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Autore: LadyGio99    25/02/2018    2 recensioni
"Il suo nome è Miguel. Miguel Rivera"(...)
"Diventerò un musicista come te Papa Héctor! Ovunque tu andrai io viaggerò insieme a te" (...)
Héctor amava Miguel.
L'amava così tanto che vederlo in quello stato, era peggio di una pugnalata al cuore (...)
Ma il destino di un uomo, è sempre luminoso come ci fanno credere?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hector Rivera, Miguel Rivera
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bentornati! Sicuramente avrete notato i miei due aggiornamenti...no. Purtroppo non ho trovato il tempo di scrivere due capitoli diversi. In verità è lo stesso capitolo e ho deciso di dividerlo in due parti proprio mentre stavo per pubblicarlo. Non mi piace scrivere capitoli corti ma allo stesso tempo, mi accorgo che se sono troppo lunghi, possono rendere stancante la lettura.
Per gli aggiornamenti invece, penso che vedrete un capitolo a settimana.
Non mi piace lasciare le storie a metà e tanto meno far passare tanto tempo tra gli aggiornamenti.
Per la prossima parte invece sono indecisa se continuare con la terza parte di questo capitolo oppure sfornarne uno nuovo. Vedremo ;).
Spero vi piaccia e buona lettura.


LadyGio99

 

2


 INCONTRO 

PRIMA PARTE



L'orologio a pendolo in cucino segnò le dieci. Erano tutti svegli e occupavano il tempo senza pensare troppo a Miguel. Victoria leggeva un libro, Oscar e Felique giocavano a carte e Zia Rosita se ne stava seduta sul divano a cucire sospirosa .
Héctor e sua moglie invece, non si erano mossi dalla cameretta di Migeul. Non avevano nemmeno consumato il loro pasto che nel frattempo, si era raffreddato. Non era mai stato così male.
Quand'era più piccolo, gli era capitato di ferirsi alle ginocchia durante delle corse spericolate con i suoi amici oppure aveva sopportato qualche decimo di febbre.
Ma non era mai stato così male fino a ridursi in quello stato. A Héctor tremavano le ginocchia, voleva alzarsi, andare dal dottore e portarlo da Miguel a suon di calci.
Imelda l'avrebbe sicuramente sostenuto. Anche lei non riusciva più a stare ferma senza far niente.
Il tempo passava lento e Mama Imelda ad un certo punto viaggiò  verso la finestra. Posò le mani sul vetro e non guardò in basso,  la strada buia.
Qualche lampione sui marciapiedi aveva  smesso di funzionare e quindi, c'era pochissima luce fuori.
Anche Héctor prese a vagare nella cameretta. Camminava perché sentiva le gambe a pezzi e sotto i piedi, un formicolio fastidioso. C'era un silenzio insopportabile e la famiglia Rivera, non era gente taciturna. Amavano stare insieme e organizzare piccole feste tra di loro.
Nelle vene di Miguel non scorreva il sangue di un Rivera ma fin da piccolo era stato educato secondo le loro regole ed era cresciuto come un Piccolo Héctor, così l'aveva soprannominato scherzosamente Zia Rosita.
L'uomo non aveva dimenticato il suo primo incontro con il bambino. In camera sua, dentro l'armadio, conservava come una reliquia la coperta gialla che avvolgeva un piccolo Miguel di tre anni nel momento in cui l'aveva trovato, abbandonato nella spazzatura.
“Ti ricordi quando lo portai a casa per la prima volta mi amor?” domandò a sua moglie non appena quel ricordo gli sfiorò la mente come il vento sulle foglie degli alberi.
Imelda si strinse le spalle  “E come potrei? Ci eravamo trasferiti da poco nella nuova casa e tu quel pomeriggio ti eri presentato con un bambino. Hai rischiato di morire ammazzato a causa mia”.
Héctor ridacchio, seguito dopo qualche minuto dalla donna.
In effetti, Imelda non aveva reagito bene quando aveva visto il suo sposo tornare con un piccino trovato per strada. Per poco, non lo cacciava via.
“Ero uscito, ho comprato una chitarra e non appena me la sono ritrovata tra le mani, è stato più forte di me iniziare a suonare” anche questa volta Imelda sorrise “A volte penso che tu sia nato solo per suonare quello stupido strumento” lo canzonò la donna.
Lei e suo marito condividevano l'amore per la musica da sempre ma a volte Héctor, secondo Imelda esagerava troppo. Le aveva promesso tante cose da fare insieme grazie a questa passione, come viaggiare per il Messico e vivere solo grazie alla musica. Ma questi sogni, sembravano molto lontani.
“Bhe, se non fosse stato per la chitarra non avrei mai incontrato Miguel. Non riesco ad immaginare che l'abbiano abbandonato in un vicolo buio e sporco” tremò come una foglia nel rammentare com'era ridotto il suo chico quando l'aveva trovato nella sporcizia “Ti juro di non aver sentito un pianto forte come il suo. Era straziante. Mi è bastato capire dove arrivavano quei lamenti e così, l'ho trovato” “E da quel giorno è vissuto sempre con noi” Imelda andò a sedersi sul letto, con entrambe le mani attaccate alla pancia.
La sentiva pesante di giorno in giorno. Quando pensava al suo futuro figlio, si sentiva emozionata e contemporaneamente, molto agitata. Voleva essere a tutti i costi un ottima madre e insegnare al bambino come vivere al meglio e cogliere l'attimo. “So a cosa stai pensando” la richiamò Héctor che dopo tanto tempo, aveva imparato a capire i sentimenti della moglie attraverso un semplice sguardo“Sono  agitato quanto te ma guarda Miguel, è cresciuto benissimo” “Infatti sono assolutamente tranquilla” mentì e Héctor se ne accorse.
Il piccolo malato intanto, non sembrava ad accennare a nessun miglioramento. Marito e moglie tornarono a guardarlo.
“Il giorno in cui è entrato a far parte della nostra vita, è stato in assoluto uno dei più belli. Senza le tue insistenze, a quest'ora non sarebbe qui con noi”. Héctor arrossì. Raramente Imelda gli faceva dei complimenti senza mascherarli con delle piccole bugie.
“Non potevo di certo lasciarlo lì a morire” “Magari sentivi il bisogno di prenderti cura di qualcuno” disse la donna senza preavviso. Héctor sentì le parole sciogliersi in bocca e cambiò umore “Non riaprire quel discorso” esclamò “Sai che odio parlare di quello che è successo anni fa”.
Imelda diventò di pietra e si girò verso il musicista “Infatti non me ne hai mai parlato! Sono venuta a sapere questa storia dai tuo genitori” precisò “E allora a che cosa ti serve ascoltarla di nuovo?” “Vuoi capire che è solo per il tuo bene?!” scattò la donna “Se  racconti a qualcuno quello che ti è successo forse, dentro di te troverai la pace che tanto desideri” “Certo! Perché non facciamo una bella riunione di famiglia e lo raccontiamo anche ai tuoi fratelli” tra i due cominciò a nascere una discussione molto 'forte' e Imelda, che non sopportava farsi trattare in quel modo, rispose senza controllare il tono della voce “Magari possono darti una mano! Perché non hai fiducia in me? È ora che abbandoni questo timore!”. Si portò improvvisamente le mani sulla bocca, rendendosi conto del danno che aveva fatto. Aveva parlato troppo forte, disturbando il malato.
Miguel iniziò a muoversi mentre sputava fuori  balbettii  deboli e incomprensibili.
Héctor prese la mano del suo chamaco e la racchiuse nel suo pugno. Gli sussurrò delle parole e rimase vicino a lui finché  Miguel tornò ad essere sereno.
Imelda intanto non aveva più proferito parola. Si sentiva senza cuore per il suo gesto. Per difendere il suo onore, si era scordata del piccolo malato e aveva rotto il silenzio nella cameretta.
Héctor voleva dirgli altro ma vista la confusione che si era creata, decise di non andare oltre e tentò di calmare le acque tra lui e la donna “Tu non immagini nemmeno cosa ha passato la mia famiglia !” disse l'unica frase che sentiva di dover uscire “E la mia famiglia invece?” ribadì Imelda “Anche noi abbiamo avuto i nostri problemi ma come vedi, siamo riusciti ad andare avanti! Tu hai paura di parlarne solo perché te ne fai una colpa ma non è così!” “No! No! No!”  Héctor si portò le mani intorno alla testa e fece dietro front, allontanandosi dalla moglie.
“Non ti azzardare a filartela così quando ti parlo” lo avvertì minacciosa Imelda  “Io faccio quello che voglio! Piuttosto, lasciami in pace!” e  la loro discussione finì per trasformarsi in un vero e proprio lite.
Tutto questo arrivò al piano di sotto “Litigano” osservò Victoria continuando a sfogliare il libro “Chissà cosa è successo...” chiese Oscar al fratello il quale, scosse la testa “Quando fanno così non è successo niente di buono”.
 Rosita smise di cucire e lasciò il ricamo mezzo finito sul divano. Raggiunse il tavolo dove sedevano i suoi fratelli per unirsi a loro “Penso si tratti di Miguel. Héctor è molto protettivo nei suoi confronti. Imelda deve aver detto qualcosa e lui è in disaccordo” ipotizzò la donna.
“Miguel ha dodici anni ormai. Deve crescere. Héctor non può fargli da baby sitter a vita” Victoria disse la sua e Rosita storse il naso contraria“Miguel è come un figlio per lui, stessa cosa per Imelda. E poi non ci vedo niente di male in questo rapporto”.
L'orologio segnò la mezzanotte e tra i Rivera, le speranze della visita di un medico svanirono. Victoria chiuse il libro di scatto “Io porto a letto Imelda. Questa notte faremo i turni per sorvegliare Miguel” annuirono  tutti.
Stavano per lasciare la cucina ma ad un tratto, sentirono un leggero rumore provenire dalla porta.
Qualcuno stava picchiettando il portone da fuori.
Rosita agì per prima, girò la maniglia e spalancò la porta.
Vi trovarono finalmente la persona che desideravano incontrare. Era un uomo di media statura ma gracile. Il suo corpo era nascosto da un capotto gonfio che lo teneva al caldo. Il viso era ovale e sopra la pelle bianca erano disegnate delle rughe.
“Buenas tardes  señora” la salutò l'uomo e Zia Rosita si portò una mano sul cuore "Oh grazie a Dio è qui dottor Sanmi!".
 Lo fece accomodare in salotto mentre Victoria si prese il compito di dare una sistemata al divano di pelle per renderlo più presentabile.
"Gradisce qualcosa señor?" chiese Oscar "No, la ringrazio" rispose il medico spogliandosi della sua giacca di pelle e del cappello che nascondeva la testa calva.  Li posò sul divano, dove Rosita si era seduta per ricamare. Era venuto con tutta la sua attrezzatura, la teneva in un borsone che ricordava molto una valigia mentre un camice bianco e degli occhiali tondi, completavano il suo vestiario da medico.
"La prego di sieda" insistette Victoria "Dev'essere molto stanco vista l'ora e sopratutto..." una voce più forte coprì improvvisamente la sua.
La donna rabbrividì per l'irritazione. Quell'idiota maleducato riusciva facilmente a metterla  in imbarazzo. Héctor si sporse dalla ringhiera di legno del secondo piano "Señor! Per me è una gioia vederla!" scese le scale così velocemente da rischiare una storta alla caviglia.
"Sono molto contento che sia qui" disse Héctor stringendogli la mano "Certo, ho voglia di metterle le mani addosso per il ritardo ma non c'è tempo! Venga con me, Miguel sta molto male" "Che maniere!" borbottò Victoria mettendosi in mezzo tra Héctor e il dottore "In questa casa gli ospiti si accolgono con discrezione" sottolineò lei. Héctor non si curò della sua presenza e la tolse via con una spinta "Lo so dottore, questa accoglienza non è delle migliori ma penseremo dopo a questo! Qui c'è in gioco la vita di Miguel!" strinse con forza la mano anziana del Signor Sanmi e lo portò via con se. In poco tempo, si trovarono subito al piano superiore.
“Aspetta Héctor veniamo anche noi” disse Rosita seguita dai gemelli e dalla sorella maggiore.
Anche per loro Miguel era importante ed era fuori discussione starne in disparte.
Appena Imelda vide il dottore si sentì sollevata ma allo stesso tempo, non poteva lasciarlo impunito. Per questo, l'anziano ricevette uno schiaffo in faccia da parte della donna.
 "Maldito!" lo rimproverò rossa in viso"Miguel doveva essere visitato questo pomeriggio e non a mezzanotte!" stava per attaccarlo con un alto ceffone ma Héctor cinse le braccia della moglie appena in tempo "Calmati mi querida. Adesso pensiamo a Miguel okay?” non si erano ancora riappacificati dopo la breve litigata ma per adesso, sapevano entrambi che era inutile mettersi a discutere in un momento delicato come quello.
“Perdoni mia moglie. È che siamo tutti in ansia per il nostro chamaco e quindi...” "Non si preoccupi Signor Rivera" disse l'uomo posando finalmente lo sguardo sul malato.
Sospirò triste.
Non sopportava vedere la gente soffrire, soprattutto se si trattava di un bambino.
Questa era una delle ragioni che l'avevano spinto a diventare un medico.
Héctor e il resto della famiglia, si posizionarono intorno al letto per osservare da vicino la cura di Miguel. Nella stanza cominciò a nascere tanta tensione.
Il dottore dal canto suo, iniziò a lavorare. Posò la borsa a terra e scostò la coperta dal corpicino di Miguel, scoprendogli il petto. Dopo passò a sbottonargli la camicia finché la pelle scura e sudata non gli apparve davanti.
In seguito, visitò il viso. Gli aprì la bocca per controllare il colore della lingua e poi, toccò agli  occhi. Li spalancò con delicatezza usando il pollice e l'indice, notò che le pupille erano abbastanza grandi.
Man mano che lo esaminava, gli tornò il ricordo di aver già avuto a che fare con un bambino ridotto allo stremo delle forze come Miguel. Due giorni fa se non sbaglio cercò di ricordare il vecchio Sanmi.
"Vorrei porvi delle domande" chiese l'uomo rivolgendosi a tutta la famiglia e Héctor gli diede immediatamente il via libera. "Qualche giorno fa il piccolo Miguel ha aveva  nausea, mal di testa, dolore muscolare" e continuò ad elencare altri malori finché Imelda non ne riconobbe uno che recentemente, aveva attaccato il bambino.
"Cinque giorni fa gli faceva male lo stomaco" "E aveva una brutta tosse" la precedette Feliqe "Ma poi il giorno dopo non ne ha più sofferto" concluse Oscar "Capisco..." il dottore tornò sui suoi passi passi. Tirò fuori dal camice bianco un termometro e lo nascose sotto l'ascella di Miguel e lo riprese dopo quindici minuti.
Gli bastò un occhiata per provare ad immaginare cosa aveva colpito il bambino.
 "Ha scoperto qualcosa?" Héctor non riuscì più a trattenere quella domanda, specialmente dopo aver visto quello sguardo per niente sorpreso.
Il dottore fece un cenno positivo, muovendo la testa dal basso verso l'alto "Questo bambino è stato colpito da una brutta febbre" confermò porgendo il termometro ai Rivera. La temperatura segnava quaranta gradi. Héctor però non riusciva a convincersi "Non può trattarsi solo di una semplice febbre. Lo guardi, è allo stremo delle forze!" "Señor pochi giorni fa ho visitato dei bambini che hanno riscontrato gli stessi sintomi del suo chico e mi creda, erano messi molto peggio" raccontò il medico mentre frugava nuovamente nella borsa.
“Vero! Giorni fa mentre lo aiutavo a fare i compiti, Miguel mi ha detto che alcuni bambini della scuola erano stati attaccati da un brutta febbre” raccontò Rosita alla famiglia “Credo proprio che in questo periodo corre una brutta influenza. Questo spiega perché questo pomeriggio abbiamo trovato l'ospedale affollato”.
Sanmi nel frattempo tirò fuori una boccetta dal vetro scuro e la diede alla Signora Imelda. "Questo è un antibiotico. Deve prenderlo tutti i giorni, mattina e sera. Basta solo un cucchiaio" annuirono tutti.
Héctor tirò dalla tasca dei pantaloni un portafoglio e porse dei soldi al dottore.
Pagò sia la visita che la medicina.
Prima di andarsene Sanmi diede ai Rivera dei consigli per aiutare il bambino a rimettersi in sesto come un'alimentazione sana, tante tisane calde da bere e un ambiente fresco dove riposare.
La famiglia, era disposta a fare il possibile per Miguel.
"Visto?" Victoria attaccò Héctor appena il medico lasciò l' abitazione"Lo dicevo io che era una semplice febbre. Tanto baccano per nulla". Il musicista la prese in giro imitandola con delle buffe facce, senza farsi vedere.
Si ritirarono tutti nelle loro stanze per riposare dopo quella lunga giornata.
 Tranne Héctor. Lui sentiva il dovere di rimanere accanto a Miguel.


 

   
 
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