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Autore: LoliRoxDanceMoon    23/02/2018    1 recensioni
Tutti lo credevano morto. Sepolto nel bel mezzo del Tartaro.
Ma è tornato, insieme a Queen Chrysalis, che in contempo credevano non sarebbe più tornata, dopo la sua sconfitta da parte dell'allieva di Princess Twilight Sparkle: Starlight Glimmer.
Ma si sono alleati, Sombra è adagiato dal nuovo Alveare della Mutante e la Mutante si sente indistruttibile con i schiavi ipnotizzati dal Tiranno.
Quest'ultimo poi, ha rapito i personaggi più influenti del Regno, come Twilight e i suoi amici, una certa Ivana Breaksweet e le Principesse Alicorne, le quali sono state torturate in malo modo.
Equestria ormai appartiene a loro.
Ma Re Sombra ha fatto un grande sbaglio prima di salire salire al potere, che potrebbe segnare la sua Dittatura.
Volete sapere quale? Leggete e scoprirete tutto sul Tiranno più amato di sempre.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Re Sombra si trovava nel suo ufficio a pulire la sua spada con la maniglia del drago rosso.

Nella sua mente le immagini del puledro che cadeva a terra sofferente mentre moriva di dolore rimbombavano come una fastidiosa termite.

Gli occhi rubino fissavano l'arma ipnotizzati.

Quella lama affilata era penetrata nei corpi di tanti pony, giovani e anziani.
Ma mai puledrini così piccoli. 
Vederlo morire in quel modo lo aveva quasi sconvolto, eppure in quel momento provava una sensazione di gioia nel guardare chi aveva attentato alla vita di Termus, sua figlia.

E poi, aveva mostrato a tutti la sua cattiveria, la sua follia, il suo piacere nell'uccidere anime fragili.

I giornali avrebbero mostrato il suo volto il mattino dopo.

Ad interrompere i suoi pensieri, fu il bussare della porta, che gli fece alzare lo sguardo davanti "Chi è alla porta?" Chiese freddo.

"Sono Lacey, Vostra Maestà. Vi ho portato la cena." Rispose una voce infantile.

Sombra chiuse gli occhi gonfiando il petto, per poi pronunciare "Entra."

Lacey varcò la soglia, tenendo con la magia un vassoio pieno di cibo prelibato e un calice nero scintillante con dentro dell'acqua "Chiedo perdono della mia insolenza, ma la Regina ha provato dispiacere nel sapere che vi siete ritirato digiuno nelle vostre stanze." Spiegò la puledrina.

"Capisco. Vieni e poggialo qua." Affermò il Tiranno.

"Agli ordini."

La piccola si avvicinò alla scrivania, mettendo il cibo davanti a Sombra, che la scrutò dalla testa agli zoccoli.

Dopo il servizio, Lacey si allontanò di qualche centimetro, chiedendo però un "Serve altro, mio Re?"

Sombra fissò il vassoio con sopra la cena, per poi abbassare lo sguardo a terra "No."

Lacey allora si inchinò e si girò verso l'uscita, ma fu bloccata dalla voce del Re delle Ombre.

"Anzi...si, mi serve qualcosa. Un piccolo servizio."

La serva ritornò a guardare il Sovrano, con lo sguardo intenso "Dovete solo chiedere, Vostra Maestà."

Sombra gonfiò il petto "Riordinami la biblioteca, alcuni libri non sono nel loro posto e devono essere spolverati."

Gli occhi rossi di Lacey si posarono su un grande scaffale, pieno di libri di vario colore.

Sospirò e camminò verso il mobile. 

Con la magia del suo corno prese dei libri e cominciò a guardarci dentro.

Abbassò le orecchie a disagio, pensando ad un piccolo ostacolo: non sapeva leggere.

Il Tiranno la fissò intensamente "Qual'è il problema?"

"Non so come si fa, Vostra Maestà."

"Lorys non ti ha insegnato a leggere?"

"E' lui a raccontarmi le favole. Io non so nemmeno quali siano le forme delle lettere."

"Avrebbe dovuto insegnartelo. Non sopporto la servitù troppo bigotta!" Affermò severo l'Unicorno dal manto grigio.

A Lacey cominciarono a tremare gli zoccoli dal forte pianto che stava per arrivare "Non frustatelo, vi prego."

"Non devi darmi ordini."

"Avete già ucciso Robert."

Sombra al sentire quel nome, sbattè uno zoccolo sulla scrivania "Nomina di nuovo quel bastardo che ha cercato di uccidere mia figlia e ti giuro che..."

"Era mio amico." Rispose tremando la povera puledrina, con le lacrime che cadevano sulle pagine aperte.

"Riordina i libri."

"Non so come si fa..."

"ALLORA IMPARA SE NON VUOI ESSERE FRUSTATA PER UN'INTERA NOTTATA!" Strillò a squarcia gola il Re delle Ombre, gettando con lo zoccolo la cena a terra, spaccando i piatti e le posate.

Lacey rimase paralizzata dalla paura per la potenza e la cattiveria che il Tiranno aveva.

Sombra si poggiò sulla finestra della stanza, alzando lo sguardo verso il cielo notturno e facendo dei respiri profondi.

Stella rimise i libri sullo scaffale, poi sempre tremando, si alzò lentamente e si avvicinò al vassoio, raccogliendo tutto il cibo rovesciato "...vi prego di perdonarmi, Maestà. Non succederà più..."

"Buon per te..."

"Soffrirò in silenzio, per il vostro compiacimento..." E la puledrina cacciò uno straccio, cominciando a pulire il pavimento.

Il Tiranno cercò di calmarsi e riprendere fiato: ormai era all'ordine del giorno un suo attacco di rabbia.

Anche per cose futili, quasi ridicole.

Ma la rabbia era l'unico sentimento che lo aveva fatto crescere.

Si girò lentamente e guardò Lacey a terra, che puliva con le lacrime agli occhi.

Camminò verso la sedia della sua scrivania e si sedette, con il cuore ancora scosso per la crisi.

Pensò a chi era quella piccola serva. Non era una serva qualunque. Era la figlia di Princess Luna, nata da uno stupro da parte di Sombra.

Aveva voluto lui che nascesse, non poteva prendersela con lei.

Ricordava ancora quando Chrysalis glie la portò nella sala del trono: era sporca di fango e acqua, eppure continuava a sorridere.

Era così spensierata, così delicata, quasi non sembrava la figlia di un bastardo.

Maledetto il suo cuore, aveva fatto battere quello di Sombra più di quando nacque Termus, di quando nacque Acquarium.

La amava troppo, per questo la odiava.

E se finiva per odiarla, la amava.

Preferiva per questo, odiarla con tutte le sue forze, per amarla almeno un po'.

"Lacey..." Mormorò lo stallone.

La puledrina aveva già pulito tutto, si alzò e fissò il Re delle Ombre, che aveva gli occhi rossi spenti a terra.

"Prendi un libro dalla blibioteca, uno qualsiasi." Ordinò.

Lacey si inchinò, poi corse di nuovo davanti lo scaffale e prese un libro con la copertina verde.

"Ora siediti vicino a me. Ti insegno io a leggere."

La puledrina sbarrò gli occhi sconvolta "Ma...non c'è n'è il bisogno, mio Re. Lorys è in grado di farlo."

"Se non obbedisci te lo farò uccidere sedutastante."

"Come volete, Vostra Maestà."

La serva prese una sedia e tremando come una foglia si sedette accanto al Sovrano, che le prese il libro dagli zoccoli con la magia.

"Quello che sto per fare, deve rimanere qui dentro. Intesi?" Disse Sombra, fissando negli occhi la piccola, che annuì sempre più impaurita.

"Adesso apri il libro."

Lacey allungò gli zoccoli anteriori e prese la copertina, aprendolo lentamente.

La prima pagina mostrava il titolo del libro e del primo capitolo.

"Vedi la scritta grossa nera? E' il titolo dell'intera storia e riassume un po' quello che narra. Analizziamo la prima lettera: questa è una I." Spiegò Sombra.

"I..." Mormorò concentrata Lacey.

"Poi accanto alla I, c'è la L, che unite creano il suono "Il"."

"I-i...il..."

"Esercitati. Poi questa è una D, dopodiché c'è la R e poi la A, che è la prima lettera."

"D...R...A. Dra..."

"Esatto. Dopo Dra abbiamo la G e la O, che si legano al suono Dra."

"G...o...Dragio?"

"No, Drago, il suono è diverso qui."

"Il...Dra...Drago..."

"Giusto. Il Drago, poi abbiamo di nuovo la R e la O, che uniti formano il suono Ro..."

"Ro...rosso."

Sombra alzò un sopracciglio confuso "Conoscevi già la S?"

"Ho tirato ad indovinare. Sembrava un serpente..."

"Mh. D'accordo. Leggi tutto il titolo adesso."

"Il...Drago...r-rosso."

"Bene. Ora continuiamo..."

Passò circa un'oretta, e Lacey imparava velocemente i suoni, tanto da riuscire a leggere più fluida e senza blocchi. Sombra rimase sconvolto da quella incredibile intelligenza.

"Va bene. Può bastare. Domani sera ti voglio di nuovo qui per una seconda lezione." Affermò stanco il Tiranno, chiudendo con uno zoccolo il libro.

"Grazie per l'aiuto, mio Re. Ve ne sono molto grata." Disse un po' sbalordita Lacey.

"Adesso vai e non farti vedere."

La puledrina si inchinò e corse via, aprendo la porta dell'ufficio e chiudendosela dietro.

Il Tiranno gonfiò il petto e scivolò sullo schienale della sedia rilassato.

Lacey camminava nel corridoio oscuro del Castello, ancora incredula per ciò che aveva fatto Re Sombra.

Non era tanto per il fatto che fosse stato gentile con lei anche se la odiava, ma per il fatto che tutti sanno che era razzista, non se lo sarebbe mai aspettato. Era più probabile che la frustasse.

Credeva di piacergli.

Mentre camminava, assorta nel suo mare di pensieri, non si accorse che c'erano delle scale.

Infatti poggiò uno zoccolo sul gradino e perse l'equilibrio, cadendo per tutta la discesa e urlando dalla paura.

Rotolando, finì per schiantarsi contro qualcosa, anzi, qualcuno.

Lacey aprì gli occhi e sotto di lei c'era Acquarium, che si massaggiava la nuca con dolore.

La piccola serva saltò all'indietro spaventata.

"Brutta serva maleducata. Attenta a dove guardi!" Esclamò arrabbiata la secondogenita dei due Tiranni, fissando con odio l'Unicorna.

"Chiedo perdono, Princess Acquarium, non avevo visto le scale e sono caduta!" Rispose tremando Lacey.

"Beh, sappi che se succede di nuovo ti farò sbattere fuori dal castello. Non vogliamo serve cieche che possono ferire i suoi superiori." Affermò Acquarium.

"Certo...vi chiedo scusa, mia Principessa." La serva abbassò le orecchie triste, poi si inchinò e fece per andarsene.

"E ora dove credi di andare?"

"Nelle mie stanze."

"No no. Tu adesso aiuti me e mia madre a sistemare la biblioteca. Così impari!"

Lacey sbarrò gli occhi tremando: c'era anche quella serpe di Chrysalis?

"Tesoro, perché stai urlando?" Mormorò una voce adulta femminile, che gelò il sangue della serva.

"Oh mamma, questa orrenda puledra si è gettata su di me e mi ha fatto male."

Lacey si girò lentamente, con lo sguardo rivolto verso il basso per evitare gli occhi della Regina.

"Alza gli occhi e guarda i miei." Mormorò con freddezza Chrysalis, capendo subito che era la serva che tanto odiava.

Lacey tremò, sollevando lentamente lo sguardo verso la Tiranna.

Quegli occhi verdi la terrorizzavano, poiché erano carichi di odio quando la guardavano.

La Changeling gonfiò il petto sconvolta: perché quei maledetti rubini rossi dovevano essere identici ai cristalli di suo marito, che la ipnotizzavano ogni notte?

"Per quale motivo la sorte ha voluto che tu nascessi?" Pensò la Regina, con le lacrime che cominciarono a scorrerle.

Acquarium guardò la madre, spaventandosi e accarezzando lo zoccolo della madre "Mamma...cos'hai?"

Lacey indietreggiò di qualche passo, poi con voce balbuziente "Mia Regina, vi sentite bene? Se volete vi porto un po'..."

"Non voglio niente da te. Sparisci!" Chrysalis si voltò, dando le spalle all'Unicorna, che rimase sbalordita.

"Siete sicur..."

"FUORI DAGLI ZOCCOLI! VATTENE!" Strillò con rabbia la Mutante, facendo cadere la serva a terra dallo spavento.

"Non hai sentito? Non vuole vederti! Ritirati nelle tue stanze!" Esclamò Acquarium, guardando con odio Lacey.

Quest'ultima rimase davvero senza parole, e scappò via, lasciando da sole madre e figlia.

Chrysalis si accasciò a terra piangendo, mentre le gocce di lacrime bagnavano il pavimento.

"Mamma..." Mormorò triste Acquarium, alzandosi su due zoccoli e prendendo il viso del genitore.

"La sua presenza mi distrugge l'anima..." Disse tra i singhiozzi la Tiranna.

"Allora uccidila. Tu puoi farlo."

"No...non posso."

"Sei la Regina, puoi fare tutto."

"Ma no questo..."

"Allora falla torturare."

"No Acquarium."

"Perché la odi?"

Chrysalis si asciugò le lacrime, sospirando lentamente "Acquarium...vai a dormire...adesso voglio restare da sola."

La piccola ibrida fece scendere due lacrime agli occhi, per poi abbracciare il collo del genitore, che la strinse a sé.

"Tu e tua sorella siete tutta la mia vita, la mia forza, la mia ragione. Non smetterò di dirlo mai."

"Lo so..." Mormorò Acquarium.

"Adesso vai a dormire. Me la vedrò da sola con la biblioteca." Disse staccandosi e guardando negli occhi la piccola, che annuì dolcemente.

Chrysalis sorrise, per poi baciare la fronte della figlia, che senza fiatare corse via.

La Regina non si trattenne più, si accasciò di nuovo a terra e cominciò a piangere con i singhiozzi, ripensando a quei maledetti occhi.

Quanto voleva vederli soffrire, magari squarciati da un mostro con gli artigli affilati.
Desiderava vederla a terra, morente, in una pozza di sangue.

Ma tutto questo non poteva farlo accadere, perché amava il suo Re, padre di quel mostriciattolo.

Erano passati cinque anni, ma quella ferita era sempre aperta, la teneva fresca il respiro di quella puledra.

Cosa poteva farci? La odiava troppo.

Le ricordava ciò che il marito aveva fatto. Quando la pugnalò al cuore.

Si alzò da terra e sniffò, asciugandosi le lacrime con uno zoccolo "Basta Chrysalis." Si disse "Devi essere forte."

Intanto, Re Sombra sistemava gli ultimi documenti della giornata: non vedeva l'ora di andare a dormire.

Ma poi, sentì una brezza di vento sfiorargli i capelli e muovere la fiamma della candela.

Sorrise, alzandosi e camminando verso il centro della stanza "Coraggio, fatti vedere."

"Sei molto astuto, Re di Equestria." Affermò una voce misteriosa maschile.

"In cosa ti sei tramutato? In un castoro? In un serpente? In un orso? Esci fuori."

Davanti al Re delle Ombre, apparve una sagoma rossa, che poco a poco assumeva la forma di un mostro con le corna, il viso pieno di anelli e orecchini, con il fisico robusto e muscoloso, con quattro zoccoli grossi rossi. La schiena presentava delle enormi e possenti ali nere, con delle grosse vene rosse e blu.

"Oh mamma, Igorh. Se fossi gay mi metterei con te, hai proprio un bell'aspetto." Disse con sarcasmo Sombra.

"Grazie. Ma anche se tu mi volessi non ti prenderei. Non sei il mio tipo, senza offesa." Rispose con voce rauca il Demone.

"Beh, ho una moglie stupenda. Sarebbe assurdo rinunciare a tale bellezza."

"Dovrei farmi violentare per avere un minimo di interesse."

Sombra guardò Igorh con espressione un po' minacciosa "Stai attento a come giochi con me."

"Suvvia, amico, è acqua passata."

"E continua ancora a farmi male..." Mormorò il Tiranno, mentre i sensi di colpa per aver deluso la moglie riaffioravano nella sua mente.

Il Demone alzò gli occhi al cielo annoiato, sbuffando: creature come lui non erano all'altezza di tante smancerie.

"Comunque Hagres, spero tu abbia quello che voglio." Disse con un ghigno Igorh.

"Io mantengo sempre le promesse ai miei alleati." Rispose orgoglioso Sombra, cacciando un cofanetto nero con sopra una piccolo diamante nero.

Al Re dei Demoni si illuminarono gli occhi già da prima di vedere il contenuto "Aprilo." Disse senza pensarci due volte.

Sombra obbedì e si poté vedere un raffinato cristallo scuro, che brillava alla luce.

Igorh rimase attirato da tale bellezza.
Riusciva a sentire già l'immensa potenza che quel diamante possedeva.
Era la Dragon Empress, il minerale più forte e magico di tutti i tempi.

Regalarlo ad un Demone era davvero un segno di rispetto e fiducia, poiché, prendendo in possesso il cristallo, egli diventava ancora più potente e autoritario.

Il Demone alzò le sue zampe avidi, pronto ad afferrare il prezioso oggetto.
Ma proprio quando stava per prenderlo, il cofanetto si chiuse.

"Se vuoi la Dragon Empress, devi prima rispettare il tuo patto." Affermò Sombra, guardando dritto negli occhi il Re dei Demoni, che assunse un'espressione un po' arrabbiata.

"A me non costa nulla darti il sangue dei miei sudditi più forti."

"Allora caccialo."

Igorh strinse i pugni, per poi schioccare le dita.

Davanti al Re delle Ombre apparvero dei contenitori, simili a bottiglie di cristallo, con dentro dei liquidi di colore diverso tra loro.

Sombra li guardava scettico "Come faccio a capire che non siano solo succhi di frutta?" Domandò.

Il Demone si tagliò il polso con un suo affilato artiglio, facendo colare una sostanza liquida violacea e porgendo la ferita allo stallone "Assaggia."

Il Re delle Ombre indietreggiò di qualche passo titubante e guardò negli occhi Igorh, poi con la lingua leccò il suo sangue.

Sombra dopo aver fatto questo, gemette un po' dolorante, mentre i suoi occhi diventavano rossi, sentendo una forza incredibile scorrergli nelle vene.

Questo durò per almeno qualche secondo, dove il Tiranno cercava di non urlare dal dolore poiché sentiva un male allucinante alle ossa.

Quando passò, Igorh prese un contenitore con dentro un liquido rosa "Adesso assaggia questo."

Il Tiranno alzò lo sguardo verso il Re dei Demoni, con la fronte sudata "Non ce la faccio..."

"Sei tu a non fidarti."

Sombra sospirò, prendendo la bottiglia con la magia e bevendo un sorso del liquido.

L'Unicorno risentì il dolore interno tormentarlo, mentre i suoi occhi cambiavano colore da rosso a nero.

Gli ricordavano i dolori del Tartaro, moltiplicati a quelli che sentì quando quel Draghetto gli sbriciolò il corpo.

"Perché il vostro sangue mi fa questo?" Chiese con voce stremata il Tiranno, accasciandosi a terra.

"Sei metà Demone. Quando uno di noi beve anche una sola goccia dell'altro è cannibalisimo. E il corpo dei Demoni è troppo forte per sopportare altra ugual forza. Sta tranquillo, tra un po' ti passerà." Spiegò Igorh, chiudendo il contenitore e poggiandolo al suo posto.

Sombra respirò a fondo, cercando di sopportare il dolore, che piano piano diminuiva.

"Ci credi adesso?" Chiese sarcastico l'alleato, mentre l'Unicorno annuiva lentamente.

"D'accordo, prenditi la tua Dragon Empress." Affermò Sombra, dando il cofanetto al Demone.

Quest'ultimo lo aprì e prese il cristallo nero, guardandolo innamorato "Non puoi capire quanto sia importante per noi questo Diamante. Così raro da trovare. Ti dà forza, autorità e potere. Proprio come se fossi un Drago."

Sombra si alzò da terra e si stiracchiò le ossa del collo.

"Comunque sia, hai già trovato delle cavie su cui sperimentare tutti questi tipi di sangue?"

"Ma certo. Otto cavie che io ho sempre odiato. Ma la mia stima per loro potrebbe salire se si trasformassero in creature spaventose." Rispose con sadismo il Tiranno, camminando lentamente verso la finestra della stanza e fissando la luna "Sta andando tutto secondo i miei piani, Igorh."

"Ne sono felice, Re delle Ombre. Tuttavia sei come noi, e noi non falliamo mai."

"E' stato grazie a te e a Chrysalis se ho raggiunto i miei traguardi. Per questo vi sarò sempre debitori."

"Ti ricordo che non amo le smancerie."

"Lo so."

"Ma comunque, ti dò il consiglio di non abbassare la guardia riguardo alla scomparsa delle due Principesse. Ti ricordo che erano immortali, saranno sopravvissute." Affermò Igorh.

"Se fossero sopravvissute avrebbero già tentato di riprendersi tutto. Ma un immortale non può sopportare un travaglio così doloroso, per poi perdere i punti e avere un'emorraggia. E soprattutto, non sopporterebbela perdita di sua figlia..."

"Magari è sopravvissuta solo per lei." Teorizzò Igorh, mentre Sombra si girò a guardarlo scettico.

"Come può una madre sopravvivere a così tante disgrazie solo per vivere per sua figlia che tuttavia glie l'è stata strappata senza pietà?"

"L'amore di una madre può tutto, Sombra Hagres. Può superare ogni limite di altruismo estremo."

Sombra fissò il pavimento malinconico "Nel mio Regno l'amore non esiste."

"Eppure tu ami Chrysalis. Ami Termus. Ami Acquarium...ami Lacey..."

"No, Lacey no."

"Perché allora prima le hai insegnato a leggere? Ti ho spiato."

"Volevo che sapesse farlo."

"Perché la ami, e non sopporti che chi ami sia inferiore agli altri."

"Io non posso amarla."

"Ma vorresti. Eccome se lo vorresti. Se Chrysalis quella notte di cinque anni fa non avesse concepito Termus a quest'ora quella piccola domestica starebbe nel lusso e proclamata futura Regina di Equestria. Lei è forte Sombra. E' figlia della Notte e delle Ombre. Tali poteri se uniti sono indistruttibili. Nemmeno Termus e Acquarium possono competerla, e lo sai. Lo sai bene."

Sombra gonfiò il petto malinconico "Se avessi saputo che Chrysalis sarebbe rimasta incinta non avrei mai toccato quella stupida Alicorna. Ho solo spezzato il cuore alla Mutante che è sempre stata al mio fianco. Lei non è mai stata cattiva, ha solo protetto il suo Popolo, che le ha sputato in faccia. Proprio come fece suo fratello. E poi l'ho fatto anche io."

"E' inutile piangerci sopra, Hagres. Hai stuprato un'Alicorna, il presente e il futuro non lo cambieranno. Ma tu puoi amare ancora di più la tua Regina."

Sombra riguardò fuori dalla finestra e sospirò. Quanto aveva ragione. Doveva dimostrare ancora più affetto per curare la ferita della sua Regina, anche se non ci sarebbe stato mai un vero modo per farlo.

"A volte mi sorprendi con i tuoi consigli da psicologo." Disse sdrammatizzando il Tiranno, facendo un mezzo sorriso.

"I Demoni sono abbastanza leali con i propri alleati."

"Meglio così. Succedono brutte cose a chi mi tradisce."

"Lo stesso vale per me."

"Bene. Adesso puoi andare. Domani sera proveremo gli esperimenti sulle cavie."

Intanto nella Everfree Forest...

C'era una giovane giumenta che riposava tranquillamente su un letto fatto di paglia, con un panno bagnato sulla fronte.

Questa pony si trovava dentro una casetta, ornata da dei bellissimi quadri che rappresentavano i Regnanti della Notte e il Giorno.

Dormiva in un sonno leggero, respirando il fresco profumo della lavanda.

Dopo qualche istante, entrò Princess Luna, vestita sempre del suo mantello blu, tenendo con la magia un fagottino bianco.

Con molta delicatezza, posò il fagotto accanto ad uno zoccolo della giumenta "Shhh, sta buono piccolo. La mamma sta riposando adesso."

Dentro alle fasce bianche vagì un puledrino dal manto verde e gli occhi azzurri, con una criniera scompigliata blu.

Luna sorrise nel vedere che la madre incosciamente tirò più a sè il figlio, amava guardare queste cose.
Dopodiché, cambiò il panno bagnato sulla fronte della neomadre.

"Tranquilla Emily, la febbre sta scendendo."

Entrò anche un'altra giumenta dall'aspetto molto curioso e bizzarro: aveva il manto azzurro, abbinati a due occhi cerulei, con una criniera rosso con sfumature scure, raccolte in una coda alta.

"Come sta?" Domandò l'arrivata a Luna, che sorrise nel vederla arrivare.

"Molto meglio, con suo figlio accanto starà benissimo." Rispose contenta la Principessa della Notte.

"Meno male, ero preoccupata su come avrebbe passato la giornata. Ma presto partirà con il suo piccoletto." Disse sollevata la pony azzurra, accarezzando uno zoccolo della neomadre, che continuava a dormire.

"E come sempre, abbiamo fatto un ottimo lavoro, Mage Meadowbrook."

"Tu sei il punto di riferimento, io ho solo aiutato."

"Non fare la modesta. Mentre mettevo i punti alla giumenta tu ti sei accurata che il neonato stesse bene. E hai fatto visite molto approfondite. Sei magica."

Mage sorrise, sospirando.

Fuori intanto, c'era un'Alicorna dal manto bianco, con gli zoccoli marroncini e una lunga criniera che assumeva due sfumature dello stesso colore degli zoccoli e un colore simile viola, con due possenti ali e due occhi rosa luminosissimi.

La giumenta, mostrava chiaramente che aveva una certa età, a partire da un po' di rughe sul volto.

Ella guardava la luna bianca regnare nel cielo, immersa nei suoi pensieri.

Era come se quel satellite le ricordasse qualcosa di molto lontano del suo passato, che la faceva sorridere ma al contempo sentire un dolore atroce nel suo cuore.

"Non perdi mai le tue abitudini da adolescente, vero Galaxia?" Disse sarcastica una voce maschile, facendo girare l'interessata, che ridacchiò.

"Gli anni passano, ma nessuno mi impedisce di potermi sedere su questo tronco e guardare la luna." Rispose l'Alicorna.

Davanti a quest'ultima, c'era Starswill Il Barbuto, con il suo solito mantello e cappello, con la barba lunga e bianca, gli occhi azzurri come il mare e il manto grigio come una nuvola in tempesta.

"E' questo che continua a renderti bella nonostante l'età che avanza: il tuo spirito da puledra innocente." Affermò l'Unicorno, sedendosi accanto a Galaxia, che sorrise.

"Adulatore."

"E tu furba: quella luna lassù la guardi ogni notte perché speri di riuscire a trovare lo stallone che più hai amato in vita tua." 

L'Alicorna gemette un po' sorpresa, per poi voltare di nuovo lo sguardo verso il cielo, facendo scendere una lacrime sulla guancia "Cosmos..."

"Vieni qui, amica mia." Mormorò dolcemente l'anziano mago, mentre Galaxia si poggiava sul suo petto "Nascondi troppo la tua amarezza per dare forza alle tue figlie, ma anche tu hai un cuore."

L'ex Regina non riuscì mai a superare il lutto di suo marito, poiché non si capacitò della sua improvvisa morte. 
Aveva sempre cercato di capirlo, ma non si arrivò mai ad una conclusione.

E ora che erano passati quasi due secoli o forse di più, Galaxia lo rimpiangeva ancora.

"Perché è successo Starswill? Lui era immortale." Mormorò tra i singhiozzi.

"Anche le tue figlie lo sono, eppure stavano morendo cinque anni fa, con ferite molto gravi."

"Lo so, e ti ringrazio per averle salvate. Ma io vorrei solo capire come è successo. Lui stava bene, è stato tutto improvviso. E io non riesco ancora a capire perché io respiri ancora dopo più di mille anni e il cuore di mio marito si sia fermato." Disse con le lacrime agli occhi l'Alicorna. 

"Non dire così, amica. Tu devi continuare a vivere, per Celestia e Luna. Loro sono Principesse e la minore è madre di una puledra, ma avranno sempre bisogno di te. Come tu hai perso un marito, loro hanno perso un padre. Hanno te, solo te."

Galaxia sniffò, asciugandosi le gocce sulle palpebre e abbassando il capo, con gli occhi chiusi.

"Lo amavi tanto, lo so. Ogni giorno venivo nel vostro castello, per insegnare alle vostre figlie la Magia. Vedevo come lo guardavi, come lui guardava te. Il Regno andava avanti solo grazie la vostro amore."

"Quando morì, giurai a me stessa, che quando avrei trovato il suo assassino...lo avrei fatto a pezzi, in mille pezzi."

"E io ti aiuterò." Sussurrò Starswill, mettendo uno zoccolo sotto al mento di Galaxia, che aprì di scatto gli occhi sorpresa.

"Cos..."

"Si."

"Starswill, tu non usi la tua magia per uccidere." Disse sconvolta l'Alicorna, per poi aggiungere "E' un tuo ideale."

Il mago guardò negli occhi l'amica, sospirando "Tanti anni fa, io ero un adolescente come tanti, con i sogni nel cassetto. Il mio era un sogno particolare: quello diventare il Mago più famoso e forte del Mondo. Non ero molto socievole con gli altri, anche perché avevo un carattere molto presuntuoso. Poi un giorno, nelle strade di Canterlot, vidi una carrozza molto raffinata, trainata da due domestici. In giro avevo sentito che sarebbero arrivati dei Conti, molto ricchi e affascinanti. Avevano una figlia, bella come il sole. Ero così curioso di vederli, mi nascosi dietro ad un carrello pieno di frutta e aspettai che aprivano la carrozza per far uscire la famiglia. Dopo qualche isante, vidi uscire uno stallone dall'aria molto altezzosa con sua moglie. Poi uscì la loro figlia. Accidenti, quanto era bella. Non avevo mai visto due occhi così meravigliosi. Quei boccoli marroncini mi facevano impazzire. Avevo anche sentito che si chiamava Galaxia, perché era nata in una notte piena di stelle. Quanto era stupenda, con i suoi modi raffinati accompagnati dall'umiltà che la contrastingueva anche dai suoi genitori."

Galaxia sgranò gli occhi, accarezzando uno zoccolo di Starswill, che continuò.

"Eri una visione. Non so quanti pizzicotti mi sono dato con la convinzione che stessi dormendo. Poi ti sei avvicinata a me, pensando che io vendessi il carrello di frutta su cui mi ero nascosto. Mi chiedesti una mela, con il tuo sorriso ingenuo. Non riuscivo a dirti che non ero io il venditore, mi piaceva l'idea che tu mi stessi parlando. Poi arrivò lo stallone, mi colpì con una mazza sulla testa e mi gettò a terra. Credeva che io gli volessi rubare il lavoro e i soldi che guadagnava. Con te assunse modi dolci, ti diede la mela e tu lo pagasti, sempre con quel sorriso. Poi mi guardasti e sorridesti ancora di più. La sera, nel mio letto mi ritornava in mente il tuo volto. Ero cotto. Ti conoscevo sempre di più attraverso le voci dei cittadini, e io ogni giorno mi invaghivo di te. Fino al punto di amarti alla follia. Ma un giorno, al Castello, c'erano tante urla di gioia. Corsi fin lì per vedere il motivo: ti eri sposata con il figlio del Re e la Regina. Nel mio cuore sentii un'aspra tristezza invadermi tutto. Ti avevo persa, ma forse non ti avevo mai avuta, perché tu eri in promessa in sposa a Prince Cosmos da quando eri in fasce. Era un accordo tra i vostri genitori. Forse perché sapevano che avresti fatto qualcosa di grande che ti permise di avere le ali e di diventare Regina. E lì mi salì la paura. Se tu non lo avessi amato? Avresti sofferto. Ma poi ti vidi con l'abito, a fianco a lui: sempre più bella e contentissima in quel momento. Capii che potevo stare tranquillo, perché sentivo che tu lo amavi, e lui amava te. Mi sentivo uno straccio ma ero felice. Rimanesti incinta subito. La gravidanza però non era semplice, dovevi rimanere a letto per evitare un aborto. Partoristi in un pomeriggio piovoso, grazie a me, che mi offri di aiutare la levatrice. Ricordo ancora le tue grida di dolore, mentre mi stringevi lo zoccolo, fino a farmelo indolenzire. Ricordo le tue lacrime di paura. Non volevi che il puledro morisse. Ma alla fine nacque una forte neonata, identica a te, con la criniera rosa. Sorridesti quando te la diedero. Lei faceva le smorfiette e tu te ne innamoravi. E la chiamasti Celestia. Io ero così felice, tanto, troppo per spiegarlo. Poi mi guardasti, e mi sorridesti come la prima volta che i nostri occhi si incrociarono..."

Galaxia aveva le lacrime agli occhi, non riuscendo a credere che il suo più grande amico era sempre stato innamorato di lei, ma che l'aveva lasciata con lo stallone che lei amava "Perché non mi hai mai detto che stavi soffrendo?"

Starswill guardò un sassolino a terra con aria malinconica "Non ho mai sofferto, perché il mio cuore continuava a vivere solo della tua felicità. E la tua felicità era Cosmos. E se riusciremo a trovare il suo assassino, lo uccideremo senza pietà, perché quando lui è morto hai sofferto. E in contempo sono morto anche io. Ti amo così tanto che sono disposto a rinunciare anche alla Magia pur di ridarti indietro Cosmos. Perché voglio solo la tua felicità."

L'Alicorna non sapeva cosa dire, così si limitò solo ad abbracciarlo fortemente, venendo ricambiata "Ti voglio bene, Starswill..."

"Anche io...alla follia."

I due, stretti nel loro abbraccio, non si accorsero che una stella s'illuminò ancora di più nel cielo, come se quel piccolo corpo celeste apprtenesse a qualcuno...

Continua...
   
 
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