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Autore: Danmel_Faust_Machieri    27/02/2018    3 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La paura è un sentimento che noi uomini possiamo provare in quanto esseri non dotati di una conoscenza assoluta; la paura è proprio da qui che nasce, dal "non sapere"; quando apriamo una porta e ci ritroviamo in una camera buia all'interno della quale siamo accecati dall'oscurità, perché proviamo paura? Poiché non possiamo sapere cosa si cela oltre le tenebre. Lo stesso sentimento ci stringe il cuore quando pensiamo alla morte e il motivo è il medesimo: abbiamo paura della morte perché non sappiamo cosa c'è al di là di essa, per quanto le religioni ci convincano di Eldoradi remoti o il nostro scetticismo ci impone di credere al fatto che nutriremo semplicemente i vermi esalato l'ultimo respiro, nessuno di noi può avere certezza del dopo dal momento che nessuno è tornato da quel limite per raccontarci realmente cosa si vede una volta chiusa la porta e accesa la luce. Chi accetta la morte come parte della natura umana la comprende, chi la comprende la teme semplicemente, chi invece non lo fa prova orrore di essa.
Qual è la differenza tra paura e orrore? La differenza sta proprio nel comprendere. Immaginiamo che una volta accesa la luce nella stanza ci si ritrovi davanti oggetti assurdi, di cui non comprendiamo l'utilizzo, il materiale o addirittura la forma. Noi ora sappiamo cosa c'è al di là dell'oscurità, tuttavia la mente non comprende ciò che le è offerto dagli occhi. Questo è l'orrore: il trovarsi viso a viso con qualcosa che non ci è dato di comprendere.
Orrore era quello che si spandeva in quel momento nelle menti e nei cuori dei ragazzi che si erano spinti ne La Città Innominata. Architetture dalle forme assurde rette da chissà quale principio distorto della fisica, strade lastricate di pietre nere nelle quali erano scolpiti motivi geometrici insoliti in cui non si distinguevano i segmenti dagli angoli o i triangoli dai rettangoli, e il cielo sopra le loro teste era composto da un vorticare incessante di fumi di cui era difficile distinguere il cupo colore ora simile al nero ora al blu ed ora al viola. Tuttavia l'aspetto più ignobile di quel luogo era il fatto che ogni 5 minuti lo status follia di tutti gli esploratori guadagnava un punto: lo status follia era una barra che raggiungeva un valore massimo pari a 100, una volta raggiunto tale valore iniziavano gli stati allucinatori di cui molti componenti della Vitriol avevano già fatto esperienza; ma questi stati, in maniera molto più blanda, iniziavano già ad apparire a partire da valori prossimi a 85, per quanto riguardava Niccolò questi iniziavano già dopo i 65 punti.
Era passata ormai mezz'ora da che Lorenzo, Niccolò, Luna e Alessandro avevano iniziato ad avventurarsi per quel mondo convinti del fatto che quattro persone sarebbero bastate all'esplorazione dopo una disamina effettuata mediante una magia di Salazar che aveva rivelato il luogo non essere occupato da alcun tipo di mostro; tuttavia mai si sarebbero potuti aspettare che la follia regnasse indisturbata in quei luoghi. Provvidenza volle che Niccolò, dopo tutti i suoi problemi avuti a causa della Maschera del Folle e non solo, portasse sempre con sé 4 dosi di Siero della Temperanza: una medicina in provetta che curava completamente dallo status di follia con il consumo di mezza dose; i ragazzi dunque non erano nemmeno troppo preoccupati ma avevano solo un giorno circa per uscire da quel dungeon e ciò equivaleva a dire che dovevano trovare nell'arco di una giornata. 
-E mo'? Che si fa?- domandò Alessandro poggiandosi ad un muretto dal profilo curvilineo. I quattro avevano ormai esplorato la maggior parte di quel piccolo paesino (effettivamente il nome Città era forse eccessivo) senza trovare nulla al di fuori di costruzioni che non seguivano la geometri da loro conosciuta.
-Ci manca ancora la parte centrale della città… Se dobbiamo trovare qualcosa lo troveremo… Lo troveremo là…- poggiato al suo bastone da passeggio, Niccolò provava a fare ordine a quel grande turbinio di immagini e di pensieri che aveva iniziato ad agitarsi nella sua mente sin da quando avevano messo piede all'interno di quel luogo, ogni tanto aveva giramenti di testa e attacchi di nausea mentre un fischio continuo gli ronzava in testa.
-Nico ce la fai a continuare?- domandò Luna preoccupata nel vederlo in quella condizione.
-Sì sì… Non temere… Sbrighiamoci solo a trovare questo Arconte e… e starò meglio… sì meglio…- rispose il bardo mentre proseguiva lungo la via fiancheggiato da Lorenzo, pronto anche al minimo cedimento di lui.
Quelle vie oscure che  si inoltravano in quel surreale mondo di forme e colori proseguivano fino al centro della cittadina e fu proprio lì che i ragazzi trovarono una struttura dall'aspetto orribile che differiva da tutti gli altri per un dettaglio incredibile: un'immensa vetrata, di forma circolare, color rosso sangue, occupava il centro di quella che doveva essere la facciata principale dell'edificio; i motivi intrecciati in esso appartenevano ancora a una geometria che nulla aveva di euclideo a tal punto che, solamente osservandoli, Alessandro ebbe dei conati di vomito.
Entrati all'interno dell'edificio i tre da subito notarono una cosa che accrebbe l'orrore in loro: dall'esterno l'edificio pareva avere tre lati ma all'interno, invece, la stanza era formata da quattro mura molto più larghe e alte di quelle esterne; al centro di questa stanza si trovava una grande scacchiera 8X8 in cui solo un angolo era occupato da una statua raffigurante una creatura assurda, mai vista, una specie di anfibio con un corpo simile a un pentagono e tentacoli orrendi sparsi per tutto il corpo, forse tre occhi allineati verticalmente indicavano la testa di quell'assurdità; lungo tutto il perimetro della stanza c'erano altre statue, identiche a quella. I ragazzi guardandosi continuamente intorno si portarono al centro della scacchiera che sembrava anche essere il centro dell'edificio e si accorsero che due caselle (una esattamente a 3 caselle verticali e 2 orizzontali di distanza dall'angolo occupato dalla statua mentre l'altra a 2 verticali e 3 orizzontali dalla stessa) presentavano un simbolo verdognolo che ricordava una stella a cinque punte con un occhi al suo interno… ma la cosa più assurda di questo simbolo era il fatto che sembrava vivo, sembrava muoversi, respirare.
-Tutto questo sta diventando troppo per me, io vi avviso…- iniziò a dire Alessandro guardandosi intorno e osservando quei simboli sulle caselle -Che cosa dovremmo fare qui?-
-Forse dovremmo soltanto mettere le altre statue dove ci sono i simboli?- ipotizzò Lorenzo osservando attentamente la scacchiera -Solo che… Quante sono le statue intorno a noi?-
-Dici escludendo quella già sulla scacchiera?- domandò Luna, alla domanda della quale seguì la risposta affermativa del monaco al che, dopo una decina di secondi, risponde -dovrebbero essere 63 se non ho contato male-
-A capire che dobbiamo riempire tutte le caselle ci arrivo anche io- sospirò Alessandro portandosi ad osservare una delle statue lontane dalla scacchiera -Ma dovrà esserci un ordine preciso e soprattutto il problema sarà spostarle… sembrano pesanti…- disse toccando quella che aveva più vicina ma, in quello stesso momento, la statua si sollevò in aria di circa 2 metri e mezzo -Cazzo è sta cosa!?- esclamò poi il barbaro notando che sulla sua mano con la quale aveva toccato la statua era comparso lo stesso simbolo presente sulla scacchiera.
Luna era abbastanza scossa dalla scena ma, non appena ebbe recuperato la calma, intese quel che c'era da fare -Ale prova a toccare con quella mano una delle due caselle con simbolo sopra-
-Giuro che se mi succede qualcosa ti elimino!- esclamò Alessandro palesemente dubbioso di quel che stava accadendo ma, nel momento stesso in cui toccò una delle due caselle, il simbolo scomparve dalla mano e la statua fluttuando si portò sopra alla casella per poi poggiarsi su di essa. In quello stesso istante il simbolo presente sull'altra scacchiera scomparve e ne comparirono altri 5 sempre alla stessa distanza dalla casella in cui si trovava la statua appena collocata (3 o 2 caselle in verticale e 2 o 3 caselle in orizzontale).
Niccolò che aveva osservato, senza dire una parola, tutto quello che accadeva si sedette un attimo a terra e tirando la veste di Lorenzo gli disse guardandolo -Salto… Salto del… Cavallo-
Lorenzo prima confuso da quel comportamento di lui si illumina comprendendo quello che vuole dirgli l'amico -Ragazzi ascoltate- disse rivolgendosi ai due amici e, dopo che questi lo guardarono, riprese dicendo -Sappiamo come risolvere quest'enigma!-

Le basse temperature diffuse per tutti i piani avevano influito non solo sul panorama ,che ora si mostrava come un bianco costante intervallato raramente da qualche altro colore, ma anche sulla vita cittadina: nella Città d'Inizio pochi erano i giocatori che decidevano di abbandonare il calmo tepore delle proprie stanze per affrontare il famelico gelo che aveva investito la città ricoprendo le strade con ghiaccio e neve. Tuttavia Orias e Salazar avevano un compito da svolgere e un po' di freddo non li avrebbe di certo dissuasi. Insieme i due ragazzi raggiunsero la clinica e attesero all'esterno il sopraggiungere di Symon: i tre si erano dati appuntamento per le 13:30 circa al fine di recarsi alla locanda di Mecho per sapere se il locandiere aveva ottenuto qualche informazione riguardo un certo Andrej, l'ultimo dei cinque.
-Quindi se non ho capito male Andrej dovrebbe essere un fabbro- disse Salazar guardando il profilo di Orias.
-Sì; all'inizio del gioco, quando io, Noah, River, Phones e Andrej abbiamo raggiunto la Grande Biblioteca non ci conoscevamo tra noi, ci siamo semplicemente ritrovati lì e mentre ognuno di noi cercava di ottenente informazioni riguardo i suoi interessi abbiamo anche socializzato. Ricordo che Noah era rimasto molto sulle sue indaffarato com'era a trascrivere su una lunga pergamena i luoghi in cui erano celati gli oggetti più rari e costosi mentre Phones, impacciato come un elefante, cercava di farsi notare e di far colpo su River già da allora. Io e Andrej invece cercavamo di ottenente informazioni su come ottimizzarci in quanto giocatori: abbiamo fatto indagini sulle statistiche utili, sulle potenzialità degli equipaggiamenti e delle armi; lui è stato preso molto da quest'ultimo aspetto, come ottimizzare le armi, e ha capito che gli sarebbe piaciuto offrire ai vari giocatori il massimo dell'efficienza… All'epoca mi parvero parole futili e terribilmente insensate, io preferivo pensare a me stesso perciò, quando me ne andai, non cercai nemmeno di ottenere i contatti degli altri, non mi interessavano, e così ha fatto anche Noah ossessionato dal pensiero che qualcuno potesse sottrargli uno dei tesori da lui individuati- spiegò Orias concludendo il discorso con una sonora risata che Salazar non riuscì a comprendere se rivolta all'atteggiamento di Noah o alla vecchia natura dei due ragazzi che ora facevano parte della seconda linea.
Qualche secondo dopo la conclusione del discorso del paladino le porte della clinica si spalancarono e, seduto al di sopra del fluttuante Izanog, apparve Symon -Salve ragazzi- salutò vedendo i due.
-Possibile che tu debba sfruttare in questo modo quella povera tartaruga?- domandò Salazar osservando nel mentre Izanog che sembrava essersi fatta ancora più grande rispetto all'ultima volta che l'aveva vista e, addirittura, più vecchia al punto che al mago parve di vedere una bianca canuta pendere dal mento della testuggine.
-Ormai credo abbia raggiunto la sua forma finale quindi credo che possa sopportare il mio esile peso- sorrise il chierico stringendosi nel pastrano.
-Se abbiamo finito con i discorsi da WWF direi che possiamo andare- sbuffò Orias iniziando ad incamminarsi per conto suo.
Come accennato in precedenza le strade della Città d'Inizio erano ricoperte qua e là da spesse lastre di ghiaccio che rendevano particolarmente difficoltoso il cammino soprattutto per i giocatori che, come Orias, indossavano un'armatura pesante con gambali in metallo, problema che non tangeva minimamente Riccardo e la sua tartaruga fluttuante. Ci vollero una decina di minuti e qualche culata a terra di Orias prima di arrivare alla locanda di Mecho. Quando i tre aprirono la porta d'ingresso un gradevole tepore rilassò i loro muscoli, il vociare allegro e disinteressato dei giocatori riuniti lì a mangiare riempì le loro orecchie mentre gli aromi dei vari piatti dilaniarono il loro stomaco invitandoli a prendere posto a sedere. Tuttavia, nella strada che separava la porta dal tavolo al quale si sedettero, ebbero la strana sensazione di attirarsi addosso gli sguardi tutt'altro che lusinghieri di alcuni di quei giocatori lì presenti; non diedero molta importanza a ciò ma, una volta che si furono seduti, ordinarono facendo finta di niente nonostante notarono che a quel continuo saettare di sguardi nella loro direzione seguì un vociare meno intenso, meno allegro ma più nascosto ed occulto.
-Ci credo… Vedono uno entrare a cavallo di una tartaruga due domande se le fanno…- disse Orias non credendo alle sue stesse parole ma cercando con esse di far intendere agli altri due al tavolo che qualcosa non andava in quegli sguardi.
-Ha parlato il paladino bianco con una spada nera come la notte…- si sforzò a sorridere Salazar comprendendo la realtà celata dietro alle parole del compagno.
Fortunatamente nel giro di qualche minuto Mecho si presentò al loro tavolo con un vassoio sul quale era poggiato un fiasco di vino e tre piatti contenenti due cosce di pollo l'uno e qualche patata a cubetti; il locandiere poggiò i piatti sul tavolo e iniziò a versare il vino nei calici dei tre ragazzi.
-Immagino siate qui per le informazioni riguardo Andrej- disse lui a bassa voce approfittando del gesto per non farsi notare dagli altri avventori della locanda.
-Sì ma adesso ci piacerebbe anche sapere perché tutti ci puntano addosso gli occhi come avessimo i segni della peste in volto- aggiunse Riccardo bisbigliando.
-Mmm…- Mecho distratto un attimo da quella richiesta rischiò di colmare oltre l'orlo il bicchiere di Salazar ma riuscì a fermarsi per tempo quindi rispose -Ascoltatemi bene al di sotto del piatto di Orias c'è la chiave del retro, una volta che avete finito di mangiare uscite e rientrate da lì senza farvi vedere, riusciremo a parlare senza orecchie e occhi indiscreti addosso- si limitò a fornire queste semplici istruzioni senza aggiungere altro se non un -A voi e buon appetito- mentre si allontanava. 
Quasi preoccupati per quel comportamento così inusuale nel locandiere i tre cercarono di nascondere i loro interrogativi nel cibo ma quel sommesso vociare degli altri, quegli sguardi penetranti come punte di freccia, non gli lasciavano godere del conforto offertogli dal pasto.
Orias ad un tratto, particolarmente seccato dalla situazione, tirò un pugno sul tavolo facendo vacillare i bicchieri e tremare i piatti esclamando al tempo stesso -BASTA!- L'intera locanda si voltò verso di lui, al che lui si alzò, fece cadere cinque monete d'argento sul tavolo e, rivolgendosi ai due compagni che lo guardavano sorpresi, disse -Vi aspetto di fuori- si incamminò verso la porta e dopo averla aperta se la fece sbattere con forza alle spalle.
Riccardo e Salazar allora si scambiarono un rapido sguardo, si alzarono e dopo essersi scusati con tutti i presenti uscirono in fretta dalla locanda.
-Si può sapere che cazzo ti è preso?- domandò il chierico mentre si rimettava a sedere sul guscio di Izanog.
-Non ne potevo più della situazione- rispose pacatamente Orias -Per cui sono uscito, ora muoviamoci ad entrare nel retro-
-Oh cazzo la chiave!- esclamò nuovamente Riccardo con lo stesso tono -Nessuno di noi l'ha presa-
-Malfidente- sospirò il paladino -Secondo te avrei tirato il pugno sul tavolo solo per fare scena? Ne ho approfittato per prendere la chiave senza che nessuno potesse notare nulla- sorrise poi estraendo dalla tasca una piccola chiave in peltro.
-Conviene muoverci allora… Anche se pagherei per sentire quello che adesso si stanno raccontando dentro- concluse Salazar avviandosi verso il retro della locanda.

Quando Lorenzo e gli altri ebbero collocato sulla scacchiera le 63 statue seguendo regole mai lette ma solamente intuite, un tremore agitò l'edificio e le varie caselle della scacchiera iniziarono ad affondare nel suolo creando una scalinata a spirale che conduceva verso profondità dalle quali si levava un vento freddo e lugubre. I quattro ragazzi iniziarono a scendere lentamente le scale per dare a Niccolò la possibilità di avanzare senza troppi intoppi vista la sua condizione per nulla invidiabile. Al termine di quella scalinata a gradino i ragazzi giunsero davanti a un grande arco di pietra sul quale erano rappresentati simboli orribili e assurdi che smuovevano in chi li osservava un insensato moto di disgusto e terrore; quasi attratti da essi i quattro si trovarono ad indugiare sulla soglia ma poi, ricordandosi che quell'esplorazione era limitata dal tempo, decisero di proseguire, tuttavia, nell'attimo stesso in cui varcarono la soglia, la loro barra della follia si riempì immediatamente oltre la metà: tutti accusarono una fitta alle tempie e Niccolò cadde a terra facendo scivolare via il bastone.
-Nico!- si allarmò Alessandro cercando di soccorrerlo e aiutandolo a rimettersi in piedi -Ce la fai?-
-S…S…- iniziò a biascicare lui guardandosi intorno, aveva gli occhi persi, vacui, come due stelle private di luce che iniziano a cadere nel vuoto di un cielo rubato -Ci sono…- riuscì solo a dire mentre si reggeva al braccio dell'amico. 
-Tieni- disse Lorenzo porgendogli il bastone che aveva recuperato e porgendogli nuovamente il braccio affinché si poggiasse sia all'uno che all'altro.
Luna osservava i tre ragazzi confusa e intimorita al tempo stesso, era preoccupata per Niccolò e al tempo stesso temeva quello che avrebbero trovato proseguendo in quella che dava l'idea d'essere una caverna scavata nella pietra da qualcuno o da qualcosa di non meglio precisato. La caverna sembrava procedere ancora una volta verso il basso, verso profondità remote dalle quali si levava un vento spettrale simile ad un rasoio affilato, il buio era smorzato qua e là da aloni misteriosi di color blu che aleggiavano per i tunnel sotterranei e che si facevano sempre più radi man mano che si sprofondava verso l'ignoto. Gli unici rumori in quei luoghi erano quelli dei passi, incerti e cauti, intervallati ogni tanto dal bastone di Niccolò che toccava il suolo. Un altro dettaglio turbò gli animi: lo status di follia, dopo aver subito quell'improvvisa impennata, sembrava ora aumentare di un punto ogni 3 minuti, il che non solo accorciava il tempo a loro disposizione ma costrinse anche il bardo a prendere una parte di Siero della Temperanza.
Dopo una decina di minuti di cammino i quattro varcarono una nuova sogli e si ritrovarono davanti ad uno spettacolo incredibile: un'immensa città sorgeva in una caverna mastodontica che presentava al suo centro un profondo burrone. Gli edifici erano ancora più contorti e afisici di quelli visti in precedenza, ma era il burrone a creare ancora più paura in loro poiché da esso proveniva un suono viscido e nauseabondo, di un qualcosa che strisciava, o nuotava, o scavava, al di sotto di quell'oscurità che gli occhi non potevano vincere. Esplorarono gli edifici accessibili notando che anche in questi non era raro che l'aspetto esterno fosse completamente diverso rispetto all'interno; trovarono qualche oggetto che poteva essere utile ma soprattutto trovarono diversi set identici chiamati "Set dei Discepoli", set che constavano di tuniche a cappucci di color blu scuro sui quali si intrecciavano simboli violacei, antichi e misteriosi. Oltre a queste cose non trovarono altro. La domanda che ora vagava per le loro menti era una: come procedere? Doveva esserci un modo per scendere ancora più in profondità ma come fare? Lorenzo, Alessandro e Luna uscirono dall'ultimo edificio che potevano esplorare e raggiunsero in fretta Niccolò il quale, nuovamente ridotto ad uno straccio dalla follia in continua crescita, aveva deciso di aspettarli vicino al burrone al centro della città; quando i tre giunsero da lui lo trovarono seduto su una roccia che fumava la pipa e scarabocchiava qualcosa su un foglio.
-Non abbiamo trovato nulla…- disse Luna rivolgendosi al bardo -Deve esserci un'altra via per scendere…-
Niccolò allora alzò il bastone ed indicò il burrone. Lorenzo lo guardò perplesso -Non starai mica dicendo di saltare giù?-
-La follia deve aver raggiunto nuovamente un valore alto… Dategli un Siero- iniziò a dire Alessandro preoccupato per lo stato del bardo ma dopo tutti notarono che il ragazzo era passato ad indicare un nuovo punto, sul bordo del burrone dove si trovava una specie di pedana che si affacciava sull'abisso. Ma presto i ragazzi si accorsero che c'era più di una pedana lungo il perimetro del precipizio e allora Niccolò porse agli amici il foglio su chi stava scarabocchiando: su esso era disegnato un cerchio (probabilmente il burrone) ed erano indicati con delle frecce 11 punti accompagnati da dei simboli strani, sulle pedane infatti erano incisi quegli stessi simboli che il bardo si era premurato di segnare.
-Dobbiamo saltare da una delle pedane- asserì Lorenzo convinto.
-Ma voi siete scemi!- sbottò Alessandro -Già ho paura dell'altezza e voi mi volete anche far fare un tuffo verso il nulla?! Voi siete scemi!-
-Dobbiamo solo capire da che punto lanciarci- commentò Luna non curandosi delle paure del barbaro che continuava a lamentarsi ora tra sé e sé ora con Niccolò che non lo ascoltava.
Passò qualche altro minuto e ora anche Lorenzo, Alessandro e Luna dovettero bere parte del Siero della Temperanza e, in quello stesso momento, a Luna parve di vedere qualcosa -Ma certo!- esclamò -Guardate! Questo simbolo e questo sono formati dalle stesse linee solo che sono disposte in modo diverso… Anche questo e questo sono formati entrambi da due linee curvilinee, una semicirconferenza e 4 segmenti!-
-Secondo questo ragionamento si escludono anche queste due… e anche queste!- iniziò a ragionare Lorenzo indicando le varie coppie -Quindi alla fine…-
-Rimane fuori solo questa pedana!- disse Luna additando l'unico simbolo escluso da quel gioco di coppie.
-Dobbiamo saltare da lì!- conclusero i due all'unisono mentre Alessandro iniziò ad imprecare in tono sommesso.

-Ora ci puoi dire che cazzo sta succedendo di là?- domandò Riccardo rivolgendosi a Mecho mentre prendeva un profondo sorso dal bicchiere che gli aveva appena offerto.
-Senti Sebas puoi occuparti tu per il momento dei tavoli e degli ordini? Io dovrei parlare con questi giocatori- disse il locandiere rivolgendosi ad un ragazzo che lo aiutava in locanda. 
-Certo Mecho, non preoccuparti- rispose lui molto cortesemente prima di uscire dalla cucina con un vassoio ricolmo di carne e frutta.
-Ascoltate volete iniziare parlando di Andrej o di quello che sta succedendo qui?- domandò Mecho mettendosi a sedere con loro al tavolo che utilizzavano per le varie preparazioni e servendosi un bicchiere di vino.
-Solitamente si parte dalla notizia brutta- rispose Salazar.
-Beh a dire il vero non ce ne sono di buone quindi fate voi- rispose serio il locandiere.
-Iniziamo da Andrej- tagliò corto Orias talmente teso che manco si era accorto del bicchiere di vino colmo davanti a sé.
-Sarò diretto- annunciò Mecho prendendo un profondo respiro -Andrej lavora per e con Zarathustra-
I tre al tavolo sgranarono gli occhi e sentirono il cuore mancare un battito.
-Che cazzo dici?- sbottò Riccardo.
-È così… Ho sentito che è lui che fornisce le armi alla gilda delle Guardie Notturne e non solo… Ho saputo anche che è uno dei primari oppositori della seconda linea-
-Stai scherzando- provò a dire Orias nonostante sapesse che il locandiere non stava assolutamente mentendo.
-Sono serio… Andrej, da quello che ho capito, è uno di quei giocatori che non vuole tornare nel nostro mondo…-
-Cose da pazzi…- commentò Salazar.
-A dire il vero queste opinioni ormai sembrano andare per la maggiore…- disse con tono cupo il locandiere mentre i tre lo guardavano preoccupati per ciò che sarebbe seguito a quella dichiarazione -Vedete la seconda linea per quanto stia facendo quello che noi reputiamo il bene è vista con cattivo occhio da molti, come voi avete potuto sperimentare poco fa di là… Molti non vedono questo mondo come una trappola ma ormai lo riconoscono come la loro vera casa, la nuova possibilità concessagli da un dio misericordioso. Alcuni addirittura vedono questo mondo come un sogno divenuto realtà: molti avevano sognato un mondo simile ai loro anime, ai loro libri o ai loro giochi preferiti e ora finalmente ci vivono quindi sono felici di essere imprigionati qui-
Orias tirò un cazzotto sul tavolo ancora più forte di quello tirato in precedenza -CHE CAZZO HANNO NELLA TESTA?! CERTO POSSO CAPIRE SE FOSSERO NATI E CRESCIUTI NEL MONDO DELLA LORO FANTASIA MA QUA DENTRO CI SONO STATI TRASCINATI! SONO STATI PRIVATI DEL LORO MONDO E CONDOTTI IN QUESTA GABBIA LASCIANDOSI DIETRO LE LORO REALTÀ! NON È POSSIBILE CHE STIANO RAGIONANDO COSÌ ALLA CAZZO!-
-Purtroppo Orias è così… Senza volerlo, per i più, ora i cattivi siamo noi- commentò Mecho con un sorriso mesto in volto.

Riuscirono a convincere Alessandro a quel salto ma sarebbe stato meglio se così non fosse stato. Nell'attimo stesso in cui i quattro timorosi balzarono nel nulla separandosi da quella pedana la loro barra della follia si riempì del tutto e nessuno ebbe più consapevolezza del tempo, del sopra e del sotto, di quella caduta che all'improvviso si era spinta verso altri mondi, verso realtà remoti che nessuno ebbe mai modo di vedere o di sognare. Erano come sospesi in un groviglio di immagini e rumori, di sagome indefinibili, ombre e simulacri di persone lontane ormai, di apparenze vacue. Cosa accadeva intorno a loro era indefinibile e incomprensibile, come guardare l'esterno da una giostra che gira troppo veloce, come guardare verso uno spazio svuotato dalle sue stelle e dai suoi pianeti. Credevano di muovere i loro corpi alla ricerca dei Sieri ma invece muovevano le teste per voltarsi a guardare un tramonto che si tingeva ti tinte fosche e sanguigne. Qualcuno di loro ebbe l'impressione di vedere una città dorata perduta tra i monti e la sua popolazione sempre felice e allegra, sempre disposta ad aiutare gli altri e ad accogliere i viandanti, ma videro anche un cratere nel quale venivano gettati uomini lì condotti da creature che presentavano sul volto orribili tentacoli. Immagini poi terribili e schifose di uomini che lentamente mutavano il loro aspetto, di piccoli girini che sbranavano i cervelli e li rimpiazzavano. Una cacofonia di suoni iniziò poi a dilaniare le loro orecchie finché l'impressione di qualcosa che li avvolgesse, come delle ombra che lente prendevano vita e cercavano di chiuderli nel loro bozzolo viscido e putrido…
Passò qualche ora e poi i tre si svegliarono ancora intontiti e quasi dimentichi di ciò che avevano visto nella loro follia.
   
 
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