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Autore: Mark_Criss    28/02/2018    1 recensioni
- Non era stato sicuramente un Natale facile, avevo troppi pensieri per la testa.
Mi rincuorava la presenza dei miei migliori amici, ma essere fidanzata con un babbano aveva i suoi limiti.. come si sarebbero concluse le mie vacanze ? Sarei riuscita a passare più tempo possibile con lui? Troppe domande e troppo poco tempo per rispondere.-
Emma è una studentessa di Hogwarts con un dono speciale,proprio come i suoi due migliori amici. Lei è una telepateta, ma l'unica persona che non è mai riuscita a leggere è il suo fidanzato babbano.
Una piccola Os per entrare nella mente di questa splendida ragazza.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Buona sera, questa OS è nata in aeroporto a Londra, mentre ero preso dalla noia. Il personaggio è tratto dalla mia Long: E sarà così com è ma non c'è bisogno di averla letta per capire gli eventi narrati! (Certo se la leggeste e decideste di lasciarci un parere sotto mi farebbe molto piacere u.u )

BUONA LETTURA ❤


Le vacanze di Natale non erano mai state una tortura peggiore, mi sembrava di vivere in un costante conto alla rovescia che mi faceva morbosamente tenere Fab stretto al petto.
Sotto le coperte non si avvertiva il gelo londinese di fine Dicembre, Alex ci aveva ospitato tutti a casa sua per festeggiare le festività insieme, come da cinque anni a quella parte eravamo soliti fare ad alternanza a casa di ognuno di noi. 
Avevamo una bella stanza, situata all'ultimo piano di una modesta villa nella periferia della città, non troppo lontana da casa mia. 
Quella era la loro casa delle vacanze, ogni qualvolta si presentava un evento la gentilissima signora Stone metteva a disposizione per tutti noi. 
Fab continuava a dormire e io sentivo l'incessante bisogno di fumare una sigaretta, come se da quella dipendesse la mia unica possibilità di respirare.
Contro La mia volontà mi sollevai delicatamente dal letto, cercando di non svegliare il mio fidanzato, lo osservai attentamente, quell'omome all'apparenza così rude e freddo, quando dormiva sembrava un dolcissimo bambino. 
Era rannicchiato con le mani vicino al viso, la barba folta e nera si confondeva con la chioma corvina indomabile e aveva sul volto un'espressione stranamente rilassata, come se dello scorrere del tempo a lui proprio non fregasse nulla. 
Sorrisi alla dolce scena e inforcati gli occhiali mi accinsi a scendere le grandi scale. 
Arrivata al piano terra, restai sorpresa nel vedere la tavola imbandita e una miriade di pietanze e bevande, calde e fredde, pronte per essere mangiate. 
Non ero una fan della frutta e delle pietanze contenenti alimenti sani in generale, quindi presi la mia solita tazzina di caffè ben zuccherata e un paio di fette di pane con sopra del cioccolato babbano spalmabile che ci procurava tutte le volte la signora Stone.
Mi sentivo inquietantemente osservata, ma non avevo voglia di girarmi.
Finché la sensazione non divenne opprimente. 
Mi voltai di scatto con la bocca ancora piena e le labbra sporche di cioccolata, ciò che ottenni fu la rumorosa e fragrante risata di Gabriel, che sull'uscio della cucina era intento a guardarmi con aria assonata. 
Gabriel Angel era la punta del triangolo, formato da me, la mitica ed unica regina Emma Halliwell e Alex Stone, nonché proprietario di casa. 
Gabriel era inquietantemente bello anche di prima mattina, con la faccia di chi ha lasciato il materasso incollato al corpo, i suoi occhi neri come la notte erano sempre vispi e il suo sorriso perfetto aveva il potere di rallegrarmi.
-Hai intenzione di restare fermo a ridere per molto?- gli dissi altezzosa come sempre.
-Pff, Buongiorno anche a te Principessa.- rispose lui sedendosi accanto a me e afferrando una tazzina. 
-Io sono una regina.- asserii convinta. 
Mi scimmiottò con la mano mentre continuava a versarsi caffè. 

Era la mattina del ventiquattro dicembre e sotto l'albero non si contenevano più  i regali per tutti noi, la casa si era popolata, Alex e il suo fidanzato Dave erano usciti per gli ultimi acquisti, mentre Io Gabriel e Fab eravamo rimasti incollati davanti al camino a parlare di questioni magiche che non competevano il mio fidanzato Babbano, che tutte le volte si sentiva fuori luogo. 
-Ragazzi, vado a fare un bagno e ad impacchettare i vostri regali in camera così saranno pronti per stasera.. forse.- disse Gab alzandosi frettolosamente. 
Ne approfittati per accollarmi un po' sul grande petto del mio ragazzo. 
Era forse il posto più comodo nel mondo. 
-Amore..- esordii io.
Mi conosceva abbastanza bene da sapere che quello che sarebbe succeduto a quell' "amore", non poteva che essere una domanda pungente o una richiesta. 
Sentii il suo battito cambiare, era agitato. 
Avevo la capacità di leggere i pensieri, ero  telepatica, ma non riuscivo a leggere lui, da quando l'avevo conosciuto.  
Forse mi ero perdutamente innamorata di questo, del suo essere imprevedibile per me, del suo essere totalmente impenetrabile. 
-stavo pensando..- proseguii. 
Tirò gli occhi all'insù. 
La cosa mi fece innervosire, ma la regina doveva mantenere la calma.
-Sei riuscito a prolungare le vacanze per restare fino al mio compleanno? - gli chiesi, consapevole della risposta, ma una delle mie caratteristiche peculiari era la malsana abitudine di affondarmi da sola il coltello nello stomaco. 
Lo sentii torcersi sotto di me, mi scostò con delicatezza, cercando di non irritarmi più di quanto non fossi già irritata. 
-Allora?- gli chiesi impaziente. 
-No Emma, era no tre giorni fa ed è no anche oggi.- mi rispose freddo e distaccato, mentre si avvicinava al camino acceso. 
-Non è giusto!- strillai con il cuore in gola. 
-Non è colpa mia se sei una strega e passi dieci mesi all'anno chissà dove a sventolare un pezzo di legno per aria evocando draghi!- sbottò lui. 
Non riuscii a trattenere le lacrime. 
-Non è colpa mia se una purosangue come me si è andata ad innamorare di uno squallido babbano!- 
Detto questo diedi un calcio al divano e presi le scale intenta a sfondare la porta della stanza dove dormiva Gabriel. 

Mi lamentai per ore, di una situazione della quale ero a conoscenza da tempo, ma ero arrabbiata, non riuscivo ad accettare l'idea di essere innamorata di un babbano, di una persona diversa da me in tutto, ma che mi completava alla perfezione. 
Amavo un babbano e sapevo che prima o poi avrei dovuto rinunciare se non a lui, alla mia magia. 
Quanto sarei stata disposta a perdere ?


La mezzanotte arrivò, la signora Stone aveva ordinato agli elfi di preparare i nostri piatti preferiti, tutti i nostri piatti preferiti. 
La tavola  strabordava di cibo ed io avevo rimosso il nervosismo di quella Mattina.
Dave ed Alex erano davvero belli da vedere insieme, ricordavano tanto me e Fab, un po' perché io ed Alex eravamo identici, un po' perché i nostri partner nei modi di fare sembravano essere la stessa persona; difatti andavano anche troppo d'accordo. 

Il momento dei regali arrivò, come sempre i regali di Alex erano belli tanto quanto troppo esilaranti, aveva regalato a me un buono in un negozio di vestiti che adoravo, con associato un bigliettino :
"Non volevo sbagliare taglia, con questo non voglio dire che tu sia grassa, cioè ti prego: capiscimi! 
Buon natale, Alex." 
Non riuscii a trattenere le risate, Alex era fatto così, adorabilmente vomitevole, ma andava bene così. 
Fab mi aveva regalato un fine settimana in un centro benessere ed io avevo regalato a lui un set di oggetti per uno sport babbano che lo appassionava tanto: la pesca. 

La magia di quei giorni passò rapida e fu subito capodanno, tra quelle secchie di Alex e Dave che continuavano a studiare, Gabriel che aveva quasi dato fuoco a casa con i suoi vani tentativi di creare una pozione in grado di rendere tutto glitterato ci ritrovammo al primo dell'anno senza nemmeno rendercene conto. 
Mancava sempre meno al mio compleanno e sentivo il dolore della partenza di Fab troppo vicina.

-Ti prego, non andare..- lo implorai alla stazione. 
-Non posso restare.. lo farei..- 
-No! non è vero! Perché sennò resteresti con me.- urlai.
Mi asciugò le lacrime e sparì nel suo vagone. 
Fuori iniziò a piovere e dentro di me anche.
Mi nascosi dietro una colonna e facendo attenzione a non essere notata da nessuno mi smaterializzai a casa Stone. 


Fui un automa per tutto il resto del tempo, non mangiavo molto e parlavo poco, nonostante Alex e Gabriel cercassero incessantemente di tirarmi in mezzo alle loro liti tra regine del mondo omosessuale, cercando di farmi fare da giudice in stupide gare. 
Dave era dovuto tornare dalla sua famiglia al nord, ma per Alex non era un problema si sarebbero rivisti sul treno per il castello, il problema restava il mio che avrei passato l'ennesimo compleanno sola, senza la persona che amavo. 
Non contavo nemmeno più sui miei amici, non ricordavano mai la data del mio compleanno, solitamente finivo con il festeggiare insieme ad Alex il giorno del suo compleanno. 

Mancavano 5 minuti a mezzanotte e nessuno dei due sembrava accorgersi di me.
Alex era intento a testare degli incantesimi incendiari nel camino, mentre Gabriel utilizzava il suo dono per cambiarsi continuamente il colore dei calzini. 
Avevamo tutti e tre un dono: Io ero una telepatica, Alex un veggente e Gabriel aveva il dono dell'estetica, poteva trasfigurare tutto ciò che toccava, una specie di Re Mida moderno. 
La mezzanotte scoccò.
Nulla. 
-Non avete davvero niente da dirmi?- 
La faccia sorpresa di Alex mi lasciò capire che anche in quell'occasione, non avrei avuto i miei auguri. 
-Ehm.. buonanotte?- intervenne Gabriel in difesa dell'amico.
Da quando poi lo difendeva?
Sorrisi nevroticamente e andai a gettarmi nel letto, consapevole della pessima giornata che avrei passato il giorno dopo.

A colazione ricevetti dei gufo, i miei parenti intenti ad augurarmi una felice giornata, quando tutto sarebbe stata, tranne che felice. 
-Quanti gufi per me oggi.- dissi ad alta voce. 
-Questi sono tutti gli auguri di Natale che non hai ricevuto.- 
Mi disse Alex accendendosi una sigaretta alla finestra. 
-O quelli di capodanno- aggiunse Gab finendo di asciugare delle tazzine bagnate.
Non risposi nemmeno. 
Presi le mie lettere e mi dileguai, avevo bisogno di fare due passi.
Uscita di casa il freddo invernale non era d'aiuto, come mi era venuto in mente di uscire? Io che ero la regina delle freddolose, oltre che del mondo gay. 
Stavo diventando un ghiacciolo, dovevo rifugiarmi in qualche posto caldo. 
Non esitai, mi smaterializzai a Londra e decisi di entrare nel primo bar babbano che mi si presentò davanti. 
Ordinai un muffin, sotto il tavolo trasfigurai uno stecchetto di legno di quelli per girare il caffè in una candelina e quando i proprietari del locale compresero che era il mio compleanno, furono più carini dei miei amici, almeno loro mi cantarono tanti auguri tutti in coro. 

Mi persi nei miei pensieri e forse restai lí per più di due ore, oramai era passata anche l'ora di pranzo. 
Mi mancava Fab, avrei voluto uccidere i miei amici e sopratutto avrei dovuto continuare a fingere che di quella situazione non mi importasse nulla. 
Come sempre, non mi piaceva mostrare il mio lato umano e questo dava agio a tutti intorno a me di pensare che fossi davvero fatta di ghiaccio.
Ma come tutti, sapevo di avere un'anima, dei sentimenti, che nonostante tutto tante persone che avevano fatto parte della mia vita si erano divertiti a calpestare incuranti della brutalità delle parole che mi riversavano contro. 
Come quando ti puntano una bacchetta alla tempia: sei impotente davanti ad un arma potenzialmente mortale. E te ne stai lì: annichilita, svuotata e nella piena consapevolezza di non meritarti nemmeno una delle parole che ti stanno scagliando contro come scimpanzé impazziti. 
"Basta" mi dissi tra me e me. 
Era ora di cambiare gioco. 
Era il mio compleanno e non avevo intenzione di passarlo piangendo. 
Presi coraggio, salutai i gentilissimi proprietari del locale e mi smaterializzai nel viale di villa Stone .
L'intento era quello di irrompere in casa gridando come una pazza "siete delle merde!".
Presi una grande boccata d'aria, feci riempire i polmoni d'aria e diedi una manata alla porta.
Quando entrai sentivo un odore strano, di dolce appena sfornato, come se qualcuno avesse appena fatto uscire una torta al cioccolato dal forno. 
Era tutto buio e non riuscivo a distinguere nulla.
All'improvviso delle bacchette presero ad illuminarsi da infondo al corridoio. 
Una coreografia di palle di luce mi accolse e dopo aver I girato intorno per qualche secondo, formarono in alto la scritta :
" Buon compleanno Emma "
Non riuscivo a trattenere l'emozione.
-Siete delle merde- andava bene lo stesso, quindi lo saprai fuori comunque. 
Si accesero le luci e la casa si era popolata di gente che faceva più o meno parte della mia vita.
Corsi ad abbracciare Alex, perché mi aveva sorpreso, aveva capito il mio stato d'animo per la mancanza di Fab in quell'occasione e silenziosamente aveva agito, rendendo sopportabile una delle giornate più brutte della mia vita.
-Non ti abituare alle mie effusioni Stone, lo sai che mi fai venire da vomitare no?- gli dissi scompigliandoli i capelli. 
-Solo perché sai quanto fai schifo a me.- mi rispose lui altezzoso come sempre.
-Quanto ti odio!- gli gridai, tirandogli via dalle mani un drink che aveva appena finito di prepararsi. 

Fab continuava a mancarmi, ma quel compleanno, non lo dimenticherò mai. 



 
  
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