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Autore: dreamlikeview    25/02/2018    4 recensioni
Nathaniel "Nate" Winchester è un giovane nephilim e cacciatore. Quando il padre in punto di morte gli parla dell'angelo che lo ha messo al mondo, distrutto dalla perdita del genitore, decide di intraprendere un viaggio indietro nel tempo, per salvare entrambi i genitori. Con l'aiuto dell'amico Jack, di un incantesimo e di una strega, riesce a compiere il rituale. Sarà abbastanza coraggioso da compiere la sua missione?
[Destiel, canon-verse (kind of), parents!Destiel, mini-long]
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Desclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene (a parte Nate, lui è il mio bambino), tutto ciò che è qui scritto è scritto senza alcun fine di lucro (tradotto, non ci guadagno niente, ci perdo solo la faccia), e non ho intenzione di offendere nessuno con questo scritto (solo di accoppiare due che dovrebbero essere già accoppiati dalla quinta stagione, pft).

Avviso: Come è già anticipato nelle note della storia, i personaggi tendono ad essere un po' fuori dai personaggi televisivi, anche se ho cercato di mantenermi negli schemi. Spero di non aver fatto troppi strafalcioni. Enjoy!

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Anno 2045
La notte era calata da un pezzo, e tutto era immerso nella quiete più totale, la strada era poco illuminata, un lampione all’angolo sfarfallava, e quella zona di periferia era pressoché deserta, a parte per alcuni senza tetto che vagavano da quelle parti; raramente le auto passavano di lì, e anche i passanti evitavano quella zona, era forse una delle più pericolose del quartiere, si diceva fosse infestata, e tutte le persone ne avevano paura, ma non lui, non Nathaniel “Nate” Winchester, cacciatore temerario e intrepido, che non aveva paura di niente, nemmeno di ciò che si nascondeva nell’oscurità. Cresciuto in una famiglia di cacciatori del paranormale, aveva imparato fin da piccolo a combattere demoni, angeli e mostri di ogni specie. Sapeva nascondersi nell’ombra, e non farsi sentire da nessuno, a facilitargli il compito erano anche i suoi poteri da nephilim. Figlio di un angelo del Signore e di un cacciatore del paranormale, Nate era cresciuto combattendo i mostri che avrebbero dovuto tormentare la sua infanzia, a dieci anni sapeva già sparare da due metri a una lattina, centrandola in pieno, e a tredici anni aveva ucciso il suo primo muta-forma; nonostante ciò, suo padre e suo zio, Dean e Sam Winchester, lo avevano fatto crescere nell’amore e nell’affetto, regalandogli, paradossalmente, un’infanzia felice. Nate aveva scoperto i suoi poteri per caso, quando una mattina di metà maggio, quando aveva solo sei anni, mentre giocava con lo zio Sam sul divano del bunker dei letterati, aveva scaraventato l’uomo dall’altra parte della stanza con una facilità disarmante. Quella era stata la sera in cui suo padre, Dean, gli aveva rivelato che in realtà lui era per metà angelo, come Jack, il tanto temuto figlio di Lucifer, il quale era un punto di riferimento per il piccolo Nate, che non aveva mai conosciuto Castiel, suo padre angelico. Jack era per lui come un fratello maggiore, era cresciuto con la sua figura sempre presente, insieme a quella del padre e dello zio. Avevano dato la caccia ai mostri spesso insieme, e con lui a fargli da guida, Nate aveva affinato i suoi sensi, e aveva scoperto come usare i suoi poteri, aveva imparato a combattere come un angelo, e quando Dean, ormai troppo anziano per combattere, gli aveva regalato la spada angelica di suo padre Castiel, si era sentito lusingato e privilegiato, e aveva chiesto al padre di lui, ma l’ex cacciatore aveva taciuto.
Aveva ventisette anni, ma aveva l’aspetto di un ragazzino in età adolescenziale – è un nostro vantaggio come mezzi angeli gli aveva detto Jack, quasi trentenne anche lui, dall’aspetto di un teenager invecchiamo molto lentamente – ed era uno dei cacciatori più temuti dai mostri, d’altra parte, era il figlio di Dean Winchester e Castiel, l’angelo ribelle che aveva più volte sfidato il Paradiso per proteggere l’umanità. 
Quando vide il licantropo a cui dava la caccia – aveva ucciso tre campeggiatori due giorni prima, e quattro ranger del parco quel pomeriggio – si mosse velocemente e silenziosamente estrasse la lama da sotto la giacca di pelle e lo pugnalò alle spalle, trapassandolo da parte a parte all’altezza del cuore, il mostro, pochi istanti dopo, cadde privo di vita ai suoi piedi; il giovane cacciatore sorrise soddisfatto, restando all’erta – come gli aveva insegnato suo padre, non doveva mai abbassare la guardia – e con un fazzoletto, pulì la sua arma; poi diede fuoco al corpo del licantropo e, lasciandosi dietro fuoco e polvere, rientrò nell’amata Impala di suo padre, soddisfatto. Non vedeva l’ora di tornare a casa e raccontare a suo padre di aver risolto un caso tutto da solo – sfortunatamente, Jack, che lo accompagnava sempre, era impegnato in una questione di famiglia spinosa – e di consumare con lui la solita birra. Fin da quando Dean aveva lasciato la caccia, perché troppo vecchio, e gli aveva consegnato, oltre alla spada di Castiel, le chiavi della sua auto, Nate alla fine di ogni missione, quando tornava al bunker, portava due birre e le bevevano, mentre il cacciatore più anziano ricordava i vecchi tempi, quando lui e Sam viaggiavano per l’America a bordo dell’Impala, e combattevano contro ogni essere sovrannaturale esistente, a volte si era sbilanciato – dopo qualche birra di troppo per la sua età – e aveva raccontato qualche aneddoto anche su Castiel, del quale non parlava mai, soprattutto con Nate. Ogni volta che il ragazzo aveva provato a chiedere notizie del padre angelo,  Dean aveva cambiato argomento e aveva parlato di ben altre cose,  e quelle che aveva il giovane sul padre, erano poche, frammentarie notizie e una vecchia foto sgualcita, che aveva trovato in un cassetto, e che lui adesso conservava come una reliquia nella sua sacca, avere quella foto con sé, gli aveva sempre dato la sensazione di sentirlo vicino, di sentire la sua presenza, come se da qualunque posto si trovasse, vegliasse su di lui. Ma Nate lo sapeva, suo padre non parlava mai di cose che lo facevano stare male, così come non parlava di Sam, stroncato da un infarto improvviso qualche anno prima, così come non parlava di tutte le volte che lo aveva perso, e di come si era sacrificato per farlo tornare in vita. Nate sapeva tante cose, perché era stato suo zio a raccontargliele, così come Jack gli aveva raccontato qualcosa su Castiel, ma lui non lo aveva conosciuto così bene. Tutto ciò che sapeva di suo padre era che era un angelo, era uno dei combattenti più coraggiosi del paradiso e che era morto alla sua nascita.
Mise in moto l’Impala e partì alla volta di casa; quando aveva detto a suo padre di voler essere un cacciatore come lui, l’uomo era stato chiaro su una cosa: alla fine di ogni missione, non importava quanto tempo avesse impiegato nel compierla, sarebbe dovuto tornare a casa. La cosa fondamentale per Dean era che il figlio tornasse a casa sano e salvo.
Nate tornò al bunker poche ore dopo, fortunatamente non era andato troppo lontano per trovare il mostro da uccidere, albeggiava ancora, ma sapeva che suo padre lo stava aspettando seduto sul divanetto, con qualche stupida partita di baseball o qualche episodio di una delle squallide sitcom o soap opera che guardava, Dean non dormiva mai quando suo figlio usciva per dar la caccia a qualche mostro, nonostante fosse ormai adulto e avesse i poteri da mezzo angelo ben sviluppati, temeva sempre che qualche mostro più forte, come un demone o un angelo potesse trovare il modo di ucciderlo e portarglielo via. Era tutto ciò che gli era rimasto della sua famiglia.
«Papà!» si annunciò Nate, scendendo le scale d’ingresso «Ehi, non ci crederai, era solo un licantropo idiota, l’ho fatto fuori in un minuto, quel figlio di puttana» raccontò gettando la sua sacca da viaggio per terra, e dirigendosi nella sala centrale, dove non trovò suo padre, ed era molto strano, di solito lo aspettava lì «Ehi, sei in cucina? Stai preparando i tuoi famosi pancake? È da una vita che non li fai» continuò parlando alla stanza, dove solo l’eco della sua voce si sentiva «Ehi? Papà? Ci sei?» lo chiamò ancora. Non udendo alcuna risposta, Nate si diresse verso la camera da letto di suo padre, probabilmente si era appisolato e non era riuscito a restare sveglio; poi un tonfo improvviso lo riscosse. Subito portò la mano verso la fondina della pistola che portava sempre con sé – come un vero Winchester, gli aveva detto suo padre quando gli aveva consigliato di non lasciare mai la pistola, nonostante avesse la spada angelica sempre con sé – un altro tonfo, oggetti di vetro che si rompevano, giunse alle sue orecchie, e corse in direzione di quel rumore. «Papà!» esclamò di nuovo, correndo verso la stanza da cui esso proveniva. Non importava se era qualche agguato, avrebbe ucciso qualsiasi essere avesse minacciato la sua famiglia. I tonfi venivano dalla cucina e il ragazzo si diresse con celerità alla stanza, e trovò suo padre per terra, e delle ciotole di vetro rotte «Che diavolo è successo?» chiese.
«Niente» rispose con la voce strascicata l’anziano Dean «Mi sono sfuggite di mano» spiegò, Nate gli fu accanto in un secondo e lo aiutò a rialzarsi, suo padre aveva una pessima cera, e sembrava davvero non essere molto in forma.
«Papà, che è successo? Non ti senti bene?»
«Nate, sto bene» lo rassicurò «Non sono più giovane come una volta e ho perso la presa su quelle cose» disse mascherando con un ghigno un’evidente espressione di dolore, il figlio lo guardò inclinando la testa con sospetto.
«Papà, non trattarmi da stupido, si vede lontano un miglio che tu non stai bene» disse sorreggendolo e accompagnandolo verso le camere «Che è successo? Un mancamento?»
«Figliolo, rilassati, non mi ha ucciso l’Apocalisse, la vecchiaia non è un problema» scherzò, tossendo. Nate alzò gli occhi al cielo, suo padre non sarebbe cambiato mai, nemmeno alla sua età. Sospirò e lo accompagnò nella sua camera, aiutandolo a mettersi a letto «Volevo farti i pancake e mi è caduto tutto di mano, e poi sono scivolato» spiegò, il tono leggermente più triste, il giovane si rese conto del sottinteso, lo comprese, suo padre avrebbe voluto preparargli la colazione, ma aveva avuto un qualche tipo di malore di cui non voleva parlargli. Era quello il momento in cui doveva iniziare a preoccuparsi? O era stato solo un momento di debolezza dovuto alla vecchiaia e agli acciacchi?
«Senti, che ne dici se vado a preparare io la colazione? Poi ti racconto come è andata con il licantropo» propose il giovane, con mezzo sorriso sulle labbra, vedere suo padre in quelle condizioni, quando lo aveva visto al meglio della forma fisica, come un cacciatore imbattibile, era davvero dura, ma doveva convivere con la verità, nonostante Dean volesse tenergliela lontana il più possibile: prima o poi lo avrebbe lasciato anche lui.
«No» disse trattenendolo «Perché non ti siedi vicino al tuo vecchio e non parliamo un po’?» domandò.
«E di cosa vorresti parlare?» chiese il figlio, facendosi spazio e sedendosi accanto a lui, guardandolo con ammirazione.
«Di tuo padre» disse l’uomo. Il ragazzo ebbe un colpo al cuore, suo padre non aveva mai nemmeno provato ad accennare all’altro padre, cosa stava succedendo ora? Possibile che avesse preso la decisione così all’improvviso?
«Ce l’ho davanti e ha bisogno di dormire» provò a scherzare, per smorzare la tensione.
«Non di me, stupido» rispose scuotendo la testa «Santo cielo, sei identico a me a volte» borbottò contrariato «Ma sei anche identico a lui» sospirò, guardando il figlio, appoggiando una mano sulla sua guancia «Hai gli stessi occhi blu che aveva lui» spiegò «Sai, non ti ho mai parlato di Cas, perché è troppo doloroso parlare di lui».
«Non è necessario che…» cercò di obiettare, ma il padre lo fermò.
«Lascia che ti parli di lui» disse interrompendolo, Nate annuì e tacque, permettendo al padre di continuare a raccontare «Perderlo è stato un po’ come perdere tutto» spiegò «Cas era l’unica persona di cui mi fidassi a parte Sam, era un gran guerriero» spiegò, Nate notò sulle sue labbra un sorriso dolce e orgoglioso «Sai, ha dato la sua vita per te, quando abbiamo scoperto di aspettare un bambino, beh, puoi immaginare la sorpresa, non sapevamo come fosse stato possibile, avevo già visto la nascita di un nephilm, sai, con Jack» raccontò, poteva vedere l’ombra di un sorriso dolce sulle sue labbra «Ma con te è stato diverso, forse perché lui era un angelo nel corpo di un maschio e io un uomo, ma improvvisamente ci siamo trovati con questo piccolo ovetto tra le mani e, beh, abbiamo saputo fin dal primo momento che sarebbe stato difficile, e impegnativo, ma non importava affatto, ti abbiamo amato fin dal primo momento» disse, gli occhi velati di lacrime, afferrandogli la mano «Castiel era impazzito, più o meno, in senso buono però, era felice, mai lo avevo visto così felice, e ogni giorno tornava con un giocattolo diverso, il primo è stato un peluche, era orribile, ma lui era così felice di avertelo preso, che non me la sentii di dirgli quanto fosse brutto» ridacchiò, poi fu interrotto da un colpo di tosse «Cas era un po’ un moccioso, nonostante i suoi millenni di anni, ed era bello vederlo felice per una volta» raccontò, ma la sua voce aveva una nota triste, e gli occhi ancora lucidi, Nate sapeva che suo padre non era uno dalla lacrima facile, soffriva davvero tanto per l’assenza dell’angelo «Avevo intenzione di lasciare la caccia e tutto, se significava tenerti al sicuro, e cercai di comunicarlo a Cas» la sua voce si incrinò e mascherò il singhiozzo che fuoriuscì dalle sue labbra con un colpo di tosse «Ma non era molto d’accordo, sai, era un periodo abbastanza complicato, c’era questo demone che voleva a tutti i costi catturare Jack, avevamo da poco scoperto l’esistenza di un mondo parallelo i cui angeli volevano invadere il nostro, e altre cose complicate, e Cas decise che si sarebbe occupato di tutto da solo» raccontò «Non voleva mettere me e te in pericolo, e io mi arrabbiai, perché dovevamo essere tutti e tre al sicuro, non solo in due… ma lui era un fottutissimo eroe e doveva salvare tutti, e andò via» spiegò e scosse la testa tristemente «Purtroppo noi lontani abbiamo sempre funzionato male, e me ne sono reso conto troppo tardi» disse con i pugni stretti, il labbro tremulo «Stavi per nascere, non dimenticherò mai quel giorno, chiamai Cas emozionato, e lui accorse al bunker con rapidità, anche se avevamo litigato, venne lì, ma poi successe qualcosa, non so cosa ci tradì quella volta. Tu stavi per nascere, e improvvisamente nel bunker scoppiò una battaglia, c’erano angeli e demoni, c’eravamo io, Cas, Sam e perfino Jack, mentre il tuo uovo si schiudeva» raccontò a denti stretti «Ero stato colpito da un demone ad una gamba, quando Cas si accorse che uno di quei figli di puttana aveva iniziato ad avvicinarsi a te. Stava per portarti via, ed io ero ferito ed inerme; Cas si frappose tra te e quel mostro e lo trafisse con la sua lama angelica, ma…» deglutì «Nel farlo non si accorse di un angelo che era dietro di lui. Cercai di avvisarlo di spostarsi, ma fu troppo tardi» una lacrima scivolò sul suo viso, Nate capiva quanto fosse doloroso per lui parlare di quegli avvenimenti, e perché non ne avesse mai parlato «Vidi la sua luce spegnersi davanti ai miei occhi, e il suo corpo cadere accanto alla cesta dov’eri tu, era la seconda volta che lo perdevo in poco tempo, e mi sentii travolto dal vuoto» raccontò «Un istante dopo, una luce celestiale si diffuse nella stanza, i demoni e gli angeli nemici furono spazzati via, il tuo pianto si diffuse nella stanza. E tu eri nella tua cesta, piangevi disperato, e, ricordo che mi avvicinai a te, e ti presi tra le mie braccia, iniziai a cullarti canticchiandoti Nothing else matter dei Metallica, però non ti calmavi. Fu Sammy a prendere la situazione in mano, come al solito, e disse che probabilmente avevi freddo, prese la prima cosa che trovò, il trench di Cas, lo aveva lasciato su una poltrona. Una volta avvolto in quello, ti calmasti immediatamente» tese le labbra in un sorriso triste, si vedeva quanto per lui fosse doloroso quel ricordo «Eri così piccolo, sapevo che saresti cresciuto velocemente, insomma, sei per metà angelo… eppure, eri così piccolo e indifeso. Avevo paura di romperti con un solo respiro, e… eri identico a Cas. Non solo per gli occhi… in te c’era così tanto di lui…» disse la voce che si spezzava in brevi singhiozzi mal trattenuti.

«Sembra una bella persona da come lo descrivi» mormorò il ragazzo «Mi sarebbe piaciuto conoscerlo».
«Lentiggini a parte, sei identico a lui, Nate» disse Dean «Mi ricordi lui ogni giorno, i tuoi atteggiamenti a volte sono identici ai suoi, e hai quel cipiglio caratteristico che lo distingueva sempre ed era l’angelo più umano che avessi mai incontrato» raccontò «Era più umano lui di tutta la popolazione della terra. Voleva rendere il mondo un posto migliore, e cercava sempre di aiutare tutti, Cas era fatto così, altruista fino alla fine, a volte troppo ingenuo, ma a fin di bene» raccontò «E io…» si interruppe, mascherando di nuovo un singhiozzo con un colpo di tosse.
«Lo amavi?» chiese il ragazzo, interrompendo il suo monologo.
«Sì» rispose con sincerità l’uomo «Ma non gliel’ho mai detto, troppo orgoglio, suppongo» sospirò «Me ne pento ogni giorno, avrei dovuto dirgli ciò che provavo per lui, ma quando me ne sono reso conto, era troppo tardi» disse mestamente «Lui mi ha salvato la vita più di una volta, e io non gli sono mai stato riconoscente…»
«Papà, non è colpa tua» mormorò il giovane, sentiva un groppo alla gola, per le parole di suo padre, avrebbe voluto conoscerlo, anche Jack parlava bene di Castiel, l’amico gli aveva anche confessato di aver provato a riportarlo in vita come aveva già fatto, ma con scarsi risultati, ognuno gli aveva detto quanto fosse stato speciale, ma lui non poteva saperlo, non lo aveva mai conosciuto e ogni parola che suo padre pronunciava, aumentava il suo desiderio di conoscerlo.
«Anche lui me lo diceva sempre, mi diceva che non potevo salvare tutti, e che dovevo smetterla di avere il peso del mondo solo sulle mie spalle, che avrebbe potuto condividerlo con me» disse e il figlio sorrise «Ma te l’ho raccontato, sono cresciuto con il peso del mondo sulle spalle, era difficile accettare che qualcuno volesse aiutarmi e… poi l’ho perso e niente è più stato lo stesso» spiegò mestamente «Anche se non volevo, lui era lì a sostenermi e a non farmi cadere» disse «Mi dispiace non averti mai detto nulla, prima d’ora».
Nate si sporse verso di lui e lo abbracciò con forza, sorridendo leggermente commosso, scuotendo la testa, non c’era bisogno di altre parole, di altre dimostrazioni: «Grazie papà» sussurrò. Dean restò un momento perplesso, poi allungò il braccio verso la schiena del figlio e lo strinse con le poche forze che aveva.
«Ti ha amato con ogni fibra della sua grazia, anche se non lo hai mai visto, sono certo che è stato accanto a te, quel figlio di puttana pennuto ha sempre saputo il fatto suo» disse, mascherando la commozione dietro una battuta, come era solito fare «Sarebbe fiero di te e dell’uomo che stai diventando».
«Grazie papà, davvero» disse di nuovo il ragazzo «Non sai cosa voglia dire per me, il fatto che tu mi abbia parlato di Castiel» mormorò, asciugandosi una lacrima «Vado a prendere un caffè, ne vuoi?» chiese.
«Penso che schiaccerò un pisolino, ragazzo» rispose il padre con il sorriso sulle labbra, sapeva che il figlio si stesse allontanando da lui solo per non mostrare le lacrime di commozione che stava versando, del resto, pur essendo figlio di un pennuto, quel giovane era suo figlio, un Winchester, e come tale i momenti sentimentali non erano tra i suoi preferiti.
«Okay» rispose il giovane «Preparo il pranzo» disse alzandosi. Lo vide allontanarsi velocemente e un sorriso inorgoglito nacque sulle sue labbra, in lui rivedeva se stesso da giovane «Ti chiamo dopo?» domandò prima di uscire dalla stanza. Dean annuì, e Nate sparì dietro la porta, chiudendosela alle spalle. L’anziano cacciatore lanciò uno sguardo fugace alla foto che aveva sul comodino, raffigurante lui, Castiel e Sam e sorrise: «Beh, vecchi miei, penso di essere pronto a ricongiungermi con voi» mormorò, prese la sua pistola e la depose sul comodino, si sdraiò nel letto e chiuse gli occhi. Quando quella notte, mentre aspettava il figlio, aveva avuto un malore, aveva capito di essere spacciato, non si sarebbe più ripreso e non voleva finire la sua vita in sofferenza, dando un peso così grande al giovane Nate, un giorno avrebbe sicuramente capito; così aveva fatto un ultimo patto. Non con un demone, non con un angelo o con il diavolo, semplicemente aveva chiesto al buon vecchio Chuck, di dargli la forza di parlare con Nate di tutto ciò che non gli aveva rivelato, dopodiché sarebbe stato pronto a lasciare per sempre quella vita, in pace con se stesso, con la consapevolezza di lasciare il mondo in buone mani, quelle di suo figlio. E il vecchio amico lo aveva accontentato, gli aveva dato la forza necessaria per parlare con lui, e a modo suo, di salutare il suo ragazzo.
Quando qualche ora dopo Nate entrò nella stanza del padre con due bottiglie di birra per potergli finalmente raccontare della sua missione in solitaria, non credette subito a ciò che aveva davanti: «Ehi papà?» lo chiamò, ma Dean non si mosse, il giovane restò di ghiaccio, suo padre giaceva sul letto, in posizione supina, gli occhi chiusi e l’espressione beata sul volto esanime, le bottiglie gli caddero per terra e corse accanto al padre, scioccato. Non poteva essere accaduto, perché suo padre sembrava così freddo? Così privo di vita? No, non poteva essere accaduto, non poteva essere successo, suo padre doveva ancora insegnargli tante cose, doveva ancora aiutarlo con tante situazioni. Gli controllò il polso, ma non c’era battito e non respirava, provò a rianimarlo, ma i suoi tentativi furono vani; perché stava accadendo a lui?
«Papà? Papà, non fare scherzi» lo chiamò scuotendolo «Papà, ti prego, non mi lasciare, papà…» cercò di svegliarlo «No, no, no! No! Papà!» urlò disperato «Papà, ti prego, svegliati, non è divertente… papà…» deglutì e «Jack! Jack, ti prego! Vieni qui!» chiamò ad alta voce, sperava che l’amico, dovunque fosse, potesse sentirlo e accorrere, era l’unico in grado di poter fare qualcosa, l’unico in grado di sistemare le cose. Pochi istanti dopo udì un fruscio d’ali alle sue spalle e si voltò verso l’amico con il volto disperato.
«Ehi Nate, che succ…» non appena Jack vide Dean supino sul letto, privo di vita, restò di sasso anche lui «Oh cielo…»
«Ti prego, riportalo in vita!» lo supplicò.
«Non posso» disse l’amico raggiungendolo «Nate, non posso».
«Ma… ma… mio padre…» mormorò senza fiato «Mio padre…»
«Mi dispiace» gli disse abbracciandolo «Mi dispiace tantissimo».
«Ho ancora bisogno di lui, Jack…» mormorò aggrappandosi alla sua maglietta per non cadere. Sentiva improvvisamente che tutto fosse troppo pesante sulle sue spalle, si sentiva improvvisamente troppo solo al mondo.
«Lo so…» sospirò l’altro nephilim «Ci sono io con te, okay? Andrà tutto bene, Nate».
Nate restò immobile, impassibile, senza versare una lacrima, con il volto premuto contro il petto dell’amico, che non lo lasciò nemmeno un istante da solo, senza sapere cosa pensare o cosa fare. Suo padre era appena morto e lui era appena rimasto totalmente solo. Non si era mai sentito così vuoto e solo come in quel momento, quando lo zio Sam aveva avuto l’infarto, non aveva avuto tempo per soffrire, aveva dovuto sorreggere suo padre, che altrimenti sarebbe caduto a pezzi, e ora… era lui quello che stava cadendo a pezzi.
 
Il funerale di Dean Winchester, sebbene Nate non lo avesse comunicato ad anima viva a parte pochi, radunò molti cacciatori attorno alla sua pira; c’era chi lo odiava, chi lo stimava, e chi era accorso lì semplicemente per vedere il famoso cacciatore. Nate era inerme, anche se al suo fianco c’era stato Jack, come un’ombra costante, che non lo aveva mai lasciato solo, si sentiva solo al mondo, sapeva di dover reagire, che era ciò che suo padre gli aveva insegnato, ma poteva concedersi un paio di giorni di lutto, no? A tutti era concesso di elaborare prima il lutto e poi agire di conseguenza, giusto? Aveva dovuto avvolgere suo padre in un lenzuolo bianco e metterlo su una pira, da lì a pochi minuti avrebbe dovuto dargli fuoco, quindi se si chiudeva in se stesso per un po’, non succedeva nulla, no?
Ora tutto ciò che gli rimaneva dei suoi genitori erano una spada angelica e un’auto, fantastico, no?
«Dovresti dire qualcosa» gli suggerì l’amico. Tutti i cacciatori accorsi per il funerale erano già radunati intorno alla pira, stupiti dal fatto che Dean Winchester, il cacciatore che aveva sconfitto la morte più di una volta, ora non ci fosse più, sembrava surreale, eppure era dannatamente vero.
Nate annuì, e fece un passo avanti: «Salve» disse schiarendosi la voce «Sono Nathaniel Winchester e Dean è mio padre» disse sicuro, guardando i cacciatori «Lui è la mia guida e il mio mentore, lo è sempre stato, e lo sarà sempre» disse mordendosi le labbra «Addio papà» sussurrò.
«Dean è stato come un padre per me» intervenne Jack «Anche se all’inizio mi odiava, alla fine mi ha accolto e mi ha trattato come un suo pari. Mi ha insegnato tanto, e gliene sarò grato in eterno» disse il nephilim «Addio Dean, magari insegnerai a quegli idioti degli angeli ad ascoltare musica decente».
Nate trattenne una risatina, e ringraziò l’amico per aver sdrammatizzato in quel modo ed aver alleggerito l’aria intorno.
«Dean Winchester mi ha salvato la vita» intervenne una cacciatrice «Se non fosse stato per lui, un Rugaru mi avrebbe uccisa» disse «Gli sarò sempre grata di avermi salvato ed avermi permesso di farmi una vita migliore».
«Io lo conoscevo bene» disse un cacciatore anziano «Era un grande, ho sentito che ha fermato l’Oscurità da solo».
Nate si guardò intorno commosso, ogni cacciatore accorso, aveva qualcosa di bello da dire su suo padre, qualcosa di eroico che aveva fatto, qualcuno conosceva anche aneddoti imbarazzanti su di lui – non quanti ne avrebbe potuti raccontare lo zio Sam – e non si sarebbe mai aspettato un risvolto così. Fu grato che con lui ci fosse Jack, senza di lui non sarebbe sopravvissuto a tutti quei cacciatori. Se solo avessero sospettato della sua natura e di quella dell’amico, avrebbero provato ad ucciderli all’istante. Dopo un brindisi in suo onore, sulle note di Eye of the tiger, Nate e Jack diedero fuoco alla pira di Dean, e lì, davanti a cacciatori e mietitori – i cacciatori non potevano vederli, ma i due nephilm sì – il corpo di uno dei cacciatori più famosi dell’America prendeva fuoco.
«Puoi concederti di piangere, lo sai?» sussurrò Jack al suo orecchio «Quando è morto Castiel, e non sono riuscito a riportarlo in vita, io l’ho fatto, poi sono stato meglio» suggerì.
«I Winchester non piangono mai» rispose serio il giovane, abbassando lo sguardo. Il funerale durò qualche ora, poi quando il fuoco iniziò ad abbassarsi e i cacciatori ad andare via, Nate iniziò a sentirsi libero di piangere la morte di suo padre. Quando fu totalmente solo, Jack era tornato nel bunker, si sedette vicino alla pira quasi spenta di suo padre e lasciò via libera alle lacrime.
«Perché mi hai lasciato? Non so cosa fare ora, papà» singhiozzò «Ti prego, non… non...» non riuscì a continuare a parlare, i singhiozzi erano più forti. Nate era distrutto dal dolore, la perdita di suo padre era un colpo troppo grande per lui. Sapeva che sarebbe successo, ma non credeva così presto, non così all’improvviso. Restò seduto lì per ore, a piangere, a sfogare il dolore crescente che sentiva dentro. Improvvisamente, sentì un vento percorrere la sua schiena, e sentì come una presenza, posargli una mano sulla spalla.
«Papà?» domandò voltandosi immediatamente, credendo fosse lo spirito del padre, che si era legato a qualcosa, aveva tenuto la sua pistola, il taccuino di suo nonno e altre cose a cui Dean era stato sicuramente legato.
«No» rispose Jack con tono mesto e triste «Sono solo io, ti ho portato una bottiglia d’acqua e un sandwich, sei qui da ore» disse piano.
«Grazie» mormorò, prendendo ciò che l’amico gli aveva portato. Jack tornò indietro, mentre lui restò ancora lì, a contemplare il vuoto e a cercare di assimilare ciò che era appena accaduto. Aveva celebrato il funerale di suo padre, aveva detto addio all’uomo che lo aveva messo al mondo e lo aveva cresciuto, e tutto era così doloroso e ingiusto da essere quasi irreale. Quando calò la notte, però, poco prima che decidesse di alzarsi dal terriccio, quando ormai il fuoco era spento da ore, sentì una leggera pressione sulla fronte, e quasi gli parve di vedere gli spiriti dei suoi genitori salutarlo e allontanarsi l’uno vicino all’altro. Scosse la testa, e si disse che avesse respirato fin troppo monossido di carbonio. Un sorriso, però, gli tese le labbra, suo padre si era ricongiunto alla persona che aveva sempre amato, ed era in pace. Doveva solo accettarlo e affrontare la cosa da uomo, ma per il momento, preferiva crogiolarsi ancora un po’ nel dolore.
 
Un mese dopo la morte di suo padre, Nathaniel aveva preso sul serio la missione da lui lasciatagli, doveva continuare gli affari di famiglia e affrontare il dolore da vero uomo, come un vero Winchester avrebbe fatto, come lui aveva fatto in passato, e insieme a Jack aveva iniziato ad occuparsi dei vari mostri che terrorizzavano il territorio americano, era intento a fare delle ricerche su un essere che smembrava le sue vittime e ne prendeva solo la milza, quando la sua attenzione fu catturata da una pagina dedicata alle creature che avevano il dono di poter viaggiare indietro ed avanti nel tempo. Era un’abilità degli angeli e degli arcangeli, una nota della pagina, diceva che, sebbene non vi fossero prove di ciò, anche i figli ibridi degli angeli, i nephilim, potevano avere quest’abilità, ereditata dai loro genitori. Immediatamente, si attivò, ignorò il caso che stava seguendo e iniziò a fare ricerche anche su internet, poi ne avrebbe parlato con Jack, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo, avrebbe potuto rivedere Dean, Sam, avrebbe potuto incontrare entrambi i suoi genitori, e conoscere finalmente l’angelo che lo aveva generato, ma non solo, avrebbe potuto salvarlo e far in modo che suo padre non vivesse con il senso di colpa, immerso nel dolore e pieno di rimpianti, e forse lui sarebbe cresciuto con entrambi i genitori. Ormai aveva perso ogni cosa, non aveva nient’altro da perdere, cosa poteva andare storto? Fece tutte le ricerche che gli servivano, trovò tutte le informazioni necessarie e si informò su tutte le possibili complicazioni. Quando fu convinto di tutti i risultati delle sue ricerche, compiaciuto di se stesso, raggiunse Jack nella sua stanza.
«Ehi, Jack! Ho delle novità pazzesche!» esclamò.
«Fantastico! Hai capito con cosa abbiamo a che fare?» domandò l’amico «Come si uccide la creatura?» chiese ancora «Quando partiamo per farla fuori?»
«Cosa? No, ascolta, hai mai sentito parlare dei viaggi nel tempo?» chiese a sua volta Nate, cambiando discorso.
«C’è una serie tv su questo, vero?» chiese confuso l’altro guardandolo come se stesse delirando.
«Ho letto in un libro che gli angeli, gli arcangeli e forse anche i nephilim possono viaggiare nel tempo!» esclamò il minore, con un enorme sorriso sulle labbra, sorprendendo l’amico.
«Continuo a non seguirti, Nate».
«Non capisci?» chiese retoricamente, l’altro scosse la testa «Posso tornare indietro nel tempo e rivedere mio padre, o entrambi i miei genitori! Posso fare in modo che siano felici, posso salvare mio padre!»
«Nathaniel, stai delirando, okay? Anche se si potesse viaggiare indietro nel tempo, non puoi, altereresti il corso naturale degli eventi, e tu non esisteresti più!» esclamò.
«Non se arrivo prima della mia nascita e non incontro me stesso» disse il giovane «Ho letto tutto a riguardo! Ci ho lavorato tutto il giorno, sono certo che con il tuo aiuto…»
«Nate, non ti aiuterò in questa follia» disse seriamente Jack, scuotendo la testa «Sei ancora sconvolto per la morte di Dean, e lo capisco, ma devi riuscire a tornare in te, okay?»
«Jack, ti prego… tu hai riportato in vita Castiel, per poterlo conoscere…io non posso riportare in vita nessuno, ma ho bisogno di mio padre» disse supplichevole «Ti prego, aiutami, non ho niente da perdere, e se poi riuscissi a salvare Castiel, sarà un vantaggio anche per te, no?» domandò retoricamente «Pensaci, non saresti costretto a dover accettare Lucifer come tuo padre e recarti da lui ogni volta che ti chiama, potresti continuare ad avere Castiel come punto di riferimento, no?» incalzò, cercando di convincerlo «Pensaci, Jack!»
L’altro restò perplesso ancora qualche istante, poi diede segni di cedimento, la possibilità di salvare Castiel, Dean, Sam e tutti gli altri era allettante, ma come Castiel gli aveva insegnato anni addietro ogni azione aveva una conseguenza, che poteva avere ripercussioni anche a livelli cosmici. Cosa avrebbe fatto Dean? Sicuramente tutto il necessario per salvare la famiglia, e di certo lui non avrebbe rifiutato di aiutare Sam, se gli avesse chiesto aiuto. In fondo, fin da quando Nate era nato, lui lo aveva visto come il suo fratellino minore, colui che lo aveva fatto sentire meno solo, qualcuno con cui condividere la natura di nephilim. Ci pensò davvero bene, e guardò l’amico con un sorriso convinto.
«Va bene» cedette infatti «Facciamo questa pazzia da dove iniziamo?»
Nate sorrise compiaciuto, e mostrò a Jack tutto ciò che aveva trovato sul viaggio nel tempo, e subito iniziarono a lavorare su come poter mettere in pratica il piano del più piccolo. Non era facile, nessuno dei due era realmente consapevole se si potesse fare, non esistevano molti nephilim – e la maggior parte erano stati uccisi da angeli, perché considerati aberrazioni, o dai cacciatori perché considerati una minaccia – e sia lui che Jack non sapevano se avessero o meno la capacità di viaggiare nel tempo.
Le loro ricerche si protrassero per giorni, ma su nessun libro c’era scritto come poter scoprire il potere di viaggiare nel tempo, e dovettero giungere alla conclusione che non avessero mezzi per poterlo fare da soli; fu così che Jack propose di cercare altrove, magari esisteva un qualche incantesimo che potesse aiutarli nel loro intento. Così i due nephilim decisero di contattare Rowena, la strega immortale che in passato aveva aiutato innumerevoli volte i Winchester. Nate non la conosceva, ma Jack aveva già avuto a che fare con lei in passato, soprattutto quando cacciava al fianco di Sam e Dean. Iniziarono quasi subito le ricerche su di lei, per capire dove si trovasse, era quasi impossibile trovarla, lei era brava a nascondere le sue tracce e a sparire nel nulla; tuttavia i due giovani avevano imparato dai migliori sul campo, e in meno di una settimana avevano trovato tracce della strega a Denver, nel Colorado. Così, un paio di giorni dopo si misero in viaggio verso la città in cui la donna risiedeva e seguirono tutte le informazioni che avevano trovato. Trovare la sua abituazione non fu difficile, i due cacciatori iniziarono a pensare che lei stesse facilitando loro le cose, e ne ebbero la conferma quando, dopo aver bussato alla porta della sua dimora, lei aprì loro la porta sfoggiando un enorme sorriso compiaciuto, come se si aspettasse di trovare proprio loro sul suo portico.
«Credevo che con la dipartita dei Winchester anziani, nessun altro Winchester sarebbe venuto a disturbarmi e invece…»
«Ciao Rowena» la salutò Jack cordialmente sorridendo «Abbiamo bisogno del tuo aiuto».
«Lo so, uccellini, vi ho lanciato le briciole per farmi trovare» disse permettendo ai due di entrare, poi lo sguardo della donna si soffermò su Nate «Però, non sapevo che fossi così identico all’angelo, l’ultima volta che ho avuto a che fare con tuo padre eri ancora un marmocchio di pochi mesi» affermò guardandolo «Come posso aiutarti?»
«Già… me lo diceva anche mio padre» disse con aria mesta «Comunque, voglio tornare indietro nel tempo per salvare i miei genitori» spiegò il giovane nephilim «Ci aiuterai?»
«Il viaggio nel tempo è una cosa complicata, sei sicuro di volerlo fare?» chiese.
«Sì» rispose risoluto, prendendo dalla sua sacca tutto il materiale che aveva trovato sui viaggi nel tempo «Se riuscissi a farlo, e arrivassi prima della mia nascita, eviterei possibili paradossi, e potrei salvare Castiel» spiegò alla strega, che ora lo guardava interessata alla cosa; tutti sapevano che alla strega piaceva poter superare i propri limiti e accettava qualunque sfida le venisse proposta.
«Penso di poterti aiutare, giovane Winchester» affermò «Ma devo avvisarti su una cosa» gli disse con serietà «I viaggi nel tempo sono una cosa complicata, se ne compi uno, è inevitabile che la storia come la conosci potrà essere cambiata» continuò «E alcune conseguenze di essi sono inevitabili, sei pronto ad accoglierne i rischi?»
«Sì».
«Allora prendo il libro degli incantesimi» concedette la donna, li fece accomodare su un enorme divano rosso, prima di sparire dietro una porta, lasciandosi dietro un Jack confuso e un Nate perplesso. Non capiva cosa avesse voluto dire la strega, ma capiva che qualcosa al suo ritorno a casa sarebbe cambiato, in meglio; era consapevole che non sarebbe stato facile, ma doveva almeno provare a fare qualcosa, continuare a vivere sapendo di aver potuto fare qualcosa e non averlo fatto, lo avrebbe fatto vivere peggio. Sapeva di dover stare attento a non rivelare troppo di quello che sapeva, ma il desiderio di rivedere suo padre e di conoscere quel padre che non aveva mai conosciuto e di cui aveva tanto sentito parlare, era più forte di qualunque enorme conseguenza cosmica che avesse seguito il suo viaggio nel tempo.
«Ehi Jack» lo chiamò a bassa voce «Se dovessi riuscirci… come credi che dovrei comportarmi con lui? Com’era Castiel? Tu lo hai conosciuto, hai qualche cosa da suggerirmi?»
«Beh, Castiel era fenomenale, ha vegliato su di me prima che nascessi e mi ha accudito come se fossi stato suo figlio, era fantastico, sii solo te stesso, vedrai che andrà tutto bene» sorrise, Nate vedeva dai suoi occhi quando anche a Jack mancasse l’angelo, e quello fu un incentivo a motivarlo a compiere il suo viaggio.
Quando Rowena tornò con il libro degli incantesimi, Nate era più che certo della sua scelta, e senza alcuna esitazione, aiutò la strega a cercare l’incantesimo per viaggiare nel tempo; poi l’aiutò a radunare gli ingredienti per l’incantesimo e la supportò in ogni passaggio, tagliandole le erbe, miscelando polveri e altre cose simili; impiegarono tre giorni per trovare e preparare ogni cosa, ogni giorno che passava, Nate era sempre più convinto di ciò che stava facendo, fu allo scadere del terzo giorno, quando ormai tutto era pronto, che un piccolo dubbio si fece strada nella sua mente, e la sua sicurezza vacillò per un istante, così si avvicinò all’amico.
«Ehi Jack» mormorò, l’altro alzò lo sguardo su di lui perplesso «Mi chiedevo una cosa».
«Dimmi»
«So che questo viaggio cambierà molte cose, e molte cose non saranno più le stesse, ma…» balbettò, timoroso «Ma mi chiedevo, se… c’è qualche eventualità che in un altro futuro, tu possa odiarmi invece di essere mio amico?»
«Ehi, ehi» lo bloccò subito scuotendo la testa «Tu non sei mio amico, tu sei mio fratello, okay? E in nessun modo le cose tra di noi cambieranno» promise «Siamo una famiglia e nessun viaggio nel tempo può sciogliere una famiglia».
«Grazie, Jack» lo ringraziò abbracciandolo, l’altro nephilim fece lo stesso e lo strinse forte, aveva davvero bisogno di sentirsi dire una cosa del genere dal suo migliore amico barra fratello maggiore «Cazzo, sembravi mio padre» rise. Jack lo seguì nella risata e gli diede una pacca sulla spalla.
«Suppongo di aver passato troppo tempo con lui» scherzò «Ti ho mai detto che quando sono nato tendevo ad imitarlo?» raccontò scuotendo la testa «Volevo fare così bella impressione su di lui che sembrava odiarmi che lo presi come modello» spiegò sorridendo. Già, Jack gli aveva raccontato un sacco di volte, che quando era nato, Dean per i primi giorni, fino a che lui non aveva riportato in vita Castiel, lo aveva trattato peggio di un estraneo, lo aveva odiato perché lo vedeva come una minaccia, come un pericolo per l’umanità, solo perché era il figlio di Lucifer.
«Non era meglio lo zio Sam come modello?» chiese divertito Nate.
«Oh certo, lo era eccome. Ma avevo solo pochi giorni, ed ero praticamente nel corpo di un adolescente!»
Stavano ancora parlando tra di loro, quando la voce di Rowena li interruppe.
«Ehi piccioncini, l’incantesimo è pronto» annunciò la strega comparendo sulla soglia della porta «Sei pronto?»
Nathaniel annuì e dopo un altro rapido abbraccio con Jack, raggiunse la strega, la quale gli spiegò che sarebbe tornato indietro a prima della sua nascita, e che avrebbe avuto fino a poco prima di essa per mettere a posto ogni cosa e tornare indietro al suo tempo. Gli diede il sacchetto con il contro incantesimo e poi lo fece mettere al centro di un cerchio disegnato con il carbone e sparse le polveri delle erbe che avevano tritato poco prima, e infine iniziò a recitare l’incantesimo. Nate iniziò a sentire che qualcosa stava cambiando quando intorno a lui iniziò a crearsi un vortice di energia, esso cominciò a ruotare velocemente, avvicinandosi a lui, ad un certo punto lo travolse come un fiume in piena; non ebbe paura, era abbastanza coraggioso da saper affrontare una cosa del genere, ma ciò non gli impedì di stringere la mano attorno all’elsa della spada angelica per farsi coraggio; tutto intorno a lui cominciò a vorticare violentemente, ogni cosa si dissolse nell’aria e lui si sentì letteralmente trascinare via da una forza estranea, ancestrale, che lo sollevò in aria, si sentì sballottolato da un posto all’altro, con forza, furia e quasi sentì l’aria nei polmoni mancare. Non provava dolore fisico, ma si sentiva davvero confuso e travolto, e tutto continuò a girare intorno a lui per minuti interi.
Tutto durò pochi minuti, e così com’era iniziato cessò, il vortice di diradò, ma quello fu talmente intenso da fargli perdere i sensi.

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Hola people!
I'm back! Vi sono mancata? Spero di sì, perché come avevo promesso, siamo nel 2018 e sono tornata! Beccatevi questa mini-long, che originariamente doveva essere una one shot, ma è venuta fuori di quasi 20 pagine/ventimila parole, ed era davvero troppo da pubblicare insieme, visto che mancano ancora le battute finali da scrivere, così l'ho trasformata in una mini-long che non dovrebbe essere più di quattro o cinque capitoli. Non so proprio scrivere poco. Anyway, so che mi odiate, ma nessun Dean è stao trattato male, giurin giurello! E comunque, è solo un futuro alternativo, che Nate provvederà a sistemare. E' la prima volta che scrivo usando prima un nuovo personaggio, che ne pensate? Vi piace Nathaniel? Riuscirà a salvare Cas e ad aiutare Dean ad essere felice? Lo scoprirete nelle prossime puntate! 
Adesso vi saluto, e ci becchiamo la settimana prossima, sabato o domenica. 
Grazie in anticipo a chi leggerà! 
   
 
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