Ella's pov
« Come ti senti oggi? » Mi domanda il dottore dall'altro lato della scrivania sporgendosi su di essa.
« Non male. Ti ho portato le famose analisi. È stata molto gentile la tua collega... Angie. » Gli allungo la cartellina bianca. Mi guarda sorpreso afferrandola subito dopo.
«
Te le ha consegnate lei in persona..? » Beh sì, ma
perché si sorprende tanto?
« Sì, perché? »
« Nulla. » Scrolla le spalle girando la busta per
aprirla.
« Non l'hai nemmeno aperta? » Sorride alzando lo
sguardo su di me.
« Non ci avrei capito nulla, tanto valeva aspettare.
» Strano per me, poiché sono sempre molto curiosa
di solito, forse non quando le cose riguardano me stessa...
Annuisce e finalmente tira fuori i referti osservandoli attentamente. Rassegna i vari risultati con il suo sguardo attento mentre aspetto che mi dica qualcosa. Che ansia! Dopo qualche minuto di silenzio, si alza dalla sua poltroncina e viene dalla mia parte facendomi cenno con la testa di seguirlo. Mi sta inquietando, ma tanto lo fa sempre, perciò faccio come mi dice restando ferma davanti a lui alzando lo sguardo solo quando mi prende il viso tra le mani. Lo solleva di poco per controllarmi gli occhi, suppongo. Si allontana poco dopo e mi rendo conto di aver trattenuto il fiato fino ad ora. È sempre dura reggere il suo sguardo di ghiaccio. Afferra lo strumento per misurare la pressione e mi fa cenno di accomodarmi sul lettino. Seguo le sue direttive, impaziente di sapere che cosa ha intuito dalle analisi.
« Stai benissimo, Ella. Sei leggermente anemica ma nulla che un po' di ferro non possa curare. Credo che giochi un ruolo fondamentale lo stress per quanto riguarda i giramenti di testa e le fitte. » Sembra quasi più sollevato di me mentre parla e mi spiega la situazione. Finalmente ho la conferma di non avere nulla di grave!
«
È un sollievo, ero un po' preoccupata. » Ammetto
seguendo i suoi movimenti finché non mi lascia andare il
braccio.
« Non c'è più motivo di esserlo.
» Torna verso la scrivania dando un'ultima occhiata alle
analisi per poi chiuderle e restituirmele. Lo seguo e riprendo i fogli
riponendoli nella borsa alle mie spalle. Sento il suo sguardo su di me.
« Sai, non credevo l'avresti fatto sul serio.» Allude alla scommessa.
« Ed invece... Non mi piace perdere le sfide. » Mi volto nella sua direzione appoggiandomi al bordo della scrivania dal suo lato per evitare di sedermi nuovamente. Devon, dal suo canto, mi scruta dalla poltrona. Sembra divertito.
« E poi mi hai chiesto tu di venire così. » Faccio spallucce, come se fosse la cosa più normale da fare.
« Devo ammettere che mi hai sorpreso...» Lo credo! Sono stupita per prima, non pensavo sarei arrivata a fare una cosa del genere, onestamente.
« E ti è piaciuta la sorpresa? » Ma cosa dico? La situazione si sta facendo strana. Evito per qualche secondo il suo sguardo, aggiustando il bordo della calza, ottenendo un sorrisetto impercettibile da parte sua.
«
Non sempre mi piacciono le sorprese. » Chissà
perché lo immaginavo...
« Ma questa direi proprio di sì. Viste dal vivo le
autoreggenti sono decisamente meglio. » Sorride divertito.
Inizia a fare terribilmente caldo qui dentro, così mi porto
tutti i capelli da un lato. Devon, di riflesso, si sbottona il primo
bottone della camicia. Non è solo una mia sensazione,
allora.
« Non immaginavo questo tuo risvolto. » Non lo immaginavo nemmeno io, figuriamoci lui. Sorride dalla sua postazione, sembra quasi si stia beffando di me.
«
Mi hai chiesto tu di venire così, ripeto, e poi non
è carino prenderti gioco di una povera ragazza che soffre.
»
« Non lo faccio, mi sto mantenendo tanto professionale come
giusto che sia. » Non riesce a nascondere un ghigno
sporgendosi dalla poltrona. Non c'è molta distanza tra il
bordo sulla quale sono appoggiata e Devon, infatti, inaspettatamente,
allunga una mano verso un' autoreggente che sfiora con i polpastrelli.
Un brivido mi attraversa la spina dorsale.
«
Se tutti i dottori mantenessero la professionalità come stai
facendo tu, ci sarebbe molta più folla negli studi
medici.»
« Fortuna che passo la maggior parte del tempo in ospedale,
allora. Non so come tornerei a casa se tutte le mie pazienti mi si
presentassero così davanti. » Indica il mio
abbigliamento con lo sguardo. Devo dare mentalmente ragione a Richard,
comunque. Qualche chance ce l'avevo.
« Non ci torneresti affatto, probabilmente. Cos'ha che non va il mio abbigliamento? » Fingo di non capire, stando al suo stesso gioco. Vorrei tanto sapere come andrà a finire questa faccenda.
« O ci tornerei sfinito. Sarebbe poco etico in ogni caso... Ma non si era mai presentata nessuna così nel mio studio. » Lascia andare l'elastico per tornare ad appoggiarsi allo schienale. Reprimo una risata immaginandolo sommerso di ragazze pronte a saltargli addosso.
«
Ho seguito il tuo consiglio, sei pur sempre il mio medico, no?
»
« Certo, quindi se ti avessi chiesto di venire nuda l'avresti
fatto, mh? » Replica in tono sarcastico scuotendo la testa
divertito, forse troppo, dalla scena. Dal mio canto faccio spallucce,
tanto per lasciarlo con il dubbio.
«
Non è colpa mia se ho un debole per certi capi
d'abbigliamento... » Continua lui, come per giustificarsi.
« Per cos'altro hai un debole? » Chiedo curiosa
appoggiando le mani sulla scrivania per sorreggermi.
«
Per tante cose ma sono difficili da elencare. »
« Addirittura? »
« Ci sono debolezze belle ed altre invece brutte. Un po' come
le sorprese... »
« Hai un bel modo di vedere le cose, Devon. » Non
mi aspettavo questa risposta, come sempre.
« A nessuno piace il modo di pensare di un uomo, potresti essere una rivelazione in questo. » Invece, vede le cose in modo molto chiaro, almeno all'apparenza, e questo aspetto lo rende un uomo molto sicuro di se che non può non piacere.
« Mi sottovaluti, Devon... » Non sono stata già abbastanza una rivelazione presentandomi in questo modo alla porta del suo studio? Direi che ho osato anche troppo per questa volta, anche se sembra gradire.
« In effetti, l'ho fatto. » Mi guarda e credo che potrei anche svenire per come i suoi occhi si posano su di me. So cosa vuole dire e so di averlo sconvolto abbastanza con il mio atteggiamento e forse anche confuso. Mi mordicchio il labbro involontariamente sentendo sempre più il peso del calore della stanza piombarmi addosso.
« Credo mi stia venendo un infarto. » È evidente che il cervello non comunichi più con la mia bocca dato che non era mia intenzione rivelare il mio pensiero ad alta voce, o meglio, in un sussurro e poco più. Devon sembra apparentemente tranquillo, ma dopo le mie parole, si alza quasi violentemente dalla propria poltrona ponendosi esattamente di fronte a me, a qualche centimetro di distanza. Inizio a pensare che più che curare, lo sta facendo esplodere il mio povero cuore scalpitante. Appoggia le mani sulla scrivania accanto alle mie guardandomi dritto negli occhi. Si lecca le labbra prima di parlare.
« Cosa dovrei fare ora? » Che razza di domanda sarebbe? Mi sembra ovvio! La vicinanza è così minima che ogni singola particella del mio corpo freme per l'attesa. Credo di non essermi mai sentita in questo modo e finirò per scoppiare se non prende una decisione. Se dovesse tirarsi indietro credo che non riuscirei a sopportarlo arrivati a questo punto, eppure il dottore mi sta mandando segnali contrastanti e non riesco a prevedere le sue prossime mosse.
« Baciami, prima che mi venga davvero quest'infarto...» Gli confesso praticamente ad un soffio dalle sue labbra. Tentenna senza però né allontanarsi né avvicinarsi. È tanto difficile prendere una decisione?!
« Che fine ha fatto la tua teoria su di me..? » La fatidica domanda. Speravo non lo chiedesse, non ora almeno, ed invece...
«
Quella teoria valeva per le donne che s'illudono. »
« E tu non t'illudi? » Non posso rispondere
perché non so cosa dirgli. Sono certa di non essere il tipo
di donna come Summer, per intenderci, ma sono altrettanto sicura che
alla fine di questa storia sarò io a rimetterci.
« Non m'illudo Devon. » Lo dico più a me stessa che a lui fingendo di credere realmente alle mie parole. Con un sorriso sul viso, lo sguardo fisso nel mio, in un attimo annulla le distanze, fiondandosi sulle mie labbra che non aspettavano altro che potersi unire alle sue. Non baciavo un'altra persona con così tanta foga da tempo che mi sorprendo dell'intensità che si è creata fra noi grazie a questa vicinanza. Dei piccoli brividi mi attraversano la colonna vertebrale mentre mi lascio completamente andare afferrandogli le guance rese ruvide dalla poca barba per approfondire questo contatto. Devon, invece, non perde tempo e mi solleva per farmi sedere sulla sua scrivania alla quale eravamo solo appoggiati fino a qualche secondo fa. Divarico le gambe, ed in un passo, egli si trova tra di esse poggiando le sue mani sulle mie cosce coperte dalle autoreggenti. Al suo tocco la mia pelle si infiamma, come se avesse acceso la miccia di una bomba. È una sensazione inebriante che mi spinge a volere di più, subito. Ho perso completamente il controllo delle mie azioni e del mio corpo che ormai agisce per conto suo senza che possa decidere in maniera lucida. Lo voglio, e non ho mai desiderato nient'altro così intensamente, come in questo momento, nella mia vita.
Devon's pov
Non
mi sarei mai aspettato un cambiamento del genere da parte di Ella con
la quale non era successo nulla fino ad ora, ma dal momento che
è riuscita a stuzzicarmi in quel modo, ho capito che non
è solamente l'ingenua e maldestra ragazza che ho salvato da
una brutta caduta tempo fa.
Mi avvicino scaltro appoggiando le mani accanto alle sue sulla
scrivania bloccandola, così, tra essa ed il mio corpo.
Ricordo le sue bellissime ipotesi sul mio conto, che illudo le donne e
che non mi faccio scrupoli a portarmele a letto quando non conosce
affatto la mia storia e di conseguenza non può sapere se
è effettivamente così. Se lo sapesse, sarebbe
sorpresa nel constatare che è proprio il contrario e che se
devo rifiutare qualcuno, lo faccio senza rimpianti e ripensamenti.
Avevo colto un'altra immagine di Ella, diversa da quella della donna
sensuale che ho di fronte in questo momento che mi prega di porre
rimedio a quella voglia che ormai sento formicolare addosso, tanta
è la vicinanza tra di noi. Lei non s'illude? Mh, nutro
qualche perplessità in merito, ma quando me lo conferma, mi
tuffo sulle sue morbide labbra che finalmente assaporo. Non so
perché abbia ceduto alla fine, complice la vicinanza
divenuta intima, raggiungendo un possibile punto di non ritorno.
È vero che non ho legami, come è vero che
ultimamente mi sto lasciando andare più del solito. Forse
è un bene o forse è un male, fatto sta che il
bacio è divenuto rapidamente travolgente al punto che
finisco per farla sedere sulla mia scrivania, poggiando le mani sulle
sue cosce. Lo ammetto, non attendevo altro da quando si è
presentata con le autoreggenti. Compio un altro passo e mi ritrovo tra
le sue gambe mentre Ella mi afferra le guance approfondendo quel
contatto, le mie mani ancora strette sulle cosce. A dispetto di quanto
si possa pensare, non vivo spesso di questi momenti, non nel mio studio
quanto meno. L'essere inaspettato di questa situazione mi intriga e
stuzzica allo stesso tempo al punto che la lingua oltrepassa le sue
labbra alla ricerca della sua. Ella mi cinge i fianchi con le lunghe
gambe imprigionandomi tra di esse e permettendomi di esplorare il suo
corpo con le mani che risalgono sui fianchi per poi poggiarsi sulla sua
schiena. I vestiti iniziano a pesarmi addosso, primo fra tutti il
camice che tengo sbottonato sulla camicia ed i pantaloni grigi che la
contengono, stretti dalla cintura che si fa ingombrante sul ventre teso
dall'improvvisa eccitazione. Le mani di lei vagano sul mio petto alla
ricerca dei bottoni con la quale gioca. Le mordo il labbro inferiore
stringendo i suoi fianchi snelli messi in risalto dall'abito stretto.
Mi sfila il camice, così sono costretto ad allontanarmi
quanto basta per lasciarlo scivolare ai nostri piedi. Liberarsi di
quest'indumento importante per il ruolo che ricopro in questo studio,
sancisce una resa quasi definitiva. Non so che conseguenze possano
portare una resa completa nei confronti di Ella che continua ad
incitarmi. La mancanza d'ossigeno mi obbliga a interrompere il bacio,
riaprendo gli occhi per specchiarmi nei suoi. Come risposta, allenta la
presa al mio bacino guardandomi con i suoi occhioni azzurri, affannata
da quanto appena successo. Sembra confusa e sorpresa allo stesso tempo.
Meno male che poi sono io quello complicato...
Mi schiarisco quindi la voce, resa roca per il bacio, parlando
nuovamente dopo un tempo che mi è parso infinito.
«
Che succede? »
« Niente. Va tutto benissimo. » Mi risponde
fugacemente attirandomi a se per un altro bacio. Ricambio nonostante la
sua risposta frettolosa e per nulla convincente, mettendo
però un freno subito dopo, volendomi accertare che sia
davvero così.
«
Sei sicura che vada tutto bene? »
« Sì, sono sicura. Perché me lo chiedi?
»
« Perché sento che c'è qualcosa che non
va. Eravamo partiti bene, poi ti sei bloccata. » Le dico
sinceramente ciò che penso piegando il capo sotto il suo
tocco leggero e piacevole tra i capelli accarezzandole
contemporaneamente una gamba.
« Non sono abituata a fare certe cose... è per questo. » Si mordicchia il labbro arrossato per i baci che ci siamo scambiati.
« Se può consolarti, neppure io solo solito fare queste cose.. » Le sorrido incoraggiante.
«
Hai ragione, è stata un'eccezione. Non mi lascio mai andare
così... »
« E cosa ti ha spinta a farlo stavolta? Sono
curioso...» Ed è vero. La guardo intensamente
giocando con l'elastico delle sue bellissime autoreggenti. Mi guarda
sorpresa dalla domanda, immagino, lasciandomi andare i capelli.
« Mi hai affascinata Devon. Fin dal nostro primo incontro. Hai degli occhi magnetici...» Si apre per la prima volta, dicendomi finalmente ciò che pensa sul mio conto.
«
Il tombino è stato galeotto? » La prendo in giro
facendo spallucce mentre Ella si prodiga a sbottonarmi i primi bottoni
della camicia.
« Per me sono solo occhi. »
Mi
passa le mani sui lembi di pelle scoperta tastandone ogni centimetro.
Il suo tocco è delicato ma allo stesso tempo deciso
così come la sua presa intorno al mio bacino. Il discorso
finisce per passare in secondo piano lasciando spazio alle azioni che
si susseguono rapidamente. Le afferro i lembi del vestito per levarlo,
scoprendo la sua pelle nuda, eccetto il completo intimo nero in pizzo.
Mi sfila la camicia dopo averla sbottonata con cura sporgendosi per
arrivare al mio collo che si premura di baciare lascivamente facendomi
sussultare quando lo morde. Automaticamente le stringo i fianchi
risalendo con le mani sul seno coperto dalla morbida stoffa
dell'intimo. Mugugno qualcosa di indefinito all'ennesimo morso
consapevole che mi ritroverò pieno di segni dopo,
raggiungendo il gancetto del reggiseno che faccio scattare con un unico
movimento delle dita. Ci disfiamo anche di quest'inutile indumento e
ottengo, così, una visuale completa del suo corpo. Mi chino
per baciargli i seni sollevando lo sguardo verso il suo per captarne la
reazione quando ci passo voluttuosamente la lingua. Mi compiaccio dei
gemiti che avverto da parte sua e non nascondo un fremito quando, un
brivido di pura eccitazione, mi avvolge le membra. Lascio andare un
sospiro facendo scivolare una mano verso il basso laddove mi imbatto
nell'ostacolo delle mutandine. Tirando indietro il bacino, riesco a
stuzzicarla, osservando la reazione di tutto il suo corpo al mio tocco.
Mi sporgo per baciarle il collo mentre Ella mi passa le dita sulla
schiena tracciandone i contorni. Ricambio il favore di prima,
mordendole il collo per marchiarlo circondando il segno rossastro con
la lingua. Con le dita mi spingo all'interno penetrandola ed
eccitandomi nel modo in cui il corpo di lei si contorce tra le mie mani
unite alle sue carezze alla schiena. È una sensazione unica,
inebriante ma è palese che non basta a nessuno dei due.
Attendo che apra gli occhi per poterla baciare nuovamente con
più passione di prima, rubandole il fiato già
affannato. Sfilo le dita dal suo intimo e non devo neanche parlare per
ottenere di più dato che Ella si prodiga immediatamente a
slacciare la mia cintura e i pantaloni diventati ormai un inutile
fardello. La bacio con intensità ingoiando i sospiri e gli
ansimi che si scontrano tra le bocche, tra i respiri spezzati
dall'eccitazione e dall'impazienza di ciò che
avverrà. Per fortuna, non ho bisogno di usare contraccettivi
poiché prende la pillola, data anche la mia avversione nei
loro confronti. Con un gesto veloce le sfilo anche le mutandine e, con
un movimento lento e deciso dei fianchi, sono dentro di lei,
strattonandola in avanti dopo averla afferrata per le cosce, in modo da
rendere l'unione il più profonda possibile. Resto fermo
qualche istante per farla abituare alla mia presenza mentre il bacio
diventa famelico, complice la recente penetrazione, che si fa sempre
più profonda. Le libero le labbra per ansimare stringendo i
fianchi di Ella come appiglio per questo rapporto che si consuma sulla
mia scrivania. Perfino il tavolo sotto di lei sussulta spostandosi di
qualche millimetro e questo rumore mi eccita facendomi sogghignare. Un
gemito mi coglie di sorpresa così come i graffi di Ella
sulla schiena. Non posso dirle apertamente che mi piacciono da morire,
ma glielo lascio intendere con mugolii d'apprezzamento. Con una mano la
guido sulla scrivania affinché si stenda, e in questa
posizione, posso ammirarla nella sua completa nudità
disinibita. Godo del mio stesso piacere muovendomi dentro di lei e
rabbrividendo per le scariche d'adrenalina che solcano la mia colonna
vertebrale insieme alle unghie di lei che accompagnano le mie spinte.
Ha già capito un mio punto debole e lo sta usando alla
perfezione. Non mi sarei aspettato quest'intraprendenza e il modo di
fare così passionale che la distinguono dalla ragazza timida
che ho salvato. Mi tira leggermente i capelli così posso
ammirarla mentre si contorce dal piacere. Sento che la fine
è vicina per entrambi, così le sussurro
all'orecchio di lasciarsi andare. Il momento tanto atteso arriva,
travolgente ed intenso per tutti e due. Mi sforzo di tenere gli occhi
aperti per guardarla all'apice dell'estasi. Ella urla il mio nome e mi
godo l'attimo dove tutto si ferma e resta solo il piacere a fare da
padrone. Deglutisco subito dopo appoggiando la fronte madida di sudore
sulla spalla di lei, prendendomi un secondo per riprendere fiato. Alzo
il viso trovando gli occhi di Ella già vigili e in attesa
dei miei. Le sorrido silenziosamente, posandole un altro bacio sulle
labbra per poi uscire da lei e porgere le mani affinché si
metta seduta. È evidente che siamo entrambi stravolti
dall'esperienza appena vissuta. Possiamo dire decisamente addio
all'equilibrio precario, appunto, che avevamo raggiunto.
Quel confine l'abbiamo superato e non sarà facile evitare le
conseguenze che ne verranno, ma in un certo senso, è stato
inevitabile.
Angolo autrice:
Questa
volta non commento perché il capitolo parla da solo. Spero
vi sia piaciuto e ho cercato di farlo apparire il più
naturale possibile.
Vi aspettavate questo risvolto o credevate che Devon non arrivasse a
tanto con Ella?
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate e al prossimo
mercoledì!
Kisses.