Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    23/02/2018    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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26

ALLEATI

 

La mappa degli Inferi era aperta e distesa sul grande tavolo della sala dei ricevimenti. Tutt’attorno, molti demoni stavano discutendo animatamente. Keros, seduto capotavola, fissava quella piantina con aria lievemente smarrita. Le voci in quella stanza erano davvero molte e la tensione iniziava a farsi sentire. La notizia di un attacco era circolata in fretta e la situazione era peggiorata. La città alleata di Sheol era stata colpita da un esercito ostile e sotto di esso era caduta. Ora quell’esercito si muoveva in fretta, diretto verso i territori della capitale. Non riuscendo a comprendere chi fossero i nemici, il principe aveva convocato i diversi reggenti delle città alleate e conosciute. Molti avevano risposto a quell'appello e stavano riempiendo la sala dei ricevimenti. Ci si guardava attorno, cercando di capire chi mancasse.

“Inaudito un tale attacco” commentava qualcuno.

“Chiunque sia, lo annienteremo” si aggiungeva qualcun altro.

“Ma il re dov'è? In un momento come questo…” si sentì.

“Signori!” alzò la voce Asmodeo, in piedi accanto a Keros “Cerchiamo di darci una calmata”.

“Direi di fare l’appello” propose Azazel.

“Sì” annuì il principe “Vediamo chi ha risposto alla nostra adunata e chi manca”.

“Ho qui un paio di risposte da assenti giustificati” continuò il messaggero, porgendo a Keros delle lettere.

Il giovane lesse con attenzione ed annuì.

“Segnate già sulla cartina dell’Inferno l'alleanza con chi ha scritto queste risposte” ordinò poi “E ora…”.

“Ma scusate…” interruppe un grosso demone con una profonda cicatrice su buona parte del viso “…non sarebbe il caso che a dare ordini sia il re? Perché devo obbedire alle parole del più giovane della stanza?”.

“Il re è impegnato in altre faccende" rispose Keros, cercando di nascondere il suo fastidio.

“Quali faccende? Cosa c'è di più importante di questo?”.

“Non credo siano affari tuoi, Mammon” arricciò il naso il principe.

Il demone fece per ribattere ma fortunatamente qualcosa lo distrasse. Lilith entrò dalla porta, invitando tutti ad abbassare i toni. Poi informò che Furcas e Malaphar, i due demoni guaritori, non erano presenti perché impegnati a curare i feriti della battaglia di Sheol.

“Ma dunque chi manca?” domandò Zagan, un demone alchimista.

“Iniziamo a fare l’appello e…”.

“Scusate il ritardo!” interruppe tutti Alukah, piombando nella stanza “Perdonate, altezza. Ero in missione nel mondo umano. Sono arrivato il prima possibile”.

“Stavo già per inserirti nell'elenco dei traditori” scherzò Asmodeo ed Alukah gli mostrò la lingua.

“Sono lieto di vedervi, maestro” sorrise Keros.

“Maestà… Non sono il vostro maestro da un sacco di tempo!”.

“Sarete sempre il mio maestro”.

“Siparietto carino ma ora vediamo chi manca?” si stizzì Hammon “Se c'è una guerra alle porte, meglio muoversi. Troviamo di chi è la colpa!”.

“Sarà quel cagacazzi di Samyaza” ipotizzò qualcuno.

“Quel cagacazzi di Samyaza è seduto qui” sibilò il demone chiamato in causa.

“Per favore, non litighiamo” alzò di nuovo la voce Asmodeo “Iniziamo l’appello”.

Uno dopo l’altro, i convocati furono chiamati ad alta voce da Azazel. Ogni alleato presente veniva segnato sulla mappa. Si delineavano i confini dei fedeli all'impero di Lucifero e si evidenziavano le zone scure, quelle dove non vi erano certezze a riguardo. Poi, alla fine, tutti vennero congedati, per permettere l’organizzazione degli eserciti in vista della guerra ormai prossima.

 

Rimasto solo con Azazel ed Asmodeo, Keros si concesse qualche sorso di tè.

“Asmodeo…” domandò poi “In quanto tempo saremo pronti a partire per la battaglia?”.

“L'esercito imperiale è sempre pronto. Lo guiderò in vostra vece con orgoglio” rispose il generale.

“Non ho bisogno di qualcuno che combatta in mia vece”.

“Con tutto il rispetto…. Non accadrà mai che io vi conceda di andare in guerra”.

“Scusa…?”.

“Se dovesse accedervi qualcosa, il re non me lo perdonerebbe mai. E nemmeno io me lo perdonerei. Siete ancora molto giovane e…”.

“Ma lo hai visto anche tu! Prima gli altri demoni non facevano che esprimere dubbi sul fatto che sia io a regnare e prendere decisioni. Come apparirei ai loro occhi se dessi inizio ad una guerra e rimanessi qui a far niente? Devo dimostrare loro che sono un degno principe!”.

“Comprendo il vostro discorso ma non conosciamo il nemico. Siamo realisti, analizziamo per un attimo i fatti. Escludendo i convocati, i demoni rimasti sono ben pochi. E così pochi demoni non possono organizzare l’esercito che ha attaccato Sheol! Questo può voler dire che si nascondono dei traditori fra chi ha giurato fedeltà. Perciò non so chi mi troverò davanti in battaglia, non conoscerò preventivamente i suoi punti deboli e dovrò improvvisare. Sinceramente, non me la sento di improvvisare con accanto il figlio del re. Sarebbe un rischio troppo elevato”.

“Che l’esercito sia composto da traditori, da demoni semplici o da pazzoidi raccolti per strada, io ho il dovere di combattere per il mio regno. E tu non potrai impedirmelo".

“Altezza…”.

“Azazel! Che gli alleati comunichino quando in grado di unirsi all’esercito reale. Prima risolviamo questo casino e prima potremo tornare ad occuparci di altro”.

Azazel subito si apprestò a radunare altri messaggeri per eseguire gli ordini. Asmodeo tentò ancora di far ragionare Keros ma invano. Il principe si era incamminato a passo svelto lungo il corridoio, ignorandolo.

 

“Di che lingua si tratta?” si sentì chiedere all’improvviso.

Keros interruppe di botto il proprio canto, di natura angelica, e vide il suo servo sull'uscio della stanza. Era trascorso qualche giorni ed ormai la battaglia era alle porte.

“Posso portarvi un po' di tè?” propose Simadè, notando come il principe fosse nervoso.

“Non riuscirei a dormire comunque” ammise Keros, buttandosi in diagonale sul letto.

“È comprensibile…”.

“Puoi pure ritirarti. Non ho bisogno di altro, per ora”.

L’Incubus fece per uscire, con un piccolo inchino. Si fermò sulla porta.

“Signore…portatemi con voi” esclamò tutto d'un fiato.

“Come…?”.

“Portatemi con voi. Avrete bisogno di nutrimento, di sangue. Ed io posso essere il vostro pasto, quando necessario. Non sono bravo a combattere però potrei…”.

“Non sei mica un cestino da picnic!” lo interruppe il principe “Qui starai molto meglio, credimi. Io ci rimarrei volentieri. Ma ho un ruolo ben preciso…”.

“Vorrei fare qualcosa. Il vostro regno è anche il mio regno!”.

“Qui ci sono molte cose da poter fare per il regno. Non mi sentirei a mio agio a sapere che potresti morire per poter essere la mia merenda…”.

“Ma…”.

“Se vuoi…” inclinò la testa leggermente il mezzodemone “…puoi essere adesso la mia merenda. Che ne dici? Posso fare il pieno prima della partenza…”.

Simadè sorrise.

“Ne sarei lieto” ammise, avvicinandosi al letto.

Keros si rigirò, osservando l'Incubus nella sua breve camminata. Durante la permanenza a palazzo, aveva smesso di coprirsi il viso, nonostante fosse in parte deturpato. Così facendo, i suoi occhi quasi bianchi spiccavano in modo netto. Il mezzodemone, a digiuno di sangue da molto tempo, subito lo afferrò e lo trascinò verso sé. Affondò i denti e Simadè si lasciò sfuggire un gemito, chiudendo gli occhi. Qualche goccia di sangue cadde sulle lenzuola scure. Keros sorrise, provando dopo tanto tempo il piacere di sentire il sapore del sangue caldo in gola. Il servo, steso a letto, sentì sussurrare il proprio nome. Riaprendo le palpebre, vide il volto del suo signore che lo osservava. Con il corpo, lo sovrastava.

“Sai…” ammise Keros, leccandosi le labbra “…hai un ottimo sapore”.

“Grazie…”.

“Sono in astinenza da tante cose, ultimamente…” mormorò il sanguemisto, sbottonando la camicia candida e continuando a sorridere “…che dici? Sazieresti anche altri miei appetiti?”.

“Io… io…”.

Simadè balbettò. Era visibilmente arrossito.

“Andiamo!” rise Keros “Sei un Incubus! La tua natura è quella di soddisfare carnalmente le persone!”.

“Lo so… Ma voi… siete così…”.

“Così…?”.

“Così diverso da ogni altro demone con cui ho avuto a che fare. Voi siete… speciale”.

“Non immagini quanto…”.

“Posso baciarvi?”.

“Non sulle labbra. Da qualsiasi altra parte, va benissimo”.

Simadè allora si sollevò leggermente e baciò il petto scoperto del suo signore. Da quella posizione, lo aiutò a disfarsi della camicia e lo strinse fra le braccia.

“Vi prego…” sussurrò il servo “…non permettete alla guerra di porre fine alla vostra vita”.

“Farò tutto il possibile…” rispose Keros, prendendo ancora un assaggio di sangue.

Le mani di Simadè era abili e riuscirono piuttosto in fretta a spogliare del tutto il giovane principe. Visibilmente eccitato, il mezzodemone cercò il contatto con la pelle morbida dell'Incubus.

“Posso dedicarvi il mio massaggio speciale?” gli propose il servo, scivolando con le labbra lungo il petto ed il busto.

Keros non rispose. Si stese a letto, fra i cuscini. La bocca di Simadè era scesa, donando baci lungo il suo cammino. Il principe socchiuse gli occhi, gustandosi una fellatio eseguita da un esperto del settore. “Ma come possono gli angeli fare a meno di certe cose?” si chiese, gemendo per il piacere.

 

Un messaggero come Azazel non amava il mondo umano. Non gli interessava frequentarlo eppure si era sentito in dovere di agire. Una volta raggiunto il luogo dove Lucifero se ne stava rintanato, fu subito indeciso se proferire parola o meno. Temeva reazioni strane da parte del re, ma alla fine prese coraggio.

“Maestà…” esordì, e subito venne interrotto da Satana, che lo invitò ad andarsene.

“Lasciatemi solo dire quanto segue” insistette Azazel, schiarendosi la voce “Io non sono caduto con voi. Non facevo parte del gruppo di fedelissimi, come Asmodeo o Furcas. Io sono caduto dopo, assieme a Samyaza e gli altri che lo seguirono. Ero un vigilante, sorvegliavo gli esseri umani. Come altri, mi sono innamorato di una delle donne dei mortali. Insieme, angeli e femmine umane hanno avuto dei figli, i nephilim. Dio ci ha puniti. I nostri figli e le nostre amanti sono divenuti polvere, cenere e nulla più. Noi angeli condannati all'eternità dell'Inferno. Ricordo il primo giorno da caduto. Ero spaventato, dolorante, depresso e furioso. E ricordo che vi ho incontrato. E sapete cosa mi avete detto? Che a guardare al passato non si ottiene nulla. Mi avete detto che ciò che è stato ormai non si può più cambiare e che è nel presente che bisogna concentrare le energie, per creare un glorioso futuro. Queste frasi mi hanno sempre fatto andare avanti. Anche quando ho perso la consorte che avevo agli inferi, e sono rimasto solo con mia figlia. È stata dura ma ho sempre cercato di rialzarmi”.

Lucifero si limitò ad agitare un po' la coda.

“Vedervi così…” continuò Azazel “…mi fa incazzare. Io comprendo il vostro dolore, lo comprendo benissimo. Ma vi ricordo che davanti a voi avete un futuro che…”.

“Quale futuro?” sbottò, di colpo, il re “L’eternità della dannazione? Che meraviglia. Che consolazione!”.

“No. Io parlo del futuro che creiamo. Delle conseguenze che le nostre azioni portano su chi abbiamo al nostro fianco. Sta per iniziare una guerra”.

“Ci sono sempre state le guerre”.

“Vostro figlio Keros combatterà. In vostra vece. Abbiamo tentato di farlo ragionare, di farlo desistere. Ma è testardo, proprio come voi. Ora… Se avete intenzione di rimanere lì seduto per i prossimi millenni, sono cazzi vostri. Però, vi supplico: non permettete a quel ragazzo di prendere parte ad un conflitto dall'esito incerto. Non vi importa più di niente e nessuno? Sono certo che per Keros fareste qualsiasi cosa. Fratello… Non permettere che muoia!”.

Azazel attese qualche istante di ricevere una risposta, o perlomeno di notare una reazione. Lucifero non si mosse.

“Ora devo andare…” mormorò il messaggero “…sarò sempre l'araldo della famiglia reale. Il principe mi aspetta…”.

 

Circondato da altri demoni alleati, Keros era fieramente in groppa alla propria creatura. Da quando l'aveva vista uscire dall’uovo, era trascorso molto tempo. Ora, bardata con nastri e pezzi d'armatura, era pronta alla sua prima battaglia importante.

“Non avere paura…” sussurrò il padrone alla propria bestia.

In realtà, probabilmente, Keros era molto più spaventato di lei. Non era mai stato in mezzo ad una grande guerra, ne aveva solo sentito parlare. Per qualche istante, si chiese chi poteva mai pregare una creatura come lui. Di certo Dio non lo avrebbe ascoltato. Eppure desiderava tanto pregare, affinché tutto si rivelasse solo un incubo. Sapeva di non poter mostrare simili debolezze, perciò mascherò i suoi timori dietro ad un ghigno beffardo.

“Attendiamo ordini, altezza” si sentì dire.

Asmodeo, in armatura color del sangue, incuteva di certo molta paura. Keros alzò lo sguardo, osservando la bandiera con il sigillo reale che sventolava. La battaglia stava per iniziare, fra rocce e spuntoni di una valle disabitata.

“Mettiamo fine a tutto questo” scandì il principe, osservando i nemici “Distruggiamo i sovversivi. Che fra loro non resti nemmeno un superstite!”.

   
 
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