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Autore: Eleonora_Vasile    14/02/2018    4 recensioni
Castiel ancora non sa che Dean Winchester, l'affascinante peccatore che il giovane ha il compito di strappare dalla perdizione, stravolgerà la sua esistenza e tutto ciò in cui ha fermamente creduto da quando è venuto al mondo. Cercando un ultimo appiglio a cui aggrapparsi, un senso alla sua missione, troverà Dean.
Dean è perso : la sua famiglia gli è stata strappata via con la forza e si trova intrappolato in una comunità di psicopatici religiosi, o almeno così li ritiene lui. Eppure una luce nel buio c'è. E' un ragazzo dagli occhi blu, appartenente a un mondo completamente diverso dal suo.
Nonostante le loro idee siano così differenti, a tratti addirittura contrastanti, ognuno imparerà a conoscere se stesso attraverso gli occhi dell'altro.
Attenzione: i personaggi esprimono opinioni, sebbene opposte , particolarmente controverse sulla religione e ci tengo a precisare che non rispecchiano per forza le mie idee e che non intendo offendere in nessun modo la sensibilità dei lettori. Ovviamente nulla di blasfemo o, a mio avviso, poco rispettoso è contenuto nella storia e sicuramente nulla che non si potrebbe trovare tranquillamente anche nella serie originale. Ogni critica è più che ben accetta. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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 Dean Winchester non ne vuole sapere di cantare. Padre Metatron lo porta nella stanza di Castiel ogni giorno, e ogni giorno Dean lo guarda negli occhi in silenzio. Qualche volta arriva con un graffio sulla guancia o un occhio nero che mettono a disagio Castiel. Come se li procura? Che fossero causati da padre Metatron neanche a pensarci, non avrebbe ucciso una mosca, ma del resto non può esserseli fatti da solo. Decide di non farsi più domande e concentrarsi sul suo, di compito. Castiel tenta invano d’insegnargli qualche semplice canzone, di parlargli della sua missione, ma Dean rimane assente per tutto il tempo, rispondendo a monosillabi.
- Dean, tu credi? – gli chiede allora all’improvviso, nel mezzo del suo solito, solitario monologo. Le sue parole restano sospese nell’aria per un po’. Il ragazzo sconosciuto sbatte le palpebre, finalmente gli presta attenzione.
- Tu?
- Se non credessi non sarei qua. – prova a sorridergli, come ad incoraggiarlo a partecipare, ma Dean è di nuovo distante, con quel viso chiuso e quegli occhi che paiono guardare dall’altra parte del mondo.
 - No. Me la sono sempre cavata da solo, anche senza l’aiuto di Dio. – Castiel pensa che sono delle parole dure per un diciassettenne. Ma del resto si trova dov’è. E Castiel si trova dov’è. Inaspettatamente, i loro occhi si sfiorano per un attimo e come colto da un’improvvisa ispirazione, Dean ricomincia a sussurrare le sue parole sature di rabbia indecisa se prender fuoco o spegnersi.– Penso faccia bene alla gente, sai? A quelli come te. Pensare che ci sia un Dio a cui freghi qualcosa dello schifo che c’è quaggiù. Ma io e Sam…
- Chi è Sam? – lo interrompe Castiel. Il ragazzo muove le iridi ed è di nuovo accanto a lui.
- Sam è mio fratello. E io… - Dean si blocca all’improvviso e Castiel oserebbe pensare che gli si sia spezzata la voce, se solo avesse dubitato per un attimo che quel ragazzo sapesse piangere. – Io non so dov’è finito. Ci hanno separati e non vogliono farmelo vedere.
- Sembra che tu gli voglia molto bene. – commenta Castiel.
- Gliene voglio. – la voce di Dean è ferma, ma animata da qualcosa di nuovo. Il suono della sua voce sale di qualche nota.– Sam è tutto ciò che mi resta. Pensavo che lo avrei ritrovato qui nella comunità, invece sono giorni che non mi fanno sapere nulla di lui. Sai dove lo hanno portato?
Castiel scuote la testa e Dean sprofonda sulla sedia, il corpo abbandonato, le mani ammanettate davanti allo stomaco. Chiude gli occhi, stringe la bocca, e Castiel prova pietà. Del resto è tutto ciò che resta agli uomini, provare pietà l’uno per l’altro. Si schiarisce la gola, passa la mano tra i capelli corvini: conosce gli ordini. Non si deve avvicinare troppo a quel ragazzo. Deve fare attenzione a non essere trascinato giù con lui. Ma la sua missione è quella di salvare Dean Winchester.
- Posso chiedere… a padre Zachariah… dov’è tuo fratello, se vuoi. A me dovrebbero rispondere.
- Lo faresti Cas? – Dean incrocia il suo sguardo con quei magnetici occhi verdi e Castiel quasi si scorda di rispondere. Perché lo ha chiamato Cas? Non è il suo nome. Come si può abbreviare il nome di un angelo? Si abbrevia il nome di un amico, di una persona a cui si vuole bene. Un angelo ti guarda impassibile, con il volto di chi ha visto Dio negli occhi ed è consapevole della Sua potenza. Un angelo non ti respira accanto, non scende a patti, non fa favori. Ma veramente dovrebbe essere così un angelo?
– Certo, questa è una famiglia. Ci si aiuta a vicenda. - Castiel vede un briciolo di grazia riconoscente brillargli in fondo agli occhi e forse è solo una sua impressione, ma percepisce anche qualcosa nel proprio stomaco.
 
 
Dean oggi è più eccitato di incontrare Castiel. Il suo sguardo corre, i piedi battono velocemente contro il pavimento di pietra. Castiel si siede davanti a lui sull’altra sedia. L’ambiente è spartano, quasi vuoto, eccetto per il tavolino buttato in un angolo, la brandina ordinatamente rifatta e la luce che entra dalla finestra, posando una croce d’ombra per terra. A quel ragazzo evidentemente non servono molte comodità.
- Dunque, i brani di cui volevo parlarti oggi…
- Hai chiesto di Sam? – Castiel comincia a intonare il primo Hallelujah.
- Cas? – Castiel si ferma, chiude di scatto la Bibbia e gli lancia uno sguardo blu cielo: sembra furioso, con quei due occhi luccicanti. “Oh, allora sa esprimere qualche emozione umana anche lui” pensa Dean.
- Parlami di Sam.
- Cosa?
- Parlami di Sam. Convincimi che c’è ancora qualcosa da salvare in te.
Dean percepisce la rabbia salirgli dallo stomaco, insinuarsi come un serpente nel petto e bloccargli la gola. E’ una sensazione ormai familiare, una vecchia amica sempre disponibile a stargli accanto nei momenti del bisogno, pronta a proteggerlo, a fargli perdere il controllo. Balza in piedi e la fastidiosa stretta delle manette gli ricorda che tutti, in quel luogo, continuano a prenderlo in giro.
- Giuro su Dio figlio di puttana che se sai qualcosa su mio fratello e non me lo dici…
- Non l’ho mai conosciuta mia madre e non saranno certo una vile insinuazione o i tuoi insulti a farmi cambiare idea. – Castiel lo fissa, non si è mosso di un passo, neanche quando è si è alzato dalla sedia. Dean sbuffa nervosamente. Cosa cerca di ottenere quel tipo? I suoi occhi sono impenetrabili a Dean, sembrano concentrati, alla disperata ricerca di qualche cosa… il corpo proteso avanti, il viso attento… Dean studia quei due pezzi di cielo, le labbra screpolate, la mascella contratta, i capelli eccessivamente pettinati. Troppe domande gli affollano la mente. Dov’è Sammy? Sta bene? Cosa gli stanno facendo? Qual è il vero ruolo di Castiel? Lo vogliono manipolare? Cercare di conquistare la sua fiducia? Convertirlo? A cosa pensa Castiel? Sa qualcosa? Può aiutarlo? Quanto si può fidare di lui? L’angelo dal viso sempre serio non risponde e Dean decide di parlare, parlare di sé, di Sammy, di sua madre e di come era morta, di come dopo alcune “divergenze di opinioni” il padre lo avesse abbandonato e di Sam, che aveva deciso di restargli accanto comunque. Dean descrive il suo viso da bambino, i capelli nocciola, la risata cristallina e gli occhi pieni di speranza. Del resto è quello che vuole quel ragazzo, no?
- Sam non si trova qui.
- Come? – Dean impiega alcuni secondi per tornare alla realtà. Castiel parla velocemente.
- Samuel Winchester ha meno di 16 anni, è stato trasferito in un orfanotrofio. E’ una sistemazione temporanea, il tempo di trovare un tutore che può…
- Sono io il suo tutore! – sbotta Dean. Castiel abbassa lo sguardo.
- Non sei maggiorenne. E… hanno stabilito che avresti una cattiva influenza su di lui a causa delle tue… inclinazioni…
- Ti riferisci a padre Metatron o al fatto che sia bisessuale? – Dean fa un sorriso amareggiato.
- La sodomia è un peccato. – Castiel continua a non guardarlo e Dean perde un battito.
- Oh. E io che speravo che menare un sacerdote fosse un crimine più grave. – replica. – Beh, io sono orgoglioso di quello che sono. E puoi anche non fingere di non odiarmi per questo. Come ha fatto mio padre. O quel prete, per i primi cinque minuti.
- Dean… padre Metraton non è…- Ma ormai Dean ha cominciato a parlare.
- La verità è che sono arrivato a un punto dove non me ne frega davvero di essere giudicato… da voi poi… la cosa frustrante è che sia riflesso su Sammy, che non c’entra niente…
- Dean…
- Lasciami in pace Castiel. Non mi servi a nulla.
- Io non ti odio.
-  Davvero? – ribatte lui sarcastico. – Voi pensate che Dio sia dietro a parole cariche d’ira e pregiudizi, dietro sofferenze inutili… e, giuro, cerco ogni giorno di capirvi, ma non ci riesco… tutto questo disegno che voi vedete per me non ha alcun senso. – Il ragazzo socchiude le palpebre e si sporge verso Castiel.- Se li aveste gli occhi per vedere là fuori, capireste che il dio di cui tanto parlate non è nella vostra chiesa su una croce, ma è già stato sacrificato sull’altare… con il sangue di troppi innocenti. Quanto vorrei non poter sentire più le vostre stronzate. – finisce, si abbandona sulla sedia e gli pare di spirare la vita. E con il corpo lo sguardo si perde nel nulla, non c’è più niente da dire.
   
 
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