Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |      
Autore: Valzar    23/02/2018    0 recensioni
Era nel buio della sua stanza quando il telefono improvvisamente vibrò. Era le otto di sera, lui era steso sul letto con il pigiama già da alcune ore, sentiva musica o meglio lasciava che la musica scorresse mentre semplicemente guardava il soffitto. Ma non lo guardava con grande interesse considerato che proprio sulla sua testa avrebbe in effetti potuto vedere il cielo serale e le stelle. Aveva gli occhi aperti ma guardava il vuoto, semplicemente oziava senza nessuna consapevolezza e gli faceva male la schiena perché era da troppo tempo in quella posizione. Il telefono vibrò ma lui non se ne accorse, la musica coprì il suono leggero. Fu solo quando si alzò per andare a pisciare che vide il telefono illuminato ed trovò il messaggio di Anna. Un senso di sollievo misto a pena gli sopraggiunse. ‘Ah, esiste ancora’ pensò Stefano. E’ tornata finalmente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era nel buio della sua stanza quando il telefono improvvisamente vibrò. Era le otto di sera, lui era steso sul letto con il pigiama già da alcune ore, sentiva musica o meglio lasciava che la musica scorresse mentre semplicemente guardava il soffitto. Ma non lo guardava con grande interesse considerato  che proprio sulla sua testa avrebbe in effetti potuto  vedere il cielo serale e le  stelle. Aveva gli occhi aperti ma guardava il vuoto, semplicemente oziava senza nessuna consapevolezza e gli faceva male la schiena perché era da troppo tempo in quella posizione. Il telefono vibrò ma lui non se ne accorse, la musica coprì il suono leggero. Fu solo quando si alzò per andare a pisciare che vide il telefono illuminato ed trovò il messaggio di Anna. Un senso di sollievo misto a pena gli sopraggiunse. ‘Ah, esiste ancora’ pensò Stefano. E’ tornata finalmente.
Non le rispose e semplicemente lasciando il telefono nuovamente sulla scrivania, si rimise  steso, l’unica cosa che cambiò non fu la posizione ma semplicemente il lato, se prima era steso interamente di schiena, ora era seduto a pancia in giù. Continuò a pensare ad Anna, al suo corpo liscio, ai suoi occhi grandi, belli, poi pensò alla sua voce, ed improvvisamente immaginò di abbracciarla. Anna era lì, il suo profumo, la sua dolce voce e le sue braccia calde erano lì, era in piedi di fronte a lui e gli sorrideva. La immaginò Anna, così il suo cervello un po’ assopito dal calore della stufa, dal buio profondo della stanza e per poco non si risvegliò interamente da quell’oblio. Andò a prepararsi da mangiare, scese le scale scalzo, camminava con un calzino leggermente bucato. Mentre attendeva che l’uovo si solidificasse aggiunse sale e pepe mentre pensava a cosa scriverle. E semplicemente le disse ‘ Che bello, finalmente!  Domani, ore 18! Vicino al conservatorio’. Mangiò, si fece una lunga doccia calda, anche perché non se ne faceva una da quasi una settimana e poi si mise a letto ed evento fuori dal consueto, accese la tv. Fu improvvisamente interessato a capire cosa accadeva attorno a lui. Forse Anna ne era a conoscenza e lui avrebbe fatto la figura del tonto se non avesse saputo dell’ultimo attentato dell’Isis in chissà quale luogo o chissà quale altro evento. Mentre cercava di seguire la tv erano in effetti quasi le undici ed si addormentò con il telecomando in mano, come se avesse fatto qualcosa di diverso  dal dormire o dallo stare in semi veglia in tutto il resto della giornata.
 
Il pomeriggio dopo si incontrarono. Gli parve di vedere da lontano i capelli di Anna leggermente più lunghi, aveva una frangettina che sembrava terminare in un ciuffo le contornava il viso. Era autunno, metà Ottobre, ma a Foggia si sa, non smette quasi mai di far caldo. Anna aveva indosso un giubbotto di jeans ed un pantalone attillato, una maglia rosa pallido con il collo sottolineava il chiarore della sua pelle e dei suoi capelli.
Stefano aveva una camicia a quadrettoni verde e nera ed indossava una sguardo che non era diverso da quello al cui Anna era abituata. Si abbracciarono e si sentirono amici di infanzia, in quell’intimità che è propria di chi si conosce bene, almeno in apparenza. Anna aveva sempre i tacchi da qualche anno a questa parte, forse dai diciannove, quindi sembrava sempre più alta di quanto in realtà non fosse, anche più magra forse, ma ugualmente bella. Stefano sembrava il bambino di sempre, dagli occhi persi, ma al contempo la barba lasciava sfuggire un senso di trasandatezza, l’accolse tendendo  già accesa una sigaretta in mano.
‘ Non fumo più!’ Disse Anna poco dopo. ‘Sono quasi due anni’. ‘Non ho mai smesso’ disse lui ridendo. ‘Non ho molto da fare, se non fumassi cosa farei?’ Aggiunse sarcastico. ‘Dove andiamo?’ chiese Anna arrampicandosi al suo braccio con la leggerezza di una bambina. ‘Non lo so disse lui’ e non lo sapeva davvero. Cominciarono a camminare, vagavano senza una meta cercando di riordinare i pensieri. Nessuno dei due capiva il perché si fossero rivisti. ‘Due mesi fa l’ultima volta? ‘ disse lei. Del silenzio e poi lui rispose diecendole :’ Sì, appena finita l’estate, prima che tu ripartisti.  Tommaso?’. Tommaso era il ragazzo di lei, da due anni e mezzo o forse tre. ‘Tommaso? Cosa? E’ a Milano, sta lavorando in una radio’.
Fermiamoci qui, prendiamo fiato!’ disse lui ridendo e poi guardandola negli occhi. Si sedettero su una panchina, era una stradina non molto lontana dal comune in cui si erano seduti a volte. Lui le prese le mani, lei si tirò improvvisamente indietro. ‘Cosa fai, Anna’. Disse lui guardandole le labbra. ‘Niente, è solo strano.’ Poi lei fece un respiro profondo ed avvicinò le sue braccia attorno alle spalle grandi di Stefano e gli disse ‘ Portami da te’. Non erano in realtà lontani da casa di Stefano ma come si può immaginare arrivarono molto presto. Il cane iniziò ad abbaiare, la madre non era in casa. Entrarono al buio, come due ladri, nonostante la casa fosse di Stefano. Lui la portò nella sua camera. E solo lì la baciò, la baciò come se fosse il primo bacio di sempre, così timido e così profondo, era quello il primo bacio che un uomo dava ad una donna. Poi lei si scansò, tolse la giacca e spinse Stefano sul letto, così lo baciò era quello il bacio più lungo di sempre, era il primo bacio che una donna dava ad un uomo. Così iniziarono ad accarezzarsi lentamente e svestirsi, fin quando Anna improvvisamente  fece un ’insolita richiesta dicendo :’ Restiamo nudi, solo nudi? Voglio ricordare il tuo corpo prima di stare con te. Guardiamo semplicemente il cielo insieme.’
‘Che dici, Anna, ti desidero’. ‘No.’ Disse lei seccamente.  E lui non si oppose, sentì infatti improvvisamente giungere il calore del corpo di lei e questo lo eccitò ma al contempo per un’ attimo lo acquietò, lei era lì, totalmente reale. Rimasero così mezzi vestiti e mezzi nudi a guardare il cielo. ‘’Non lo guardo mai’’ disse lui. ‘’Sei scemo?’ Anna disse ridendo. ‘’No, il cielo non si lascia guardare da me.’ ‘Non si lascia guardare? che significa?’ ‘Che il cielo è di chi sa guardarlo ed io non lo guardarlo’. ‘Io non ho questo paesaggio nella mia camera, ma lo guardo il cielo, come fai ad averlo qui e non guardarlo?’ ‘Non ci riesco a guardarlo, mi fa male. E’ troppo grande, ed io troppo piccolo. E’ un po’ come se io ti potessi avere sempre qui. Non posso averti sempre qui, perché non ti guarderei, e tu sei il cielo, devi essere guardata’. ‘Io non devo essere guardata, non sono una statua o una bambola, io voglio essere vissuta al massimo, sorvolata come un aereo fra le nuvole’ disse lei. Avevano i corpi così vicini ma che parole erano quelle, su aerei  e stelle, su amori che non possono essere vissuti, che parole erano quelle, di due sconosciuti, di due  innamorati  che amavano semplicemente ciò che non conoscevano. Come se il tempo passato a guardare questo cielo ci venga poi un giorno restituito. Due corpi cercavano di avvicinarsi mentre le parole continuavano a creare sentieri di avvicinamento ed allontanamento, Anna preso la mano sinistra di Stefano  e cominciò a disegnarci forme irregolari e poi man mano sempre più morbide. ‘’Qualche volta mi capita di sentire la musica che ascoltavo quando stavo con te, alle volte lo faccio quasi spontaneamente, altre lo capisco dopo quel che sto facendo, così alle volte lo faccio con leggerezza, altre mi rattrista solo un po’.’ Disse Anna con una voce dolce. Non si guardavano mentre parlavano, ma nel doppio vetro che stava sopra al letto potevano specchiarsi leggermente e sbirciarsi, e poi guardare le stelle insieme. ‘’Cosa fai quando sei triste? Lei gli chiese. Lui ci pensò, ci pensò davvero, poi si morse leggermente le labbra e semplicemente disse, ’Niente’. E poi aggiunse, ‘perché, c’è qualcosa che si possa fare quando si è tristi?’. ‘Non lo so, lo chiedevo a te se ci fosse qualcosa da fare. Io qualcosa la faccio, semplicemente canto.’ ‘Canti?’ ‘Sì, canto e basta. Poi ovviamente capita che io pianga, singhiozzi, ma tendenzialmente sì, piango.’
Lui non rispose e poi lei disse ‘Non scrivi più?’ ‘ Non ho nulla da raccontare. Ma ora che ti ho vista forse potrei provarci.’ Si sorrisero nel riflesso.
Parlarono ancora, ed ancora e poi si addormentarono. I due corpi si fusero nel sonno. Lei avrebbe cantato per lui e lui di lei avrebbe scritto data l’impossibilità di viversi, di amarsi, di essere qualcosa l’uno per l’altra. Al mattino i loro corpi aveva già fatto l’amore perché, senza saperlo erano incrociati e così vicini. Al mattino però lei in realtà si rivestì come in un monito di coscienza lo strinse forte e  prendendo i suoi vestiti silenziosamente se li rimise e se ne andò, questo  mentre lui ancora dormiva. Riguardo il suo volto prima di chiudere la porta, era il bambino conosciuto tanti anni prima, fu probabilmente per questo motivo, per il fatto che semplicemente lui era quello di sempre che lei prese le sue cose e se ne andò. Scese le scale, e potè prendere fiato soltanto quando girò l’angolo del palazzo. Quando fu abbastanza lontana si fermò. Prima di un semaforo si fermò, si girò ancora verso quel palazzo, verso quell’uomo bambino che ancora dormiva e pensò alle stelle e al cielo notturno, all’incapacità di Stefano di guardare quel cielo, e al desiderio irrefrenabile che lei invece aveva di aggrapparsi a quelle stelle e con un braccio volare con loro, fu questo quel che Anna pensò mentre attraversava la strada che la divideva dalla casa di Stefano. Andò verso casa sua, ed iniziò a cantare, seppur quella non fosse un’emozione triste, ma era un’emozione scomponibile in più parti, nostalgia, vuoto e pienezza insieme, confusione, paura ed adrenalina, vita e morte,  inferno e paradiso, cantava e queste emozioni si confondevano, cantava e dimenticava Stefano, dimenticava la voce di Stefano, dimenticava il suo corpo o forse ancor più forte  ricordava, chissà. Se Anna poteva cantare, lei era viva, così viva che non aveva più bisogno di morire con Stefano, di guardare il cielo insieme a lui. Se Anna poteva cantare lei poi poteva piangere e non aveva bisogno di ridere con Stefano, non ne aveva bisogno più.
‘Che stronza!’ pensò lui. ‘Sentì poi l’odore di lei sul cuscino, guardò sopra di sè la luce del mattino e si alzò per fare colazione, si lavò e si diresse all’università.
Che stronza pensò. E sorrise. Non era arrabbiato per il fatto che fosse andata via così, aveva potuto vederla almeno. Anna era quel poco di buono che gli era capitato nella vita, non era sua, ma era quel qualcosa che gli serviva per alzarsi ed andare all’università, era quel pizzico d’amore di cui in fondo tutti necessitiamo. Un amore irregolare di certo, ma ciò che era regolare non piaceva a Stefano, forse lo spaventava o semplicemente non faceva per lui.
Scrisse per lei nei giorni a venire, non che lei potesse leggerne parola, ma l’atto di scrivere si sostituì per qualche giorno a quell’apatia nevrotica che Stefano sentiva sotto pelle. Anna non gli riscrisse e neppure lui scrisse a lei ovviamente. Ma sapeva con certezza che lei, ovunque ora fosse, con Matteo probabilmente, di tanto in tanto pensava a lui, e pensava, ‘che sciocco, che pigro, ma non potrei vivere senza lui’. In realtà poi, lei ci vivrà senza, con le sue cose, i suoi modi altri di dimenticare, cantando, guardando le stelle e sognando un domani migliore. Stefano dal canto suo, ogni tanto prendere una penna, scriverà sulla tastiera, andrà all’università, fumerà una sigaretta e poi uscirà, penserà ad Anna, amore impossibile, o non penserà ad un bel niente, e annoiato dalla vita, tornerà a casa sua, si getterà dal letto, aprirà un libro, accenderà una sigaretta, poi la seconda e la terza e si vedrà passare la vita accanto, con il cane che abbaia perché vuole scendere e la musica che è più forte di qualsiasi verità, di qualsiasi amore, di qualsiasi destino o parola che necessita di essere scritta. Così tutto il non detto, il non fatto, il marcio che abbiamo dentro si spegne con l’ultima sigaretta e muore con la fine della giornata senza che Stefano, neppure oggi, abbia alzato gli occhi al cielo per ringraziare di esistere. E non la morte, bensì la vita risulterà strana a chi come voi, a chi come te, leggerà questa storia, la storia vera di un ventenne che ora non vive più perché qualcosa s’è rotto. Ed Anna nello  scoprire che qualcuno non gli sarà restituito, prova della rabbia sì, ne prova tanta, nonostante i tentativi vani; il ricordo può essere nocivo a volte, il dolore può essere latente, ma anche ciò che è nocivo e latente ugualmente esiste, perciò bisogna esorcizzarlo, esprimerlo, trovare il coraggio di viverlo e ricordarlo.
Conclusioni:
Ho sempre pensato che le storie d’amore impossibili fossero migliori di quelle vere, realizzabili, perché semplicemente ti resta in petto un desiderio di amore insoddisfatto. Crescendo, cambiando, ho capito che ci sono dei momenti in cui si è tristi e gli amori perduti, forse uno o due in particolare , ci stringono in gola e vorrebbero tornare, li descriviamo quindi nel nostro modo di esprimere quello che siamo o semplicemente il nostro vissuto. Eppure oggi so con certezza che l’amore che provo, beh non mi verrà mai tolto. E che restando e’ parte di me, sono felice che quel mio amore non vada perduto. L’amore va meritato, se io ti amo, tu devi meritare il mio amore o meglio la mia presenza, se questo non è possibile io preferisco semplicemente che l’amore che io provo mi resti nel cuore incollato, sigillo di una lettera mai inviata in quanto l’amore non può essere scelto, ma l’atto di amare come  donarsi è scelta ed è responsabilità verso di sé e verso l’altro.
Ho sempre pensato che gli amori impossibili fossero più intensi, ora credo che semplicemente io non so nulla dell’amore e che quando lo troverò, un amore che non valga lacrime ma sia un seme che da frutti beh solo allora potrò parlare d’amore.
All’amore, a chi l’ha trovato, a chi lo cerca e a chi lo diffonde. Siate amore prima per voi stessi, perché di gente che si ferisce a vicenda ve ne è stata e ve ne sarà, ma di anime che si accettano e si amano per quelle che sono anche ne è pieno il mondo e son certa che si viva di gran lunga meglio. All’amore che brilla come le stelle cadenti che non abbiam visto arrivare. Al mare d’amore che abbiamo nel cuore e non dobbiamo lasciar prosciugare. Al male d’amore che ci insegna ogni giorno che esiste un modo che non faccia male e che bisogna seguirlo, come stella polare, perché la vita è un inseguimento della felicità e se non prestiamo attenzione ogni macchina, anche la più sicura, può sbandare e non sai mai cosa può succederti. Alla fragilità, all’allegria e alla gioia di Anna, alla gioia che tutti abbiamo nel cuore, basta non smettere mai di cantare, mai.
Agli amici della mia adolescenza, all’arte, all’amore annegato, a Francesco che non tornerà, alla giovinezza negli anni 2000, alla fine delle cose. Ai nuovi inizi, che siano nuovi perché noi sapremo esserlo.
 
Scrivere fa si che i miei demoni vengano esorcizzati, se non lo facessi io sarei il demone. Così sono padrona delle mie emozioni. Oh arte, ti devo la vita.
Se tu non vai dal mare, è il mare che viene da te.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Valzar