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Autore: Elena 1990    25/02/2018    2 recensioni
La storia mai narrata del terribile imperatore dello spazio.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Neve sgranò gli occhi quando mi presentai con il vaso. -- Oh cielo Freezer! Ti sarà costato una fortuna!
-- In realtà nulla. Vedi, ho trovato lavoro come mercenario. Siamo andati su un pianeta che ne era pieno e quando li ho visti, mi sei venuta in mente tu.
Lei ne sentì il profumo e mi guardò con gli occhi lucidi.
-- È un regalo bellissimo-- disse e mise il vaso sopra al tavolo. Poi tornò da me con un sorriso tale che mi sentii in colpa per averle mentito.
-- Sai-- provai a dire. -- dicono che l'aurora risplenda particolarmente in questo periodo e beh, dicono sia visibile dal picco dei cristalli. Io pensavo, ecco.
Lei ridacchiò. -- Facciamo sulla piana, al tramonto della seconda luna?
Annuii. E lei mi accompagnò alla porta. -- Allora a domani?
Lei sorrise. -- A domani.
Fuori, rimasto solo sulla soglia, non riuscii più a trattenermi. Mi librai verso il cielo con una forza tale da riempire di crepe il terreno.
Attesi quel giorno con entusiasmo e quando finalmente giunse, non avevo ancora deciso quale essenza usare né le pietanze che potevo portare. Mi sembrava tutto così mediocre.
-- È una ragazza.-- disse Cooler, appoggiato alla parete sulla soglia della mia stanza.
-- No ma che. Non ho il tempo per le ragazze.
-- È una ragazza.
-- Ti ho detto di no!
Lui notò le mie guance colorite e fece un sorrisetto. -- Come si chiama?
-- Non sono affari tuoi! Smettila di distrarmi, non riesco a trovare gli stivali.
-- Freezer
-- Che c'è?!
-- Noi non portiamo calzature.
Rimasi immobile, in silenzio, dando le spalle a mio fratello. Lui mi si avvicinò, e iniziò a massaggiarmi le spalle. -- Un bel respiro.
Feci un bel respiro.
-- Molto bene. Ora ripeti: “Conterò fino a cinque prima di parlare”.
-- Conterò fino a cinque prima di parlare.
-- “Così non dirò qualcosa di stupido”
-- Così non dirò qualcosa di stupido.-- riflettei un momento e mi voltai verso di lui. -- Ehi!
Cooler sorrise. -- Perfetto. Va' dalla tua bella fratellino, che sei già in ritardo.
Guardai le due lune e lanciai un urlo, uscendo direttamente in volo dalla finestra della mia stanza.
Mi fermai.
-- Non dire niente a nostro padre!
-- Ho la bocca cucita fratello!
Giunsi alla piana in orario e vidi Neve atterrare leggiadra di fronte a me. Alle luci delle due lune sembrava ancora più bella. Aveva in mano un cesto con dentro alcune pietanze.
Di colpo mi accorsi di essere lì a mani vuote e mi sentii a disagio. Nella fretta mi ero scordato tutto.
-- Ciao Freezer.-- mi salutò.
-- Ciao.
-- Andiamo? O ci perdiamo l'aurora.-- ridacchiò ed insieme ci avviammo in volo al picco.
A quanto pare in molti avevano avuto la nostra idea.
Diversi della nostra specie erano lì per assistere allo spettacolo, quasi tutti in coppia.
Non era un'aurora boreale qualunque. C'è una credenza sul nostro pianeta, riguardo all'aurora rossa. Segna la metà della Lunga Notte, il giorno in cui la luce comincia a tornare. Si dice che se guardi l'aurora rossa in compagnia di qualcuno, sarete inseparabili per il resto dell'anno. Per questo, ogni anno, molti di noi si riuniscono per vederla.
-- Non c'è uno spazio libero.-- mormorai.
-- Ne ho visto uno, vieni.
Feci per seguirla ma rallentai. Provai a scorrere la folla con lo sguardo. Temevo che fra tutta quella gente qualcuno potesse riconoscermi. Però nessuno pareva far caso a me. A quanto pare la voce che Lord Freezer non andasse oltre la terza forma era ancora una credenza comune fra il popolo.
Raggiunsi Neve ed atterrai nel posto che aveva scelto. Si stava un po' stretti e ciò mi innervosiva. Avrei voluto osservare il cielo da solo con lei. O almeno, sfiorare la sua coda con la mia senza confonderla con quella del tizio davanti a me.
Neve aveva cucinato del pesce in svariati modi ed avevano tutti l'aria appetitosa.
Quanto mi spiaceva aver scordato di portare la mia parte ma forse le pietanze di corte avrebbero fatto sfigurare quella cena semplice.
Mangiammo e poi volgemmo lo sguardo al cielo osservando i guizzi dell'aurora rosata.
Neve sorrise. -- È meravigliosa. E guarda quante stelle. Splendono come cristalli di ghiaccio.
-- Già-- replicai -- Sai in realtà, la luce di una stella impiega anni per raggiungere il pianeta. Quelle stelle potrebbero essere esplose secoli fa eppure la loro luce ci raggiunge solo adesso.
-- Interessante. Anche se è esplosa in qualche modo continua ad esistere e illuminare il cielo. Non lo trovi
-- Ironico?
-- Stavo per dire romantico.
Inclinai il capo e tornai a guardare il cielo, un po' imbarazzato. -- Quando una stella esplode, le sue polveri si spargono nello spazio. Le sostanze che le compongono sono praticamente le stesse contenute in ogni forma vivente dell'universo. A voler esser semplici ogni creatura in questo mondo è fatta di polvere di stelle.-- dissi.
Lei sorrise. -- Sai, è un peccato ammirare un cielo così limpido dal basso. Che ne dici di un volo notturno?
Pensavo la stessa cosa.
Lasciammo il picco affollato salendo in alto fra le stelle, lentamente, l'uno a fianco all'atra. Ci trovammo soli, nel cielo dove danzava l'aurora.
Lei si mosse per prima ed io la seguii. Volammo fianco a fianco, senza fretta, librandoci nelle correnti ed intrecciando le nostre traiettorie come in una spirale. La superai, ruotai su me stesso girandomi ad attenderla e poi ripartii, come un nuotatore in un mare d'aria. Neve si sollevò, descrisse un cerchio e mi superò con una grazia nel volo che non avevo mai visto.
La seguii e dopo un po' scendemmo sul mare piatto. Ne sfiorai le acque con la punta delle dita creando tanti cerchi, come fanno le libellule, utilizzando il teletrasporto. Poi la attesi.
Lei mi sorrise e fece lo stesso. La inseguii e insieme ci librammo sull'acqua sempre più vicini finché non giungemmo le mani e ci guardammo. Affondai nei suoi occhi color dell'oceano e lei portò la mano ad accarezzarmi la guancia. Poi lasciò la mia mano e si librò di nuovo verso il cielo. Salimmo di nuovo, intrecciando il nostro volo, così vicini da sfiorarci le mani. Di nuovo in cielo danzammo all'ombra delle due lune un ballo ignoto, un lento che solo noi due udivamo, che nasceva da qualche parte, nelle profondità del nostro animo.
Mi sentivo felice, completo.
Di nuovo pensai di barattare tutto il mio regno per averla accanto. Per ritrovare ad ogni alba il suo sorriso, per sentirla ridere, per poter danzare con lei ogni giorno della mia vita. Avrei dato l'oro, le perle più preziose, i vini più pregiati, il cristallo più lucente, il mio trono, il mio regno, il mio impero per poterla ritrovare, stringere di nuovo fra le mie braccia e coprirla di baci e carezze.
La amavo, ne ero sicuro, più di qualunque altra cosa al mondo. La amavo di un amore vero e puro che non avevo mai provato e non avrei provato mai più, nei confronti di una creatura vivente.
All'ombra delle due lune, la baciai.
Custodii quel ricordo a lungo, per molto tempo. Lo custodii nella pace e nella guerra, nell'alleanza e nel tradimento, nella vita e nella morte.
Volammo ancora, senza una meta, entrambi persi in quell'idillio, fino a raggiungere un luogo silenzioso, dove la neve era morbida come cotone ed arrotondava il profilo di sculture di ghiaccio.
Lì trovammo un riparo, stanchi per il volo, passando lì il resto di quella sera, con le code intrecciate e stretti in un abbraccio.
  
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