Capitolo decimo
Lo
spirito caustico e pungente di Ramsay, tuttavia, era piegato ma non vinto. La
strategia di Theon, che fino ad allora gli era sembrata tanto geniale, crollò
miseramente quando il giovane Bolton si ricollegò al suo unico neurone e si
rese conto che, alla fin fine, di cavalli ce n’era soltanto uno.
“Se
davvero non pensavi di scappare da solo, com’è che allora hai preso solo un
cavallo? Contare fino a due ti restava tanto difficile?” sbottò.
Theon
era buono e caro, ma a quel punto cominciava francamente a perdere la pazienza.
Alla resa dei conti, non era obbligato a portarsi dietro quel peso: Grande
Inverno era stata riconquistata dagli Stark e, ormai, Ramsay contava quanto il
due di briscola; era stato mazziato ben bene da Jon Snow e quindi sarebbe stato
piuttosto improbabile che lo aggredisse e cercasse di tagliargli ancora
qualcosa; infine, cosa da non sottovalutare, prima o poi Rickon sarebbe caduto
dal pero e avrebbe rivelato a Snow e Sansa quello che ancora non sapevano,
ossia che nel castello, da qualche parte, c’era anche Theon e che sembrava
stare dalla parte dei cattivi…
Insomma, non è che Theon Greyjoy avesse tutto il tempo di questo mondo per
starsene lì a spiegare cose ovvie a un imbecille totale mentre Snow poteva
organizzare un inseguimento da un momento all’altro!
“Stamattina
stavate organizzando un esercito” replicò comunque, abbandonando finalmente
quel tono remissivo a cui non credeva più neanche il gatto… pardon, non c’erano
gatti a Grande Inverno, immagino… e mostrandosi piuttosto esasperato. “I
cavalli migliori ve li siete presi tutti voi ed è già tanto che sia riuscito a
rubarne uno. Comunque, se deve essere un problema, posso tentare di introdurmi
di nuovo nella fortezza e cercarne un altro… sempre che lo trovi e non mi
catturino e che abbiamo tutto questo tempo da buttare via.”
Ramsay
era bravo a fare il gradasso con i più deboli ma, quando qualcuno faceva la
voce grossa con lui (come accadeva con Roose Bolton), generalmente faceva
presto a sgonfiarsi.
“No,
senti, non puoi lasciarmi da solo proprio ora!” reagì, afferrandolo per un
braccio. “Magari non abbiamo nemmeno bisogno di cavalli, possiamo scappare a
piedi, tu i boschi di Grande Inverno li conosci bene, hai detto…”
Theon
si era spazientito, ma a quel punto non riusciva più ad essere davvero
arrabbiato con quel ragazzo. Ramsay era esasperante e insopportabile il più
delle volte, ma adesso era anche diventato improvvisamente innocuo, aveva perso
qualsiasi potere avesse mai avuto su di lui ed era soltanto un giovane
spaventato, in balìa di mille emozioni contrastanti che nemmeno capiva. Non
avrebbe mai più potuto fargli del male… e anzi aveva un bisogno disperato di
lui. Se davvero voleva riscattarsi e sentirsi finalmente un vero cavaliere, un
eroe positivo, Theon doveva passar sopra quelle manifestazioni di infantilismo
e mostrarsi magnanimo.
E
questo era ciò che si raccontava. Poi c’era la parte che non ammetteva nemmeno
con se stesso e che lo faceva letteralmente eccitare
quando vedeva Ramsay così sperduto e spaurito. Quella parte lì, a dirla
tutta, era anche quella che premeva maggiormente… in tutti i sensi.
Theon
strinse quel Ramsay così insolito e lo baciò ben bene, prima di tentare
un’altra spiegazione (anche lui, come Roose Bolton, si era ben presto reso
conto che la maggior parte delle volte spiegare le cose a Ramsay finiva per
essere un inutile spreco di tempo).
“Non
vado da nessuna parte, Lord Ramsay, stai tranquillo. Però bisogna che ti renda
conto di una cosa: è preferibile tentare di allontanarci il più possibile in
due sullo stesso cavallo piuttosto che avventurarci a piedi nei boschi” gli
disse. “E’ vero che conosco bene questi luoghi, ma Jon Snow li conosce bene
quanto me se non di più. E poi c’è un’altra cosa… tu che cosa facevi quando un
tuo prigioniero scappava?”
“Ah,
questa è facile!” rispose Ramsay, illuminandosi a quei ricordi felici. “Lo facevo inseguire con i cani e, in genere, loro
non lo riportavano in prigione…”
“Ecco,
proprio qui volevo arrivare” ribatté Theon in tono grave e guardandolo fisso.
L’avrebbe capita prima o poi? Meglio prima, possibilmente?
E
invece no, come al solito Ramsay non aveva capito un accidenti! Theon pensò che
salvare il giovane Bolton anche da se stesso sarebbe stato molto più faticoso
del previsto, ma chi glielo faceva fare?
“Ma
dai, hai paura che ci mandino dietro i cani?” Ramsay si mise a ridere e non
avrebbe potuto trovare momento più inopportuno… “Sì, capisco che tu non abbia
avuto delle esperienze tanto positive con loro, ma ora è diverso, io sono con
te, non ti faranno niente se io non voglio.”
La
sicumera del giovane Bolton stava diventando davvero esasperante. Theon mandò
agli Estranei ogni prudenza, lo prese per le spalle e insisté, lasciando alle
ortiche anche quell’inutile e ormai obsoleto titolo di Lord che non significava più un cavolo.
“Insomma,
Ramsay, vuoi starmi a sentire? Quando Snow scoprirà che sei scappato, e magari
Rickon lo avrà gentilmente informato che con te ci sono anch’io, organizzerà le
ricerche e userà proprio i tuoi adorati cani per recuperarci. Vuoi proprio
scoprire cosa si prova ad essere la preda invece del cacciatore?”
L’idea
che i suoi cani potessero rivoltarsi contro di lui era qualcosa di fantascientifico per Ramsay, che abbozzò
un’altra risatina, anche se meno convinta, stavolta.
In
tutto ciò pareva non aver minimamente notato il fatto che Theon lo avesse
chiamato per nome e senza nemmeno tanti riguardi… doveva essere davvero più
sconvolto del solito!
“Quelli
sono i miei cani, perché mai
dovrebbero obbedire a Snow?” replicò, quasi scandalizzato al solo pensiero.
“Obbediscono solo a me, io li comando con un fischio e non faranno male nemmeno
a te se io…”
“Ramsay,
ma tu non mi ascolti proprio!” lo interruppe Theon, che ormai aveva perso ogni
ritegno. Temeva molto più un eventuale inseguimento dei cani di Ramsay
piuttosto che Ramsay stesso, che ormai pareva contare ancora meno del due di
briscola. “Ieri mi raccontavi tu stesso di averli tenuti a digiuno una
settimana per fargli attaccare Snow e il suo esercito, o sa il Dio Abissale chi
accidenti volessi fargli sbranare. Quelle sono bestie impazzite per la fame,
adesso. Pensi davvero che ti starebbero ad ascoltare
mentre fischi?”
Una
briciola di lucidità parve finalmente farsi strada nella mente ottenebrata del
giovane Bolton, che spalancò gli occhi fissando Theon con uno sguardo di
assoluto orrore. Ma come? Le sue adorate
bestioline? Oh, no, non era possibile…
“Ma
quelli sono i miei cani, non possono
fare del male a me…” tentò ancora di
obiettare, ma sempre più debolmente.
“Sono
animali, Ramsay, e muoiono di fame. Vuoi davvero verificare se ti chiederanno
il nome della tua casata prima di saltarti alla gola? Io non ci tengo affatto e
tu?” lo incalzò Theon. Il suo tono si era fatto più paziente, ora, in un certo
senso comprendeva lo psicodramma che
stava vivendo Ramsay e la cosa gli faceva anche una certa tenerezza, vai a
capire perché.
“No…
no, non voglio nemmeno io” mormorò Ramsay, allo stesso tempo deluso, affranto,
incredulo e spaventato.
“Allora
non succederà” lo rassicurò Theon, contento di essere finalmente arrivato al
dunque. Lo abbracciò, lo baciò di nuovo (sì, qualche problema lo manifestava
anche lui, ma era comprensibile dopo essere stato così tanto tempo in compagnia
di Ramsay…) e salì a cavallo, aiutando poi il suo nuovo compagno di avventure a
montare dietro di lui nonostante la spalla fasciata.
E
così, dopo tante peripezie, iniziò la fuga più improbabile del mondo.
A
Grande Inverno, intanto, Jon Snow aveva appena scoperto che Ramsay non si
trovava da nessuna parte e, per buona misura, Sansa gli aveva spiegato quello
che aveva saputo da Rickon su Theon…
“Ecco
perché Ramsay è riuscito a fuggire!” esclamò Jon, che in quel momento non
sapeva chi dei due avrebbe fatto a pezzi per primo se li avesse avuti tra le
mani. Ramsay era un sadico e uno psicopatico e questo lo sapeva tutto il Nord,
ma Theon si era dimostrato ancora una volta un bieco e meschino traditore. “E’
stato Theon a indicargli il percorso da seguire, quel maledetto è cresciuto qui
con noi…”
“Rickon
mi ha detto anche che Theon e Ramsay sembravano andare molto d’accordo quando
li ha visti lui” aggiunse Sansa.
“Dovremo
organizzare una squadra di ricerca nei boschi, ma non sarà facile. Se ci fosse
stato solo Ramsay… ma Theon conosce i dintorni quanto noi” disse Jon, cercando
di decidere il da farsi.
“Se
trovassi dei soldati abbastanza coraggiosi, potresti usare i cani di Ramsay,
quelli che sono a digiuno da una settimana” suggerì Sansa, che era
evidentemente quella che portava i pantaloni in famiglia. “Almeno a qualcosa
serviranno.”
Snow
pensò che il suggerimento della sorella fosse quanto mai utile e, sebbene gli
ci volesse un po’ più del previsto per mettere insieme un gruppo di uomini
disposto a cercare i prigionieri insieme a quelle bestiacce sanguinarie, alla
fine riuscì nel suo intento.
Peccato
che, nel frattempo, fosse calata la sera e si dovesse rimandare la ricerca al
mattino successivo!
“Beh,
poco male” sdrammatizzò Sansa. “Quei due saranno a gironzolare nei boschi anche
domattina, anzi, domani saranno ancora più deboli, dopo una nottata passata al
gelo e senza cibo.”
Come
potete vedere, la nomea che Theon si era fatto di inetto, incapace, idiota e
traditore, a qualcosa era pur servita: nessuno avrebbe mai immaginato che
sarebbe stato tanto lungimirante da pensare a portarsi dietro provviste,
mantelli pesanti e persino un cavallo. Ormai la sua fama lo precedeva, ma in
quel caso gli fece proprio comodo!
E
invece la necessità aveva aguzzato l’ingegno non soltanto di Theon, ma anche, incredibile
a dirsi, di Ramsay. Il giovane Greyjoy aveva deciso di far guadare un fiume al
loro cavallo, in modo da confondere le tracce, ma Ramsay aveva avuto un’idea
ancora più brillante (il suo neurone evidentemente funzionava meglio sotto
stress…). Aveva tagliato un lembo di mantello, si era fatto una ferita sul
palmo della mano (per un terribile istante Theon aveva pensato che avrebbe
tagliato qualcosa a lui…) e aveva
lasciato tracce di sangue sul sentiero opposto al guado del fiume, sistemandoci
poi anche il pezzo di mantello col quale si era tamponato la ferita.
Visto
che l’idea gli era sembrata tanto brillante, una volta raggiunta l’altra sponda
del fiume Ramsay aveva fatto la stessa cosa, seminando false tracce su un altro
sentiero che andava nella direzione opposta a quella che avrebbero preso loro.
“Se
i cani sono tanto attirati dall’odore del sangue, non potranno fare a meno di
seguire le tracce false” disse poi, tutto soddisfatto.
Beh,
l’istinto del cacciatore non lo aveva abbandonato del tutto, nonostante le
esperienze traumatiche subite e lo shock provato nell’apprendere del tradimento dei suoi cani (tutto sommato
era rimasto molto più deluso da quello che dalla fuga precipitosa di Roose
Bolton durante la battaglia… questo tanto per dire come funzionavano le cose in
quella famiglia!).
Ma
adesso era in fuga con Theon e, a quanto pareva, tanto gli bastava… e anche a
Theon pareva non dispiacere affatto!
Fine capitolo
decimo