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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    22/02/2018    1 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10
Il pugnale
 

La Fata Turchina tacque, osservano in silenzio le bambine che, silenziose, continuavano a osservarla.
Fu Helena la prima a parlare, facendosi avanti: “Quindi … se noi ottenessimo questo pugnale, potremmo controllare il Signore Oscuro?”
L’altra annuì, affermativa.
Le due si guardavano mentre, improvvisamente tesa, Biancaneve sfiorava piano la manica della sorella: “Hel … non so se sia una buona idea. Controllare il Signore Oscuro … è un potere terribile, nessuno dovrebbe possederlo.”
“Non importa.”, rispose Helena, gli occhi luccicanti di determinazione, “E’ il solo modo per fermarlo … quindi, sarai con me?”
La sorella sospirò, annuendo appena.
“Lo sai che non ti abbandonerò mai, e poi sono la maggiore. Devo assicurarmi che tu non finisca in qualche guaio.”, osservò, sorridendo.
Helena l’abbracciò, affondando il volto nei capelli soffici di lei.
Per ciò che avrebbero dovuto fare, le sarebbe servito tutto l’aiuto e il supporto possibile.
 
Regina osservò, impassibile, la figlia che, le gote rosse di vergogna, osservava con interesse decisamente insolito il pavimento, quasi volesse sprofondarvi dentro, sparendo nel nulla.
Come temeva, la madre non ci aveva messo molto a scoprire della loro scappatella nel bosco sebbene, per sua fortuna, non pareva aver intuito il motivo per cui lei e la sorella si erano spinte a tanto.
La donna, sospirò, massaggiandosi le tempie, per poi avvicinarsi seria alla figlia, osservandola severamente: “Allora … vuoi dirmi cosa ci facevate tu e Biancaneve nel bosco, di notte, e soprattutto senza una scorta a proteggervi?”, chiese, osservandola seria.
La bambina arrossì nuovamente, scostando lo sguardo tesa, per poi balbettare: “N-noi … volevamo uscire per vedere le stelle.”, fece, timidamente.
Regina alzò gli occhi al cielo, per poi prendere la figlia per le spalle. Le sfiorò il mento, costringendola a incrociare il suo sguardo e, per l’ennesima volta da quando era venuta alla luce, si sorprese della straordinario somiglianza di quegli occhi con quelli del suo Daniel.
Sorrise appena, per poi proseguire: “Helena, amore … lo sai che il bosco è un posto molto pericoloso. Non voglio più che tu esca dal Castello senza qualcuno a farti da scorta, intesi?”, chiese, seria.
La piccola sospirò appena, abbassando il capo: “Va bene mamma.”
La donna sorrise, abbracciando la figlia.
Non poteva, non DOVEVA perdere anche lei.
Altrimenti, lo sentiva, nulla avrebbe potuto impedirle di perdere definitivamente il senno.
 
“Helena … Helena! Vuoi ascoltarmi? Forza, ripeti l’ultima parte del testo.”
La bambina si riscosse osservando, cupa, il piccolo Grillo Parlante che, pazientemente, le faceva cenno di leggere quell’ultima parte della loro lezione di astronomia del pomeriggio.
Si trovavano presso l’ampia Biblioteca Reale del Castello, un salone decisamente vasto fornito di ogni genere di manoscritti, da quelli dalle tematiche più semplici a dei veri e propri monumenti della cultura del posto.
La sala, dall’ampio soffitto a cupola, era circolare e costruita interamente in marmo color avorio, mentre le pareti erano decorate da innumerevoli colonne doriche, oltre che da un vasto assortimento di arazzi e piante esotiche dal dolce aroma.
Su un piano sopraelevato, si trovava la Sala di Lettura, alle cui spalle brillava, illuminato dal sole pomeridiano, una magnifica vetrata rappresentante un melo carico di succulenti frutti maturi, che si stagliava verso il cielo stellato. Il luogo era arredato da un insieme di robusti tavoli di studio in spesso legno di quercia, mentre fogli di pergamena e calamai terminavano il quadro.
Sotto il piano, accostate alle pareti, vi erano poi gli innumerevoli scomparti della biblioteca, alti metri e metri e contenenti ogni genere di libro o manoscritto mai visto a memoria d’uomo.
“Scusa, Signor Grillo … ma oggi proprio non riesco a concentrarmi. Possiamo rimandare la lezione a domani?”, fece la piccola, tetra.
Erano giorni che cercavano informazioni su dove potesse trovarsi il pugnale, e ancora non avevano ottenuto nulla.
L’altro la osservò, silenzioso, prima di annuire: “Molto bene, Vostra Altezza. Tuttavia, sento che qualcosa vi turba … se volete, sapete che con me potete parlare liberamente.”
La piccola parve dubbiosa, ed esitò non poco, prima di dire: “Io e Biancaneve vogliamo trovare il pugnale del Signore Oscuro.”
Quello parve oscurarsi, quindi, con un sospiro, le volò lieve sulla spalla: “Sai di cosa stai parlando, vero? Quell’essere è molto pericoloso, non dovresti preoccuparti di lui. È molto meglio non averci niente a che fare, credimi.”
Helena, tuttavia, scosse il capo: “No, tu non capisci. Lui è qui, al Castello.”
L’altro parve bloccarsi, mentre gli occhi scuri andavano a posarsi tesi sulla bambina: “Qui? E perché dovrebbe venire in questo posto?”
La bambina sospirò, portandosi le gambe al petto: “E’ per mia madre. Lei è la sua allieva. Le sta insegnando la magia.”
Il grillo la osservò, sorpreso e interdetto, prima di soppesare bene le sue parole: “Capisco. E tu non vuoi che lei segua la sua strada.”
La piccola annuì, triste: “Però è tutto inutile. Io e Neve abbiamo cercato in tutti i modi di scoprire dove si trovi, ma non abbiamo ottenuto nulla!”
L’altro sospirò, osservandola quindi severamente: “Sai quali rischi corri nello sfidarlo, vero?”
La bambina annuì, e, dentro di sé, il Grillo Parlante non poté non ammirare la straordinaria forza d cui era dotata la piccola, per rischiare tanto pur di salvare la propria madre.
Sorrise appena: “Capisco … immagino di non potere far nulla per farti cambiare idea. Quindi … se per te va bene, vorrei darti una mano. Sono il tuo maestro, e non potrei mai perdonarmi se ti accadesse qualcosa in mia assenza.”
Subito, la bambina si illuminò, prendendo il piccolo esserino tra le manine paffute, e scoccandogli un bacio lieve sul piccolo capo: “Grazie! Grazie, grazie, grazie … non so proprio come …”
L’altro sorrise, arrossendo appena di fronte all’entusiasmo dell’allieva, prima di dire: “Aspetta a ringraziarmi, prima, dobbiamo stabilire un piano per ottenere quel pugnale.”
 
Era da un po’, ormai, che l’insolito trio era chiuso nelle Stanze Reali, a elaborare un modo per portare a termine il proprio compito.
Non appena Biancaneva aveva scoperto che, per quell’impresa, non sarebbero state sole, era stata subito felicissima di accogliere il grillo nel loro gruppo, prodigandosi in ogni genere di ringraziamento per dimostrargli quanto gli fosse grata per l’aiuto offerto loro.
D’altro canto, il Grillo Parlante si sentiva profondamente responsabile delle vite delle due giovani principesse.
Era il solo adulto che potesse affiancarle in quell’impresa, ed era suo specifico dovere assicurarsi che non rischiassero la vita più del necessario.
Motivo per cui, aveva deciso, si sarebbe preso cura di loro fintanto che la missione non fosse giunta al termine.
Sospirò, esordendo: “Allora … per ottenere il pugnale, direi che, innanzitutto, ci servirà un diversivo.”
Le bambine annuirono, ascoltando attente il grillo.
Erano decisamente solevate all’idea di non dover affrontare quella situazione da sole, e la presenza di un adulto a supportarle era un vero toccasana. Da sole, per quanto si fossero rivelate determinate sapevano fin troppo bene di potere ben poco contro il loro nemico … ma con l’aiuto del grillo, con i suoi consigli e la sua esperienza, forse avrebbero potuto riuscire nel loro intento.
L’altro, intanto, proseguì: “Ho già avuto modo di incontrare quell’essere. È stato lui a causare quello che per me è stato uno degli eventi più traumatici della mia storia, e che ora mi ha condotto fin qui. E posso dirvi una cosa.”, le piccole si guardarono, facendogli cenno di proseguire, “Tremotino è un individuo subdolo, sfuggente, difficile da capire. Ma una cosa ama, con tutto sé stesso … gli accordi. È il tipo di persona che, al giusto prezzo, farebbe qualsiasi cosa, e quindi se gliene offrissimo uno, probabilmente, si distrarrebbe abbastanza da permetterci di cercare il pugnale che, a mio parere, si trova nella sua dimora.”
Helena sorrise: “Wow … sembra facile … allora, quando partiamo?”
L’altro sospirò appena, alzando la zampetta per smorzare l’entusiasmo della piccola: “Una cosa per volta, mia allieva. Non possiamo avere fretta, o potrebbe costarci la pelle. Tra qualche settimana, vostra madre partirà per un viaggio … finché sarà al Castello, non potrete allontanarvi dalle mura senza che se ne accorga, e solo allora potremo agire.
La dimora del Signore Oscuro si trova a pochi giorni di viaggio da qui, con il giusto supporto, potremmo andare a tornare senza che nessuno se ne accorga. Avete già conosciuto la Fata Turchina … sono sicuro che sarà felice di assicurarsi che nessuno noti la vostra assenza.”
Helena annuì, fino a quando Biancaneve non chiese, tesa: “E … che accordo gli proporremo?”, il grillo sospirò, osservando silenzioso il sole, fuori dalla finestra.
“Sarò io a proporgli un accordo. Gli chiederò di tornare come ero una volta, e voi potrete cercare il pugnale.”
Le bambine si osservarono, tese, al che la maggiore osservò, preoccupata: “Ma se ti scoprisse …”
L’altro sorrise, scuotendo il capo: “Non posso lasciare questo compito a voi, è troppo rischioso. Mi sono assunto l’incarico di accompagnarvi in questa missione perché è mio preciso dovere, come vostro mentore e amico, quello di proteggervi e assicurarmi che non vi accada nulla di male. Non potrei mai perdonarmi se vi succedesse qualcosa … è molto meglio che sia io a rischiare, piuttosto che voi.”
Le sorelle annuirono, guardando grate a quella piccola creatura che, a dispetto di tutto, pareva possedere un cuore così grande.



Note dell'Autrice:
Come promesso, d'ora in avanti aggiornerò inserendo anche due capitoli per volta (se tutto va bene).
Quindi eccomi con questo capitolo, in cui le nostre due Principessine trovano un nuovo alleato per la loro missione. Ora non resta che scoprire se riusciranno nel loro intento di sottrarre il pugnale a Tremotino o se, invece, le cose andranno diversamente.
Tanti e rinnovati ringraziamenti per i miei preziosissimi recensori e per tutti coloro che mi seguono.
Come sempre, sapete che io sono qui e qualsiasi commento, sia anche solo di due righe, è gradito e ben accetto. Spero vivamente che questa storia vi stia piacendo come la sto amando io e, detto questo, un saluto e a giovedì prossimo!
Ci si vede.

Teoth
   
 
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