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Autore: ManuKaikan    23/02/2018    5 recensioni
Clarke Griffin amava il Natale ma soprattutto amava passarlo in mezzo a luci, festoni e regali.
Lexa Woods odiava il Natale ma soprattutto odiava il pensiero di dover interagire con le persone per le feste, quando l'unica cosa che voleva era rintanarsi nella propria stanza e ascoltare canzoni deprimenti.
Che cosa succederebbe se entrambe si ritrovassero a passare il Natale in una sola casa, trasformata in una sorta di scatenata dozzina dove bisticci, scherzi e fiumi di zabaione fossero all'ordine del giorno?
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anya, Clarke Griffin, Lexa, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cheaper by the Dozen

Capitolo 4
Last Christmas

26 dicembre 2017

Dopo due giorni in quella casa, Clarke avrebbe dovuto essere abituata ai risvegli traumatici. Quando però Raven le saltò sulla pancia strappandole un gemito, si era ritrovata a ringraziare il cielo per non aver acconsentito all'idea dell'amica condividere una stanza al college. Nessuna protesta aveva dissuaso Raven ed infine, disperata, Clarke aveva aperto definitivamente gli occhi, senza però muoversi di un solo millimetro. Dalla sua posizione nel letto, Clarke poteva chiaramente sentire Lexa ed Anya bisticciare nel bagno e ridacchiò, almeno non era la sola ad essere tormentata.

«Andiamo Griff!» esclamò Raven. «Il centro commerciale ci aspetta e ho una voglia matta di vedere Pitch Perfect 3.»

«Raven è troppo presto.» si lamentò.

«Da quando sei diventata una dormigliona?» chiese l'amica divertita.

«Da quando non ho avuto un minuto di tempo per me stessa negli ultimi tre giorni?» domandò retorica Clarke. «Lasciami respirare!»

Prima che Raven potesse ribattere, una Lexa con in mano il proprio spazzolino e un asciugamano legato attorno al corpo, fece la sua apparizione davanti alla porta, sbraitando e inseguendo una Anya piuttosto divertita.

«Avanti Clarke, viene anche Lexa!» esclamò infine Raven saltando giù dal letto e strappandole le coperte di dosso. «Muoviti!» le comandò.

Clarke riuscì solo ad infilare la testa sotto il cuscino e grugnire.

//

Lexa si sedette comodamente su una delle panchine del centro commerciale, roteando gli occhi quando Anya, Raven e Echo entrarono nell'ennesimo negozio. Dopo essere stata minacciata da sua sorella quella mattina, aveva sperato che la giornata si sarebbe evoluta in maniera diversa. Invece era stata trascinata in macchina per accompagnare Ontari e Roan all'aeroporto, poi si era ritrovata a pranzare nel ristorante preferito di Anya, infine, si era stata trascinata in giro per negozi. Se avesse saputo che sarebbe andata a finire in quella maniera, avrebbe probabilmente combattuto di più per rimanere a casa – come avevano fatto Octavia e Lincoln – raggiungendo il gruppo giusto in tempo per andare a vedere il film.

Con lo sguardo un po' perso, si sfilò il telefono dalla tasca dei jeans e cominciò a srotolare le cuffie, prima di accendere la musica pronta ad isolarsi. Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dalla melodia, cercando di isolarsi per un po', provando a ritagliarsi quella pace che sua sorella le aveva portato via. I suoi pensieri cominciarono a vagare velocemente e proprio quando la quarta canzone stava per iniziare, sobbalzò di spavento nel sentire qualcuno che le sfilava la cuffia dall'orecchio.

Aprì gli occhi e fu inghiottita dalle iridi blu di Clarke e istintivamente sollevò un sopracciglio in cerca di spiegazioni. La ragazza scrollò le spalle infilandosi la cuffietta e puntando lo sguardo verso il negozio dove Anya e Raven si stavano – poteva benissimo intuire che era quello che stavano facendo anche da quella distanza – stuzzicando. Lexa non disse nulla, sorrise leggermente e tornò a concentrarsi sui suoi pensieri, senza però smettere di lanciare delle occhiate alla ragazza al suo fianco, domandandosi che potere avesse su di lei per poter fare tutte quelle cose senza scatenare una brutta reazione.

Dopo quella che parve un'eternità le tre fecero il loro ritorno e Lexa non fu sorpresa di vedere Raven con una busta fra le dita. Troppo immersa nel suo mondo, si perse metà del dibattito che Clarke aveva innescato, al quale si aggiunse anche Anya e Lexa riuscì a captare solo le ultime parole.

«Vorrai dire che cosa le ho comprato.» disse sua sorella ridacchiando. «Ho pensato che Raven avesse bisogno di qualcosa di rosso per capodanno.»

«Qualcosa che potrà sfilarmi allo scoccare della mezzanotte.» disse Raven con fare malizioso. «Anche se le ho fatto giustamente notare che ha già scartato il suo regalo di Natale.»

«Oh per favore.» bofonchiò Lexa roteando gli occhi, anche se si poteva chiaramente vedere il sorriso sulle sue labbra.

Era felice che Anya avesse trovato finalmente una ragazza che le tenesse testa, ma soprattutto che la rendesse felice. Non poteva negare però di essere un po' invidiosa, mai nella sua lunga storia con Costia aveva provato quel tipo di connessione e aveva paura che non l'avrebbe mai trovata.

«Puoi sempre farlo a me il regalo.» suggerì Echo con un sopracciglio alzato in direzione di Raven.

«L'unica cosa che ti darò sarà un pugno sui denti.» le rispose a tono Anya.

«Mi sembra di uscire con dei bambini dell'asilo.» bofonchiò Lexa.

«Dio mio, è sempre così allegra?» chiese divertita Raven.

«Non volevo venire.» tagliò corto Lexa. «Perché mai dovrei fingere di divertirmi?»

La risata di Clarke al suo fianco attirò la sua attenzione e Lexa non seppe spiegarsi il perché, ma si trovò a sorridere leggermente quando vide i suoi occhi blu così scintillanti.

«Dai alza le chiappe, brontolona.» disse Anya scocciata. «Il film inizia fra quindici minuti e ho voglia di popcorn.»

Lexa sospirò profondamente e aspettò che Clarke si alzasse prima di fare la stessa cosa. Ripose il telefono e le cuffie nella tasca dei jeans e seguì le quattro ragazze che si facevano strada nella folla. La fila per comprare i biglietti non fu lunga e Lexa si ritrovò ad aspettare, con la spalla appoggiata ad uno dei pilastri, che le quattro si rifornissero di tutto quello che volevano mangiare durante il film.

«Tu non vuoi nulla?» chiese Clarke mentre infilava delle caramelle a forma di banana nel proprio sacchetto.

«No, sto bene così, grazie.» rispose Lexa. «Ho mangiato molto in questi giorni e non sono potuta andare a correre come faccio di solito.» le spiegò. «Ci vuole un po' di sacrificio per tenersi un corpo come questo.» disse divertita.

Clarke ridacchiò chiudendo il sacchetto che aveva fra le mani e facendo un passo verso di lei. «Beh, lasciatelo dire, è proprio un bel corpo.» mormorò con un sorriso malizioso prima di allontanarsi.

Lexa la fissò andare via con la testa completamente in subbuglio e si ritrovò a mordersi il labbro inferiore mentre osservava le anche di Clarke muoversi con sensualità. Non riusciva a dare un nome alla sensazione alla bocca dello stomaco che sentiva ogni volta che lei e Clarke facevano conversazione o forse preferiva rimanerne all'oscuro.

Quando tutte furono soddisfatte dei loro acquisti, cominciarono a prendere posto nella sala e Lexa fece ben attenzione a sedersi per ultima, finendo, però, al fianco di Clarke. Quando incrociò gli occhi di Raven, il suo sopracciglio alzato e il sorriso giocoso che le increspava le labbra, le fecero capire perfettamente il perché fossero finite lì. Lexa si ritrovò a commentare le pubblicità con il resto delle ragazze, ridendo e appuntandosi quali film avrebbe voluto vedere una volta tornata a Yale. Quando lo schermo divenne nero e la musica che caratterizzava Pitch Perfect iniziò a risuonare nella sala, Lexa si sistemò più comodamente sulla poltroncina.

A metà del film, il suo sguardo si spostò su Clarke che, divertita, stava commentando una scena fra Beca e Chloe. Il suo sguardo venne attratto dal sacchetto di caramelle e, mordendosi il labbro inferiore per trattenere un sorriso, infilò la mano e ne afferrò una manciata. Clarke si voltò a fissarla con un sopracciglio alzato e proprio come aveva fatto lei mezz'ora prima, Lexa scrollò le spalle e alzò un sopracciglio.

Doveva ammettere però che quelle caramelle erano dannatamente buone.

//

Il rientro a casa fu tranquillo e Lexa si era offerta di guidare così che Raven e Anya potessero sedersi sui sedili dietro e chiacchierare, mentre Echo come al suo solito non mancava di deliziarle tutte con le sue frecciatine. Una volta entrate in casa, avevano trovato gli adulti svegli e dopo alcuni convenevoli sulla serata, Indra si era sentita in dovere di informarle del cambio che aveva effettuato alle stanze.

Vista la dipartita di Ontari e Roan, Lincoln e Octavia non avevano più bisogno di dormire in garage e data la delicata condizione della ragazza, era stata assegnata loro la stanza di Anya. Murphy e Bellamy erano rimasti nella stessa stanza con due letti singoli, anche se tutti sospettavano che ci fosse qualcosa di molto di più fra di loro. Anya e Raven, che invece non erano state per niente discrete, si erano guadagnate un letto matrimoniale nella stanza degli ospiti. Anche Lexa e Clarke erano finite per dividere la stanza poiché, a detta di Indra, non era il caso di far dormire la bionda su una brandina quando sua figlia era dotata di un letto sufficientemente grande per entrambe.

Lexa non voleva ammetterlo, ma dopo tutte le piccole provocazioni che si erano rivolte nel corso degli ultimi giorni, si sentiva un po' ansiosa a dividere il letto con Clarke. Questo era forse il motivo per il quale spese altri dieci minuti in bagno prima di entrare in camera, trovando la ragazza già stesa a letto, la luce sul comodino accesa e il telefono stretto fra le dita. Lexa si ritrovò a prendere un profondo respiro prima di percorrere la distanza che le separava, appoggiò il contenitore delle lenti a contatto sul comodino e dopo aver sollevato le coperte vi ci si infilò sotto.

Il silenzio le avvolse e Lexa si ritrovò a sobbalzare quando qualcosa le toccò l'orecchio. Si voltò immediatamente e vide Clarke sorriderle dolcemente mentre le infilava la cuffietta. Lexa si voltò su un fianco per evitare che il filo la strangolasse e, dopo aver sistemato gli occhiali sul volto, si lasciò andare comodamente sul cuscino, mentre la musica cominciava ad avvolgerla. Sorrise nel notare che i loro gusti erano tremendamente simili, anche al centro commerciale ogni volta che era partita una nuova canzone, aveva visto Clarke muoversi a tempo della melodia.

We'll have driven through the state, we'll have driven through the night, baby come on.

Era la canzone perfetta prima di andare a letto, pensò Lexa e nonostante fosse stanca, non riusciva a staccare lo sguardo da quello della ragazza di fronte a lei.

«Non sapevo portassi gli occhiali.» sussurrò Clarke.

«Ci sono un sacco di cose che non sai di me.» rispose Lexa con un sorriso.

«Mi piace come ti stanno.» mormorò. «I tuoi occhi sembrano ancora più grandi e così verdi.»

Lexa sentì il proprio cuore battere all'impazzata a quel complimento e quando fece per rispondere, notò che Clarke si era quasi del tutto addormentata e sorrise. Lasciò che la voce di Wesley Schultz dei The Lumineers l'avvolgesse e chiuse gli occhi a sua volta, permettendo al sonno di avvolgerla come una coperta.

Quella si era rivelata una giornata del tutto inaspettata.


27 dicembre 2017


Viste tutte le emozioni dei giorni precedenti, gli occupanti della casa avevano deciso di prendersi la giornata libera. Octavia e Lincoln erano usciti per stare un po' da soli, gli adulti avevano deciso di passare un paio di giorni al lago consapevoli che i ragazzi avrebbero voluto passare il capodanno a qualche festa piuttosto che rinchiusi in casa con loro. Murphy e Bellamy erano spariti prima che tutti si fossero anche solo alzarti e Echo aveva deciso di passare la giornata con una vecchia amica. Morale della favola, Clarke si era ritrovata completamente da sola a giocare alla play station visto che Raven e Anya avevano deciso di passare la giornata chiuse in camera a divertirsi.

Con un sospiro, Clarke finì di lavare le cose con le quali si era preparata il pranzo, valutando che cosa fare dopo. Forse poteva guardare qualcosa, aveva un sacco di show da guardare ed era troppo pigra per farlo, quella sarebbe potuta essere la giusta occasione per recuperare. Dopo aver riposto le cose, afferrò una scatola di biscotti al cioccolato e si diresse al piano superiore. Quando aprì la porta non si sorprese di vedere Lexa seduta sul letto, gli occhiali sul naso, il computer sulle gambe e le cuffie nelle orecchie.

Clarke si sedette al suo fianco osservando e sorrise nel vedere Lexa fissarla con un sopracciglio alzato, senza dire nient'altro, le sfilò la cuffia per potere attirare la sua attenzione. «Che cosa stai guardando?» le domandò.

«Un documentario per l'università.» le rispose. «Non ho avuto tempo di farlo prima della fine delle lezioni.»

«Interessante?» chiese, infilandosi la cuffia nell'orecchio.

«Non saprei, è iniziato da cinque minuti.» rispose.

«Beh, allora sarà il caso di rimetterlo da capo.» commentò sistemandosi comodamente contro i cuscini.

Lexa la fissò per un lungo momento, prima di scuotere la testa e schiacciare il tasto per rimandare il documentario dall'inizio. Quando il titolo apparve sullo schermo, Clarke si ritrovò a ridacchiare nel vedere di cosa si trattasse.

«Un documentario sullo spazio?» domandò divertita. «Non so nemmeno perché ne sono meravigliata.»

«Ingegneria aerospaziale, ricordi?» commentò. «E nessuno ti sta costringendo a guardarlo.»

«Oh chiudi la bocca e guarda il tuo documentario, Woods.» sbuffò Clarke dandole una spallata.

Sorrise quando vide Lexa roteare gli occhi, prima di alzarsi per sistemare il comodino davanti al letto e piazzarci il computer sopra, in modo che entrambe potessero vederlo. La guardò tornare sul letto e mettere play con il mouse wireless che era stato abbandonato sulle lenzuola, sistemandosi comodamente sui cuscini e ponendo fine al dibattito.

Verso la fine del documentario la testa di Clarke era finita sulla sua spalla e Lexa si era trovata a deglutire quando il corpo della ragazza si era avvicinato così tanto al suo. Una cascata di capelli biondi le ricoprì il collo e il respiro caldo di Clarke cominciò a infrangersi, lento e regolare, contro il suo mento. Senza potersi fermare, le scostò un paio di ciocche dal volto per poterla guardare meglio, sorridendo nel vedere il piccolo broncio sulle sue labbra e non riuscendo a non trovarla tremendamente adorabile.

«Clarke.» mormorò piano, ma la ragazza non emise un solo suono.

Arrendendosi all'evidenza di non volerla svegliare, Lexa scosse la testa e si lasciò andare all'indietro, permettendo alla testa di Clarke di finire sul suo petto. Mosse piano le gambe e afferrò il mouse per mettere su qualcos’altro da guardare, sollevando un sopracciglio quando Clarke si mosse nel sonno, afferrandole la maglietta e stringendosi di più al suo fianco. La sentì mormorare qualcosa e istintivamente cominciò ad accarezzarle i capelli come a volerla rassicurare e si lasciò andare alla piacevolezza di quel momento, mentre il film cominciava.


«Mi viene quasi da vomitare.» commentò qualche ora dopo Anya, ferma sulla soglia.

Raven le diede una spallata giocosa osservando la sua migliore amica dormire e Lexa dormire l'una fra le braccia dell'altra, come se non esistesse nient'altro al mondo se non loro due ed era la cosa più bella che avesse mai visto. Clarke ne aveva passate tante in fatto di relazioni e dopo la sua ultima rottura, non aveva più permesso a nessuno di avvicinarsi a lei in quella maniera. Se se Lexa era riuscita a farsi strada in lei, doveva sicuramente esserci qualcosa di speciale.

«Sono carine.» commentò infine Raven.

«Sono sorpresa nel vedere Lexa in una situazione del genere.» commentò Anya con le sopracciglia aggrottate. «Anche se sono felice di costatare che sia passata dall'ascoltare musica malinconica, ad abbracciare sexy biondine mentre dormono.» quando vide Raven incrociare la braccia al petto, ridacchiò. «Cosa? Devi ammettere che Clarke è molto sexy.»

Raven le afferrò i lembi della maglietta attirandola verso di sé e fissandola dritta negli occhi, prima di schiacciarle la bocca contro la sua togliendole il respiro. «Clarke è molto sexy, ma tu lo sei di più.» le sussurrò sulle labbra prima di lasciarla andare. «Ordiamo cinese per cena?» domandò dirigendosi verso le scale.

L'unica cosa che Anya riuscì a fare fu annuire, domandandosi che cosa l'avesse investita.


28 dicembre 2017


Una delle cose che a Lexa mancava di più di casa sua, era il meraviglioso impianto stereo che suo padre aveva piazzato nel salotto. Quando si era svegliata, aveva trovato la casa avvolta nel silenzio ed era stata accolta con un post-it appiccicato sul frigorifero che le diceva che Anya, Raven e Clarke sarebbero rimaste fuori sino al pomeriggio, di ordinare qualcosa da mangiare per pranzo e che lei avrebbe pensato alla cena.


Lexa aveva deciso di approfittare di quella pace per passare finalmente un po' di tempo con se stessa. Dopo aver fatto colazione, era uscita per una corsa, aveva pranzato con una macedonia – era riuscita a riesumare della frutta in buono stato dal fondo di uno dei cassetti del frigorifero – e poi si era dedicata alla lettura per qualche ora. Quando il libro che aveva scelto l'aveva stancata, si era decisa a fare una doccia optando per di andare a fare un giro nel quartiere e magari comprare una cioccolata calda, tutto questo accompagnata da uno dei vecchi giradischi della collezione di suo padre.

Aveva lasciato la porta del bagno aperta in modo da poter sentire la musica e si era presa il suo tempo, felice di poter muoversi liberamente per casa senza incappare in litigi. Con i capelli umidi avvolti in un asciugamano, si infilò i calzini, le mutandine e il reggiseno, prima di afferrare una camicia dall'armadio, indossandola a tempo di musica, abbottonano solo un paio di bottini e lasciando la scollatura quasi del tutto scoperta.

Una melodia piuttosto familiare si fece strada nella stanza e Lexa si ritrovò a sorridere mentre i ricordi della sua infanzia riaffioravano. Chiuse gli occhi per un secondo e nella sua mente apparve l'immagine di lei, Anya e Lincoln che ballavano in salotto, cercando di imitare la scivolata con le calze alla Tom Cruise, finendo per rompere il preziosismo vaso che Indra aveva piazzato sul tavolo del salotto.

Proprio come allora, Lexa si tolse di scatto l'asciugamano gettandolo sul pavimento, prima di scivolare lungo il pavimento con estrema maestria – dovuta a mesi e mesi di pratica durante la sua adolescenza – portandosi il tubetto della crema alla bocca come se fosse un microfono pronta a mettere su uno show.

«Just take those old records off the shelf, I'll sit and listen to 'em by myself.» cominciò a cantare muovendo i fianchi. «Today's music ain't got the same soul, I like that old time rock 'n' roll!»

Si diresse verso il centro della stanza muovendo i piedi con padronanza e agitando la testa, permettendo ai capelli di oscurarle la vista per un momento.

«Don't try to take me to a disco.» gettò il tubetto sul letto e con una giravolta afferrò la spazzola, portandosela alla pancia e impugnandola come una chitarra, facendo finta di suonarla. «You'll never even get me out on the floor.» saltò sul letto continuando a fingere di suonare, prima di buttare di sotto e atterrare sulle ginocchia. «In ten minutes I'll be late for the door! I like that old time rock 'n' roll!»

Chiuse gli occhi muovendosi avanti e indietro, permettendo alla schiena di toccare quasi il pavimento, prima portarsi la spazzola alla bocca, completamente persa nel suo mondo.

«Still like that old time rock 'n' roll, that kind of music just soothes the soul ooh.»

Quando aprì gli occhi di nuovo, quasi finì per terra nel notare la persona che era ferma sulla soglia della sua stanza con uno sguardo completamente scioccato.

«Clarke!» esclamò alzandosi in piedi e gettando via la spazzola come se fosse infuocata. «Ch-che ci fai qui, non dovevate tornare nel pomeriggio?»

Vide Clarke mordersi il labbro inferiore, mentre puntava lo sguardo sulla camicia che si era aperta durante la danza, mettendo in mostra il suo reggiseno di pizzo blu. Lexa si apprestò a chiuderla con un gesto secco, con le guance che si colorarono di rosso per l'imbarazzo, ma non era sicura che fosse perché Clarke aveva appena dato uno sguardo al suo seno o per il balletto a cui aveva appena assistito.

«Se non dirai niente ad Anya, io non le dirò che sbavi mentre dormi.» le disse infine.

La bocca di Clarke si aprì in un'espressione scioccata a quelle parole e Lexa si aspettò quasi che la contraddicesse, asserendo che lei non sbavava, ma infine la ragazza abbassò le spalle sconfitta.

«Abbiamo un accordo, Woods.» disse infine Clarke, mentre un sorriso le dipingeva sulle labbra. «Devo ammettere che hai un bel po' di talento, Tom Cruise ne rimarrebbe impressionato.» continuò divertita.

«Clarke

Quella fu l'unica cosa che Lexa riuscì a pronunciare mentre le sue guance prendevano di nuovo fuoco.


29 dicembre 2017


Un ronzio insistente disturbò il suo sonno e quando Lexa sbatte gli occhi, faticò a ricordarsi dove si trovasse, ma poté sentire chiaramente delle voci provenire fuori dalla stanza e sospirò forte. Chiuse di nuovo gli occhi, per niente pronta a uscire e affrontare un altro match fra Echo e Anya, soprattutto mentre sentiva così caldo e qualcosa e a quel pensiero le fece aggrottare le sopracciglia.

Poteva sentire qualcosa di caldo e morbido schiacciato contro il proprio stomaco, mentre qualcos’altro le solleticava il naso. Sbatté di nuovo gli occhi e venne investita da una pioggia dorata, rendendosi finalmente conto in che posizione si trovava. Anche se lei e Clarke si erano addormentate ai lati opposti del letto, in qualche modo erano riuscite ad avvicinarsi e una delle sue mani stava stringendo uno dei seni della ragazza, mentre il sedere della bionda era schiacciato contro le sue pelvi.

La faccia di Lexa prese fuoco immediatamente, e il cuore cominciò a batterle furiosamente nel petto, ma rimase immobile. Se si fosse mossa avrebbe rischiato di svegliare Clarke e questo avrebbe comportato ancora più imbarazzo, ma si tese quando la ragazza mormorò qualcosa nel sonno e si spinse ancora più indietro, strappandole un piccolo gemito.

«Lexa, Griffin, la colazione è pronta!» la voce di Raven la fece sobbalzare.

Prima che potesse sfilare la mano dal seno che ancora stringeva saldamente, Clarke si tese leggermente, stiracchiandosi e Lexa sperò che si aprisse una voragine e la inghiottisse all'istante.

«Se volevi dare una sbirciata, avresti potuto chiedere.» disse Clarke divertita.

Lexa si morse il labbro inferiore non riuscendo a fermare quella piccola voce nella sua testa che le rammentava che sì, più di una volta aveva pensato di dare una sbirciata approfondita. Non era di certo colpa sua se Clarke non faceva altro che indossare sempre quel genere di magliette che inducevano tali pensieri.

«Forse sei tu che non aspettavi altro che io dessi una sbirciata.» rispose a tono.

Clarke ridacchiò scuotendo la testa. «Non ho mai sostenuto il contrario.»

Stranamente, quella risposta fece cadere l'imbarazzo e Lexa le lasciò andare il seno, poco prima che Raven entrasse non annunciata nella stanza.

«Andiamo, alzate le chiappe!» esclamò la ragazza. «Anya ha fatto i pancake!»

Lexa si voltò di scatto verso di lei. «Quelli con le banane?» quando vide la ragazza annuire, saltò fuori dal letto. «Alzati Clarke! Anya ha fatto i pancake.» esclamò

«Ho già mangiato dei pancake, Lexa.» rise divertita Clarke.

«Non hai mai assaggiato i suoi.» le disse sporgendo in fuori il petto, osservando la ragazza chiudersi in bagno.

Raven rise a quel teatrino prima di lasciare la stanza e Lexa ne approfittò per afferrare il proprio telefono dal comodino, aggrottando le sopracciglia quando vide un messaggio e soprattutto chi l'aveva inviato: Costia.

Erano giorni che il pensiero della sua ex ragazza non la sfiorava minimamente, era quasi come se non fosse mai esistita. Strinse forte la mascella e contrariamente a quello che le stava dicendo il cervello, aprì il messaggio.

Ehy, Lexie, anche se in ritardo volevo augurarti un Buon Natale a te e alla tua famiglia. Ti andrebbe di prendere un caffè al ritorno dalle vacanze? Credo proprio che dovremmo parlare... mi manchi.

La presa sul proprio telefono si fece così ferrea che le nocche le divennero bianche. Prima di riuscire a fermarsi, afferrò velocemente i vestiti che aveva lasciato sulla sedia la sera prima e li indossò con movimenti meccanici, proprio mentre Clarke usciva dal bagno.

«Niente pancake?» chiese confusa Clarke quando la vide pronta per uscire.

Lexa scosse la testa e si chiuse in bagno, lasciandola immobile e senza parole a pochi passi dal letto. Clarke aggrottò le sopracciglia, mentre il suo sguardo veniva attratto dal telefono che Lexa aveva lasciato sul materasso e mordendosi il labbro inferiore, si sporse per sbirciare il messaggio che era rimasto aperto.

Sobbalzò quando la porta si aprì di nuovo e Lexa la raggiunse per infilarsi il telefono nella tasca, afferrando le chiavi dell'auto e i propri occhiali.

«Va tutto bene?» domandò Clarke con preoccupazione.

Lexa annuì piano cercando di calmare il battito frenetico del proprio cuore, prima di sorriderle. «Ho dimenticato di aver qualcosa di molto urgente da fare e-»

«E vuoi che dica ad Anya che la ringrazi per i pancake?» terminò Clarke con un piccolo sorriso.

«Sì, sarebbe davvero fantastico se potessi.» le rispose Lexa facendo qualche passo verso di lei. «Grazie tante, Clarke.» sussurrò baciandole una guancia.

Non aggiunse nessun'altra parola, uscì velocemente dalla stanza e Clarke la seguì subito dopo, riuscendo semplicemente a vedere la porta dell’entrata che si chiudeva con un tonfo. Con un sospiro, Clarke si diresse in cucina ricambiando il sorriso che Anya le rivolse, sedendosi su uno degli sgabelli.

«Dov'è Lexa?» chiese Anya.

«Ha detto di essersi dimenticata di fare una cosa molto importante.» rispose Clarke rimanendo sul vago e scrollando le spalle.

«Più importante dei suoi pancake preferiti?» chiese con un sorriso.

Clarke non le rispose, aspettò pazientemente che Anya le passasse il suo piatto, pronta a godersi la sua colazione. Anche fra un boccone e l'altro, la sua mente non riusciva a smettere di pensare a Lexa e a come un solo messaggio avesse avuto il potere di sconvolgerla in quella maniera.

«Chi è Costia?» chiese tutt’a un tratto.

Anya alzò di scatto lo sguardo. «Come fai a sapere questo nome?» domandò e quando Clarke non rispose, lasciò cadere le posate nel piatto. «Ha forse chiamato? Clarke?»

«Le ha mandato un messaggio.» rispose bevendo un sorso di succo d'arancia.

Quando Anya strinse forte la mascella, Clarke capì che quel nome comportava qualcosa di molto profondo.

//

Lexa rientrò solo a notte inoltrata e quando si diresse in camera, Clarke era già a letto profondamente addormentata. Cercò di essere la più silenziosa possibile nel cambiarsi, lavarsi e infilarsi fra le coperte al fianco della ragazza. Sospirò pensando a quanto fosse psicologicamente stanca per aver guidato tutto il giorno senza una metà, sino a finire in un bar, dove aveva passato il resto della serata.

La sua testa era piena di confusione e non aveva la più pallida idea di che cosa pensare o, tanto meno, come agire. Non aveva risposto a Costia, ma non aveva fatto altro che scrivere e cancellare un'infinità di messaggi, indecisa se schiacciare il tasto di risposta o meno, alla fine non l'aveva fatto. Nemmeno passare del tempo da sola l'aveva aiutata a capire.

Sopirò di nuovo e chiuse gli occhi imponendosi di dormire, ma soprattutto cercando di spegnere il cervello. Fu solo quando la mano di Clarke, calda e rassicurante, trovò la sua sotto le coperte, che si lasciò andare a sufficienza per permettere al sonno di coglierla.

Quel tocco era tutto quello di cui aveva bisogno.


30 dicembre 2017


Clarke la conosceva da poco, ma aveva capito che Lexa era una persona a cui piaceva il suo spazio. Quando quella mattina – poco prima dell'alba - si era svegliata per andare al bagno e aveva notato l'assenza della ragazza al suo fianco, si era resa conto che probabilmente Lexa non aveva chiuso occhio tutta la notte. Dopo aver fatto il nome di Costia ad Anya, il resto della giornata era stato abbastanza strano per tutti, soprattutto quando Lexa non era tornata nemmeno per cena.

Anya non le aveva dato nessuna informazione riguardo quella ragazza, le aveva semplicemente accennato che era una persona appartenente al passato di Lexa e che le cose fra loro non erano finite nel migliore dei modi. Clarke aveva subito unito i puntini arrivando alla conclusione che avevano avuto una storia e si erano lasciate, e che probabilmente il comportamento scontroso di Lexa quando si erano conosciute era stato probabilmente dovuto a quello.

In ogni caso, dopo essersi girata e rigirata nel letto per un tempo interminabile, Clarke si era arresa all'idea di non riuscire a riaddormentarsi, non con la preoccupazione che aveva per Lexa. Era scesa di sotto e si era preparata una tazza di the, sedendosi comodamente sul divano e guardando qualche puntata di The Good Place a voce molto bassa.

Proprio quando stava per cominciare il quarto episodio, la porta d'entrata si aprì e una Lexa con il fiatone, le guance rosse e un cappello di lana sulla testa fece il suo ingresso. Clarke si alzò a sedere compostamente, non riuscendo a trattenere un piccolo sorriso quando i loro occhi si incontrarono, ma trattenne il respiro quando il suo sguardo si puntò sulla mano di Lexa.

«Lexa!» esclamò alzandosi in piedi di scatto, osservando il sangue gocciolare sul pavimento. «Che cosa hai fatto?» chiese prendendole la mano nella sua e osservando il taglio.

«Ho avuto un piccolo incidente mentre tagliavo la legna.» rispose la ragazza. «Stavo per-»

«Siediti.» le ordinò Clarke trascinandola verso il divano. «Non ti muovere.»

Corse al piano di sopra e verso la stanza che sua madre e Kane avevano occupato durante quelle feste, dirigendosi verso l'armadio e aprendo l'anta di scatto. Da bravo medico quale era, Abby Griffin non viaggiava mai senza il suo kit del pronto soccorso e Clarke non ci mise molto a trovarlo, afferrandolo e tornando immediatamente al piano di sotto. Proprio come le aveva ordinato, Lexa era rimasta seduta sul divano, si era semplicemente tolta la giacca e il cappello, lo sguardo perso nel vuoto.

Clarke si sedette sul tavolino da caffè in modo da essere di fronte a lei, prima di scavare nel kit in cerca del disinfettante e di alcune bende. Facendo attenzione a non farle male, le pulì il sangue e spinse la garza contro il taglio, prima di pulirlo con il disinfettante senza mai alzare gli occhi ad incontrare quelli di Lexa.

«Sei fortunata, non è molto profonda.» disse, senza riuscire a trattenere un piccolo sospiro di sollievo.

«Ringraziamo il cielo.» mormorò Lexa. «Altrimenti la Nasa non mi prenderebbe mai come stagista.» ironizzò.

«Non è divertente!» esclamò Clarke con sguardo carico di preoccupazione.

«Clarke-»

«Avresti potuto farti seriamente male, Lexa!» disse fasciandole con attenzione la mano e facendo del suo meglio per non farle male.

Lexa abbassò lo sguardo colpevole, mordendosi il labbro inferiore. «Mi dispiace.» replicò con sincerità. «Ho tanti pensieri per la testa e non so cosa fare, mi sento così inutile.» le confessò dopo un lungo momento di silenzio.

La mano di Clarke trovò immediatamente la sua guancia, forzandola a guardarla dritta negli occhi, mentre il pollice le accarezzava teneramente la pelle. «Da quel poco che ti conosco, mi sembri una persona piuttosto forte e che sa molto bene quello che vuole dalla vita, Lexa.» le sussurrò. «E troverai strano sapere che mi infastidisce molto il saperti convinta di essere inutile.»

«Allora perché non riesco a fare chiarezza nei miei pensieri?» le domandò con un filo di voce. «Perché non riesco a capire cosa voglio o cosa è giusto per me?»

«Siamo tutti confusi e ognuno di noi non sa cosa vuole, ma non per questo siamo inutili.» le rispose con dolcezza. «Sei una delle ragazze più forti che ho avuto il piacere di incontrare, Lexa.»

Fu in quel preciso momento, quando i suoi occhi si posarono involontariamente sulle labbra di Clarke, atteggiate in un dolce sorriso che Lexa capì perfettamente quale fosse il problema. In solo otto giorni, Clarke si era fatta strada nella sua corazza, ascoltandola, facendola ridere e accudendola. Nessuno al mondo oltre la sua famiglia, l'aveva accudita in quella maniera, facendola sentire al sicuro.

Subito tutti i pezzi del puzzle tornarono al loro posto e per un momento si ritrovò spiazzata alla consapevolezza che quella che avvertiva nella mente e nel cuore non era confusione, ma frustrazione. Il messaggio di Costia l'aveva aiutata a capire, come una sorta di terremoto che le aveva scosso la terra sotto i piedi e aperto gli occhi: le piaceva Clarke.

Clarke, con i suoi occhi blu e le fossette. Clarke, con i suoi bellissimi capelli biondi e la risata cristallina. Clarke, con la sua dolcezza e il suo prendersi cura di lei.

Mai nella sua vita qualcuno era diventato tanto importante così rapidamente, abbattendo tutte le sue barriere e facendosi strada nel suo cuore senza preavviso, ma Clarke era diversa.

Clarke era speciale e in quel momento si rese conto di esserne terrorizzata.


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NoteAutrice:

Chiedo perdono per l'immenso ritardo, ma fra i miei impegni e quelli della beta, abbiamo fatto del nostro meglio. Non c'è molto da dire in realtà, il nuovo capitolo verrà messo online il prima possibile o almeno così spero XD

Grazie della pazienza, see you soon!




  
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