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Autore: Eleonora_Vasile    21/02/2018    3 recensioni
Castiel ancora non sa che Dean Winchester, l'affascinante peccatore che il giovane ha il compito di strappare dalla perdizione, stravolgerà la sua esistenza e tutto ciò in cui ha fermamente creduto da quando è venuto al mondo. Cercando un ultimo appiglio a cui aggrapparsi, un senso alla sua missione, troverà Dean.
Dean è perso : la sua famiglia gli è stata strappata via con la forza e si trova intrappolato in una comunità di psicopatici religiosi, o almeno così li ritiene lui. Eppure una luce nel buio c'è. E' un ragazzo dagli occhi blu, appartenente a un mondo completamente diverso dal suo.
Nonostante le loro idee siano così differenti, a tratti addirittura contrastanti, ognuno imparerà a conoscere se stesso attraverso gli occhi dell'altro.
Attenzione: i personaggi esprimono opinioni, sebbene opposte , particolarmente controverse sulla religione e ci tengo a precisare che non rispecchiano per forza le mie idee e che non intendo offendere in nessun modo la sensibilità dei lettori. Ovviamente nulla di blasfemo o, a mio avviso, poco rispettoso è contenuto nella storia e sicuramente nulla che non si potrebbe trovare tranquillamente anche nella serie originale. Ogni critica è più che ben accetta. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Per Dean non ha più senso vedere Castiel. Ma padre Zachariah e il brutto ceffo che ormai o lui o quell’omofobo di Metatron si portano appresso per evitare inconvenienti sembrano avere un opinione diversa. Dean stringe i denti: per tutta la sua vita aveva obbedito agli ordini di suo padre, agli ordini giusti. In ogni cosa riusciva a vedere il bianco e il nero, il bene e il male. Non c’erano zone grige: gli innocenti e i mostri. E tutto, in quella situazione, gli urla che ciò che sta accadendo è ingiusto.
- Castiel… Dean non voleva venire oggi. Proprio il giorno in cui gli hai preparato la sorpresa, eh? – fa il vecchio  dall’aria arcigna. Dean alza gli occhi che immediatamente gli si appannano, mentre si slancia in avanti e due piccole braccia rispondono al suo abbraccio. Sammy è lì, contro il suo petto, il suo fratellino. Lo stringe fortissimo, senza riuscire a dire niente, poi senza preavviso si stacca da lui e con le mani gli prende il viso.
- Stai bene Sammy?
- Sì Dean, me la cavo. Davvero. – Sam lo guarda sorridente, appena un po’ arrossato sulle guance. Dean si asciuga velocemente le lacrime prima che anche padre Zachariah lo veda.
- Usciremo di qui, va bene? Te lo prometto. Adesso…
- Il signor Winchester deve tornare all’orfanotrofio. – lo interrompe padre Zachariah. Dean ha la netta sensazione che si diverta a fargli del male, che gli dia soddisfazione. Oltre, ovviamente, a quella di poterlo uccidere in qualsiasi momento. – Se Castiel mi riferirà che effettivamente la presenza di tuo fratello porta a dei miglioramenti, potrai vederlo anche domani. Ma dovrai fare ciò che ti diciamo, Dean Winchester. – Dean guarda Castiel, i suoi indecifrabili occhi blu. Dunque alla fine lo ha aiutato sul serio.
- Va bene. Farò ciò che mi chiederete. – risponde. Sorride, ma la sua mente già lavora a un modo per scappare da quella prigione. Il gruppetto esce, sbatte la porta. Dean conta qualche secondo, per essere sicuro di essere sentito solo dall’unica persona rimasta nella stanza.
- Grazie. – incrocia gli occhi con Cas, che sospira.
- Io non sono come loro, Dean. Io… mi pongo domande. Non penso che Dio ci abbia creati per odiare. Come non penso che tu sia un caso perso. – lo fissa con quei grandi occhi blu, troppo grandi, troppo pieni di pietà e speranza. Gli sta chiedendo scusa. E lo sussurra pure, a bassa voce. – Scusami.
- Okay, te lo devo. – concede Dean. Scusa di cosa, poi? Scusa di tutto e scusa di niente. Di tutto ciò che è diverso tra loro, tra il modo in cui vivono le loro vite. Scusa per tutto ciò che la gente come lui gli fa sopportare e scusa per nessuna cosa che ha fatto e farà per ferirlo, per il nulla di cui le sue mani sono macchiate. Dean aveva incontrato molte persone che non trovavano sempre le parole per esprimere il loro appoggio su un argomento considerato da loro taboo o strano, ma che comunque ci provavano, e sa apprezzarlo.– Quindi adesso che facciamo? Mi insegni a pregare?
- T’insegnerò a cantare. Ti racconterò alcune storie. – Castiel sorride, come se conoscesse qualcosa che Dean invece ignora. – Molti dei miei canti sono antichissimi. Parlano di leggende, mostri, re, amore, tradimenti… mi sembrano il genere di storie che ti potrebbero interessare.
- Forse. Diciamo non sono esattamente un bel film horror al cinema ma vedrò di accontentarmi.
- Un horror? – Castiel sembra confuso e Dean lo è anche, per qualche secondo.
- Sì… un horror… sai, fantasmi, bambole assassine, esorcismi… - Castiel ha ancora l’espressione di uno che non capisce, ma che è anche vagamente disgustato.
- Cazzo, non dirmi che non sai che cos’è un horror. – ride Dean.
- Purtroppo la mia conoscenza riguardo certe usanze mondane è alquanto…
- Okay, chiudi quel dizionario angioletto. Facciamo che tu mi canti qualche canzoncina e io ti aggiorno un pochino su cosa succede nel mondo, va bene? – afferma sicuro Dean. Castiel annuisce e sembra soddisfatto e anche Dean decide di esserlo : oggi lo ha portato a Sammy, un altro giorno lo convincerà a farlo uscire da quel posto. Forse non tutti quei tipi sono così male.





Castiel si dirige verso la stanza di Dean. Padre Metatron è sulla porta, momentaneamente aperta.
- Castiel, fratello. – lo saluta. E’ abbastanza giovane, anche se a causa dei capelli ingrigiti non sembra, e ha un viso tondeggiante, da topo, con due occhi guizzanti e l’espressione magnanima. Castiel rispetta la sua cultura. E’ uno dei preti più studiosi: sa, oltre all’inglese, al latino e al greco più di otto lingue e si occupa della biblioteca della comunità. Per un attimo i lividi di Dean gli ballano davanti agli occhi.
- Padre, hai appena finito con Dean? Come va?- chiede. L’uomo alza le spalle, sorridendo.
- Faccio il possibile per riportarlo sulla strada di Dio, ma… non importa. Devi parlare con lui?
- Sì, volevo lasciargli degli spartiti. Magari vuole rivederli prima della lezione di domani.
- Oh. – il prete assume un’aria afflitta. – Temo che non sarà molto disponibile al riguardo. Tu sei in buona fede, ma quel ragazzo… ha il diavolo in corpo. Mi ha anche aggredito! Dio solo sa cosa…
- Ho sentito. Mi dispiace tantissimo. Farò attenzione. – lo rassicura Castiel in fretta. Padre Metatron è un buon prete, ma i suoi pettegolezzi tendono a girare per tutto l’edificio nel giro di pochi minuti. Non sta zitto, mai, e non c’è nulla che gli accada che non condivida con tutti. Castiel, di natura più riservata, non apprezza granché quel lato del suo carattere. Ma di persona è sempre stato gentile e certo il ragazzo non vuole inimicarselo.Il ragazzo entra e vede Dean seduto sul letto con un’aria annoiata.
- Lo soffocherò nel sonno, lo sai vero? –minaccia. Castiel sorride: evidentemente non è l’unico che mal sopporta le sue chiacchiere inutili.
- Ti ho portato degli spartiti. Forse però non li…
- Ah, grazie. – lo interrompe Dean, prendendo i fogli che gli porge. Incurva le labbra carnose. Castiel nota la sua bellezza e la perfezione dei suoi lineamenti. I simmetrici capelli color grano che ben si accordano alla carnagione scura e in certi punti lentigginosa, quei meravigliosi occhi verdi… sembra quasi un essere soprannaturale, il più bello degli angeli. E il più maledetto, in quelle vesti dannate e mortali. Eppure Castiel, quando lo guarda, non riesce a non chiedersi cosa deve aver passato, per tutta la sua vita, e a pensare che non se lo è meritato. In fondo, ha scoperto da poco, la grazia di quel ragazzo brilla tantissimo. E’ solo bravo a nasconderla. – Ti piace proprio la musica, eh? – domanda Dean, sfogliando gli spartiti.
- In un certo senso, è una delle cose con cui l’uomo più si avvicina a Dio. Che sia con un racconto, o un canto, una torre o una preghiera, tutto ciò che ci appare meraviglioso lo colleghiamo a Dio e speriamo attraverso l’arte di farci sentire da Lui. Un po’ come dei bambini che cercano di attirare l’attenzione del padre.
- Tu in pratica sei un filosofo. – gli risponde Dean. Castiel alza le spalle.
- Ho studiato le Sacre Scritture tutta la vita e mi piace raccontarle. E sì, condividere alcune riflessioni, ma non saprei come chiamarmi. – lo sguardo di Castiel viene attirato dalla mensola di legno, l’unico mobile oltre al letto presente nella stanza, su cui erano ripiegate tre camicie di flanella, delle magliette scure e un paio di jeans. – Hai tolto i vestiti dalla borsa.
- Uh? Sì… temo che non uscirò tanto presto da qui. – Dean ha un sorriso triste, ma Castiel assimila l’informazione. Dean ha accettato di restare.
- Non essere troppo felice della mia compagnia, eh. – diversamente dal suo solito, tira le labbra in un sorriso. Quasi prova dolore ai muscoli delle guance. Dean invece fa una vera e propria mezza risata, slanciando la testa all’indietro, con gusto. Strizza gli occhi in modo particolare, che lo spinge a osservarlo attentamente. Accidenti se assomiglia a una bambola di porcellana.
- Comincio seriamente a pensare che tu sia l’unico un po’ sano in questo covo di pazzi. – borbotta. Una sensazione spiacevole si fa strada nello stomaco di Castiel, che a Dean non sfugge.
- Tutto bene? – Il graffio sulla guancia gli si riallarga sull’espressione seriosa.
- Sì scusami, ho dimenticato una cosa sotto… ci vediamo a cena.- si congeda velocemente.Castiel esce dalla camera di Dean, corre fino alla fine del corridoio, si fionda sulle scale, evitando e a volte senza evitare le persone attorno a lui, scruta tra i vari sai per identificare un capo riccioluto brizzolato.
- Padre Metatron! Padre Metatron! – chiama. Il capo si gira.
- Castiel, dimmi.
- Da quando per riportare sulla strada del Signore le persone utilizziamo la violenza? – pronuncia, polemico. Poteva sbagliarsi. Doveva sbagliarsi. Ma il volto scuro di Metatron gli s’incide nella mente e lo fa immobilizzare. Dura per un secondo, quella smorfia, prima di scomparire senza lasciare traccia. Ma lo investe come una doccia fredda.
- Tu non devi credere a quel…
- Non mi è stato riferito niente. – lo interrompe ben deciso a farlo confessare. – Ho solo indovinato.
- Tu hai fatto supposizioni, Castiel. Ora smetti di pensare ai peccatori, se non vuoi diventare come loro. – sibila. E monaci e preti e sacerdoti gli passano accanto, eppure nessuno si volta, nessuno calma l’animo di Castiel, che rimane a fissare il punto dove Metatron gli ha lanciato quello sguardo pieno d’odio che non avrebbe dimenticato facilmente. Eppure sono attorno a lui, non possono non aver sentito. Non possono averlo ignorato. Oppure sì? Con un po’ di nausea sale le scale e torna, torna verso la stanza di quel ragazzo, di nuovo sui suoi passi. Sbircia dalla finestrella inferriata ed è dove lo ha lasciato, sdraiato sulla squallida brandina, con i soliti jeans e una canottiera bianca che risalta sulla pelle abbronzata, occupato a leggere gli spartiti di Castiel.
- Proteggilo per favore. – sussurra, ma non al ragazzo o a qualsiasi altro cieco passante. 
   
 
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