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Autore: DSegno92    22/02/2018    0 recensioni
Chi è Ron? Chi meglio di lei avrebbe potuto rispondere a questa domanda? Eppure, mai nella sua vita Kim pensava di dover rispondere a questa domanda. Perché le implicazioni non le sarebbero piaciute affatto…
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Possible, Ron Stoppable
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ok, Kim: tralasciamo pure come hai preferito schierarti con Bonnie, tra tutti, quando ho inventato la maschera del Cane Rabbioso, direi che ho già dimostrato come tutte voi vi sbagliaste”. Un punto, fuori. “Lasciamo perdere la storia di Halloween, ne hai già avute abbastanza dai tuoi per quella faccenda.” Grazie, Ron... “E saltiamo a piè pari quando ho scoperto che mi avevate microchippato senza permesso! Proprio, lasciamo stare, va’!” Lasciamo stare, sì: quel giorno Kim aveva scoperto cosa provano gli scagnozzi che affrontano ogni giorno. Si immaginava che quando lo avrebbe scoperto, sarebbe impazzito, si sarebbe messo ad urlare, a dare di matto, ma che alla fine avrebbe compreso le sue buone intenzioni. Comprensione? Sì. Escandescenze? Decisamente no. Ma dopo avergli tenuto nascosto un segreto del genere, cavarsela con un occhio nero era uno scambio che Kim considerava più che a buon mercato...a Wade aveva distrutto il computer che usava per tracciarlo. Quando poi si era calmato e poterono spiegargli tutto, gli avevano sostituito il chip con uno nuovo e se n’era fatto mettere uno identico anche lei, nello stesso punto. Solo sua madre sapeva quale, neanche loro, era stata lei a fare l’operazione. Ecco, proprio la signora Possible aveva perso il lume della ragione, considerando soprattutto come gli Stoppable fossero ebrei...per tutto questo, Kim fu grata di aver già affrontato l’argomento, ma ora doveva ascoltarlo per tutto il resto.

Come previsto, molte volte era stato irritato, sentitosi escluso, da come la ragazza liquidasse come piccolezze i suoi problemi quotidiani, tipici degli adolescenti e anche formativi della persona, mentre lei pretendeva che lui lo stesse sempre ad ascoltare ed aiutare. Molte erano per l’appunto piccolezze, a mente lucida, anche Ron lo ammetteva: stava solo andando a salire.

“Il ballo della scuola, quella volta che ti era venuta la cotta per Josh: ricordi quella serata? Tu, la ragazza che tutta la scuola avrebbe voluto e che avrebbe potuto avere chiunque, spaventata dalla possibilità di un rifiuto da parte di un ragazzo che alla fine doveva solo sapere se eri libera. Io? Quanti fallimenti mi hai visto collezionare quel giorno? Escluse te e Monique, tutta la popolazione femminile del liceo. Mai un accenno di simpatia per quella situazione da parte tua, quasi come se lo considerassi il normale svolgimento degli eventi, eppure ti ho comunque aiutata, ti ho dato coraggio, e alla fine hai avuto il tuo principe azzurro. La mia dama, invece? Una scopa! Sì, perché per qualche ignota, sciagurata ragione, non c'era la maniglia all’interno della porta che tu hai chiuso, così mentre tu vivevi la tua favola io mi sono ritrovato ad imparare a memoria la composizione del detersivo! Mi sono deciso a sfondare la porta solo tardi, quando credevo che la scuola fosse deserta, e indovina chi mi trovo davanti? Barkin, che fa le ore piccole. Ti lascio immaginare a cosa sono valse le mie spiegazioni: punizione, compiti aggiuntivi e rifondere la porta. Ci ho messo cento dollari in più, purché aggiungessero la maniglia!” Kim capiva quanto la cosa bruciasse: per un liceale, il ballo scolastico è un evento sociale importantissimo, anche se non lo aveva fatto apposta, lei glielo aveva negato, e anche la storia di non dargli una mano per una ragazza era giusta. Non che gli servisse incoraggiamento, ma avrebbe potuto indirizzarlo verso qualcuna che come lui cercava un cavaliere, ce n’erano di libere dopotutto...era anche vero d’altra parte che non poteva fargli da babysitter per ogni singolo problema. ”Ah, e la storia di considerarmi tuo pari: mica è sempre vera!” “Cosa?” “Eeh, sì! Pensaci bene: per te Wade cos’ha costruito? Il kimmunicator, il rossetto laser, il phon rampino, quell’anello multitasking, i pattini iperveloci, e la tuta, oooh, sì, fichissima la tuta...per me, invece, cos’ha mai costruito? Il minimo sindacale per poterti accompagnare senza che tu debba portarmi in braccio! Non ho mai neanche avuto il mio kimmunicator prima che tu ricevessi la versione nuova, sai come si chiama questo? DAR VIA GLI SCARTI! ECCO COME!” Non ho argomenti per replicare a questo. Numi, Ron, non ti ho mai visto così in collera...”Cos’è, ero così maldestro che non vi fidavate a mettermi tra le mani qualche bel giocattolo anche a me? Anche solo un coltellino svizzero sarebbe stato abbastanza, per sapere che avevo la tua fiducia, non solo per premere un bottone rosso e correre via.” È davvero per questo? Perché non ci fidavamo di lui? Onestamente, non lo so neanch’io. “Hai idea di come mi abbia fatto sentire? Costantemente in dubbio se fossi veramente abbastanza per te, se fossi sufficientemente bravo per proteggerti, o per aiutarti...” Ron si prese la testa tra le mani per qualche secondo, ma tornò subito all’attacco. “E poi ho pensato, se avevo quel senso di inadeguatezza, era anche colpa tua!” “Mia?!?” Kim si sentì punta nell’orgoglio. “Sì, tua! In tutto quel tempo non hai fatto altro che vedermi sbagliare, inciampare, combinare casini, rischiare di farmi male da solo più volte di quante possa ricordare: sapevi che facevo tutto solo per te, ma tu hai mai provato a prendermi e insegnare un giorno qualcosa anche a me? Perché la verità è che io sapevo giusto cucinare e buttarmi da un aereo senza ammazzarmi, ma affrontare orde di omoni con bastoni laser pronti a romperti tutte le ossa senza un minimo di conoscenza di autodifesa e limitarsi a correre attirandoseli dietro per non farteli venire addosso tutti non è distrazione, è ESCA VIVA!” Non oso immaginare quanto debba essere stata dura per te, affrontare le tue paure in quel modo...aspetta, questo vuol dire che...oh, bontà del cielo, lo mandavo a farsi uccidere! Che razza di mostro sono? “E ho pure un esempio specifico, su quanto tu mi consideri in missione: Josh Mankey!” A questo punto, posso aspettarmi di tutto... “Te la faccio veloce: tu hai scelto di andare con lui in un appuntamento elegante rischiando di sparire per sempre causa ennesima malefatta di Drakken mentre io rischiavo la pelle in Amazzonia per trovare una cura che rischiava di essere del tutto inutile perché te semplicemente hai deciso che uscire con lui era molto più importante della tua STESSA VITA!” Se c’è un fulmine che aspetta di colpire in pieno una persona, mi offro volontaria, ma lo deve fare adesso! “E questa storia di usare due pesi e due misure, mica si applica solo alle missioni: ricordi quando volevi quella giacca e hai trovato lavoro a Bueno Nacho e hai iscritto anche me senza il mio permesso? Occhioni da cucciolo ed eri subito ‘due settimane alla giacca, due settimane alla giacca!’ “ la canzonò. “Quando io ho fatto la stessa cosa al talent show, cosa ne ho avuto io? Minacce di ripercussioni fisiche a mezzo discipline belliche orientali!” “...lo ammetto, è stato ingiusto, ma in entrambe le occasioni abbiamo avuto dei successi tutti e due...” “Cos’è che vuoi, sapere che cosa tengo in fondo al cuore, o lavarti la coscienza?” Il tono di Ron era chiarissimo: Kim doveva tacere. E infatti abbassò la testa fulva in sottomissione. “Ora, un'ultima cosa, l'ultimissima.” Sapevo di aver preso a calci un vespaio, ma è solo ora che esce la regina. “Tu sapevi quanto cercassi una ragazza al liceo, e sapevi quante mi abbiano rifiutato.” La voce di Ron si era fatta bassa, minacciosa...”Sapevi che io voi non vi capivo proprio, e francamente la cosa non è cambiata più di tanto...” Si era chinato verso di lei più che poteva, sempre di più. “Sapevi bene quanto ti abbia aiutato su quel fronte quando ne avevi bisogno, e non puoi negare che eri ben consapevole della mia posizione nella gerarchia della scuola...” mi viene da piangere...”Perciò ora io voglio, pretendo, esigo di sapere...” Tutto tranne quello, ti prego, tutto ma non quello.. “PERCHÉ DIAVOLO NON MI HAI MAI DETTO CHE TARA AVEVA UNA COTTA PER ME?!?”

La forza e le emozioni, soprattutto rancore, contenute in quella frase la travolsero come una valanga, e i risultati non furono dissimili: Kim Possible, supereroina, salvatrice del mondo, protettrice di ciò che c’era di buono e giusto, non esisteva più; al suo posto c’era una ragazzina spaventata che piangeva rumorosamente con il volto nascosto nelle mani per la vergogna, i capelli scomposti cadenti ai lati, tremante sotto lo sguardo inquisitore di un paio di occhi marroni con lampi bluastri che sentiva imprimersi nella sua carne, ma che non riusciva ad affrontare. E una voce che aveva lei stessa provocato, e ora non poteva più né ignorare né impedire di tormentarla. “Guarda che, a meno di non aver ricevuto una visione del futuro che già ti annunciava che ci saremmo messi assieme, tu hai pilotato a tua discrezione non solo la mia vita, ma anche la sua!” È vero...è tutto vero...non merito il tuo perdono, ma ti prego, provaci...”E non azzardarti a dire che avrei dovuto capirlo, perché a parte quella volta a Campo Vogliofarsparirequelpostacciomaledettodallafacciadellaterra, l'unico segno che Tara fosse diversa era che mi salutava col mio vero nome, per il resto è un miracolo che mi rivolgesse la parola!” E la gente mi chiede come mai ti ho scelto...ma come hai fatto tu a scegliere me? “Ricordati che sei tu che hai insistito per questa conversazione, perciò abbi il coraggio di portarla avanti fino alla fine!” Basta, basta, BASTA! “Se vuoi uscire da questa stanza senza rispondere, fai pure...” La sua voce era di nuovo calma, ma fredda: questo le fece alzare la testa, guidata da una speranza che sapeva già essere la più falsa che potesse esistere. E infatti lo vide scuotere la testa irato: “...ma non ti azzardare a comparirmi di nuovo davanti.” “NO, RON, TI SUPPLICO, NON PUOI FARMI QUESTO!” “E ALLORA DIMMI TU PERCHÉ HAI FATTO QUELLO!” Kim si era avventata sulla sua maglia, ma Ron le aveva afferrato i polsi staccandola da sé e stringeva tanto che cominciava a farle male. E lei ancora non voleva rispondere. “Io...io...” singhiozzò violentemente. “Tu...?” “...” “Tu?” “...i-i-io...” “...TU?!?” “IO NON LO SOOOO!!!” ...Passò un minuto, tra pianti e singhiozzi. Ron l'aveva lasciata andare, ma era ancora scuro in volto ed era evidente che voleva che continuasse. Se lo merita, dopotutto. “Prima parlavi di parlarci per aiutarci a vicenda.” Kim accennò un sì del capo. “Quello che volevi sapere da me ora lo sai. E me l’hai forzato fuori. Adesso tocca a te.” È giusto. “Quan...quando ha confessato che tu le piacevi...tutte le cheerleader hanno cominciato immediatamente a remare contro: le dicevano che sarebbe precipitata nella scala sociale...” “Che potesse essere lei a far salire me era proprio un abominio anche solo pensarlo, eh?” Kim non rispose. “...dicevano che le cheerleader dovevano mantenersi ad un certo livello, e che abbassarsi avrebbe esposto tutte le altre ad una cattiva luce...usarono la squadra come arma per convincerla a dimenticarti...” “So già cosa hanno fatto, o almeno posso immaginarlo. La mia domanda è, che cosa hai fatto tu?” “Io...sapevo che, per quanto ingiuste, le regole sociali del liceo erano comunque importanti, così le consigliai di aspettare...di pensarci...e io avrei avuto tempo per...per capire cosa fare...” “In che senso?” “Beh...eri mio amico...non volevo che vi feriste per una cotta da studenti...e poi...” “...e poi?” “...” Kim non poteva dirlo, non così. Distolse lo sguardo, ma lui le prese delicatamente il mento tra due dita e la voltò. Lo sguardo inquisitore era di nuovo lì. “Brutale, Kimberly. Niente inutili smancerie.” Ora o mai più. “Tu...tu di cheerleader, di ragazze, di cosa vogliono e cosa si aspettano non sai proprio nulla, sono un mondo a cui non appartieni, non avresti mai potuto renderla felice!” Quasi glielo urlò in faccia. Era la verità, in fondo, ma averla detta non la faceva sentire meglio. “In altre parole...hai scelto di obbedire alla catena alimentare. Hai escluso a priori che due ceti sociali così diversi potessero stare bene assieme.” Eccole: le lacrime stavano tornando. Solo per Kim, però: Ron sembrava un volto di pietra. “C’è dell’altro...io...avevo paura che stare con Tara ti avrebbe allontanato da me. Che non saresti più venuto in missione con me, che non avremmo più passato tempo insieme...” “Insomma, che avresti perso il tuo giocattolo. Perché è così che mi hai trattato se la pensavi così.” Sembrava che Ron fosse stato appena preso a frustate in faccia. Persino sentire il suo tono di voce sarebbe stato doloroso, anche per uno sconosciuto. “E io che pensavo che non potesse andare peggio...e tu ora tiri fuori una mancanza di fiducia nei miei confronti che per quanto ci pensi non riesco proprio a capire come posso aver causato.” Perché non l’hai mai fatto...”Non solo per aver creduto che la scala gerarchica fosse più importante, ma anche e soprattutto per credere che ti avrei escluso completamente dalla mia vita! Certo, sarei stato un po’ su di giri, ma mai e poi mai mi sarei separato da te!” “Ron...n-non so che dirti, mi dispiace...” “Lo so che ti dispiace, ma dispiacerti non cambierà tutto quello che è successo.” Non c'era rabbia, o odio, nelle sue parole: solo una fredda constatazione dei fatti. Ron fissava in basso, lo sguardo vuoto. “Se potessi tornare indietro...” “Ma non puoi. Non possiamo.” Kim non sapeva più che fare, voleva solo sparire, come se non fosse mai esistita. Era nuovamente tornata con la testa fra le mani e i gomiti sulle ginocchia. “Vorrei che questa storia non fosse mai successa...vorrei solo dimenticare tutto...” “Ed è questo che non posso permetterti di fare.” Kim non capiva che volesse dire. “Perché se tutto quanto fosse cancellato con un colpo di bacchetta magica, non avremmo imparato nulla, e la storia ricomincerebbe!” “Per la prima volta in vita mia, non so proprio che fare...” “E questo è uno dei motivi per cui non volevo parlartene: perché sapevo che non sarebbe stato solo inutile, ma anche deleterio, soprattutto per te!” Kim era senza fiato, e anche se lo avesse avuto, non avrebbe saputo cosa dire...a quel punto, sarebbe potuto scoppiare il mondo intero e non se ne sarebbe accorta. E invece accadde l’unica cosa a cui avrebbe potuto prestare attenzione.

Ron la abbracciò.

   
 
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