Fumetti/Cartoni americani > Kim possible
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Autore: DSegno92    22/02/2018    0 recensioni
Chi è Ron? Chi meglio di lei avrebbe potuto rispondere a questa domanda? Eppure, mai nella sua vita Kim pensava di dover rispondere a questa domanda. Perché le implicazioni non le sarebbero piaciute affatto…
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Possible, Ron Stoppable
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okinawa. Era lì che Kim e Ron abitavano. Quell’isola nel mar del Giappone che la ragazza doveva ammettere fosse un piccolo angolo di paradiso. Avevano scelto il Sol Levante per vari motivi: era un eccellente connubio di tradizione ed innovazione, l’università era ottima, era vicino a Yamanouchi (fattore di grossa importanza per l'addestramento ninja) e, diceva Ron, ricca di cultura: in verità, l’unica cultura, seppur approfondita, che era stato in grado di elencare, era la saga di Jujitsu Juvenile, ma in fondo non stava mentendo, semplicemente ignorava il resto. A dire il vero, quella che frequentavano era una sede distaccata dell’università di Tokio. Era stata dura scegliere dove andare, non solo cercavano un posto dove studiare assieme, ma anche che accettasse il loro “lavoro”, per il quale avevano deciso di non stare in dormitori separati, anzi, di non alloggiare proprio in dormitori, altrimenti sarebbe stato solo difficile per loro e pure fastidioso per gli altri alunni. Invece qui avevano potuto comprare una villetta per loro due. Così sarebbe stato anche una bella casa per le vacanze. In tutta onestà, Kim sospettava che Ron avesse scelto Okinawa perché, con tutte le spiagge che c’erano, aumentavano le probabilità di vederla in bikini (cosa che alla fine aveva fatto alcune volte, un po’ per tormentarlo, un po’ per “ringraziarlo” in maniera speciale...). Ma questo era il momento di una seria discussione col proprio fidanzato: era decisa ad aprirsi il cuore per lui, soprattutto ora che ne aveva scoperto una nuova parte, ma era pure determinata a ricevere altrettanto. E con questo pensiero in mente, entrò in casa, e vide immediatamente la nuca bionda dell'amore della sua vita, seduto sul divano a guardare kamisama sa quale delle tante serie animate trasmettevano. Ok, Panther Man, questa la conosceva pure lei. “KP, luce dei miei occhi, luna del mio cielo, salsa dei miei chimurrito! Com'è andata la missione?” Nulla sembrava presagire cattive notizie, ma i fatti accaduti le avevano dato nuova consapevolezza, e sapeva che stava solo tenendo dentro tutto. Per non farla soffrire? Era l'ipotesi più probabile. Ma com'è che ogni volta che credo di non poterlo amare di più, mi fa sfondare quel limite a martellate? Come ci riesce? “Ron, lo sai bene com’è andata la missione, lo so che segui tutte le dirette da quando ti sei rotto la gamba”. Kim gli si sedette accanto, la gamba ingessata era sopra uno sgabello a cilindro, di quelli col coperchio a cuscino. “Siii, maaa, prendeva male, andava a scatti, partiva Radiomaria...alla fine ho girato sui cartoni...” “Ron, hai chiesto ai gemelli un'antenna con portata planetaria, luna compresa, per non perderti un solo programma su di me in attesa del tuo ritorno.” Non stava scherzando, Kim aveva un appuntamento per andare sull’ISS come ospite speciale e lui, se non fosse guarito per tempo, voleva almeno vedere la sua “stella tra le stelle”. Ovviamente, se la gamba fosse guarita, sarebbe venuto anche lui, non lo avrebbe mai lasciato a terra, specialmente ora. “Ok, va bene, Kimmy, ma la tv è la tv, quella che era là sei tu...tu, tv, ehi, sono tornato a rappare!” “Ron! Lo so che mi hai visto! Lo so che mi hai sentito! ...e so che hai sentito anche quello che hanno detto quei reporter!” Il sorriso di Stoppable vacillò, ma tentò di rimetterlo subito a posto. Non stavolta, basta zucchero, la pillola mi serve amara. Kim prese il telecomando e spense il televisore. “Ron, ascoltami: voglio che tu sappia alcune cose molto importanti. Primo: a me non interessa affatto quello che dice la gente, io so la verità, so che sei un eroe e che siamo una squadra, una coppia alla pari. Secondo, io ti amo. Ok? Io ti amo, punto. Non sono solo tre parole, io amo te, voglio te, scelgo te come mia metà per il resto della vita: non ti chiederei mai di cambiare, non voglio che tu cambi, voglio solo starti accanto, voglio Ron Stoppable, l’unico, l’inimitabile, nel bene...e nel male. Terzo, e questa è la cosa più importante: mi...mi...” Questa era la parte più dura, ma perché era la più importante, quindi doveva farlo! Un bel respiro e...

“...mi dispiace. Di tutto, mi dispiace. Di non esserti stata accanto, di non averti supportato come tu hai sempre supportato me, di non aver capito quanto tu potessi essere fragile, come parole, gesti, atteggiamenti potessero ferirti...” “Ooh, andiamo KP, non è vero che non mi hai dato supporto! E poi, ferito io? Pfff! Non sono così rammollito come diceva Big Mike, ti ricordi di lu...” Kim non ne poteva più, e non riuscì a non urlare la sua frustrazione: “Ron, nessuno passa tutto quello che hai passato tu senza rimanerne segnato in qualche modo!” Ron aveva bisogno di essere serio, per il suo bene! Il biondo fu sbigottito dall’atteggiamento della rossa, non riusciva a capire perché facesse così. Ooh, a chi voglio darla a bere, lo so benissimo perché e cosa vuole...ma no, non posso farlo, non a lei! “Kim, se c’è qualcuno che mi ferisce, sei tu: davvero mi credi così debole da permettere che il giudizio di qualche sconosciuto possa impressionarmi?” “Va bene, allora, dimmelo tu! Quando ti definiscono spalla, buffone, si scordano come ti chiami, persino quelli che hai preso a calci il giorno prima, che cosa pensi? Che cosa vorresti? Oggi, ieri, in tutti questi anni, che cosa hai provato?” Ron alzò gli occhi al cielo e fece un grosso respiro. Ok, ora me lo dice...”No, Kim.”...no? “Cos...cosa vuol dire, no?” “Vuol dire no, Kim. È semplice, non posso dirtelo.” Non la guardava più negli occhi...non la chiamava KP...aveva smosso qualcosa. “Non puoi...o non vuoi?” Ron le rivolse uno sguardo. Ma non era il suo sguardo dolce e comprensivo, né era impaurito...no, era decisamente irritato, come se Kim gli stesse infilando un punteruolo nel fianco e dichiarasse che era per controllare dov’erano le costole. Per la prima volta, Kim ebbe l’impressione di non aver avuto una buona idea. “...entrambe. Scegli quella che vuoi, tanto è lo stesso.” “No, Ron...” l’espressione della ragazza era decisa, ma con una punta di tenerezza. Non lo stava accusando di niente, dopotutto, voleva solo sapere come stava. Era un suo diritto, no? “...noi due stiamo assieme, dobbiamo aiutarci a vicenda, e come possiamo...” aveva alzato la mano per carezzargli il viso, ma lui si discostò e voltò lo sguardo nuovamente. Ne fu ferita, ma non insistette. Immaginava che fosse dura per lui. “...come possiamo esserci l’una per l’altro, se non ci parliamo?” “...anche i segreti fanno parte della vita di coppia.” “Perché? Di che hai paura?” Ron si piegò in avanti, mani giunte, testa bassa, sguardo triste. “Dell’unica cosa di cui ho sempre avuto veramente paura: di non poterti proteggere.” “Non ho bisogno di essere protetta, se mi dici la verità.” “Davvero?” Eccolo di nuovo, lo sguardo arrabbiato verso di lei. “E se la persona da cui dovessi proteggerti fossi io?” Ron si abbandonò sullo schienale del divano. “O peggio ancora, Kimberly, se il colpevole che cerchi fossi tu?” Quel ‘Kimberly’ la fece sussultare più dell’accusa. Sapeva che con una sola parola avrebbe potuto avere ciò che cercava da tutto il giorno. E sapeva anche che sarebbe stato come scoperchiare il vaso di Pandora. Tutte le emozioni provate, i sentimenti, le sorprese di quella giornata, si focalizzarono in un momento di lucidità: la sua vita, la loro vita, non sarebbe mai più stata la stessa. Era questo che voleva?

“Parla”.

 

E via...che...vola.

   
 
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