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Autore: marea_lunare    27/02/2018    1 recensioni
La razza umana è ormai estinta da migliaia di anni, la Terra è stata conquistata da angeli e demoni, i quali ne sono entrati in possesso combattendo tra di loro una feroce battaglia, conclusa con un armistizio.
Tra le popolazioni vige l'obbligo di non fare del male a nessuno della razza opposta o di intrattenere un qualsiasi tipo di rapporto, per il timore di poter compromettere la pace.
John Watson però non è come tutti gli angeli: lui crede in un possibile legame tra i popoli. Sarà proprio lui, infatti, a conoscere un demone particolarmente acido ma geniale, che lo affascinerà fin da subito. Sa bene però, che la loro amicizia potrebbe compromettere gravemente la situazione di stallo che permane tra le loro razze.
I dubbi sono tanti, le speranze diminuiscono giorno dopo giorno.
Tra una divinità potente e sconosciuta e due mondi opposti ma al contempo simili, si sviluppa la storia di John Watson e Sherlock Holmes, coloro che potrebbero cambiare o distruggere il loro mondo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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VI - Biblioteca                                                                                                                                                                   The Unknown – Imagine Dragons


 

Arrivati al limitare della foresta, veniamo accolti da un cielo grigio e solitario. In lontananza sprazzi di nuvole nere prossime alla pioggia.

 

Woman help me
You turn my head in circles
Mama blessed me
With magnet eyes for purple
Oh so let me show you something good

 

Poco oltre gli alberi scorgo molti palazzi dal colore scuro, decine di ali nere che scorrono per le vie come vita brulicante.

Rallento il passo, ingoiando aria e muovendo nervosamente le dita.

Sherlock si ferma a sua volta, girandosi per guardarmi con uno strano luccichio negli occhi.

“Tu spicca il volo e seguimi dall’alto. Cerca di passare inosservato”

“Non vieni con me?” gli domando.

“Tra noi due non sono io quello che rischia di essere fatto a pezzi se mette piede su quella strada”

“Giusto” assento sospirando.

Lancio un’occhiata alle sue ali, osservandole bene per la prima volta.

Sono un normalissimo paio d’ali demoniache, con venature chiare e un’enorme estensione alare. Eppure noto qualcosa che mi fa corrugare la fronte, un minuscolo particolare. Sembrano… più piccole.

“Sherlock…” mormoro. D’istinto allungo una mano verso la sua schiena per sfiorarle, ma la ritiro di scatto.

“Tu non sai volare, vero?”

La domanda mi sfugge gentile dalle labbra.

Lui non risponde, mi guarda cercando di capire se sia una presa in giro.

“Vedo che hai notato le mie ali sottosviluppate. Sono piacevolmente sorpreso, pensavo avresti impiegato più tempo ad accorgertene”

Lo fisso in silenzio, non sapendo come comportarmi.

“Non guardarmi così, non è di certo una mancanza che mi affligge” dice duramente.

“Non credo sia una mancanza. Magari però potrò aiutarti, se me lo permetterai” affermo sorridendo.

Sherlock non risponde, ma alza leggermente l’angolo sinistro della bocca.

“Cercherò di non perderti di vista” lo rassicuro alzando il viso al cielo. In un lampo spicco il volo e inizio a sbattere le alti, ritrovandomi immediatamente a più di mezzo metro da terra.

Non ho sentito alcun dolore.

 

Pastor, Preacher
I want to say I'm sorry
Nice to meet ya
I think my eyes are starry
Pledge allegiance to my only ...

Guardo verso il basso e scorgo Sherlock che mi fa cenno di salire ancora, finché non supero gli alberi.

Sherlock è solo una piccola macchiolina nera, ma fortunatamente ho la vista buona.

Lentamente inizia a muoversi e raggiunge la strada. Io lo seguo uscendo allo scoperto e guardandomi attorno, attento a non farmi notare.

Dall’alto, tutto ciò che vedo è un’infinita distesa di case e negozi, palazzine gigantesche affiancate ad altre più piccole; una torre dell’orologio svetta in mezzo al cielo grigio, un mastodontico ponte collega le due parti in cui è diviso il regno.

Sherlock continua per la sua strada a passo spedito, senza controllare che io gli stia dietro.

Dopo circa dieci minuti si avvicina a una villa che svetta tra due piccoli complessi di case, denotando ulteriormente il potere della sua famiglia.

Il demone si ferma davanti al portone laccato di nero dove è affisso il numero civico: 221B.

Gira la maniglia e lo apre, non richiudendolo una volta entrato.

Cogliendo al volo il segnale comincio a scendere lentamente verso terra, pronto a fuggire nel caso uno dei passanti alzi la testa e mi veda.

Atterro nel minuscolo vicolo accanto alla casa, abbastanza scuro da permettermi di nascondermi.

Aspetto qualche secondo e, quando la strada sembra deserta, con uno scatto salgo i due salini di marmo e mi tuffo all’interno, inciampando sui miei stessi piedi e rischiando di cadere con la faccia sul pavimento.

Sherlock mi afferra un braccio e mi sostiene, sbattendo il portone alle sue spalle.

Lo ringrazio sottovoce, sospirando di sollievo.

“Casa tua è molto...sobria” dico guardandomi intorno.

Lui sbuffa divertito, facendomi strada verso la biblioteca.

Approfitto di quel tragitto infinito per osservare bene le stanze che attraversiamo mano a mano.

Quadri, arazzi, vasi… Un susseguirsi di oggetti all’apparenza costosi e, devo ammettere, espressione di buon gusto e un certo senso di finezza.

“Ti prego, dimmi che non stai osservando questo ammasso di cianfrusaglie” borbotta Sherlock, intuendo il motivo del mio silenzio.

“Ehm…”

“Tutta opera di mio fratello. Ama il connubio tra prezioso e semplice. Fortunatamente odia le cose eccessivamente appariscenti tanto quanto me. È l’unica qualità che apprezzo di lui”

“Mi pare di capire che il rapporto tra voi non sia dei migliori” commento.

“Mi piace definirlo il mio arci-nemico”

“Oh… ”

Alla fine di un lunghissimo corridoio, Sherlock si ferma davanti a una porta sulla destra. Abbassa la maniglia e spinge verso l’interno.

Non aspettandomi uno scenario simile, non riesco a nascondere un’espressione di puro stupore.

La biblioteca è ancora più grande di quanto mai avrei potuto immaginare.

 

Sooner or later it all comes around
Hopefully then I will see
After the people and places are gone
You will come back, you will come back to me, to me, to me
You will come back to me, to me, to me
 

Scaffali su scaffali pieni di volumi rilegati, alcuni ammassati a terra, altri messi disordinatamente sulle mensole. Quella stanza è immersa nel caos più completo, ma la sua bellezza è devastante.

Ogni libreria è fatta di legno scuro, così come le sedie e le tre scrivanie; il pavimento è invece composto da mosaici dai mille colori, in netto contrasto con l’aria cupa data dalle finestre chiuse.

Entro lentamente e in silenzio, come fossi dentro una chiesa: “È… È meravigliosa”

Sorridendo soddisfatto, Sherlock mi supera e raggiunge una delle scrivanie. Afferra uno dei libri e sfiora delicatamente le pagine ingiallite dal tempo.

Mi avvicino a lui, toccando con cautela i dorsi dei libri che sembrano pronti a sbriciolarsi tra le mie dita.

Ci sono titoli di tutti i tipi: autori antichi e contemporanei, romanzi, libri di storia, enciclopedie. L’insieme di conoscenza più grande che io abbia mai visto in tutta la mia vita.

“Ci sono anche molti autori umani” lo sento mormorare mentre è ancora concentrato sul suo tomo, indicandomi distrattamente una libreria alle sue spalle.

“Autori umani? Come puoi possedere libri del genere?” domando attonito, prendendo un volume a caso tra quelli che mi ha indicato e toccando col polpastrello il nome inciso sulla copertina: Giacomo Leopardi.

“Millenni di collezionismo”

Lo apro con curiosità e l’odore di carta vecchia e inchiostro mi inonda le narici, inebriandomi di quella fragranza che adoro fin da bambino.

Quando alzo lo sguardo scorgo la figura di Sherlock ancora in piedi davanti al tavolo, completamente assorto su quelle parole che sta divorando con gli occhi affamati di informazioni, pieni di voglia di capire e scoprire.

Lo osservo incantato.

Il fisico asciutto e scolpito, la perfezione dei lineamenti, le iridi color ghiaccio che mi congelano ogni volta che le incrocio.

Rimetto il libro al suo posto e lo raggiungo.

“Sherlock…” chiamo.

 

Auntie Mara I think you know my reasons
I was a product of everything in season
Oh so heavy
Set me free again

Lui poggia un dito dove ha interrotto la lettura e mi guarda.

“Sì John?”

In quel momento, ogni parola mi muore in gola.

“John?”

“Cosa stai cercando?” mi salvo alla fine, ingoiando saliva.

“Informazioni, mi sembra ovvio”

“Certo… Che tipo di informazioni?”

“Informazioni sull’assassino, John. Non farmi esplicitare l’ovvio, ti prego”

“Non è tanto ovvio quanto pensi. Non abbiamo abbastanza informazioni per iniziare una ricerca più approfondita”

Lui chiude il libro di scatto e mi lancia uno sguardo infuocato.

“Dalla ferita che ha sul collo posso dedurre che la vittima è stata uccisa con un’arma da taglio. Dalla sua profondità direi che la lama era molto affilata, ma non quanto un normale coltello, il che significa che l’assassino lo usa come arma da difesa, non con l’intenzione di fare del male. Il taglio era netto, perciò l’assassino ha ucciso quel demone con un colpo secco e rapido, eppure credo che la sua mano stesse tremando, dato che la linea del taglio non è completamente dritta. Il tremore della mano può essere indotto dall’adrenalina del momento, oppure l’assassino era semplicemente spaventato, anche se mi sembra alquanto improbabile. Solo mi chiedo, perché mai un demone o un angelo avrebbe dovuto usare un sistema così rudimentale per uccidere la vittima quando invece è dotato di poteri soprannaturali?”

Io lo fisso imbambolato, sentendo l’ignoranza gravarmi addosso.

Sherlock è un demone fuori dal comune, ormai ne ho la più assoluta certezza.

All’improvviso ricordo ciò che è accaduto nella foresta, riprendendomi dal mio stato catatonico.

“Mi serve un libro di medicina dei demoni e uno di criminologia” affermo deciso.

“In fondo alla stanza”

Raggiungo la libreria attaccata al muro e prendo un “Manuale di medicina demoniaca”, insieme a “Segreti del post-mortem”, appoggiandoli sul tavolo di Sherlock.

“Perché proprio quei due?” mi domanda il demone frugando tra i libri sparsi a terra.

“Ho bisogno di certezze. Ci sono troppe cose che non quadrano in quello che abbiamo visto oggi”

Apro il manuale di medicina sul capitolo riguardante la morte di un demone.

“Morte naturale… Ecco, morte violenta e perdita d’energia” mormoro puntando il dito su un paragrafo parecchio lungo.

Lo scorro con attenzione, corrugando la fronte riga dopo riga.

Sherlock mi si avvicina, affacciandosi oltre la mia spalla.

Riesco a sentire il suo respiro sul collo.

“Avevo ragione, qui qualcosa non va. Quel demone ha perduto l’energia troppo velocemente” esclamo.

“L’ho notato anche io. Solitamente quando un demone viene ferito gravemente, la sua linfa vitale impiega circa cinque minuti a defluire completamente, quindi prima che la creatura muoia. Eppure non è la prima volta che vedo questo fenomeno” sussurra Sherlock prendendomi il libro dalle mani.

“Che significa?”

“Ho lavorato a numerosi casi del genere e mi è capitato più volte di notare questo particolare. Ormai sono sicuro che non sia una casualità”

“Alla nostra morte l’energia si disperde nell’aria, rafforzando la natura circostante e le creature più giovani” dico, ripetendo a memoria ciò che ho imparato durante i miei studi.

“Esatto, ma data la velocità con cui se ne è andata, qualcuno deve averla assorbita volontariamente”

“Ma come? Nessuno ha poteri del genere” affermo confuso.

“In realtà sì, John. Gli unici dotati di poteri simili sono l’Angelo Maggiore, il Demone Superiore e il Demone Supremo”

“Greg non farebbe mai una cosa del genere”

“Cosa te lo fa credere?” domanda scettico.

“È mio amico, lo conosco. Cosa ti fa credere invece che non siano stati tuo padre o tuo fratello?”

“Il fatto che la vittima sia proprio un demone e che siamo meno mostri di quanto voi stupidi angeli possiate immaginare” mi risponde Sherlock.

“Non ti azzardare a generalizzare. Gli angeli non sono tutti un branco di dementi e voi demoni non siete di certo superiori a noi, tu specialmente. Puoi essere intelligente quanto vuoi, ma dentro sei esattamente come tutti noi”

“Tz, certo”

 

Oh my papa
If all the world could know you
You could stop a thousand wars across the globe
Oh I miss ya
Show them something good

 

“Basta guardare come ti comporti. Hai portato me, un angelo reietto e che non conoscevi fino a due ore fa, a casa tua, nella tua biblioteca, mentre sembri odiare tuo fratello, la tua stessa famiglia. E da quando ci siamo presentati mi hai rivolto un solo insulto, il che penso sia un record per chiunque ti abbia mai rivolto la parola”

Sherlock apre la bocca per ribattere, ma viene interrotto dallo sbattere di una porta e dei passi che sopraggiungono dal corridoio.

“Nasconditi, ora” mi ordina, gelido.

Io annuisco e mi rifugio dietro la libreria a me più vicina, nascondendomi in quel mare di pagine che riempie le mensole.

“Nessuno ti ha insegnato a bussare, fratello?” dice Sherlock rivolto al nuovo arrivato che ha appena aperto la porta.

“Hai ragione fratellino, sono stato proprio un maleducato” risponde una voce sarcastica, accompagnata da uno schioccare di scarpe contro il pavimento.

Ogni due passi ne sento un terzo.

“Vedo che il tuo fedele ombrello non ti abbandona mai”

Ogni commento fatto da Sherlock sembra puntato solo all’infastidire il suo interlocutore. Non lo dice con cattiveria, ma per dispetto. Sembra quasi un bambino intento a disturbare il fratello maggiore.

“C’è stato un omicidio, Sherlock. Un demone è stato trovato morto nel bel mezzo della foresta. Ma immagino tu già lo sappia”

“Direi di sì, l’ho scoperto circa un’ora fa” sorride sardonico il minore, la sua voce baritonale che si trasforma sotto la curva di quelle labbra a cuore.

“E hai già scoperto che l’assassino è un umano?” domanda il Demone Superiore.

Un silenzio tombale cala in quella sala. L’eco lontana della città penetra lievemente tra le mura, un suono ovattato e quasi estraneo all’irrealtà di quella situazione.

Trattengo il respiro, appiattendomi ulteriormente nel mio nascondiglio e fissando un punto a caso di fronte a me.

Sapevo di non averlo sognato. Ho davvero visto un’umana” penso.

“Oh andiamo Mycroft, non mi aspettavo credessi a certe dicerie”

“Non sono dicerie, Sherlock. Sai che non lo sono. Immagino che tu abbia già fatto le tue deduzioni sul taglio della vittima. Se fosse stato un angelo o un demone ad aggredirlo, avrebbe causato danni molto peggiori, non lo avrebbe semplicemente sgozzato. Avremmo trovato tracce di energia sulla scena del crimine, qualcosa che ci avrebbe condotto all’assassino. Data la rudimentalità dell’arma, non può essere stato né uno dei nostri simili e neanche un angelo”

Cos’è, una dote di famiglia?

Sherlock rimane in silenzio, probabilmente furioso per aver perso l’occasione di battere il fratello sul tempo.

“E come pensate di trovare questo umano?” gli domanda in tono scettico.

“Stiamo già facendo delle ricerche, anche se sarà un processo molto lungo”

“Bene” risponde il minore voltandogli le spalle.

Il legno della libreria scricchiola all’improvviso e per lo spavento sbatto contro uno scaffale, facendo cadere in avanti uno dei libri.

Mi sposto leggermente a sinistra trattenendo il fiato, allontanandomi dal buco lasciato dal volume.

I passi di Sherlock e Mycroft si avvicinano pericolosamente al mio nascondiglio.

“Fa’ attenzione, Sherlock. Cerca di non metterti in situazioni che potrebbero portare a conseguenze più grandi di quelle che puoi gestire”

“Ciò che mi riguarda non è affar tuo, Mycroft” controbatte Sherlock. Si china a raccogliere il volume caduto, avvolgendo con delicatezza le mani sulla copertina scura e rimettendolo al suo posto.

Inconsciamente, forse in un momento di coraggio dovuto all’adrenalina, faccio scivolare le mie dita sulle sue, stringendole leggermente nel tentativo di rassicurarlo.

Lui si blocca di botto.

“Purtroppo per te lo è. Non cacciarti nei guai, Sherlock” lo ammonisce il fratello, allontanandosi.

“Non fidarti di chiunque” conclude chiudendosi la porta alle spalle.

 

Sooner or later it all comes around
Hopefully then I will see
After the people and places are gone
You will come back, you will come back to me, to me, to me

 

Sospirando di sollievo mi massaggio la radice del naso con una mano. Con l’altra afferro saldamente la mensola sopra la mia testa, cercando un sostegno.

Sherlock mi raggiunge e mi osserva con uno sguardo indecifrabile.

Dovrei chiedergli scusa? Non mi sembra un amante del contatto fisico.

Sempre con la mano ferma sul legno lo osservo qualche secondo, in cerca di qualcosa che non saprei neanche definire.

Prendergli la mano è stata una scelta che ora mi sembra stupida, ma in quel momento aveva un altro significato. Volevo fargli sapere che ero ancora lì, che non sarei scappato con la coda tra le gambe solo perché io sono un angelo e lui un demone.

Allora perché sentivo ancora la sensazione della sua pelle fresca contro la mia?

“Tuo fratello ha ragione, Sherlock. L’assassino è un umano. Una donna umana” dico interrompendo il silenzio.

“Una donna?” mi domanda.

“Sì, Sherlock. Io l’ho vista” affermo riprendendo il volume di criminologia ancora abbandonato sulla scrivania.

Lui non risponde.

Mi segue e tace, nella sua solita posa regale.

 

You will come back to me, to me, to me, to me, to me


 

   
 
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