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Autore: orchidee    27/02/2018    2 recensioni
Ciao a tutte. Questa è la mia seconda FF. completa e da le risposte alla precedente, Besame. E' una storia forse un po' pazza e l'ho immaginata in due parti, in due momenti distinti. La prima si ricollega alla mia prima storia, la seconda è il seguito, ma si discosta e molto per temi e atmosfere. Spero possa piacervi e possa darvi magari qualche emozione. Grazie in anticipo a chi vorrà dedicare un po' del proprio tempo alla lettura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fantasie'
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Capitolo 22
 
Fissava il soffitto senza riuscire a muovere un muscolo. Non sapeva da quanto tempo fosse in quella posizione ma doveva essere tanto. Dalla finestra cominciavano ad arrivare i suoni del giorno e la luce colorava il salotto. Era molto stanca. Si trovava in una sorta di torpore, confusa tra il sogno e la realtà. Chiuse gli occhi che le bruciavano. 
“Signora, mio Dio, signora Marcella...”
“Non gridare per favore...”
“Non si muova, chiamo subito l'ambulanza...”
“No... Marta, sono stanca... Per favore, lasciami dormire...” Tutto tornò ad essere buio.
 
“Ma chi diavolo è a quest'ora?”
“È Marcella... Pronto...”
“Signora Mendoza... Sono Marta...” Betty si sollevò su un braccio sentendo un presentimento terribile
“Marta... È successo qualcosa?”
“Signora Mendoza, deve venire qui! La prego! La signora non sta bene... Non vuole che chiami l'ambulanza...”
“Marcella? Cosa ha?”
“Non lo so! Venga qui...”
“Arrivo subito!”
“Betty... È successo qualcosa?”
“Sì, ma non ho capito nulla... Quella donna balbettava! Marcella non sta bene...”
“Ti accompagno io!”
Dopo pochi minuti erano pronti e corsero a casa di Marcella. Marta li fece entrare piangendo
“Non si muove... Ho paura di toccarla...”
Betty non dovette chiederle spiegazioni.
“Armando, chiama il medico... Non avvicinarti”
Le si avvicinò, Marcella era sdraiata a terra in una posizione innaturale, la governante l'aveva coperta con un lenzuolo, forse per pudore. Il volto era tumefatto, c'era del sangue raggrumato sulle labbra
“Marta per favore, mi porti dell'acqua e un fazzoletto... Marcella, tesoro...”
Betty le si inginocchiò accanto e accarezzandole i capelli, la svegliò 
“Betty...”
“Tesoro, cosa ti hanno fatto...”
Betty piangeva vedendo l'amica ridotta in quelle condizioni, alzò il lenzuolo cercando di aiutarla ad alzarsi, ma quando vide i graffi e i lividi e il braccio gonfio, la ricoprì con cura.
“Marcella, sta arrivando il medico, andrà tutto bene...”
“Non voglio vedere nessuno, Betty...”
“Non stai bene... Ti giuro che non ti lascerò sola! Dimmi chi è stato...”
“Nessuno!” Marcella aveva iniziato a piangere convulsamente e il solo tremare la faceva star male.
“Stai calma... Sono qui!”
“Signora, suo marito ha detto che il medico sta salendo!”
“Lo faccia entrare, dica ad Armando di rimanere fuori...”
“Certamente...”
“Tesoro, presto starai meglio... Chi è stato?”
“Ti prego Betty, non chiedermi nulla!”
“Va bene... Riesci ad alzarti? Mettiamoci sul divano... Ti va?”
“Non riesco... Mi fa male!”
“Va bene... Ecco, è arrivato il dottore...”
“Non lasciarmi sola!”
“Sono qui!”
Il medico si precipitò da Marcella e constatò che era stata sicuramente picchiata. Marcella però non si fece toccare, cercando di fuggire da lui e rifugiandosi tra le braccia di Betty. In quel momento la donna notò anche i lividi sulle gambe. La teneva stretta cercando di consolarla.
“Signora Valencia, dobbiamo andare subito all'ospedale, ha quasi sicuramente un braccio rotto, dobbiamo fare degli esami!” 
Marcella però implorava Betty di non portarla da nessuna parte! Voleva solo andare a letto a dormire.
“Signora Mendoza, dobbiamo andare in ospedale, mi creda. È sotto shock, non è in grado di prendere delle decisioni. Dobbiamo andare ora!”
“Che cosa le hanno fatto?”
“Quello che pensa! Ma in ospedale ci saranno delle persone che la aiuteranno. Dobbiamo medicare le ferite, fare delle lastre, le daremo dei sedativi, se necessario e... Dobbiamo anche pensare al resto... Non possiamo lasciarla qui!”
“Mi dia solo cinque minuti!”
Il medico si allontanò e fece alcune telefonate, mentre Betty stringeva l'amica che non smetteva di piangere.
“Tesoro, dobbiamo andare all'ospedale! Ascoltami, io sono qui e andremo insieme. Ora ti aiuterò ad alzarti, ti sosterrò io! Va bene?”
“Ti prego, non voglio!”
“Dobbiamo andare! Alzati ora!”
Marcella cercò di ubbidire all'amica ma non appena in piedi non riuscì a mantenere l'equilibrio. Il medico le si avvicinò e lei gli gridò di starle lontano. Betty si fece aiutare da Marta. Le appoggiarono un cappotto sulle spalle e la trascinarono fuori da casa seguiti dal medico.
Armando era sconvolto. Non riusciva a capire cosa fosse successo e si avvicinò alla moglie che gli disse di seguirla con l'auto di Marcella e di non chiamare nessuno. Avrebbero deciso cosa fare solo quando la donna sarebbe stata al sicuro.
Betty rimase accanto a Marcella come le aveva promesso, le stringeva la mano e quando tutti gli accertamenti furono completati esaudì il desiderio dell'amica di lavarsi. Betty si mise sotto la doccia con lei, sorreggendola e piangendo in silenzio per non farsi sentire. Il corpo dell'amica era completamente ricoperto di lividi, il viso era gonfio e tumefatto. Aveva escoriazioni ovunque, ma quello che la sconvolgeva di più era sentirla singhiozzare e piangere, senza tregua. La medicarono, le ingessarono il braccio e gli somministrarono dei medicinali e dei sedativi per farla calmare, solo quando si addormentò, Betty si buttò tra le braccia del marito scaricando tutta la tensione.
“Signori Mendoza, devo parlare con un familiare...”
“Ci siamo noi! I fratelli di Marcella sono in viaggio e i bambini sono troppo piccoli. Siamo noi la sua famiglia”
“Bene... Forse è meglio parlarne prima a voi... La signora ha subito un'aggressione molto violenta. Ha subito uno stupro, le lesioni sono inequivocabili. Come da prassi abbiamo provveduto a raccogliere tutti gli elementi che lo provano. La signora rimarrà qualche giorno in ospedale ma è necessario chiamare le autorità competenti!”
“Mio Dio... Vado da lei!”
“Vengo anche io... Signora Mendoza le dica solo che è necessario denunciare la violenza, non le faccia altre domande!”
Betty entrò nella camera dell'amica e cercò di svegliarla. Le parlò dolcemente spiegandole quello che le aveva detto il medico ma lei non volle ascoltarla! Era stato un incidente, diceva. La supplicò di smetterla e le giurò che se avesse fatto intervenire la polizia l'avrebbe esclusa dalla sua vita. 
“Betty, lui non lo deve sapere! Promettimi di non dirglielo! Lo ucciderebbe! Nicola non lo dovrà mai sapere... I bambini Betty...” A quelle parole un pensiero terribile sfiorò la mente di Betty. Era stato Luca? Se fosse stato così, Nicola lo avrebbe ucciso davvero! Ma com'era possibile?
“Marcella, chi è stato?”
“Non dirlo a lui! Non dirlo a Nicola!”
“È stato Luca? È stato lui a farti tanto male?” Marcella sembrava impazzita, le gridava di smetterla, che non voleva più sentire quel nome! La implorava di tacere! La minacciava di farla buttare fuori. Lei guardò il medico che, forse consapevole che molte vittime si chiudevano in loro stesse, disse a Betty di non insistere. Poi provvide a somministrare altri sedativi e Marcella si riaddormentò.
 
Si fece coraggio, chiese al medico del tempo. Avrebbe convito l'amica a denunciare la violenza, ma gli chiese di aspettare, di permettere a Marcella di riposare e magari di parlare con dei professionisti. Il medico la rassicurò e le chiese di lasciarla un po' sola
“Rimarrò qui! Quando si sveglierà le sarò vicino. Ora la prego di scusarmi. Devo organizzare alcune cose!”
Betty tornò da Armando, gli disse di chiamare sua sorella e di farla andare a prendere i figli di Marcella e i loro e di portarli a casa sua, di inventare una scusa, una festa a sorpresa, qualsiasi cosa per distrarli, gli chiese di rimanere in ospedale e di avvertirla se Marcella si fosse svegliata. Lei sarebbe andata ad avvertire Nicola. 
“Armando, chiedi a tua sorella di non fare domande! Poi le spiegheremo tutto. Io tornerò con lui in meno di un'ora ma sappi che per lui, Marcella ha fatto un incidente! Sarà lei a parlargli e a spiegargli tutto, noi non ci intrometteremo!”
“Betty... Cos'è successo?”
“Amore mio! Parleremo più tardi! Ti prego, aiutami!”
La abbracciò e le disse di essere fiero di lei.
 
“Ciao amica mia! Cosa ti porta qui?”
“Devi venire con me...”
“Ho ancora una lezione e poi devo andare a prendere i bambini a scuola... Possiamo vederci dopo se vuoi!”
“No, Nicola, dobbiamo andare in ospedale! Ho provveduto ad avvertire Camilla, andrà a prendere lei i bambini! Marcella...”
Nicola senti le gambe cedere
“Cos'è successo? Lei sta bene?”
“No! Non sta bene! Ecco... Ha avuto un incidente...”
“Betty...” Nicola iniziò a piangere. Quell'incubo era tornato. Un incidente aveva dato inizio al loro tormento e ora che stavano ricominciando a pensare al loro futuro, un altro incidente rischiava di portargliela via di nuovo.
“Betty...”
Nicola si lasciò cadere sulle ginocchia, Betty si inginocchiò guardandolo in viso
“Nicola, non è in pericolo! Ha un braccio rotto e tanti lividi, tante escoriazioni, ma non la perderai! Andiamo, sono venuta in taxi, dammi le chiavi della tua auto e ti accompagno da lei!” 
Nicola non aveva aperto bocca, non si calmava e Betty prima di entrare in ospedale lo fermò 
“Nicola, ascoltami, lei è sotto shock, non chiederle nulla adesso! Dille solo che l'ami!”
“Dimmi cosa diavolo è successo...”
“Non lo so... Davvero Nicola, non mi ha detto nulla... Ma stalle accanto questa volta!”
“Mi prenderò cura di lei! Te lo giuro!”
Betty lo prese per mano e arrivarono di fronte alla stanza di Marcella. Armando andò loro incontro.
“Dorme ancora... Il medico ha detto che a parte il braccio non ha nulla di rotto.”
“Voglio vederla...”
“Ricorda, non farle domande!”
Si avvicinò a lei piano, cercando di non svegliarla, era piena di lividi, le labbra gonfie, dormiva. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e stringerla ma si sedette accanto a lei e le sfiorò la mano. Dopo qualche minuto, aprì gli occhi e cercò di capire dove fosse, lo vide accanto a lei e gli occhi si riempirono di lacrime. Si agitò e gli disse piangendo:
“Cosa ci fai qui... Non voglio che tu mi veda! Sono un mostro!”
“Amore mio, sono qui per te e sei bella come sempre!”
Le sfiorò una guancia ma lei si spostò.
“Non volevo farti male! Scusami amore mio!”
“I bambini...”
“Cerca di stare tranquilla, sono con Camilla. Se n'è occupata Betty... Amore cosa ti è successo?”
Marcella non gli rispose e si girò sottraendosi al suo sguardo.
“Per favore, va via! Vai dai bambini...”
“Non vado da nessuna parte, amore, dimmi solo cos'è successo!”
“Nulla...”
Nicola capì che non doveva insistere. Si limitò a baciarle la mano. Ma sembrava che a lei desse fastidio anche solo essere sfiorata. A causa dei calmanti si riaddormentò poco dopo. Cercando di sistemare le coperte la scoprì leggermente, scorgendo che non erano solo il braccio e il volto ad essere gonfi. Marcella era completamente ricoperta da lividi e ferite. 
“Amore mio, cos'è successo?”
Le sussurrò all'orecchio.
Un'infermiera entrò nella stanza di Marcella per controllare che la somministrazione dei farmaci continuasse regolarmente ed lo invitò ad uscire. L'orario di visita era ormai terminato e non poteva restare lì.
Diede un piccolo bacio alla donna che amava e le promise di tornare il mattino dopo, poi uscì trovando Betty ad aspettarlo.
“Armando è andato via?”
“Già. Era sveglia?”
“Lo è stata per poco, poi per fortuna si è riaddormentata. Era agitata... Che diavolo è successo? Betty, che cosa le è successo? È ricoperta di lividi, ferite! Ha un braccio rotto e il viso è completamente tumefatto!"
"Io non so cosa sia successo... Ma tu devi solo pensare a starle vicino! Qualsiasi cosa sia successa tu dovrai esserle accanto..."
"Ma certo... Betty ho avuto paura di perderla... Ancora! Non farò lo stesso errore una seconda volta! Lei è tutta la mia vita..."
"Andiamo a casa!"
"No, rimango qui... Se avesse bisogno di me e non mi trovasse?"
"Non puoi comunque stare con lei! Vai a casa e riposati! Domattina vai a prendere i bambini da Camilla e portali a scuola! Loro non sanno nulla, ma devi pensare anche a loro! Poi potrai starle vicino! Andiamo a casa!"
Nicola le ubbidì ma non riuscì a chiudere occhio. Continuava a chiedersi cosa fosse successo alla sua donna, pensava a quanto dolore provasse e si ripromise che le avrebbe fatto dimenticare tutto. Il mattino, come discusso con Betty, andò dai bambini per rassicurarli prima di tornare da lei.
 
“Tesoro... Sei riuscita a riposare?”
“Betty, ciao! Grazie!”
“Non dirlo nemmeno... Marcella, se non vuoi parlare lo capisco! Ma ho bisogno di sapere se è stato lui!”
Marcella non le rispose, gli occhi le si riempirono di lacrime ma non aprì bocca
“È stato lui, tesoro? Come ha potuto?”
“Non dirlo a Nicola!”
Furono le uniche cose che seppe dire.
“Non lo farò, ma lui sarà qui tra poco e ti chiederà quello che è successo! Non puoi non dirgli niente...”
“Non farlo venire, Betty! Non voglio vederlo! Non voglio che mi veda... Che sappia cosa mi ha fatto!”
“Non smetterebbe di amarti...”
“Io non posso... Betty, io voglio dimenticare tutto! Ma se lui lo sapesse, questa cosa... Non finirebbe mai! Se lo sapesse, lo ucciderebbe! Lo conosci!”
“Ma non puoi nemmeno fingere che non sia successo! Non può passarla liscia... Devi denunciare tutto alla polizia!”
“Voglio solo dimenticare tutto!”
“Marcella... Non puoi lasciare che non paghi per ciò che ti ha fatto!”
“Invece posso! E non voglio più parlarne! Hai capito?”
Marcella cercò di muoversi ma il dolore era troppo forte e ricadde sul letto con una smorfia. In quel momento nella camera, entrò Nicola
“Amore mio, stai calma... Betty, cosa succede?”
“Voleva solo prendere l'acqua... Io vi lascio soli... Marcella, tornerò più tardi! Ciao Nicola!”
“Amore, come stai?”
“Non guardarmi...”
“Perché? Marcella, amore, non farò lo stesso errore una seconda volta! Resterò con te! Se hai paura che vada via, sbagli!”
“Mi hanno aggredita, Nicola! Mi hanno...”
Gli occhi di Nicola si riempirono di lacrime, si avvicinò a lei e la abbracciò.
“Chi è stato? Amore mio, ti giuro che la pagherà! Ma tu lascia che mi prenda cura di te...”
“Non ti importa se... Se mi hanno stuprata?”
Marcella alzò la voce, cercando di liberarsi da quell'abbraccio che le faceva male
“Non cambia ciò che provo! Io ti amo! Ti giuro che nessuno ti farà più del male!”
Marcella piangeva convulsamente, avrebbe voluto restare sola.
“Per favore, lasci che la signora stia tranquilla... Sono il dottor Rodriguez! Lei invece...”
“Sono suo marito...”
“Allora sono certo sia d'accordo col fatto che la signora in questo momento debba stare tranquilla e riposare. La prego...”
“Io... Io non volevo farla agitare!”
“Ne sono certo... Senta, dovrebbe venire con me per sistemare alcuni documenti!”
“Vorrei rimanere con lei!”
“Venga con me! Le garantisco che sua moglie è in buone mani, si tratta di pochi minuti!”
“Amore mio, torno subito, va bene?” Marcella non gli rispose e lui afflitto, uscì con il medico.
“Volevo solo chiederle di non mettere sotto pressione sua moglie, signor?
“Mora... Sono Nicola Mora. Io voglio solo farle capire che le sono vicino...”
“Lo sa, è qui! Sua moglie ha subito un'aggressione molto violenta! Oltre ai traumi fisici, che supererà senza conseguenze, ciò che in questi casi è più difficile da sopportare sono quelli psicologici...”
“Cosa diavolo le hanno fatto?”
“È stata stuprata, si è difesa, ma il risultato è stato quello che ha visto! L'hanno picchiata, tanto forte da romperle un braccio. Sua moglie è però ferita soprattutto nell'anima. Sia paziente... Molto paziente!”
Nicola era sconvolto, non riusciva quasi a capire le parole del medico. Era un incubo, un terribile incubo! Marcella, aveva subito una violenza terribile... Avrebbe dovuto proteggerla, esserle vicino. Avrebbe trovato chi le aveva fatto del male! Ma il medico aveva ragione. Non doveva insistere per sapere com'era andata! Voleva solo tenerla stretta, rassicurarla e aiutarla a riprendersi. Ringraziò il medico e poi tornò da lei.
Marcella fingeva di dormire, non voleva parlare con lui, non voleva parlare con nessuno. Lui si sedette accanto a lei e le strinse la mano. Alla fine Marcella si addormentò davvero.
“Nicola... Perché non vieni a mangiare qualcosa?”
“Bevo solo un caffè, non ho fame, qui fuori c'è un distributore... Solo cinque minuti però!”
“Sta dormendo, ma va bene!”
Betty lo accompagnò fino al distributore
“Come sta?”
“Hai visto cosa le hanno fatto? Male! Ha dolori ovunque! Il medico ha detto che non si tratta di nulla di grave, almeno dal punto di vista fisico. Ma quando si sveglia sembra sia assente, apatica...”
“Beh, forse sono i farmaci... Ma Nicola, quello che ha passato è stato terribile!”
“Non riesco a capire che cosa sia successo! Chi ha potuto farlo? Era a casa, com'è possibile che il portiere non abbia visto nulla?”
“Nicola, ha importanza?”
“Sì, Betty! È colpa mia! Avrei dovuto starle accanto. Se in casa ci fossi stato io forse...”
“Nicola! Non iniziare il gioco delle colpe! Quello che è successo non ti ha insegnato nulla? quello che è successo non è colpa tua, né sua! Solo di quell'essere rivoltante che le ha fatto del male...”
“Se sapessi chi è stato lo ucciderei!”
“Invece tu non farai nulla! Nemmeno quando saprai il nome del colpevole! Tu devi solo pensare a lei! Adesso ha davvero bisogno di te! Non sono stata una buona amica quella volta! Lo sarò ora! Devi promettermi di lasciare che sia chi di competenza ad occuparsi di tutto! Lo troveranno e pagherà ma tu non interverrai! Chiunque sia! Chiunque, Nicola! Promettimelo! Ma cosa ancora più importante, devi starle vicino! Avere pazienza, perché quello che sta passando non si risolverà tanto presto! Sii l'uomo di cui lei ha bisogno! Sii l'uomo che la ama, la rispetta, che anche se non capisce il modo per aiutarla ne troverà mille diversi e poi altri! Sii forte, per lei e per i bambini! Oggi devi dimostrare di essere un uomo! Riuscirai ad esserlo?”
“Non so come! Ma tornerà a sorridere! Oggi la amo più di prima!”
Betty gli sorrise e lo abbracciò. 
“Conto su di te! E non lascerò che ti dimentichi quanto mi hai promesso! Nicola, torna da lei! Quando si sveglierà, dille che tornerò più tardi... Ti voglio bene!”
Nicola era tornato da lei, senza farle domande, senza aspettarsi una parola. Lei doveva solo guarire, fuori e dentro.
 
Betty l'aveva cercato. Era andata nel suo ufficio e aveva riversato su di lui la sua rabbia. L'aveva schiaffeggiato intimandogli di andarsene! Ma si era trovata di fronte ad un muro, una persona completamente fredda. L'aveva mandata al diavolo, senza rimorsi, senza alcuna vergogna. Betty non riusciva a credere che quell'uomo fosse stato in casa sua, in compagnia della sua famiglia, avrebbe voluto farlo sparire dalla faccia della terra. Era incapace di ammettere le sue colpe, sembrava anzi compiaciuto per quello che aveva fatto. Betty lo avvertì di non farsi più vedere. Avrebbe fatto qualsiasi cosa se lui si fosse avvicinato ancora a lei o a chiunque facesse parte della sua vita. La colpì il suo sarcasmo, il suo distacco. Era un mostro! Un uomo che in un modo o nell'altro avrebbe pagato per ciò che aveva fatto. Glielo gridò, tanto che intervennero alcuni dipendenti dello studio, allarmati dal trambusto. Ma non era riuscita nel suo intento. Lui sarebbe rimasto dov'era.
 
Quella casa che lei aveva tanto amato, la casa che era stata il loro rifugio, dove erano nati e cresciuti i loro figli, era diventata un luogo di paura e di dolore. L'aveva lasciata quella mattina, tra le braccia di Betty, non ricordava nemmeno come fosse riuscita a camminare. Solo pensare di rientrarci la metteva in una condizione di agitazione e di terrore. Nicola la capiva. Anche lui provava orrore per quel posto. Si erano amati in quella casa ed erano stati felici. Ma quando era entrato dopo quello che era successo, aveva provato un morso allo stomaco. Era lì che lei era stata aggredita! Era lì che qualcuno le aveva fatto tanto male. L'avrebbero venduta, regalata, non era importante, non sarebbero più entrati lì! Quando Marcella era stata dimessa dall'ospedale erano andati nell'appartamento di lui. Non era grande, ma era un punto di partenza. Marcella era dimagrita, si era chiusa in se stessa. Non usciva dalla camera da letto nemmeno per salutare i bambini. Quando Nicola la sfiorava si irrigidiva, quasi tremava, come se quello che le era successo avesse reso insopportabile anche il solo tocco di chiunque.
“Sono preoccupato...”
“Si rifiuta ancora di mangiare?”
“Si rifiuta di fare qualunque cosa... I bambini ne soffrono...”
“Stai vacillando? Nicola, stai dicendo che non manterrai la tua promessa?”
“No! Ho bisogno di lei! E ho bisogno che stia meglio... Forse se l'avessi convinta a denunciare, se avessero trovato quel bastardo... Ha paura! Di ogni cosa, un rumore, una voce... Se i bambini fanno cadere un gioco, se una porta si chiude...”
“Camilla partirà per Cartagena tra qualche giorno, con i genitori di Armando. Riccardo e la piccola Camilla vorrebbero andare con loro, non ero molto convinta ma forse non sarebbe una cattiva idea! Lascia che anche Giulio e Francesca partano. Si divertirebbero e si distrarrebbero. Tu potresti pensare solo a lei, a voi!”
“Proverò a chiederlo ai bambini. Ma non so se lei accetterà. È apprensiva, li controlla continuamente anche se da lontano...”
“Ci parlerò io e la convincerò!”
Non fu semplice, Marcella era contraria, non voleva separarsi dai figli, ma Betty la convinse che anche per loro sarebbe stata una cosa positiva. 
 
“Amore mio, perché non facciamo due passi... Marcella?”
“Come? No, sono un po' stanca... Magari domani!”
“Posso sedermi accanto a te?”
Lei non rispose, Nicola si avvicinò e con dolcezza le si inginocchiò di fronte.
“Non ti toccherò, non voglio darti fastidio, ma voglio starti vicino!”
“Siediti...” Lei non lo guardava, forse temeva che lui potesse leggere nei suoi occhi la verità. Le si sedette accanto, senza fretta.
“Ho messo in vendita la casa... Per ora possiamo rimanere qui, ma mi piacerebbe trovare qualcosa di più bello, in una zona tranquilla, come quella dove vivono Armando e Betty... Ti piacerebbe?”
“Se vuoi tu, a me va bene...”
“Abbiamo tutto il tempo per decidere. Se preferisci possiamo aspettare!”
“Non sei obbligato a fare tutto questo per me...”
“Io voglio solo starti vicino!”
“Grazie!”
Nicola la guardava e soffriva vedendola così infelice. Non riusciva a trovare il modo per avvicinarsi a lei ed alleviare il suo dolore. Anche lui stava male. Avrebbe voluto stringerla tra le braccia, ma Marcella non si faceva toccare. Ma non era come quando a causa dell'incidente aveva perso il loro bambino, era qualcosa di più profondo. La sua era paura. Paura di una semplice carezza
“Amore mio...” Senza rendersene conto, le toccò il braccio che aveva rotto e lei era trasalita.
“Scusa, ti fa ancora male?”
“No...” Ed era vero, non le faceva più male il braccio, i lividi erano spariti e le ferite rimarginate, il suo dolore era dentro di lei. Non si era più sentita come prima, qualcosa in lei si era spezzato. E soffriva vedendo quello che era il suo uomo, dormire sul divano, lontano da lei. Sapeva che per lui era terribile non poterla baciare e abbracciare. Si sentiva in colpa, ma come poteva lei, violata e svuotata, priva di autostima, lasciarsi anche solo toccare? Lui le strinse una mano e appoggiando un braccio sul divano, le spostò i capelli dietro l'orecchio. Cercò di non irrigidirsi, di non rifiutarlo. La abbracciò e dolcemente la fece appoggiare sulla sua spalla. Sentiva il suo profumo, così familiare, così dolce e rassicurante. Per la prima volta dopo settimane le sembrava di essere protetta, si lasciò scivolare su di lui e cominciò a piangere in silenzio.
“Perdonami amore mio! Perdonami se non riesco ad essere ciò di cui hai bisogno"
Lui la strinse ancora più forte, era la prima volta che si lasciava abbracciare e che piangeva con lui! La sua donna, sempre così forte, combattiva, sembrava una bambina. Provò un amore mai provato. Le baciò i capelli e la coccolò fino a quando si addormentò. Era un sonno sereno, forse il primo da tanto. Lui la sentiva piangere di notte, si agitava. Quante volte avrebbe voluto entrare per svegliarla dai suoi incubi? Ma in quel momento dormiva serena. Le sembrava quasi di vedere un piccolo sorriso sulle sue labbra. Era così bella, nonostante fosse troppo magra, struccata e vestita solo con un pigiama e una larga vestaglia di spugna. Anche per lui fu il primo momento di pace. Non avrebbe voluto finisse, l'avrebbe tenuta stretta tutta la vita. Continuò a baciarle i capelli ad accarezzarle la schiena e la guancia. Quando lei si svegliò, rimase ferma, senza muovere un muscolo. La pace che provava era totale. 
“Ti sei svegliata, amore mio?”
“Ti ho infradiciato la camicia con le mie lacrime...”
“Resta ancora tra le mie braccia...”
“Nicola... Io ti amo!” Non le rispose, ma lei sentì il suo cuore battere più velocemente e le sembrò che una sua lacrima le avesse bagnato la guancia.
“Vorrei che questa notte la passassi con me...”
“Mi basta questo momento! Ti giuro amore mio che tutto tornerà come prima! A me va bene dormire qui...”
“Vorrei mi abbracciassi questa notte, come stai facendo ora”
E lui la abbracciò, senza chiederle nulla, si addormentò solo dopo averla guardata riposare, dopo averla accarezzata. Le sfiorò le labbra e poi, con lei che si era completamente rilassata si mise a dormire. Fu una notte molto intensa, come imparare a conoscerla di nuovo. Lei aveva ricominciato a fidarsi di lui, dopo tutto quello che era successo. Il suo amore era riuscito a farla sentire protetta. Si sentiva felice. Marcella lo amava e si fidava di lui. Il resto, con il tempo, si sarebbe sistemato. Le avrebbe fatto dimenticare il male che aveva sofferto a causa sua e quello che le avevano inflitto quegli esseri mostruosi. Lui non l'avrebbe mai più lasciata sola.
“Quando mi guardi così, mi fai credere di non essere orribile...”
“Forse perché sei la più bella delle donne? Come ti senti?”
“Sicura! È stato bello dormire tra le tue braccia...”
“Solo bello? Per me è stata la più bella notte della vita!”
“Davvero?” Marcella gli sorrise.
“Sì, e vedere il tuo sorriso, il tuo bellissimo sorriso, mi ha reso ancora più felice! Hai fame? Io sì!”
“No! Ma tu puoi fare colazione...”
“Preparo qualcosa anche per te, che tu lo voglia o meno stamattina faremo colazione insieme. Tu aspettami!” Lei annuì, era bello sapere che lui si occupava di lei. Era il suo Nicola, quello che aveva di fronte, il ragazzo dolce e gentile che l'aveva fatta innamorare. E sapeva che lui non l'avrebbe mai più lasciata. Era tornato. 
Nicola andò in cucina. Preparò del caffè, del pane tostato con marmellata, succhi di frutta e... In casa non c'era altro. Era Marta ad occuparsi di tutto e ora che i bambini erano in vacanza, le aveva dato qualche giorno libero. Trovò alcune merendine e mise tutto su un vassoio e tornò in camera da letto.
Lei non si accorse di lui, era nuda di fronte allo specchio. Si guardava e piangeva. Lui richiuse la porta. Era magrissima, il suo corpo era sofferente come la sua anima. Anche solo averla guardata, era come averle imposto qualcosa a cui non era pronta. La sua Marcella... Chiuse gli occhi che si erano riempiti di lacrime. Poi una volta ripresosi, bussò chiedendo se poteva entrare. 
“Vieni pure...”
“Ecco qui... Credo che oggi dovremo accontentarci, oppure posso uscire a comprare qualcosa...”
“No! Resta qui oggi... Con me... Io bevo solo il caffè!”
“Non credo! Le merendine dei bambini le mangio io! Tu prendi il pane con la marmellata... E non puoi dire di no! L'ho preparato per te!” Nicola pensava all'ombra delle ossa sul corpo bellissimo di Marcella e si morse un labbro per la preoccupazione.
“Va bene... Se le hai preparate per me, non posso deluderti... Stai facendo così tanto per me!”
“Nulla più di quello che non avrei mai dovuto smettere di fare!”
Lo guardò intensamente, capendo che si sentiva in colpa, e gli accarezzò il viso.
“Non è colpa tua! Quello che... Quello che mi hanno fatto, non è colpa tua!”
Lui le fermò la mano, la prese tra le sue e gliela baciò.
“Io ti amo...”
“Lo so! Anche io ti amo! Non lasciarmi... Abbi ancora un po' di pazienza!”
“Non ti lascerei nemmeno se me lo chiedessi!” Lei lo abbracciò, poi lo guardò negli occhi e appoggiò le labbra sulle sue. Fu un bacio lieve, il primo bacio dopo tutto il male. Nicola sentì che i loro cuori battevano insieme. Quel bacio solo accennato era il più bello che si fossero mai dati. Più intenso del primo sotto la doccia, di quello della loro prima notte. Più importante di ogni altro bacio si fossero scambiati. Le accarezzò la guancia, con gli occhi pieni d'amore.
“Finiamo la colazione... Non puoi non apprezzare la mia arte culinaria!”
E lei rise! Era una piccola cosa, ma aveva dimenticato cosa significasse ridere. Ed era grazie a lui che l'aveva riscoperto. Era bastata una carezza, la sua gentilezza a farle aprire un po' il cuore...
Passarono la giornata davanti alla televisione, come dei ragazzini, a guardare film stupidi e a sgranocchiare patatine e caramelle. Erano abbracciati, scherzavano. Quel giorno entrambi si sentivano sereni, pieni di vita. E Marcella di sentiva bene. Per un momento aveva dimenticato tutto. Era con l'uomo che amava, i suoi figli si stavano divertendo un mondo, tutto sembrava cancellato.
Ma era solo un illusione.
Quando lui la strinse come la sera prima lei lo baciò prima dolcemente e poi con più passione. Voleva darsi a lui con amore e prendere il suo amore. Le serviva, ne aveva bisogno per sentirsi nuovamente una donna. Lui le chiese se davvero lo voleva e lei non smise di baciarlo. Si lasciò togliere la vestaglia ma quando le sue carezze si fecero più intime, quando le sue mani le sfiorarono la pelle, lei si ritrasse, cominciò a piangere, chiedendo scusa all'uomo che le era accanto.
“Amore! Va bene così! È colpa mia! Non sei pronta! Ma io voglio solo abbracciarti, posso farlo?”
“Non ti disgusto? Non provi orrore a toccarmi sapendo quello che mi hanno fatto?”
“Tu sei meravigliosa! Come potrei provare orrore? Disgusto? Tu sei la mia vita! Amore, guardami! Tu sei tutto! E sono qui con te perché sono io ad averne bisogno! Voglio passare la notte con te come abbiamo fatto ieri! Voglio sentire il tuo respiro, il tuo cuore battere! E se vorrai ti bacerò fino a quando non ti addormenterai! Non ti sto chiedendo altro! Lascia che ti abbracci!”
Lei, senza smettere di piangere, si raggomitolò accanto a lui. Aveva bisogno del suo amore, ma quanto ancora lui avrebbe sopportato una donna che non aveva nulla da dargli?
“Marcella, io ti amo! Amo tutto di te! E ti giuro che se la tua è paura... Se stasera volevi fare l'amore per me, per farmi felice, sappi che io sono felice se lo sei tu! Ti toccherò solo quando lo vorrai tu! Fino a quel momento, ti chiedo solo di starmi vicino! Tu credi di aver bisogno di me, ma non è così! Sono io che non posso vivere senza di te!” Passarono la notte stretti l'uno all'altra. 
    
 
   
 
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