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Autore: piccina    25/02/2018    1 recensioni
Ecco come mi sono sempre immaginare dovesse finire la giornata del Jagathlon. Cosa sarebbe successo se Harm avesse avuto il coraggio di parlare, una buona volta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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H:” So che abbiamo un problema con la base NATO, in Italia. Deve mandarci me, Signore ... insieme al Colonnello MacKenzie”
Amm:” Cosa diavolo dice, Rabb, è impazzito? Ma se vi parlate a malapena!”
H:” Ho bisogno del suo aiuto, Signore. Mi ha portato le carte per il divorzio, da firmare... Non posso arrendermi così. Non posso cancellare l’unica cosa buona che ho fatto nella vita, con una dannata firma.
Non prima di aver tentato il tutto e per tutto.
Solo che il Colonnello non mi vuole neanche vedere, solo lei può obbligarla ... solo lei può ordinarle di passare del tempo con me.
Solo lei mi può dare il tempo e la possibilità di farmi perdonare e di riconquistare mia moglie.
La supplico, Signore...”
 
Amm:”Si rende conto di quello che mi sta chiedendo, Capitano?”
 
La luce che vide negli occhi di Harm  lo convinse che meritava ancora un’opportunità ... che anche Sarah la meritava ... quella famiglia meritava una chance di tornare insieme.
 
Amm:“Tiner?”
Tiner (T): “Si, Ammiraglio?”
Amm:”Mi chiami il Colonnello MacKenzie, per favore...”
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Il sole faceva capolino dalle persiane ... Mac aprì gli occhi, si stiracchiò e infilò i piedi fra le gambe del marito. Harm, non si svegliò, ma con un riflesso condizionato, spostò le ginocchia e fece posto ai piedi della moglie, che come al solito erano da scaldare!
A Mac sfuggì un sorriso di tenerezza... e si mise comoda a pigrare ancora un po’.
I vantaggi della pensione!
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 Amm:” Entri pure Colonnello, si accomodi”
M:”Ammiraglio, Capitano...”
Amm:”Colonnello, come saprà, abbiamo un problema diplomatico con il governo italiano riguardo l’ampliamento della base NATO. L’accordo, stretto con il  precedente esecutivo, sta creando difficoltà all’interno dell’attuale maggioranza di governo e alcuni problemi di ordine pubblico. Il ministro degli esteri ha chiesto il nostro aiuto, in maniera informale.
Si tratta di un impegno delicato, l’Italia è un nostro alleato e il progetto di ampliamento riveste un importanza chiave per la nostra politica in Europa. Il SecNav ha deciso di mandare due consiglieri e visto che lei ha già svolto, con successo, compiti di questo tipo partirà domani, insieme al Capitano Rabb”
 
Ecco fatto, aveva sganciato la bomba!
 
La reazione non tardò e non fu molto militaresca...
 
M:”Sta scherzando, Signore? In missione con il Capitano?Non può farmi questo!”
Amm:”Colonnello, sta discutendo un ordine?”
M:”Si, Signore, cioè ... No, signore, ma Ammiraglio....”
Amm:” L’aereo che porterà lei e suo marito a Roma parte domani alle 18.00, potete andare”
M:”Non è più mio marito, Signore ... o almeno ancora per poco, ormai!”
Amm:”Sta bene. L’aereo che porterà lei e il Capitano a Roma parte comunque domani alle 18.00. POTETE ANDARE!”
H&M:” Agli ordini, Signore”
Amm:”Colonnello, farò finta di non aver sentito il tono che ha usato negli  ultimi cinque minuti... Ma che sia l’ultima volta. Buon lavoro.”
M:”Si, Signore. Mi scusi”
 
M:“Sei stato tu! Questa è opera tua” gli sibilò furiosa, uscendo dall’ufficio dell’Ammiraglio.
 
H:” Ci vediamo all’aeroporto o ti passo a prendere a casa, domani mattina?” ribatté serafico lui.
 
M:”Vai al diavolo, Rabb” e se ne andò.
 
L’impresa più ardua della sua vita aveva avuto inizio... e non poteva fallire.
Sarebbe stata dura, ma ce l’avrebbe fatta. Per la prima volta, dopo tanto tempo, tornò a casa con una speranza in cuore.
 
Aveva un piano.
 
Doveva stare calmo, molto calmo. L’impresa “normalizzazione” era cominciata.
Voleva far riprovare a Mac le sensazioni conosciute della loro vita insieme... lei  poteva negarlo anche a se stessa, ma lui ne era certo ... gli anni passati  assieme, le abitudini, i piccoli gesti quotidiani della loro vita le erano rimasti dentro, come era successo a lui.
Da quello doveva partire. Doveva risvegliare i suoi ricordi, le sensazioni istintive, doveva “parlare” alla sua parte irrazionale.
 
Poi forse, avrebbe avuto una chance.
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Non poteva crederci. Come aveva fatto a convincere l’Ammiraglio?... perchè ne era certa, dietro quest’incarico c’era lo zampino di Harm. Lui e la  sua faccia da schiaffi mentre  la guardava quando, poco prima, rischiava di essere accusata di insubordinazione nell’ufficio dell’Ammiraglio.
 
Il solito Harm ...
 
Coraggio marine, pensò. Si tratta di lavoro, solo lavoro.
L’Ammiraglio mi ha ordinato di lavorare con lui, ma non può costringermi a passare un minuto di più del necessario in sua compagnia.
Si tratta di qualche settimana al massimo... Posso farcela. Se è questo il contentino di cui ha bisogno, se è questo il prezzo da pagare perchè si decida a firmare il divorzio... ebbene lo pagherò e poi sarà veramente finita.
Adesso devo pensare come sistemare i bambini mentre saremo via...
 
Riordinò la scrivania, chiuse gli incartamenti, spense la luce e si diresse verso l’uscita.
Mentre aspettava l’ascensore non si poté impedire di pensare alle numerose vigilie di altre missioni.
Adesso pareva impossibile, ma c’era stato un tempo nel quale aspettava con ansia che le assegnassero missioni lontane con Harm... e altri tempi nei quali, benché si trattasse di lavoro, erano felici di partire. Era quasi una mezza vacanza dal tritacarne della routine  quotidiana, lavoro, asilo, figli, spesa, orari, traffico, ritardi ... Lavoro si, ma sere e nottate tutte per loro.
E non era passato un secolo.
 
“Smettila Sarah, cosa vai a pensare” si disse, mentre le porte dell’ascensore si aprivano davanti a lei.
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M:”Che dici Harm, ci alziamo? E’ una bella giornata, potremmo approfittarne, per andare a prendere i bambini, così Cate si riposa un po’.  Li portiamo al parco e poi andiamo a comprare le biciclette ... gliel’abbiamo promesso.”
H:”Già è vero, Andy dice che vuole una bicicletta tutta gialla come l’aereo del nonno!”
M:” Allora chiamo i ragazzi, per capire se si può fare o se hanno altri impegni.”
M:”Harm, Cate dice che i bambini sono fuori con Tom e lei è a casa con Alan, che però se nel pomeriggio passiamo a prendere Margie ed Andy, le facciamo un favore. Stanotte hanno “ballato” parecchio ...”
H:”Benissimo Colonnello, allora si vesta che la porto a pranzo fuori, così poi andiamo direttamente a prendere i bambini.”
Si prepararono e uscirono. Una volta in macchina Harm prese la direzione del lago, diretto verso un ristorantino italiano, gestito da una coppia romana che, con un atto di fantasia strepitosa, avevano chiamato il locale:”ROMA”.
Si mangiava bene, posto tranquillo e bel panorama ... e poi per loro Roma aveva un significato particolare. Ogni volta che andavano a mangiarsi un piatto di “bucatini come si deve”, non potevano non pensare a una trasferta italiana di molti anni prima.
Una missione diplomatica che avrebbe segnato le loro vite.
Per fortuna si dicevano, stringendosi forte la mano. La mano. Si perchè, ancora adesso, adoravano camminare mano nella mano.
I figli li prendevano in giro, perchè negli anni, tale era l’abitudine, si erano sincronizzati anche i passi ... visti di profilo si muovevano all’unisono, si vedevano solo un paio di gambe.
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Amm:” Tiner, ha già provveduto alle sistemazioni del Capitano e del Colonnello?”
T:” No, signore. Stavo per farlo”
Amm:” Lasci perdere, ci penso io.”
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Stava arrivando. In ritardo, come al solito. Bello come sempre.
Dannazione, detestava quell’uomo, ma non poteva evitare di pensare che fosse bellissimo e che un tempo era stato suo... Non lo dava a vedere, ma in ufficio non le sfuggivano le occhiate interessate di cui era oggetto.
Le dava fastidio. Eppure non ne aveva più diritto, per sua scelta.
 
M:”Sei in ritardo”
H:”Si, ma di poco” rispose sfoderando uno dei suoi sorrisi e facendo finta di non cogliere la sfumatura acida nella voce di Mac.
 
Il solito Harm...
 
M:”Muoviamoci o perderemo l’aereo”
 
Con grande disappunto di Mac, la signorina dell’imbarco le comunicò che non era possibile cambiare l’assegnazione dei  posti. L’aereo era al completo.
 
 
 
H:” Ti toccherà sederti vicino a me. Su, coraggio, l’hai già fatto altre volte. Puoi sopravivere”
 
Non gli rispose e lo fulminò con lo sguardo, mentre si incamminava verso la navetta che li avrebbe portati all’aereo.
 
Presero posto uno di fianco all’altro e a Mac non sfuggì che Harm le cedette il posto vicino al finestrino. Lei odia il posto sul corridoio. Lui lo sapeva.
 
Nel bene e nel male.
Il solito Harm... 
 
Mac si tuffò nella lettura di un libro, con una foga e un interesse che non potevano che sembrare sospetti. Era evidente che voleva sfuggire qualsiasi tipo di conversazione.
 
Harm fece finta di nulla, quella che intendeva correre era una maratona.
Il viaggio era lungo e l’Ammiraglio con quella assegnazione gli aveva regalato tempo ...
 
Stai calmo Rabb e gioca bene le tue carte. Si mise a leggere anche lui.
 
Ogni tanto, pensando che l’altro non se ne accorgesse, si guardavano di sottecchi.
 
Servirono il pranzo e Harm, pur limitando al massimo la conversazione per non innervosirla, fu molto gentile. Le versò l’acqua quando il suo bicchiere era vuoto, le diede la sua seconda bustina di zucchero per dolcificare il caffè... a lei una non era mai bastata. Neanche a lui.
Sarah doveva ammetterlo, in queste cose era sempre stato gentile e galante. Sempre in tutti quegli anni ...
 
Non poté evitare di pensare:
il solito Harm.
 
Stavano sorvolando l’oceano, quando il sonno prese il sopravvento ...
 
Harm, una volta tanto, fu il primo a svegliarsi. Forse fu la sensazione di un peso conosciuto, ma che mancava da troppo tempo. Mac era scivolata e la sua testa era andata ad appoggiarsi nell’incavo della spalla di Harm. Praticamente la posizione  che assumeva, per addormentarsi, fin dalla prima notte che avevano passato insieme. Lei lo chiamava:” il mio posticino”...
 
La guardò e gli venne quasi da piangere. Fu però abbastanza lucido, per decidere di far finta di dormire ancora...
Da li a poco si svegliò anche Mac e quasi trasalì quando si accorse dov’era ... la sensazione di tepore e di casa che le rimase addosso, fu però difficile da negare e mandar via...
Meno male che Harm sta ancora dormendo, pensò mentre si rialzava di scatto.
 
L’aereo intanto stava scendendo si iniziava a intravedere Fiumicino e Harm non si “svegliava”.
 
M:”Harm? Harm, svegliati...”
Niente da fare ....
 
Il solito Harm.
 
 
Cedette. Lo toccò per scuoterlo e destarlo.
Voleva essere brusca e non ci riuscì, dopo un anno lo stava svegliando di nuovo... lo aveva toccato di nuovo.
Magone. Lacrime ricacciate in fretta in gola...
Si ricompose a fatica, ma in fretta:”Svegliati! Stiamo atterrando.., datti una mossa.”
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Ospiti all’Ambasciata.
Strana sistemazione pensò, mentre l’incaricato faceva strada.
 
Inserviente(Ins):”Ecco signori, potete accomodarvi. L’ambasciatore vi aspetta alle 20.00 per la cena. Avete tutto il tempo di rinfrescarvi e riposarvi. Sono a vostra disposizione, per qualsiasi necessità”
 
M:”Un appartamento? Con una sola camera da letto? Dev’esserci un errore!”
 
Ins:”Nessun errore signora, la scheda proveniente dal Jag indica espressamente che lei e il Capitano siete sposati. L’ambasciatore in persona si è premurato che la suite rimanesse libera, a vostra disposizione. Vi è andata bene, non si trova una sola stanza in tutta Roma e dintorni a causa della concomitanza degli Internazionali di tennis e del Festival del cinema”
 
Ecco come li aveva sistemati l’Ammiraglio!
 
H:”Bhe Mac, poteva andare peggio. Vieni a vedere che vista spettacolare” disse Harm aprendo la porta finestra che si affacciava su un terrazzo con vista mozzafiato sulla capitale.
 
M:”Ma come fai a essere sempre così?” ribatté lei, più stupita che arrabbiata.
 
Già un cambiamento.
 
H:”Così come?”
 
M:”Così tranquillo, per esempio?”
 
H:” Ah, ma io sono contento di essere qui con te.”
Si girò, le sorrise e si diresse in bagno.
 
Mossa bieca, Capitano. Mossa da Harm.
Il solito Harm.
 
Mac, sospirò e si mise a disfare i bagagli. Rassegnata.
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Dopo la cena con l’Ambasciatore, che si era rivelata più piacevole e informale del previsto, rientrarono in camera e Mac si appartò sulla terrazza per chiamare i bambini.
H:”Che fai, ti nascondi per chiamarli? Quando hai finito me li passi che li saluto anch’io?”
Alzando gli occhi al cielo gli passò il telefono e rientrò.
 
C:”Ciao papà! Ma allora sei con la mamma?”
H:”Si tesoro, per lavoro. Per favore Cate, quando senti la mamma non enfatizzare questo fatto, ok? Cosa combinate? Vi divertite alla Jolla? Fate i bravi con i nonni? Un bacio piccolina. Adesso mi passi Luke, così saluto anche lui?”
L:”Ciao papà... quando veni?”
H:”Presto amore, vengo presto .... ti diverti con i nonni?”
L:”Si, ma volo tonare all’asilo ... qui ho pochi giochi!”
H:”Adesso mamma ed io siamo lontani per lavoro, ma torniamo presto a prendervi, ok? Tu fai il bravo bambino, mi raccomando.”
L:”Si, papà... sei lontano? Hai peso l’autostada?”
H:”Si amore, ho preso l’autostrada e pensa un po’... anche un aereo, adesso passami la nonna” disse Harm sorridendo...
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H:”Coraggio, salite in macchina, che andiamo a prenderci un gelato e poi ... e poi, dove andiamo poi?”
Me&A:” Poi andiamo a comprare la bici, vero nonno?”
H:”Che dici nonna, la andiamo a comprare ‘sta bici?”
Me&A:”Siiiiiiiiiiiiiiii!!”
M:”Avanti, voi 3. Muovetevi!”
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Finita la telefonata anche Harm rientrò.
Mac stava uscendo dal bagno proprio mentre lui stava tirando fuori la camicia dai pantaloni e slacciava i bottoni, per mettersi comodo.
 
M:”Non abbiamo ancora pensato a come fare, stanotte, per il letto” disse fredda. Quasi a lottare con l’ondata di tenerezza che l’aveva colta nel vedere quel gesto così familiare e così suo.
H:”Io pensavo che potremmo evitare di fare i ridicoli” le disse, dolcemente.
M:”Eh,?”
H:”Abbiamo dormito nello stesso letto per 8 anni… Non pensi che sia un po’ ridicolo che uno dei due debba rompersi la schiena dormendo sul divano?”
 
Non faceva una grinza.
 
Mac lo guardò sospettosa.
 
H:”Dai Mac, il letto è enorme, non ti accorgerai neppure di avermi affianco…”
M:”E va bene …”
 
Harm andò in bagno a prepararsi e ne uscì con la sua solita tenuta da notte: i boxer!
 
La divisa perfettamente piegata e riposta sulla sedia, la camicia sulla spalliera.
Ordinato come sempre, ordinato come Harm.
Il solito Harm.
 
H:”Perché  mi guardi così? E’ vero, ho preso qualche Kg, ma niente che giustifichi la tua faccia” scherzò lui.
 
M:”Buonanotte” tagliò corto Mac girandosi su un fianco, mentre anche Harm si infilava nel letto.
 
Non doversi chiedere da che parte preferisci dormire …
 
Buio, sonno e uno strano miscuglio e di confidenza e imbarazzo…di nuovo il suo respiro a cullarle la notte.
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I giorni che seguirono furono un incalzare di riunioni, meeting, pranzi e cene di lavoro con Ministri, sottosegretari … generali e affini.
Non ebbero molto tempo da passare da soli e questo, paradossalmente, fu un bene.
Si trovavano soli solo quando si ritiravano in camera.
 
Di solito poche parole e poi a dormire … via via che passavano i giorni, la tensione andava però lentamente, molto lentamente, allentandosi.
Mac era un po’ meno rigida e formale. Pur se obbligata dagli eventi e non per scelta, stava riabituandosi ad averlo fra i piedi.
 
H:”Maac? Maac?” si sentì chiamare insistentemente dal bagno.
M:”Che vuoi?”
H:” Ehmmmm, mi sono scordato l’accappatoio e non vorrei uscire dalla doccia allagando il bagno. Poi mi fai il cazziatone”, la voce era un pochino intimidita.
Questa non l’aveva studiata, si era proprio dimenticato.
Temeva una reazione scorbutica di Mac. Invece…
 
M:”Sei sempre il solito” gli disse entrando in bagno e tirandogli bonariamente l’accappatoio.
M:” .. non sei poi così ingrassato”, si girò e richiuse la porta alle sue spalle, lasciando a asciugarsi un Harm basito e stupefatto.
 
“Che diamine fai, Sarah?” Pensò subito dopo. “Ti starai mica ammorbidendo? Tu detesti quest’uomo! Sia come sia, non posso permettergli di rientrare nella mia vita, non posso rischiare che mi faccia ancora del male”.
Per scacciare i pensieri si mise a leggere.
 
Harm uscì dal bagno, mezzo nudo e con i capelli ancora umidi.
Le era sempre piaciuto da pazzi appena uscito dalla doccia … ancora con le goccioline a imperlargli il petto. Fece fatica a non dare a vedere il suo turbamento, che infatti non sfuggì ad Harm.
 
Che la Rocca di Gibilterra stesse veramente cedendo?
Non voleva e non doveva  illudersi …  si infilò a letto.
Si mise a guardarla. Non potè resistere.
 
M:”Che c’è? Perché mi guardi?”
H:”Sei bellissima, Sarah. Quasi non ricordavo più quanto” le disse con una voce profonda di amori lontani… Poi con gli occhi indicò la sua spalla:“Se vuoi il “posticino” è sempre libero. Per te”
 
Sarah.
 
In quelle due settimane non l’aveva mai chiamata per nome. Mac, solo Mac…
Il suono della voce di Harm che pronuncia il suo nome. Pelle d’oca … soffio, carezza e carta a vetro…
 
M:”Perché fai così? Perché mi fai questo, Harm?”
 
Sgomento.
 
H:” Perché ti amo Sarah. Non ho mai smesso di amarti, tesoro mio. Spero solo che un giorno tu possa perdonarmi.”
 
Vide che gli occhi di Mac stavano riempiendosi di lacrime.
 
H:”Non voglio farti stare male. Non voglio farti male mai più. Non fare così. Scusami Sarah, non avrei dovuto dire nulla”
 
M:”Shhh, Harm. Stai zitto”  lui le asciugò le lacrime con il pollice, come mille altre volte.
 
Silenzio.
 
Lei gli prese la mano e la tenne nella sua.
 
Dormirono così.
 
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Fu Mac la prima a svegliarsi,  piano sciolse la sua mano da quella diHarm, si baciò la punta di due dita e gliele passò lievi sulla guancia, sussurrando:” Buongiorno Harm” e si diresse in bagno.
 
Quando Harm si svegliò, era già pronta.
 
M:”Scendo a fare colazione, sono già in ritardo per l’appuntamento con il sottosegretario. Fai buon viaggio e ci vediamo domani sera.”
 
Harm ancora un pochino frastornato, le disse solo:”OK”.
Si era immaginato un altro risveglio. Quello che era successo pensava meritasse almeno due parole... e invece nulla. Lei, pronta ed efficiente come sempre, parlava di lavoro.
 
Era deluso.
 
Quando Mac, quasi sulla soglia, si voltò:”... ho dormito bene questa stanotte...” e chiuse la porta andandosene.
 
Forse non si era sbagliato, forse il ghiaccio che li imprigionava si stava sciogliendo. Doveva stare attento.
Si preparò e partì alla volta della base NATO. Lo aspettavano due giorni di fuoco, fra amministrazione comunale, comitati dei cittadini e riunioni di stato maggiore.
 
Soprattutto lo aspettavano due giorni senza Mac.
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Era rientrato da poco.
Per il viaggio si era messo in borghese ed ora si stava affannando a cercare una divisa pulita da indossare per la cena al Quirinale.
Nell’armadio nulla, nella valigia niente. In camera non ce ne era traccia.
H:“Dove sarà finita?” si chiese fra sè e sè.
 
In quel mentre entrò Mac:”Ciao. Pensavo arrivassi più tardi. Com’è andata a Vicenza?”
 
H:”Tutto bene, la situazione sembra rientrare… forse fra poco potremo tornare a casa. …ma non so se mi fa piacere …” aggiunse sottovoce.
 
Mac fece finta di non aver sentito.
 
H:”Mac, hai mica visto la divisa che avevo lasciato qui? Non la trovo da nessuna parte” mentre diceva questo si accorse dell’involucro in mano a Mac.
 
M:”ehmmm, ce l’ho io … quando ho portato la mia in lavanderia mi sono accorta che anche la tua aveva bisogno di una rinfrescata così… Sto rientrando adesso con le divise pulite. Spero non ti dia fastidio?”

Spero non ti dia fatidio?"n lavanderia mi sono accorta che anche la tua aveva bisogno di una rinfrescata cos'
H:”Ma figurati, anzi! Grazie Mac, grazie tante”
 
Da quando avevano iniziato a vivere insieme, come in un tacito accordo, si erano divisi i compiti e lei si era sempre occupata delle divise e della lavanderia.
 
Aveva portato ANCHE la sua divisa a lavare.
Si era di nuovo presa cura di lui… e gli chiedeva se gli dava fastidio??!!
Gli scappava quasi da piangere dalla gioia, ma si limitò a darle un lieve bacio sulla guancia.
 
Negli ultimi giorni Mac agiva come una chiocciola, usciva dal guscio, ma appena le antennine avvertivano troppa familiarità si rintanava spaventata.
 
Questa volta non scappò.
 
Anche se castamente, di nuovo le sue labbra sulla pelle.
 
I giorni che seguirono registrarono piccoli passi avanti nella ricostruzione, se non dell’amore, almeno di un rapporto fra Harm e Mac.
Alla sera, rientrando in camera avevano preso l’abitudine di sedersi sulla magnifica terrazza e chiamare i bambini. Lo facevano insieme, ormai.
Si fermavano  a chiacchierare di tutto e di niente accarezzati dal tiepido soffio del Ponentino…
L’anno trascorso li aveva cambiati entrambi.
Due esseri umani feriti che si stavano conoscendo, nuovamente. Anzi, riconoscendo, con pudore e timore…
 
Una volta a letto, appena spenta la luce, Mac prendeva la mano di Harm e dormivano così.
Il giorno dopo però, nessuno dei due ne faceva parola …
 
Mancavano due giorni al rientro in patria … erano a letto, seduti a leggere…
 
M:”Harm?”
 
Lui appoggiò il libro e lei lo guardò a lungo.
Uno sguardo che gli scavò l’anima.
In silenzio si fece vicina e si accomodò nell’incavo della spalla di Harm.
In un gesto ripetuto milioni di volte, il braccio del marito la avvolse.
 
Con la mano libera, Harm spense la luce. Rimasero fermi, al buio, per un tempo infinito.
 
Paura e speranza.
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La mattina successiva Mac non fece parola di quanto successo.
 
Questa volta Harm non si stupì.
 
Il gesto di Mac gli aveva dato comunque coraggio e osò :”Stasera non abbiamo impegni ufficiali di alcun tipo … Ti va di passare la serata con me?” tutto d’un fiato … Timore della risposta.
 
Era l’ultima serata che avrebbero trascorso a Roma.
 
M:”Mi stai invitando a cena, marinaio?”
 
Bene. Questa era una battuta da “vecchia Mac”. 
 
H:”Non ti ho invitata a cena, ti ho chiesto se ti va di passare la serata con me…”
M:”Va bene, mi fiderò…”
 
La giornata trascorse veloce e si ritrovarono alla sera agitati come due adolescenti al primo appuntamento.
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M:”Converrà toglierle dagli imballi, o tutte e due le biciclette non ci staranno mai in macchina…”
H:”Ma si Mac, non lo hai ancora imparato che sono il mago degli stipatori di bagagliaio? Come avrei fatto se no, in tutti questi anni, con te e i ragazzi? Traslochi mi avete fatto fare. Traslochi!!”
M:”Ok, ok sto zitta, ma secondo me così non ci stanno…”
Harm rise e poi fece stare entrambi gli scatoloni in macchina. Non infierì neppure dicendo:”Hai visto?” come invece avrebbe fatto lei… Partirono per riportare i bambini a casa.
 
C:” Papà, mamma vi fermate a cena da noi? Dai, così poi facciamo provare le bici ai bambini in giardino”
A:”Si, dai nonno!!”
 
H:”No, grazie .. stasera proprio non possiamo. Stasera io e la mamma abbiamo un impegno”
 
Mac, lo guardò con aria interrogativa, ma non lo contraddisse. Pensò che fosse stanco e preferisse
tornare a casa. Una volta in macchina gli chiese: “Perché hai detto a Cate che siamo impegnati?”
 
H:”Perché SIAMO impegnati, signora Rabb!”
M:”Ma quale impegno? Non mi sembra… ”
 
Harm le allungò due biglietti: “Roberto Vecchioni in concerto. Unica tappa negli USA: Washington”
 
M:”oohh Harm” e lo baciò al semaforo. Come quando erano giovani.
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Quei 2 biglietti gli erano costati una fortuna, era dovuto ricorrere ai bagarini. In tutta Roma non se ne trovava più uno. Adesso però erano li, al sicuro nella sua tasca.
Si era cambiato. Jeans, camicia, giacca di velluto a coste larghe e scarpe scamosciate. Gli aveva sempre detto che le piaceva un sacco vestito così.
Niente lasciato al caso.
Sbarbato e profumato la stava aspettando...
 
Mac non si vedeva.
Inziava a preoccuparsi, che avesse cambiato idea... No, avrebbe almeno avvertito.
Mentre questi pensieri, non troppo allegri, si affollavano nella sua mente, Mac entrò trafela.
 
M:”Sono in ritardissimo” disse mezza sconvolta. L’agitazione le aveva mandato in tilt l’orologio interno e lei non era abituata a guardare l’ora, non era mai in ritardo.
 
Harm non potè evitare di sorridere vedendola così stupefatta e agitata.
 
H:”Tranquilla, siamo ancora in tempo”
 
M:”In tempo per cosa? Mi vuoi dire dove andiamo?”
 
H:”Vuoi perdere dell’altro tempo a fare domande e vieni in divisa, oppure ti cambi?”
 
Dialoghi d’ altri tempi ...
 
Si preparò in fretta e uscirono. Il taxi li condusse ai fori imperiali, le luci soffuse a illuminare i ruderi di antichi splendori. Spettacolo da togliere il fiato.
Scesero dall’auto, Harm le prese la mano. Lei non la ritrasse.
Piano piano una certa folla si stava addensando, tutti nella loro stessa direzione ... cartelli, servizio d’ordine...
M:”Ma stiamo andando a un concerto!?”
Harm la guardò sorridendo e annuì con la testa: “Vecchioni, Mac. Ti ricordi?...”
Come avrebbe potuto scordare, pensò lei.
 
Pubblico eterogeneo, famiglie, ragazzi, persone di una certa età e loro due, mano nella mano,  fra la folla composta ... la musica ebbe inzio e li rapì.
Ognuno perso nei suoi pensieri. O erano gli stessi?
 
A metà concerto il cantate presentò una canzone:”Questa mi è stata espressamente chiesta da un ufficiale di marina degli Stati Uniti. Non avete idea dell’eloquenza messa in campo per convincermi a inserirla in scaletta. Credo si tratti di un avvocato. Dev’essere bravo! Capitano Rabb, questa è per lei!”
 
Harm si era spostato dietro a Mac. L’avvolse in un abbraccio e le sussurò in un orecchio:
”No, questa è per te Sarah” e per la seconda volta nella loro vita le tradusse una canzone.
 
Mi senti?
Io non credevo di sentirti mai dire:
"come siamo distanti";
questo è l'amore che avevamo difeso
con le unghie e coi denti;
questo è l'amore che sfidava
un esercito di giganti;
non è possibile che debba finire
come uno dei tanti.
Ascolta:
dammi la mano per passare la notte
almeno questa volta;
ti lascio tutte le ragioni del mondo,
cosa me ne importa;
vedrai, domani rideremo di nuovo
come fosse niente;
vedrai ritorneremo quelli di prima,
come quelli di sempre,
di sempre, di sempre, di sempre

Vedrai
tutto l'amore che io non so spiegarti mai
tutto l'orgoglio che ho di vivere con te
tutti i ricordi delle cose uguali a noi
tutta la storia dei sorrisi tuoi per me.

Mi senti?
Ci sono giorni che mi sembra impossibile
andare avanti;
ci sono giorni che continuano ad uscire
numeri perdenti,
giorni di rabbia infinita, impotente,
giorni di dolore,
ma il solo giorno che mi segna la vita
è quando dici amore,
amore.

Vedrai
ti porterò per sempre dove tu non sai,
ti farò entrare dove non sei stata mai;
c'è un gran silenzio di parole dentro me:
ti prego, aiutami a capire che cos'è
Vedrai
ti porterò per sempre dove tu non sai,
ti farò entrare dove non sei stata mai;
c'è un gran silenzio di parole dentro me;
ti prego, aiutami a capire che cos'è.
Vedrai
tutto l'amore che non ti ho spiegato mai,
tutto l'orgoglio che ho di vivere con te;
il primo bacio uguale all'ultimo vedrai
in questo giorno interminabile tra noi.
(2)
 
Mentre la voce calda di Vecchioni riempiva il cielo di Roma, Mac sentiva solo il fiato di Harm sul collo e il pulsare impazzito del suo cuore.
 
Un lampo accecante nella testa e nel cuore.
Forse era arrivato il momento di perdonare, forse questa volta toccava a lei difendere quest’amore che Harm stava cercando disperatamente di salvare, dopo averlo sciaguratamente calpestato.
 
L’abbraccio si fece più stretto.
 
H:” Mi dispiace Sarah, mi dispiace, non so cosa darei per poter tornare indietro... 
Ti amo. Dovevo dirtelo, ancora una volta almeno”
 
Si girò e quello che vide nei suoi occhi le piacque. Nei verdi occhi di Harm riconobbe l’uomo di cui si era innamorata molti, molti anni prima ... l’uomo che si era perso e che si era ritrovato.
Ed era li. Di nuovo. Per lei.
 
Chissà da dove, da quale lontano recesso della mente, le venne alla memoria un verso imparato chissà  quando: “Fermo ho nel cor d’odiarti e s’io nol possa t’amerò, ma per forza”
 
M:”Cosa devo fare io con te Harm?” gli disse mettendogli le braccia intorno al collo.
 
Lo baciò.
 
Il sapore delle labbra si confuse con il sale delle lacrime che scesero incerte dagli occhi di entrambi.
Finirono di ascoltare il concerto abbracciati, poi passeggiarono tutta la notte, mano nella mano, per il centro di Roma.
Rientrarono all’Ambasciata giusto in tempo per preparare i bagagli e andare all’aeroporto.
 
Il viaggio trascorse sereno.
 
Sbarcati a Washington presero lo stesso taxi.
 
Era combattuta fra il desiderio di invitarlo ad entrare e il timore di correre troppo.  Mentre il taxi stava frenando davanti al vialetto, lo guardava e non sapeva decidersi.
 
Harm capì la sua difficoltà e le venne incontro:” Siamo stanchi dal viaggio e il jetlag si fa sentire…Passa una buona notte, Sarah. Ci vediamo domani in ufficio” e le posò un delicato bacio sulle labbra.
  
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