Always
Woojin era seduto sul tetto del loro “quartier
generale”, le gambe sporgenti e penzolanti nel vuoto, e si godeva la frescura
della nottata. Sentiva di essere sulla vetta del modo: tutti gli edifici erano
più bassi, e le macchine e le persone per strada erano così distanti da
sembrare piccole come formiche.
Sebbene fosse tutto tranquillo attorno a lui non
riusciva a rilassarsi: quel giorno che aveva tanto temuto arrivasse era infine
lì, a distanza di un quarto d’ora d’orologio. Rabbrividì, ma non per il freddo.
Aveva una prospettiva lavorativa futura non insicura, e come idol sarebbe
dovuta essere l’unica cosa importante. Ma la verità era che, per quanto si
fosse ripromesso di non farlo, alla fine quei dieci compagni d’avventura si
erano presi un posto importante nel suo cuore. E a sé stesso non avrebbe
mentito: uno in particolare né occupava uno molto rilevante. Sorrise e abbassò
la testa, come lo avesse di fronte e dovesse nascondere ciò che stava pensando.
Il sorriso divenne amaro quando si rese conto che aveva sprecato tantissime
occasioni per far “evolvere” la situazione fra loro, nonostante Jihoon non
avesse mai risparmiato attenzioni e affetto nei suoi confronti.
Lo shuffle del suo telefono fece partire in
riproduzione “Always” e lui la saltò immediatamente. Gli sembrava ironia di
cattivo gusto sentire quella canzone proprio in quel momento. Non solo lo avevano
promesso ai fan, ma anche a loro stessi, ma adesso quel “Always” gli sembrava
solo una barzelletta. Perché avevano promesso qualcosa che loro stessi sapevano
che non avrebbero mantenuto? Si sarebbero persi di vista, già lo sapeva, e non
aveva nessuna aspettativa sul mantenere i contatti con loro.
“Lately I’ve been, I’ve been losing
sleeps / Dreaming about the things that we could be / but baby, I’ve been, I’ve
been praying hard / Said no more counting dollars / We’ll be counting stars /
Yeah we’ll be counting stars…”
Apparentemente il riproduttore musicale quella notte
lo prendeva in giro. Stava per saltare anche quella canzone, quando sentì una
mano “bussargli” sulla spalla.
“Anche tu non riesci a dormire, vero?” gli chiese
Jihoon sedendosi accanto a lui.
Woojin annuì mentre si toglieva le cuffie.
“Già, oggi è particolarmente difficile…” iniziò,
ma l’altro lo interruppe.
“Sembra di essere vicini ad una linea di
demarcazione… Ora siamo qui, domani sarà tutto cambiato, tutto diverso, dovremo
lasciar andar via tutto questo” disse Jihoon, dando libera voce ai suoi
pensieri. Inconsciamente aveva poggiato la sua mano sulla coscia di Woojin
mentre parlava.
“Non è neanche così importante, se ci pensi…
domani saremo ancora noi, ma sarà tutto… strano. Da una parte dovremmo cercare
di cancellare tutto questo, e più netto sarà il “colpo di spugna” meglio sarà
per noi, ma quando ce la faremo? È peggio della fine di Produce. Ero abituato a
veder andare via le persone attorno a me molto più spesso… ma qui avevo trovato
una stabilità, nonostante mi fossi proibito di farlo… e la cosa peggiore è che
la nostalgia non sarà incoraggiata… capisci cosa intendo, vero?” continuò.
Woojin era sorpreso. Non si aspettava che l’altro
avrebbe parlato così schiettamente, che sentisse circa le stesse cose, che gli
stesse così vicino, che lo stesse toccando. Quella mano che avvertiva sopra il
tessuto del pantalone lo riscaldava più del cappotto che aveva deciso di
mettersi addosso. Cercò di memorizzare ogni dettaglio di quella piccola mano
per richiamarlo alla memoria quando né avrebbe avuto bisogno. Era così piccole
e le dita erano quasi tozze, ma aveva sempre desiderato prenderle fra le sue…
“Lo so. Ho paura che ci proibiranno di ricordare
che una volta eravamo i Wanna One” si costrinse a rispondere.
“E che eravamo i 2Park” aggiunse l’altro,
poggiandogli la testa sulla spalla.
A Woojin quasi mancò il respiro, ma si girò
leggermente verso l’altro e gli iniziò ad accarezzare i capelli lentamente.
“Io non lo dimenticherò mai” sussurrò.
“Nemmeno io” replicò Jihoon, affondando ancora di
più il viso nell’incavo del collo dell’altro.
Woojin lo guardò. L’altro indossava solo un maglione
e stava rabbrividendo. Gli sarebbe mancato il suo modo di vestirsi, i suoi
abiti tutti rosa e colorati e morbidi, nonostante spesso lo prendesse in giro. In
realtà ammirava il fatto che nonostante le costanti prese in giro, non sempre
benigne, non avesse cambiato il suo stile di una virgola.
Gli sarebbe mancato il condividere la stanza con l’altro,
il fatto che nessuno dei due rispettasse lo spazio personale dell’altro, le
nottate passate svegli a parlare di tutto e del nulla, dei misteri dell’universo
o di freddure stupide, il pentimento che sentivano il giorno dopo, quando si
rendevano conto di aver sprecato l’unico momento che avevano per riposarsi, le
battutacce degli altri che spesso insinuavano che fra loro ci fosse qualcosa e
il rapido cambiamento di discorso da parte di Woojin, perché fosse stato per
lui qualcosa ci sarebbe stato eccome…
Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando
sentì l’altro rabbrividire, così si fece coraggio e gli poggiò un braccio sulla
spalla.
Jihoon emise un inconscio sospiro di sollievo nel
sentire il calore contro il suo corpo.
“Non sarebbe bello fermare il tempo…” disse con tono
rilassato e assonnato.
“Me lo sono chiesto spesso ultimamente. Sarebbe bellissimo,
mi mancherete tutti” replicò Woojin, stringendolo di più a sé.
“Tutti?” gli chiese Jihoon, allontanandosi da lui
e incrociando le braccia.
Woojin si sarebbe potuto sciogliere lì in quel
momento. Quando Jihoon non era seriamente arrabbiato incrociava le braccia e
sporgeva il labbro inferiore, ma non si riusciva a prenderlo sul serio perché un
sorriso a malapena accennato gli si intravedeva sulle labbra.
Come aveva detto l’anno prima, che non sarebbe
stato più carino? Woojin avrebbe scattato all’altro una foto proprio in quel
momento solo per dimostragli che si sbagliava.
“Tutti e dieci, sì” rispose alla fine, nervoso.
“Chi ti mancherà di più?” gli chiese Jihoon.
“Non posso scegliere” rispose Woojin nervoso,
toccandosi inconsciamente l’orecchio sinistro.
“Devi” insistette l’altro, perdendo ogni giocosità
nel tono.
“E a te chi mancherà di più?” rilanciò lui,
esasperato da quell’attacco.
“Non è ovvio?”
“Non ai miei occhi” gli rispose Woojin, più
sincero di quanto avesse voluto. Non voleva esporsi o sembrare supplicante o
disperato.
“Ho sonno, vado a dormire” disse frettolosamente
Jihoon, girandosi per andare via.
“No, ti prego, fammi compagnia un altro po’” lo
supplicò l’altro con un tono più dispiaciuto di quanto avrebbe voluto. Tentò di
afferrargli il braccio, ma l’altro fu così veloce ad alzarsi che alla fine gli
afferrò la mano.
Jihoon lo guardò, e dopo un profondo sospiro si
risedette accanto a lui.
“Scusami” gli disse alla fine, poggiando di nuovo
la testa sulla spalla dell’altro quasi per nascondersi “non voglio litigare con
te”
“Nemmeno io, specialmente oggi… mai lo vorrei, in
realtà” gli rispose Woojin carezzandogli la guancia.
“Non credo ne avremo altre occasioni ad essere
onesti” replicò l’altro, guardandolo dal basso.
Nessuno dei due parlò più. Woojin si sentiva
lentamente affondare negli occhi dell’altro. Per un attimo abbassò lo sguardo,
ma l’altro era ancora lì a fissarlo.
“Penso non avremo altre occasioni oltre stanotte,
per cui vorrei dirti una cosa… Promettimi che non lo dirai a nessuno”
Il cuore di Woojin stava per esplodere. Quella vicinanza
gli stava dando alla testa, Jihoon aveva di nuovo appoggiato le mani sulla sua
gamba, e mentre parlava sentiva l’alito caldo dell’altro solleticargli il collo
e il suo profumo floreale.
“Non né parlerò a nessuno, te lo prometto” disse
alla fine, sentendo a malapena la sua voce. Il cuore gli batteva fortissimo,
era abbastanza sicuro che fosse udibile anche da fuori.
Jihoon fece una pausa, ma l’altro non disse nulla.
Non poteva illudersi ed esporsi prima che l’altro parlasse chiaramente.
“Siamo sempre stati gli opposti noi due, vero? Ed in
ogni cosa, andavamo così d’accordo perché eravamo complementari. Gli opposti si
attraggono, dicevano, ed io concordo. L’opposto saresti tu, e alla fine… mi hai
attratto”
Woojin non aveva parole, non poteva credere alle
sue orecchie. “Cosa vuoi dirmi, Jihoon?”
“Hai sempre bisogno che la roba te la imbocchino,
non sei mai capace di capirle da solo le cose, vero? Che domande, del resto
solo un pesce come te non lo avrebbe capito, visto che te l’ho fatto intendere
in tutti i modi, ma tu non hai mai colto… Non so se sei stupido o semplicemente
non ricambi, in tal caso non me la prendo, fidati, per me è già un onore poter
dire che sei il mio migliore amico…”
“Cosa stai cercando di dire? Parla chiaro!” lo
interruppe l’altro quasi urlando.
“Gesù Cristo, Park Woojin, sto cercando di dirti
che mi piaci, che sono innamorato di te, che non abbiamo un accidenti in comune
e nonostante tutto mi piaci, sto cercando di dirti che per me è stato un onore
esserti amico ma ho sempre, sempre sperato che tu notassi come ti guardavo,
come ti guardo, e ti facessi avanti, ma non lo hai fatto, e nemmeno io, e
questa è l’ultimissima occasione che ho e Dio, mi pento così tanto di non
avertelo detto prima, perché stavo scoppiando ad averti vicino, COSÌ vicino, ma
a non averti detto quello che sento, e ora non c’è più tempo e anche se tu, per
un miracolo divino, mi dicessi che senti lo stesso, a cosa servirebbe?”
Woojin non poteva credere alle sue orecchie. Deglutì
rumorosamente.
“Non è importante che tu non ricambi, te lo giuro.
Volevo solo lo sapessi”
La situazione era così assurda che scoppiò a
ridere. Jihoon lo guardò sulla difensiva. Stava stremando per l’agitazione, il
nervosismo e la rabbia, e si teneva le braccia strette a sé, quasi per difendersi.
“Non so che dire, non mi sarei mai aspettato che
un giorno del genere sarebbe mai arrivato. Mi spiace solo che sia … questo
giorno”
Jihoon lo guardava in attesa.
“Ti prego, vieni qui” disse semplicemente Woojin
alla fine, aprendo le braccia, invitandolo a farsi abbracciare.
Jihoon si avvicinò a lui, sospettoso, ma appena
sentì il calore del suo corpo si rilassò. Stava tremando, era infreddolito e
nervoso. L’adrenalina della confessione lo stava abbandonando. Anche lui lo
strinse, affondando la testa nel suo petto, cercando di aspirare il più forte
possibile il suo odore.
Woojin però glielo impedì. Gli afferrò il mento e
gli alzò il capo, costringendolo a guardarlo negli occhi.
“Potrei fare anche io un discorso commovente come
il tuo, ma alla fine mi basta dire che mi piaci anche tu, Park Jihoon”
Lo stupore e poi un sorriso illuminò il viso dell’altro.
“Se mi stai prendendo in giro, fermati qui, perché
potrei fare qualcosa che potrebbe non piacerti” disse alla fine, afferrandogli
il bavero del cappotto.
“Fallo” disse semplicemente Woojin.
Jihoon non si fece pregare due volte e posò le
labbra su quelle dell’altro. Finalmente, dopo più di un anno a desiderarlo.
Woojin stava per chiudere gli occhi, per godersi
quel momento che sperava di vivere da una vita, ma proprio mentre stava per
farlo vide una stella cadente in cielo.
“Ti prego, dammi più tempo con lui. Ti prego,
dammi più tempo con lui, non voglio lasciarlo” pregò disperatamente, nonostante
lui non avesse mai creduto a quelle dicerie.
Gli sarebbe piaciuto potersi godere la sensazione
delle labbra dell’altro sulle sue per un periodo più lungo di qualche secondo,
ma improvvisamente sentì la terra tremare sotto di sé, come fosse un terremoto.
La scossa però durò pochissimi secondi, e prima che potesse assicurarsi che lui
e Jihoon stessero bene si trovò in un posto completamente diverso.
Si guardò attorno, confuso. Si trovava con gli
altri di fronte a quello che era stato il loro primo dormitorio comune, e la
produzione stava dando indicazioni sulle attività che avrebbero registrato.
Si grattò la nuca, sempre più confuso, poi cercò
Jihoon con lo sguardo. Era confuso proprio come lui, ma appena incrociò lo
sguardo col suo arrossì. Allora ricordava anche lui!
Più tardi gli avrebbe spiegato tutto – la stella,
il desiderio, e il fatto che evidentemente fosse stato esaudito – ma per il
momento non poteva credere alla sua fortuna, così gli si avvicinò.
Nessuno dei due sapeva cosa dire, ed entrambi
sorrisero imbarazzati e alla fine scoppiarono a ridere. Gli altri li guardarono
con sospetto: cosa avevano da ridere a quell’ora del mattino?
Jihoon si guardò attorno, poi guardò Woojin con un
sorriso furbo, che gli fece saltare un battito.
“Saremo anche in cinque in stanza, ma per fortuna
il dormitorio è grande” disse, coprendosi poi con la mascherina, mentre
guardava con soddisfazione l’altro arrossire.
(1) La storia
è ispirata al seguente prompt di @2parkprompts su twitter “it is nearing 2019. woojin
and jihoon are on the rooftop when they see a shooting star. they wish to turn
back time and promote together back again. what they don’t expect is to wake up
the next day and it’s day-one of being wannaone members.” Leggermente adattato, ma mi sembrava giusto
citare chi mi ha dato l’idea.
(2) La canzone ascoltata da Woojin dopo “Always”
è “Counting Stars” dei One Republic. Ho trovato le lyrics abbastanza
appropriate alla situazione, sebbene non citate del tutto.
(3) OOC segnalato per precauzione: non
conoscendoli personalmente, è impossibile centrare quali sarebbero i loro reali
comportamenti.