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Autore: Nerospirito    21/02/2018    1 recensioni
(Seguito di City Of Mercy:Feeling Good)
Sans, insonne a causa del suo ultimo incontro con la misteriosa Frisk, non può fare altro che rimuginare su ciò che è successo durante il tardo pomeriggio di quel giorno, in cui la ragazza lo ha incontrato al bancone del locale dove era solito suonare.
Finalmente iniziano a discutere della questione del desiderio di Frisk e allo scheletro il quadro inizia ad essere più chiaro.. I punti oscuri sono comunque troppi, al momento, ma sta diventando sempre più chiaro che non è tutta un' invenzione della ragazza...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frisk, Sans
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'City Of Mercy'
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“Miss Jackson”, quella canzone continuava a suonarmi in testa mentre fissavo il soffitto del bilocale che dividevo con mio fratello Papyrus: erano quasi le tre del mattino, ma il sonno faticava a venirmi a trovare quella notte.

In compenso quella canzone era una fissazione continua da questo pomeriggio, quando la avevo sentita suonare dal juke box vecchio stile nel pub di Grillby, il mio vecchio amico, o meglio dire compare, che spesso ci offriva il suo locale da quando avevamo iniziato ad esibirci.
Non era in effetti veramente mio amico, ma conosceva Gaster molto bene.

Questo prima che umani e mostri iniziassero a convivere, e io iniziassi a suonare invece che fare la guardia fuori dalle rovine della vecchia capitale, per conto del sinistro accademico di Asgore.. Abbiamo imparato a conoscerci durante gli anni e alla fine eccoci qui: andavo sempre da lui a farmi un bicchiere prima o dopo le serate di lavoro. L’ altro lavoro, storia lunga..

Dicevo, Miss Jackson.
Il perchè quella canzone fosse diventata una fissa quella notte era presto detto ed è pure facile arrivarci
: è una descrizione, seppur artistica, molto accurata di una certa groupie.

Appunto, quel pomeriggio stavo proprio a parlare di lei con Grillby, cercando di carpire qualche nuova informazione a riguardo, ma, come avrei dovuto aspettarmi, nemmeno lui ne sapeva qualcosa...
Che dire, se nemmeno nel suo locale, così in voga tra certa gente che è meglio pensarci due volte prima di conoscere c'era traccia di “Frisk”, non sapevo proprio dove sbattere il teschio.

Mi stavo giusto lamentando di questo quando il campanello della porta, che suonava quando qualcuno varcava la soglia d’ ingresso ci interruppe con il suo scampanellio sonoro e all’ interno del locale, lo stesso in cui suonavo la sera, comparve proprio la mia misteriosa groupie, esattamente come farebbe il diavolo quando chiamato.. O un agente del fisco quando non saldi le bollette da tre mesi.

Per lo meno Frisk era una visione molto migliore di questi paragoni: faceva caldo, e si era presentata con un paio di shorts di jeans azzurro chiaro, slavati, e un semplice top bianco, poco più di una canottiera, che le lasciava scoperte due dita di pancia.
Ai piedi, i soliti stivaletti di pelle scura, che cozzavano un po’ con il resto dell'abbigliamento, ma avevano senso solo se sapevi cosa portava al loro interno..

Già, sapevo dove cercare e vidi chiaramente la presenza della lama del coltello deformare un poco il tessuto dove avrebbe dovuto seguire le sue esili caviglie come un guanto.

Un sorriso gentile quando vide il mio volto scheletrico le illuminò il volto, ma non vi era una vera felicità nei suoi occhi azzurro ghiaccio.
Strano fossero di quel colore, non lo avevo mai notato a dire il vero..

Ma, Frisk era Frisk, e anche se non avevo ancora imparato a conoscerla, avevo almeno imparato che non faceva quasi mai nulla senza un motivo, e quando si sedette al bancone, a fianco al mio posto, il suo sguardo era solo per me dopo che ebbe ordinato qualcosa da bere al mostro fiammeggiante che serviva i drink dietro al bancone.

Voleva sapere se avevo pensato alla nostra ultima serata, e un brivido figlio di emozioni aggrovigliate scivolò lungo le mie vertebre, irresistibile.
Ci avevo pensato? Eccome, mi aveva roso dentro fin nel midollo.. Sognavo ancora le mie falangi su quel ventre morbido, e il freddo dell’ impugnatura del pugnale che lei mi fece scivolare tra le dita con un’ abilità disarmante, guardandomi negli occhi con quello che sembrava amore infinito. Non certo uno sguardo che una ragazza mostrava all’ uomo che aveva rimorchiato per divertirsi un po’ una notte e via.

Le chiesi cosa pensava avrei potuto decidere, mi rispose che era meglio se avessi esaudito il suo desiderio quella notte.
Come se avessi potuto, ma sapevo che era stato uno sbaglio.. Quella ragazza misteriosa aveva velocemente invaso i miei pensieri come una sottile ossessione.. Destino? Come se mi fregasse qualcosa del destino, comunque.. Ma volevo capire, quindi chiesi a Grillby di lasciarci la sala sul retro, per parlare in privato.

Parlammo, mi raccontò la sua storia, e di come si fosse “risvegliata” quando mi vide sul palco la prima volta.
Mi raccontò del fatto che il mio nome la aveva raggiunta senza nessuno che avesse potuto dirglielo, che “Sans” era sempre stato dormiente in lei.. Che sapeva che io ero il suo posto nel mondo.

Non sono sicuro nemmeno del posto nel mondo per me stesso, figurarsi per quell’ umana misteriosa, ma..  Lasciamo perdere.

Mi raccontò che sognava cose, che sapeva cose.. Che aveva fatto cose che qui, bhe tutti sapevano che erano state fatte dal principino dei mostri e la sua sorellastra umana molto, molto tempo addietro.
Erano diventati eroi per i mostri, martiri per un mondo diverso tanti secoli prima.
Soli, non con sette anime umane, non nemici.. Senza che lei fosse ancora nata, evidentemente.

Cose a cui non potevo credere, ma che per qualche strana ragione sapevo fossero vere, in quella sua ottica distorta.. Forse era Destino.

E mentre raccontava sembrava metterci il cuore, ma mi perforava con uno sguardo gelido mentre la interrompevo, e mi baciò quando ebbe finito, salendomi a cavalcioni sulle gambe.

Accettai di buon grado, gli occhi socchiusi che fissavano i suoi, profondamente cupi, da cui una lacrima bagnava le ciglia scure.
La strinsi tra le mie braccia di scheletro, e restammo in silenzio per qualche momento.

Poi parlai. Serio, zittendola con una falange sulle labbra rosate che avevano toccato le mie ossa fredde.
Parlai e i miei occhi bruciarono di sfida e determinazione, piccoli tizzoni bianchi in un abisso di tenebra.
Il suo coltello era appoggiato sul divanetto, di fianco alla mia coscia sinistra.
Lo presi e ne osservai la punta per un momento, posandolo poi contro la carne morbida del suo collo, macchiando la lama argentea con una goccia rubino.. Era più che affilato, era un coltello nato per rubare vite, me ne resi conto subito: impugnandolo, ne sentivo il ripugnante desiderio di distruggere e distruggere e tagliare e uccidere e consumare tutto ciò su cui si sarebbe posato.
Venni scosso da un brivido angosciante, dal teschio alle punte dei piedi.

“Vuoi che ti tolga la vita, perchè tu l'hai strappata a me mille e mille volte con questa lama vero..? Cerchi espiazione, ma non posso dartela” le dissi, allontanando la lama dalla sua pelle e facendola scorrere sul mio dito ossuto.
Provai dolore e ritrassi subito la lama: era davvero un oggetto terrificante..

Lei annuì, rossa in viso come mai era stata fino ad ora in mia presenza, quasi come se il contatto con quella fredda lama valesse più di milioni di parole o gesti.

La cosa, sinceramente mi fece montare una profonda rabbia, più delle parole e delle imploranti richieste che avevo sentito fino a quel momento: conficcai la lama nel divanetto e le sfiorai i capelli castani con la punta delle falangi candide, scorrendo poi sul graffio che le avevo causato, e il suo sangue caldo macchiò il bianco delle mie ossa.

Mi appoggiai al sedile del divanetto, afferrando le mie sigarette dalla tasca dei pantaloni per accendermene una, osservandola ancora una volta, con attenzione.

Seduta su di me, mi guardava con aria dubbiosa, un po’ mesta, senza dire una parola, aspettando quel che avevo io da dire, o che le dessi il permesso di parlare ancora, dato che l'avevo zittita.
Osservai i suoi lineamenti, la curva delle labbra con cui ormai avevo familiarità, e lo scollo del top che faceva risaltare le clavicole e fasciava in modo sexy ma.. Educato? il suo petto che si alzava e si abbassava ritmicamente.
Aveva ancora del rossore sul viso, e una sfumatura di sfida negli occhi: quello mi piacque, perchè volevo proprio lanciarle una sfida.

Ora capivo meglio, non ero annebbiato ne dall'alcool, ne dal sesso con lei.. E lo sentivo il nostro legame, un karma pesante come un macigno, come sentivo la viscida e infame presenza di quel coltello che era la mia nemesi in ogni possibilità in cui esistevamo noi due. Esisteva con noi, non potevamo farci niente a riguardo e se lui esisteva, qualcuno di noi lo avrebbe usato per rubare la vita all’ altro. Prima o poi.
Era la legge del mondo, del Karma di Frisk.

Soffiai un anello di fumo, e sogghignai.

“Perchè dell'espiazione non me ne faccio niente. Sono egoista, e voglio TE. Della tua vita non me ne faccio nulla.”

I suoi occhi azzurri si sgranarono, come se avessi detto una terribile blasfemia, e poi scosse la testa.

-Folle.. Sei davvero un folle, Sans.. Ma.. -

Frisk sorrise, riprendendo il coltello e fissando la lama concentrata, dubbiosa, prima di rimetterla nello stivaletto e spingere i palmi delle sue mani contro le ossa dell'articolazione delle spalle, bloccandomi sotto di lei.

-Se non lo farai, toccherà a me prendermi la tua vita, come tutte le altre volte.. Non farmelo fare, ti prego. -

Ovviamente, tutto in quella risposta mi scatenò una grassa, profonda risata.

“ Allora è deciso.. Questa è una guerra”

Frisk rise con me, allentando la presa e trasformandola in un caldo abbraccio, che aveva un forte sentore di speranza.. E disperazione.

-Questo è amore.. Ma perderai, hai sempre perso.. -

E detto questo, si alzò da me, riavviandosi i capelli con un morbido sorriso e le guance arrossate, prima di aprire la porta e lasciarsela alle spalle, giocando distrattamente con un lembo della maglietta, sovrappensiero per un attimo.

-Allora, verrò al tuo prossimo spettacolo, stupiscimi.. Sans-

E detto questo, si chiuse la porta alle spalle.. Nessuno la vide uscire dalla porta principale, e quando Grillby mi chiese che diavolo era successo nel retro, scrollai le spalle, ridendo tra me di fronte al drink di Frisk, ancora intonso, che rubai per me.

Oh.. Sarebbe stato memorabile lo spettacolo di questa volta, a quanto pareva… Forse, avevo bisogno di quel sinistro accademico, per quanto mi disgustasse l’ idea, pensai rigirandomi sul divano di casa mia.. Finalmente il sonno cominciava a farsi sentire..

Angolo Autore: Bene, e anche questa è andata.. Sans e Frisk si incontrano ancora, ma questo contribuisce solo ad aumentare i dubbi che la ragazza porta con sè.. Qui Nerospirito, alla prossima volta!

  
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