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Autore: Lucky_May    21/02/2018    0 recensioni
"A Marine, la sua vita stava bene.
Tutto questo, ovviamente, finchè un giorno un uomo in camice bianco con un sorriso perfetto e smagliante, la fronte libera dai capelli pettinati accuratamente all'indietro con del gel e un paio di occhiali attaccati ad un cordino al collo, entrò in casa sua, il viso di sua madre coperto dalle sue stesse mani in un tentativo di nascondere le lacrime, la prese per mano dicendole: «Vieni tesoro, ti porterò in un posto migliore.»"
Oppure
Dove una ragazza con la reputazione di quella "facile" con i ragazzi finisce per incontrare nel posto peggiore del mondo Alex, la ragazza che le cambiò la vita.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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♥ ♥

 

Quando i cancelli di metallo nero si aprirono davanti ai suoi occhi, Marine si pentì subito di tutte quelle volte in cui, con i suoi amici più grandi alle spalle seduti sul bordo del marciapiede, cominciava a correre, con una lattina di soda in mano ed un Chupa Chups alla ciliegia nell'altra, dietro a dei bambini urlando a squarciagola per spaventarli quando erano troppo intenti a sussurare i nomi dei calciatori sulle loro figurine per potersele scambiare tra loro.

Il sentimento nacque dalla visione di un ampio cortile quadrangolare con un paio di altalene adagiate su un prato verde, la rugiada ancora visibile sulle punte dei ciuffi d'erba.

I bambini scorrazzavano da un lato all'altro, giocando a qualche gioco di cui Marine non sapeva le regole, o forse semplicemente non c'erano delle regole, prima di essere trascinata per entrambi gli avambracci verso un portone di vetro, le traiettoria delle pesanti porte visibile sulla pavimentazione in marmo segnata da degli angoli perfettamente di novanta gradi di sporcizia e polvere.

Marine non sapeva se sentirsi in prigione o in un orfanotrofio osservando la sua stanza spoglia di mura in cemento spoglio, solo due letti al centro e un armadio alla sua destra, poco più avanti una porta che divideva il bagno contenente l'essenziale per un'igiene decente. Sentì quasi le forze ed i sensi abbandonarla quando il vuoto della stanza penetrò nella sua mente come una memoria indelebile di ciò che Marine non era: pazza.

Lasciarono lì la ragazza, insieme al suo piccolo bagaglio con i primi vestiti che era riuscita a mettere dentro prima che gli stessi uomini che l'avevano portata nella stanza la strappassero via dalle braccia di quella che per Marine non era più la propria madre. Le promise di venirla a trovare una volta a settimana, nel giorno stabilito dal manicomio per le visite, ma Marine era ormai sorda al suono della sua voce e se avesse potuto avrebbe voluto essere anche cieca alla vista di quella donna, la stessa donna che falsamente l'aveva rinchiusa in quello che si prospettava essere un inferno solo per liberarsi dell'essere dai capelli rosa. Spostò con il piede il bagaglio sotto il letto, rifiutandosi di aprirlo e sistemare i suoi vestiti nell'armadio perchè quello avrebbe significato adattarsi, chinare il capo al volere della madre, arrendersi all'idea di dover rimanere in quel luogo per più del dovuto.

Si sedette sul letto con le gambe al petto, poggiando il mento sulle ginocchia e chiudendo gli occhi cercando di tranquillizzare il respiro che minacciava l'arrivo di una corrente di lacrime.

L'unico peso dal suo petto che era riuscita a togliersi prima di arrivare al manicomio è stato quello di chiamare il suo ragazzo e lasciarlo senza spiegazioni.

 

«Sei sempre stata una tipa difficile, ma pensavo ci fosse davvero qualcosa tra di noi.»

«Non è colpa mia.»

«Non è mai colpa tua, non lo è mai stata, già, che bambina. Ci si vede in giro.»

 

A quel punto Marina credeva che non si sarebbero mai visti in giro, ma si sentiva soltanto sollevata. Si sentiva incapace di ricordare i momenti felici, quelli che le ricordavano di avere ancora un cuore, si sentiva come se nulla fosse mai accaduto. Si chiedeva quando quella sensazione sarebbe mai passata, quando sarebbe mai tornata ad amare. Stava accadendo proprio ciò di cui aveva più paura: rimanere sola con i suoi pensieri. Se avesse continuato in quel modo non si sarebbe sorpresa se fosse diventata veramente pazza. Se avesse cominciato a comportarsi diligentemente si sarebbero accorti che si trovava lì solo per un inganno? L'avrebbero lasciata andare? Non era un pericolo per la società, se ne sarebbero accorti prima o poi, non aveva nessuna malattia mentale da curare, stava solo occupando un letto inutilmente. Stava letteralmente rubando delle cure mediche a qualcuno che ne aveva più bisogno di lei, ma ancora una volta si rese conto che non poteva far nulla a riguardo. Il singhiozzo di un pianto lasciò le sue labbra nello stesso momento in cui la porta della sua stanza venne spalancata da un altro paio di uomini con una sedia a rotelle, il sangue di Marine si gelò nelle vene. Una ragazza vi era seduta, la testa penzolante sulla sua spalla, gli occhi chiusi, la bocca leggermente dischiusa adornata da un piercing al centro del labbro inferiore, ciglia lunghe dolcemente poggiate sulle guance della ragazza mentre le sue palpebre riposavano un sereno sonno. I capelli ricci restavano scombinati un po' dappertutto sul suo viso, solo quando gli uomini la sollevarono dalla sedia per metterla sul letto accanto a quello di Marine, provocando un temporaneo risveglio, la ragazza si mosse per spostare le ciocche scure via dal volto, distendendosi meglio su un fianco per riprendere a dormire. Marine seguì ogni movimento con gli occhi dal momento in cui la ragazza, o meglio, gli uomini fecero la propria entrata nella stanza, non distogliendo lo sguardo neanche un attimo, quasi mancando le due figure maschili uscire portando con loro la sedia a rotelle. Marine non sapeva se sentirsi sollevata per la compagnia che avrebbe potuto distrarla dai suoi pensieri o se sentirsi a disagio per la presenza di una ragazza. Odiava il genere femminile, solo la sua amica Kate era riuscita ad essere un'eccezione. Se già il suo soggiorno in quell'edificio era una tortura, non voleva immaginarlo con una spina sul fianco come compagna di stanza.

 

L'ora di cena era giunta, il flusso di pensieri di Marine fu interrotto dalla suono della campanella.

 

«Oh perfetto, adesso mi sento a scuola.»

 

Sussurrò il pensiero tra sè e sè, scendendo da letto e aprendo la porta della propria stanza e seguendo la corrente di persone, ragazzini, tutti diretti verso lo stesso luogo che Marine non conosceva. La folla confluiva e si spintonava per entrare il prima possibile nella grande sala da pranzo, suppose la ragazza. Lunghi tavoli bianchi e file di scomode sedie beige occupavano l'intero spazio, tranne per un lato della stanza dove la cena era servita da giovani donne prive di sorrisi. Sembrava proprio una mensa scolastica. Prese in mano il suo vassoio osservandolo con disgusto e si sedette in un posto libero deciso dal fato. La cena consisteva in un piatto di pasta caldo nel quale Marine riconosceva qualcosa come ...bacon? Non era molto sicura; mezzo pezzo di pane ed una mela. Fece un profondo respiro in un tentativo di prendere coraggio ed iniziare a mangiare qualcosa del suo pasto, ma peggiorò soltanto la situazione, inalando i vari odori nella stanza, sentendo come la vita del suo pantalone le stringesse troppo lo stomaco, come il maglioncino bianco con una larga riga blu all'altezza del seno le portasse troppo caldo, rendendosi conto di quanto la stanza fosse grande ma lei avesse scarsa capacità a respirare. Ogni respiro era solo un altro brivido di nausea e cercò invano di contenere i suoi conati di vomito portandosi una mano a coprirsi la bocca inalando il familiare profumo della manica del proprio maglione che lasciava intravedere solo le punte delle sue dita. Lacrime si formarono nei suoi occhi e fu pronta ad asciugarle con l'altra manica, quando una mano le carezzò la schiena e pensava che il contatto fisico fosse l'ultima cosa che le servisse in quel momento ma allo stesso tempo sentendosi sollevata che qualcuno finalmente l'avesse notata.

 

«Va tutto bene?»

 

Era una voce femminile, calma ma acuta, con un tono di innocenza. Scosse la testa in dissenso e sentì la sedia accanto a lei strisciare via, con la coda dell'occhio vide la ragazza alzarsi. Si alzò anche lei seguendola fuori dalla mensa sentendosi già meglio al pensiero di uscire dalla stanza che la stava soffocando. Guardava le spalle della ragazza più bassa di lei di qualche centimetro, i lunghi capelli biondi le svolazzarono non appena spinse il portone di vetro che portava al cortile. Marine prese una profonda boccata d'aria non appena fu fuori dall'edificio, chiudendo gli occhi e lasciando le braccia lungo i fianchi allo stesso modo in cui un paio di lacrime scesero dai suoi occhi. Respirò a fondo l'aria fresca e notturna prima di riuscire a calmare il battito del suo cuore prima di voltarsi verso la fonte della voce.

 

«E' bella la tua acconciatura, un giorno ti andrebbe di farla anche a me?»

 

Marine portò istintivamente le mani ai suoi due piccoli buns rosa sulla sua testa e non riuscì a dire di no alla ragazzina dalla la pelle pallida quanto la luce della luna. Annuì con un un cenno del capo.

 

«Qual è il tuo nome?»

 

La ragazzina parlava lentamente, se Marine non fosse stata abbastanza vicina, e la notte così silenziosa, non l'avrebbe sentita parlare.

 

«Marine»

«Ileen»

 

Tese la sua mano verso Marine, neanche nel suo volto c'era ombra di un sorriso, ma prese comunque la sua mano e la strinse. La più piccola però non la lasciò andare e si rivolse alla ragazza sempre con lo stesso tono di voce, come se avesse paura di parlare a voce troppo alta.

 

«Vuoi tornare dentro?»

 

Anche questa volta Marine annuì senza pronunciare parola, l'atmosfera attorno a loro cominciava a spaventare anche lei, come se avesse paura che qualcuno le stesse ascoltando. Infondo Marine non sapeva cosa la circondasse, lei non era pazza e non aveva bisogno di rimanere in quel luogo, ma chiunque attorno a lei possibilmente soffriva di qualche malattia mentale considerata troppo pericolosa per camminare a piede libero. Voleva essere cauta con Ileen, se stava parlando a bassa voce un motivo doveva esserci e lei non voleva causare problemi. La ragazzina ricominciò a camminare verso la mensa con le dita intrecciate con quelle di Marine che sembrava tirare un sospiro di sollievo quando notò che la maggior parte delle persone presenti avevano lasciato la stanza. Non sentiva l'appetito e il suo pasto non era invitante perciò decise di mangiare solo la mela rossa. La sensazione della buccia era strana per Marine, da brava bambina viziata sua madre la serviva sempre tagliata e senza buccia, ma ora quella donna non era più qui, tantomeno nella sua vita, e nessun coltello era in vista, per motivi ovvi, pensò Marine.

Terminò la sua mela e sorseggiò dell'acqua prima di alzarsi e buttare il resto del suo pasto e dirigersi verso la sua stanza. Si voltò verso la ragazzina dai capelli biondi, ancora impegnata con la sua cena, titubante, prima di scrollare le spalle e cercare di ricordare la via di ritorno.

Quando entrò, l'altra ragazza era ancora nella stessa posizione, volta verso la finestra, solo la sua schiena visibile a Marine, ma adesso un lenzuolo copriva la sua figura.

Si sedette anche lei nella stessa posizione di prima sul suo letto, con le ginocchia al petto, rifiutandosi ancora una volta di cambiare i suoi abiti, nella speranza che da un momento all'altro qualcuno sarebbe entrato in quella stanza e l'avrebbe portata via da lì. Si addormentò con la consapevolezza che nessuno sarebbe apparso, ma i vestiti rimasero gli stessi di quella mattina in cui avrebbe dovuto andare al parco con i suoi amici ad impressionarli con le sue abilità sullo skate.

 

La mattina dopo si risvegliò a causa di vari rumori attorno a lei. Aprì gli occhi per trovare, finalmente, la ragazza dai capelli ricci sveglia, un pettine dai denti larghi in una mano e i capelli raccolti in una coda dell'altra. Il cielo fuori era coperto da nuvole, nella stanza non v'era molta luce, la lampadina pendente dal soffitto non era ancora stata accesa. Si mise seduta sul letto portandosi dietro l'orecchio le ciocche rosa scombinate nel sonno e si stropicciò il viso.

 

«Oh, buongiorno!»

 

Marine annuì, non era un tipo mattutino, ma non pensava che avrebbe risposto diversamente alla ragazza. La riccia era totalmente diversa da quella sulla sedia a rotelle della sera prima, effettivamente camminava stabilmente per la stanza sulle sue due magre gambe e sembrava affaccendata nella ricerca di qualcosa dentro il suo armadio. Tirò fuori un paio di orecchini d'argento a cerchio e se li mise, mettendo via i piercing sul resto delle orecchie e quello sul labbro in una scatoletta di cartone a fantasia floreale.

 

«Dovresti prepararti anche tu, oggi è il giorno delle visite.»

 

Marine roteò gli occhi. Come poteva rivolgersi in quel modo a qualcuno che non conosceva nemmeno? Nessuno sarebbe venuto a visitarla, già sapeva che la promessa che la donna le aveva fatto era solo scena e anche se non lo fosse stato, lei non voleva incontrarla. Si lasciò cadere nuovamente di schiena sul letto, le mani dietro la testa e gli occhi fissi sul soffitto.

 

«Non sei una di molte parole, uh?»

 

Ancora una volta, una ragazza la stava giudicando senza averla propriamente conosciuta, ma non fece molto caso alle parole della riccia, probabilmente anche lei non era un tipo gentile al mattino, la sua voce sembrava ancora quella di qualcuno che si era appena svegliato. La ragazza uscì dalla stanza in fretta senza dire una parola.

 

A Marine stava bene così.




Angolo scrittrice-
Eccoci qui con il secondo capitolo di Sweater weather!
Piccola parentesi, i nomi dei vari capitoli seguono il testo della canzone "sweater weather", perciò non considerate "is a man" come un errore grammaticale, perchè il senso dovrebbe essere "All I am is a man..." ecc.
So che lo scorso capitolo avevo detto che sarebbe apparsa Alex ma a quanto pare non era il momento giusto quindi mi sono limitata ad accennarla verso la fine, ma ormai siamo tutti ben pronti per accoglierla la prossima settimana nel terzo capitolo, quindi rimanete sintonizzati (?) ♥
Detto questo, spero vi sia piaciuto il capitolo e vi invito a recensire e seguire la storia per motivarmi a scrivere ed andare avanti con la storia ♥

(Vi allego una foto della nostra cara Marine con grandi occhi azzurri e capelli rosa, la mia bellissima e amata Allison Harvard ♥ )





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