress a domani cercando di prolungare, per quanto mi sia possibile,
questa apparente tranquillità dovuta al breve viaggio.
Chiudo tutto e mi alzo dal letto ravvivandomi i capelli con una mano e
dirigendomi verso la cucina per pranzare. Ero certo che Martha non mi
avrebbe lasciato digiuno al mio ritorno, infatti, in frigo trovo
ciò che mi ha conservato, così devo solo
riscaldarlo ed è fatta.
Mi gusto le prelibatezze della mia domestica accendendo la tv sul
telegiornale. È incredibile quanto ormai dia più
notizie negative che positive, sempre se ce ne sono, infatti, finisco
per spegnerlo dopo neanche due minuti e la stanza risprofonda nel
silenzio. Sono questi i momenti peggiori, i momenti nei quali mi sento
sempre più solo finendo per pensare al passato, ancora
troppo doloroso affinché riesca ad andare avanti.
È trascorso solo un anno e mezzo e a quanto pare, ho ancora
bisogno di tempo per dimenticare e vivere la mia vita, ammesso che ci
riesca davvero.
Accantono il piccolo pranzo che stavo gustando per prepararmi
psicologicamente al turno in studio. Certo, potrei restare a casa, ma
che senso avrebbe?
Non ho nulla da fare qui, tanto vale farsi la croce e occuparsi della
salute dei miei pazienti.
Con questo pensiero e con molta calma, mi vesto e prendo tutto il
necessario per affrontare il turno. Che strano, Summer non mi ha ancora
chiamato e assillato perché non le ho detto che sono tornato
da Londra. Meglio così!
Recupero le chiavi dell'auto ed il giubbotto partendo così
alla volta di Maine Street.
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Adoro i miei pazienti dello studio tranne quando si mettono ad urlare mentre aspettano nella sala affianco. Sono tutti così cordiali e riconoscenti del mio operato, soprattutto quando do loro risultati positivi, che mi fanno innamorare del mio lavoro ogni volta di più. Infatti, mi rilasso completamente nel pomeriggio durante le varie visite che si susseguono rapidamente una dopo l'altra.
«
Rose abbiamo finito? » Le chiedo verso le sei e
quarantacinque quando fa capolino nel mio studio.
« Sì, dottore! Oggi abbiamo fatto prima.
» Mi sorride contenta di poter tornare a casa in anticipo,
giustamente.
« Benissimo. » Mi alzo dalla mia postazione dandole
i vari referti che si sono accumulati in queste ore.
« Metti pure in ordine questi nelle varie cartelle e quando
hai finito puoi andare a casa.» Le dedico un piccolo sorriso,
sono di buon umore oggi. Rose li afferra servizievole e scompare alla
sua scrivania.
Mi
rilasso questi quindici minuti mentre aspetto che arrivi anche l'ultima
"paziente" della giornata. Non devo attendere più del dovuto
perché alle sette in punto, wow è stata puntuale,
la vedo fare la sua comparsa nell'ingresso. Rose, che a quanto pare ha
appena terminato il suo lavoro, sopraggiunge guardando prima Ella e poi
me con aria interrogativa. Starà sicuramente pensando a cosa
ci faccia qui poiché le avevo confermato che potesse andare
a casa.
Ci fissiamo per un attimo tutti e tre, dal mio canto sto aspettando che
una delle due parli. Comincia Rose facendosi avanti.
«
Ehm... Dottore, avrei finito di riordinare quei fascicoli. »
« Perfetto, cosa fai ancora qui, allora? Vai pure a casa.
» Mi guarda perplessa, da un'ultima occhiata ad Ella e poi
annuisce sparendo dalle nostre viste più imbarazzata che mai
neanche avesse visto chissà che cosa. È troppo
timida quella donna...
« Perché terrorizzi sempre quella povera ragazza? » Mi canzona bonariamente Ella entrando finalmente nella stanza. Fin ad ora era rimasta ferma nel corridoio osservando la scenetta.
« Non lo faccio, è lei che è troppo suscettibile...» Mi sistemo il camice notando che Ella non si è ancora levata il giubbotto che la copre fino alle ginocchia. Mi accomodo sulla mia poltrona indicandole una delle due sedie poste di fronte a me.
«
Vieni, accomodati... » La incito a sedersi così
possiamo dare inizio alla visita. Fa come le dico aprendosi il
soprabito, finalmente, rivelando il suo abbigliamento.
Non ci credo l'ha fatto sul serio! Ed io che scherzavo...
Indossa un abitino nero stretto che le fascia perfettamente il corpo
circondando le sue forme e una scollatura sul davanti non troppo
profonda e per niente volgare. Accavallando le gambe, mi offre la
visuale su ciò che credevo fossero semplici calze mentre,
invece, scopro essere il mio capo d'abbigliamento preferito: le
autoreggenti!
È evidente che deve aver preso le mie parole come una sfida.
Non so se esserne affascinato o stupito, forse entrambe le cose. In
ogni caso, si prospetta essere una visita molto interessante.
Ella's pov
Sono
letteralmente sommersa dai miei disegni. Centinaia di fogli sono sparsi
sul pavimento della mia camera in attesa che decida il loro destino.
Molti sono incompleti perché non ho abbastanza ispirazione
per finirli così li lascio in sospeso. Molti altri sono
appena accennati e mi sa che è il caso di gettarli a questo
punto.
Pochi sono invece finiti e, infatti, sono gli unici che sto cercando di
sistemare nella mia cartella azzurra. Scrivere la tesi sta diventando
più complicato del previsto ma se non mi sbrigo,
sarà un bel problema per me. Sbuffando mi alzo dalla mia
postazione e raccolgo tutte le cianfrusaglie che ho lasciato in giro.
Questa stanza fa sempre pena, maledizione. Ed io che provo a tenerla in
ordine! Oggi non sono proprio dell'umore giusto quindi, dopo aver
buttato parte dei miei schizzi, mi stendo sul letto sprofondando sul
materasso. Che vitaccia quella degli artisti! Se non hai ispirazione
sei fottuto, ne va della tua carriera e nel mio caso della tesi.
Mi rotolo un po' nel letto in cerca della giusta posizione, quando il
"din" del cellulare mi fa letteralmente saltare dallo spavento. Con il
cuore ancora in gola, mi metto subito seduta quando leggo il mittente.
È Devon che mi chiede se oggi alle diciannove sono libera
per la visita. Ma certo che sì! No, aspetta.. meno
entusiasmo... meno entusiasmo, Ella. Mi ripeto mentalmente aspettando
di proposito qualche minuto prima di rispondergli e confermargli la mia
presenza. In questi giorni nei quali è stato a Londra, ho
veramente utilizzato tutta la mia forza di volontà per non
pensarlo o scrivergli ma se lo fa lui per primo come faccio?! Sembra
che lo faccia quasi apposta, ma ovviamente non sa ciò che
provo io, quindi è improbabile. Mi sono continuamente
ripetuta che "dopo la visita basta contatti", ma chi voglio prendere in
giro?
Poi ci si mettono anche i miei amici con la storia "se non glielo dici
non lo saprai mai", ma non capiscono che è una questione
delicata e potrei peggiorare tantissimo le cose soprattutto con quella
pazza di Summer tra i piedi disposta a fare carte false per lui.
Mi alzo dal letto, ormai sono troppo sveglia, e vado nel salotto da
Audrey per capire cosa sta facendo di tanto impegnativo da non
proferire parola da ore. Troppo strano per lei.
« Ehi, cosa fai? » Mi accoccolo contro la sua spalla sbirciando lo schermo del suo pc. Sta sfogliando varie foto di servizi fotografici fatti da altre modelle.
« Ella, ciao. Beh niente, cerco di capire cosa desidera il pubblico. » Alzo un sopracciglio confusa.
«
Ovvero...? »
« Ovvero voglio capire cosa piace alla gente per migliorare i
miei servizi. »
« Credo che tu possa piacere indifferentemente,
guarda...» Faccio spallucce, è la
verità. Non ha bisogno di inventarsi chissà quale
strategia. Ma poi non sta alla sua agenzia farlo?
« Sei troppo buona. Comunque per oggi basta.» Abbassa lo schermo del pc poggiandolo sul tavolino di fronte a noi.
« Non vai al lavoro? » Le chiedo, sperando che mi lasci la macchina così faccio prima ad andare allo studio di Devon non essendo vicinissimo.
«
No, oggi no. Credo che dopo uscirò con Ashley che voleva
vedere non so che cosa in quel negozietto all'angolo che vende cose
strane... »
« Sì... ho capito. Quindi posso prendere la tua
macchina? » Le faccio gli occhietti dolci guadagnandomi una
sua occhiata curiosa.
«
Che ci devi fare? »
« Devo andare a farmi leggere le analisi. »
« Ah, devi andare da Devon! » Mi lancia una delle
sue occhiate maliziose. Dal mio canto alzo semplicemente gli occhi al
cielo.
«
Sì, me la presti o no? »
« Certo, come desideri. Sai già dove trovare le
chiavi. »
« Grazie! » Mi alzo dal divano e afferro
velocemente le chiavi per evitare di dimenticarle. Conoscendomi
succederebbe sicuramente.
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Sono
in macchina diretta in direzione dello studio medico del caro dottor
Reinfield. Ho preso tutto il necessario ed ho riposto accuratamente in
borsa la cartella con gli esami svolti. Speriamo mi dia buone notizie...
Arrivo dopo una ventina di minuti, non c'era praticamente traffico,
lasciando la macchina nel primo posto libero che per fortuna
è proprio sotto lo studio. È evidente che
è orario di chiusura, insomma. A passo svelto mi fiondo
all'interno percorrendo la strada a me già nota. Controllo
l'orologio e constato che sono le diciannove, sono puntuale, miracolo!
Salgo con calma le scale giungendo nel piccolo corridoio che porta allo
studio del dottor Reinfield. Chissà se ha già
finito o sono arrivata troppo presto..
Mi guardo intorno e proprio quando sto per fare la mia comparsa,
l'assistente di Devon, credo si chiami Rose se non ricordo male, spunta
dal nulla con dei fogli in mano. C'è un silenzio molto
imbarazzante tra noi tre, ma alla fine si decidono a parlare e la
poverina viene congedata. Dev'essere un trauma lavorare per lui dato
quanto sia lunatico alle volte!
Mi schiarisco la voce rompendo il ghiaccio con una battuta per poi
accomodarmi di fronte a lui. Come sempre indossa il camice dal quale si
intravede una camicia di colore azzurro chiaro. Sembra più
rilassato, il viaggio a Londra deve avergli fatto più che
bene.
Appoggio la cartella con gli esami sulla scrivania che ci separa
tenendomi stretta il cappotto. Non so per quale motivo l'abbia fatto,
mi ero ripetuta più volte che dopo la visita non lo avrei
più cercato, ma non ho potuto resistere alla tentazione. Non
dimentico facilmente le cose, soprattutto le sfide che accetto come
quella tra me e Devon per quanto riguarda l'abbigliamento che avrei
dovuto indossare alla prossima visita.
Tentenno perché non so se sto facendo bene o se sto
peggiorando le cose, ma ormai sono qui tanto vale giocare tutte le
carte. Mi sfilo, quindi, il soprabito scoprendo il mio jolly.
Ovviamente non ho indossato niente di esagerato, non è nel
mio stile, ma ho osato con un abito più aderente del solito
e anche parecchio più corto. Il pezzo forte dell'outfit sono
senza dubbio le autoreggenti che mi ha regalato Audrey tempo fa, nella
speranza che prima o poi le mettessi. Eccola accontentata! Devo dire
che sono niente male e per nulla scomode, anzi. Seguo lo sguardo di
Devon che cade inevitabilmente sulle mie gambe quando le accavallo
mostrando le autoreggenti.
Il mio intento è di vincere la scommessa e constatare la sua
reazione, niente di più. Avevo deciso che dopo questa visita
avrei chiuso questa storia, ma mi devo togliere la curiosità
di capire se davvero gli sono completamente indifferente oppure no. Nel
caso in cui lo fossi, non esiterei a farmi da parte. Richard mi ha
raccontato di come Devon sia sempre molto sicuro e che sa perfettamente
cosa vuole e cosa no e non si fa problemi a respingere o rifiutare
qualsiasi persona se sa di non volerci avere a che fare. Se dovesse
essere questo il caso, bene, ne prenderò atto e
sparirò dalla sua vita.
Angolo
autrice:
Buon
pomeriggio, lettori! Finalmente siamo in procinto di scoprire questi
maledetti risultati, ma soprattutto, possiamo constatare che Ella ha
tenuto fede alla scommessa fatta. Secondo voi come procederà
la visita? Lo scopriremo settimana prossima!
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione.
Kisses.