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Autore: TomorrowAvenger    21/02/2018    3 recensioni
Ryuji aveva ammazzato quanto ci fosse di convenzionale in quella scuola. Era un assassino, sì: aveva commesso un delitto per il quale nessuno gli si avvicinava.
Ma il pescatore non giudicò e l'accolse nella sua rete.
"Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva “Ho sete, ho fame” "
Cito Paola delle VAMP per il supporto (estetico e per l'introduzione).
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pescatore


All’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
Che aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso

Alla Shujin era arrivata l’ora di pranzo, Akira si sedette su una delle poche panchine libere, e cominciò ad aprire il bento portato da casa.
Era tranquillo; dopo quel che era successo prima di andare a scuola un momento come quello se lo meritava. Avrebbe riparlato di quello strano castello con Ryuji nel pomeriggio, ma per ora doveva aspettare la fine della scuola.
Nessuno aveva osato sedersi vicino a lui, data la sua cattiva fama a scuola  come criminale, quindi era lì tutto solo a gustarsi il pranzo.

Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura

«Dannazione! Come ho fatto a dimenticarmi il bento a casa?! Ehi, Nakaoka…»
Il giovane non lo guardò neanche in faccia e continuò a mangiare, facendo andare via il ragazzo biondo, rassegnato.

Ryuji continuò a girare per il terrazzo per trovare qualcuno disposto ad offrirgli qualcosa per riempire, anche parzialmente, il suo stomaco vuoto; ma dalle occhiatacce e le continue risposte negative da parte dei ragazzi del team di atletica e di Takamaki, si vedeva che stava fallendo nel suo intento.

E chiese al vecchio “Dammi il pane,
ho poco tempo e troppa fame”
E chiese al vecchio “Dammi il vino,
ho sete e sono un assassino”

L’ultima persona che conosceva a cui rimaneva chiedere era il ragazzo con cui era capitato nel castello di Kamoshida, Akira Kurusu.

Era un po’ titubante a chiedere una parte del pranzo ad un ragazzo che conosceva appena, ma il suo stomaco brontolante lo fece andare vicino alla panchina su cui era seduto il moro.

«Kurusu…»

Akira alzò lo sguardo e guardò Ryuji con espressione interrogativa

«Non so come diamine ho fatto, ma ho dimenticato il bento a casa… Puoi darmi un po’ del tuo? Ho una fame da lupi...»

Sperava in una risposta positiva, anche un boccone del pranzo di Akira gli sarebbe andato bene, a quel punto.

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva “Ho sete, ho fame”

Akira fece un cenno, ed invitò il biondo a sedersi vicino a lui
«Possiamo condividerlo, non ho molta fame»
Ryuji rimase sbigottito da quella risposta
«Darmene metà? Sei sicuro?»
Il moro annuì, Ryuji gli diede una pacca sulla spalla
«Grazie! Sei stato l’unico ad essere tanto generoso!»

E fu il calore di un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore

Terminarono in poco tempo. Suonò la campanella dell’inizio delle lezioni pomeridiane, e i due si salutarono mentre rientravano.

«Ci vediamo oggi pomeriggio!»
Akira lo salutò con la mano e tornò in classe. Non aveva fatto nulla di speciale, e avrebbe potuto rifiutare la richiesta di Sakamoto, ma era felice di non averlo fatto tornare in classe a stomaco vuoto.

 Vennero in sella due gendarmi
Vennero in sella con le armi
Chiesero al vecchio se lì vicino
Fosse passato un assassino

Prima che l’insegnante delle lezioni pomeridiane entrasse, i membri della squadra di atletica della seconda D si riunirono in un gruppetto di tre o quattro persone

«Nakaoka, ho visto che Sakamoto oggi ti parlava»

«Mi aveva solo chiesto parte del pranzo, lui aveva dimenticato il suo a casa»

Scoppiò una risata

«Come ha fatto a dimenticarsi il bento a casa, quell’idiota?»

« Glielo avrai mica dato?!»

«Non l’ho guardato neanche, non deve più avere nulla a che fare con me. Poteva chiedere a qualcun altro»

«Effettivamente ha chiesto ad ogni persona che conosceva, persino a Takamaki!»

Il nome “Takamaki” attirò l’attenzione dell’intero gruppo

«Takamaki? La ragazza di Kamoshida?»

«Si, quella Takamaki!»

«E lei gli ha dato il pranzo?»

«Ovviamente no!»

Uno dei ragazzi ad un certo punto guardò Akira, intento a sistemare i libri per la lezione

«Chissà se lo ha chiesto anche ad Akira… Sono stati visti insieme, suppongo lo conosca…»

«Per te avrebbe persino il coraggio di chiedere ad Akira?»

Ma all’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso.

 

«Kurusu, oggi a pranzo Sakamoto ti ha chiesto cibo?»

Inizialmente Akira pareva non ascoltare la domanda di Nakaoka, poi scosse la testa continuando a guardare fuori. Non sembrava interessato a ciò che gli chiedeva; continuava a guardare fuori come faceva solitamente.

E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso

Era come se non sapesse nulla di ciò che Nakaoka stava dicendo. Però, dietro la mano posta sulla bocca di Akira, c’era un sorrisetto di qualcuno che, invece, sapeva.

   
 
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