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Autore: Mrs Mistake    01/03/2018    0 recensioni
- Vuoi passione. - cominciò - Vuoi avventura. Vuoi provare ogni emozione di questo pianeta. Vuoi vivere. Vuoi essere stupita. Il tuo sogno non è il principe azzurro su un cavallo bianco, ma un uomo misterioso in moto e giacca di pelle - Si fermò per sorridere tra se - Vuoi qualcuno che ti prendi e ti porti lontano dai pensieri di tutti i giorni, dalla macchina, dall'affitto, dal lavoro. Vuoi un uomo che ti faccia sentire viva...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Poltrona è ora di alzarsi! – mi svegliò un rumore atroce seguito da una luce accecante. Tom aveva spalancato la finestra.Grugnii e mi rigirai dall’altra parte del letto.
- Alex muoviti! Sono le dieci devi alzarti!
- Altri 5 minuti – implorai.
- Non se ne parla, devi darmi una mano con le commissioni che Kate ci ha lasciato da fare, ricordi?
- Tom, per favore…Mentre Tom continuava con le sue nenie mattutine cercai di ritornare in me e di ricordarmi in quale giorno della settimana fossimo: domenica.
“Merda!” pensai. 
Poi ricordai la sera prima, la festa di Kate, il biliardo e quel tizio.
La serata si era conclusa con Kate completamente ubriaca, i capelli completamente spettinati, mentre mi salutava tenendo i suoi tacchi 12 tra l’indice e il medio di una mano mentre con l’altra continuava ad avere una bottiglia di birra in mano.
"Questa la lasci a me ok?" la afferrò Tom, poi ci guardammo e decidemmo che sarebbe stato meglio che uno di noi due la riaccompagnasse a casa. Mentre salivo in macchina vidi una moto sfrecciare accanto a me: era ancora lui. Continuavo a non capire perché mi incuriosiva.“Forse ti piace” ma scacciai subito quel pensiero dato che non ero riuscita neanche a vederlo in faccia, figuriamoci parlargli o provare un vero interesse.
Quando tornai a casa trovai Tom che già dormiva in camera sua con la tv rimasta accesa per l’ennesima volta sul solito canale dove tutte le notti davano film d’epoca.
La spensi, chiusi la porta, mi infilai il pigiama e mi misi anche io a dormire.
Eppure qualcosa non mi convinceva...
 
- Alex Elonore Stone, scendi subito da quel letto!
Grugnii di nuovo e mi alzai.

***

Passai tutta la giornata con Tom a finire i favori che Kate ci aveva chiesto di farle durante la sua vacanza: portare fuori il suo cane, sistemare i suoi vestiti, lasciare la sua macchina dal meccanico (per quanto Kate potesse apparire perfetta un difetto lo aveva: guidare non era mai stato il suo forte) e svariati altri impegni.
Per premiarci di tutti i compiti riusciti a terminare entro la fine della giornata io e Tom ci fermammo in un bar per uno spritz e qualche chiacchiera.
- Hai sentito Kate? – chiesi a Tom, ero preoccupata che non fosse riuscita a prendere l’aereo in tempo dato la sbronza di ieri sera.
- A dire la verità no, non da ieri sera.
- Come stava?
- Beh… - Tom si passò una mano tra i capelli, “molto sexy” pensai – E’ Kate, la conosci. Barcollava un po’ ma sono riuscita a metterla a letto, le ho lasciato un’aspirina vicino al cellulare sperando che l’abbia presa stamattina, ma si riprenderà come sempre.
- Fino a quando non prenderà un’altra sbronza e noi torneremo lì a reggerle la testa – Tom rise alla mia battuta ma senza contagiarmi.Mi diede una gomitata – Alex! Perché non ridi più!?
- Tom per favore, non riapriamo il discorso… – alzai gli occhi al cielo.
- Sì invece! E’ da quando hai avuto quell’incidente che non sei più la stessa, quando eri con Steven...
- Non pronunciare il suo nome Tom, per favore.
- Non pronunciare il suo nome non significa non avere un problema... – sbuffò.
- Senti Tom, non ne voglio parlare, con Steven è finita e da molto tempo ormai, fine della storia – presi una sigaretta e me l’accesi – non cadrò in depressione per una cosa del genere, sono solo delusa e arrabbiata e...
- Vuoi sapere cosa sei? – si intromise Tom – cinica. Da quando vi siete lasciati sei diventata cinica e annichilita, non ti godi più niente Alex, non parli più con nessuno, non esci, non ti butti più come prima, non fai più niente!
- Tom...
- Alex… voglio solo aiutarti... Se tu scrivessi ad Hannah forse…
- Io dovrei scriverle? Tom sei serio? – stavano per saltarmi i nervi – mi hanno fatto un torto, entrambi, e non so chi mi abbia deluso di più..
- Alex, cerca di ragionare, non ti sei mai soffermata a pensare a questa storia, secondo me c’è una spiegazione - Tom piantala! – lo interruppi gridando – non voglio più sentire il suo nome, né quello di Steven tantomeno quello di Hannah, non voglio più che tu insista a tornare sull’argomento e non voglio più parlare di questa storia! – presi la borsa e me ne andai. 

***

Tornai a casa e come sempre dovetti fare le cose di corsa perché ero in ritardo per andare al lavoro, la litigata con Tom mi aveva rovinato la giornata, non avevamo mai discusso così.
Mentre mi stavo preparando però riflettei su quello che avevo detto. Sapevo benissimo di avere torto ma Tom sa benissimo quanto io non voglia assolutamente rinvangare quel momento della mia vita di 5 mesi fa.
Andai in bagno per legare i capelli tentando di raccogliere i miei ricci in una coda ma senza Tom era impossibile. Forse avrei dovuto chiamarlo per sapere dov’era ma ero troppo orgogliosa per farlo. Avremmo parlato una volta finito di lavorare, sicuramente lo avrei trovato sul divano ad aspettarmi sveglio.
Controllai l’orologio: le 18 e 50. “Cazzo” il mio turno sarebbe cominciato tra 10 minuti!
Chiusi la porta di casa alle mie spalle e volai in macchina.

- Un Martini!
- Un Sex on the beach!
- Un whiskey and soda per favore!
- Scusa potrei chiederti un’altra cannuccia?
- Qui c’è poco rum!
- Questo cocktail fa schifo! 
Ero miracolosamente riuscita ad essere puntuale, avevo cominciato a lavorare da neanche venti minuti che i miei capelli già erano esplosi al di fuori della mia coda, il sudore del caldo estivo mi imperlava la fronte, l’aria era soffocante ed il Cover’s Lounge era già pieno.
- Ethan – chiamai mio collega, nonché amico – come mai tutta questa gente di domenica sera? – dovetti urlare per riuscire a farmi sentire dato che dall’altra parte del bancone quel ragazzone alto, con gli occhi azzurri e i capelli castani e i lineamenti tondeggianti che gli davano un’espressione da bambino, versava da bere, riempiva i vassoi e lavorava più veloce della luce.
- Credo sia per... – ma fu interrotto da una ragazza portoricana, i capelli afro, gli occhi verdi e un sorriso da far paura che arrivò con una nuova ordinazione.
- Ragazzi la signora al tavolo dodici ha chiesto un Martini – Sophie. Strappò un foglio dal suo taccuino pieno di ordini e aggiunse - se riusciamo a sopravvivere a questa serata giuro che offro da bere a tutti!
- L’hai detto! – esultò Ethan.
- Sophie ma tu hai idea di cosa ci faccia qui tutta questa gente?
- Credo sia per il nuovo ragazzo delle cover, Logan – rispose distrattamente mentre scriveva nuove note – ho sentito che è abbastanza noto dalle sue parti.
- Il sostituto di Jason?
- Un’altra vodka per favore!
- Sì lui, inizia stasera, credo venga da Los Angeles per questo tutte queste ragazzine arrapate, ora vado altrimenti ci sarà un bagno di sangue se non porto subito questi cocktail – prese il vassoio e si mimetizzò tra la folla.
- Scusi bellissima signorina, potrebbe versarmi un altro goccio di whiskey? – il solito vecchio ubriaco.
- Certo – risposi, “va al diavolo brutto porco” pensai.
- Ti sta dando fastidio il vecchio Willy? – si avvicinò Ethan.
- No, è tutto apposto, almeno fino a quando terrà a bada le sue mani. 

- Hey Alex! Posso parlarti un secondo? – era Jack, il proprietario del Cover’s Lounge. Jack non era male anche se non era di bella presenza dato che si trattava di un signorotto sui cinquant’anni, gli occhi inclinati verso l’alto, i baffoni e qualche centimetro in meno rispetto alla media. Inoltre ogni giorno indossava un cappello diverso per coprire il suo problema di calvizie. 
- Certo, come no - mi pulii le mani alla bel e meglio e scesi dal bancone del bar – E’ successo qualcosa? 
- No, volevo solo chiederti se domani sei disponibile per attaccare un’ora prima al lavoro, ho bisogni di qualcuno che apra il locale.Ammetto che la proposta di andare al lavoro un’ora prima non era una delle più belle prospettive per domani, ma non mi dispiaceva venire al Cover’s Lounge, era un po’ come la mia seconda casa.
- Certo Jack, però non ho le chiavi.
- Non ti preoccupare, te le darà Ethan più tardi, adesso devo andare, è arrivato Logan!Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che già era sparito dietro il palco.
- Signorina? Quella con le belle tette! Mi da un altro whiskey per favore?
- Arrivo subito! – “ancora quel porco”. 

- Ethan ce la fai due minuti senza di me? Mi prendo cinque minuti di pausa.
- Tranquilla, posso tenerli a bada per cinque minuti!
- Mi da un Gin Lemon per favore?
- Ma la mia Coca Cola light?
- Altre cannucce!Sgusciai tra i tavoli slacciandomi il grembiule da lavoro, presi il corridoio verso il bagno riservato allo staff e presi la mia giacca di pelle e una sigaretta.
Tra una gomitata in un fianco, una ginocchiata nell’altro e le grida di ragazzine quindicenni in preda agli ormoni riuscii a trovare la strada per l’uscita.
“Odio le persone!”
Accesi la mia sigaretta e controllai il telefono per vedere se avessi qualche chiamata persa.
Tom. Sbuffai. Non avevo tempo di chiamarlo, avevo solo cinque minuti di pausa per una sigaretta così eliminai la notifica.
“Finalmente qui fuori posso prendere un po’ d’aria fresca e gustare un po’ il silenzio”
Ed invece no. Un gruppo di ragazzine erano uscite fuori strillando e schiamazzando come delle oche.
“Quanto sono odiose”.
- Mi ha scritto! Mi ha scritto Jay! – gridò una di loro seguita da un’altra ondata di urli da tutte le altre.Mi salì un senso di nausea e feci un’espressione di disgusto.
Sentii la porta dell’entrata aprirsi e richiudersi di nuovo.
“Ti prego non altre ragazzin...”
- Eccola la ragazza dalle belle tette! – disse Willi sbiascicando. Barcollava.“Sarebbe stato meglio mettere la mano in un nido di vespe”
- Willy sei ubriaco tornatene a casa – dissi senza nemmeno alzare lo sguardo dallo schermo del telefono, continuando a fumare la mia sigaretta.Si sedette su uno sgabello accanto a me - ma lo sai che – sentii una mano sul mio sedere – hai proprio un bel fondoschiena?
In quel momento sentii un fuoco partirmi dallo stomaco attraversarmi la gola e salirmi fino al cervello. Mi girai in preda alla rabbia, lo guardai in cagnesco e diedi un calcio a quel dannato sgabello facendolo cadere a terra con un tonfo così forte da sollevare la polvere da terra.
- Porco!
Tornai dentro il Cover’s Lounge con un gruppo di ragazzine e un vecchio ubriaco alle mie spalle che mi fissavano.

La serata continuò con me con un verme per capello per colpa di Willy, Ethan che schizzava tra bottiglie e bicchieri, Sophie che si insinuava tra un tavolo e l’altro e Jack che sistemava i vari attrezzi per lo spettacolo.
Poi un battito dita su un microfono.
- Signore e signori – Jack si schiarì la voce – potrei avere la vostra attenzione solo per un secondo?Il silenzio calò per tutto il locale.
- Grazie – un altro schiarirsi di voce – sarò di poche parole, volevo solo annunciare che stasera, per la prima volta dopo mesi, il palco del Cover’s Lounge ha un nuovo ragazzo che, per chi frequenta il locale già sa, canterà per voi le cover dei grandi cantanti dello scenario rock internazionale. Signore e signore, accogliamo con un caloroso applauso Logan Stewart!
Schiamazzi, grida e battiti di mani si alzarono all’unisono e Jack, sedutosi nella postazione del dj, prese il comando anche delle luci per accendere una sola lampada contro una sedia vuota.
Tornò il silenzio ad eccezione di qualche risatina sotto i baffi e un rumore di passi che riecheggiava per tutto il locale e per un attimo fui quasi grata a qualsiasi persona sarebbe salita sul palco di lì a un istante perché fece respirare me Ethan e Sophie per qualche manciata di minuti durante i quali avrebbe cantato.
Una figura sbucò dal buio e occupò la sedia vuota.
Aveva un paio di stivaletti, una giacca di pelle e dei jeans strappa… era lui.
- Pss! Ethan! Ma tu lo conosci?Fece cenno di no con la testa alzando le mani.
“Sicuramente suonerà qualcosa di stupido come Justin Bieber per avere come fan tutte queste ragazzine”
Indossò la tracolla di una chitarra. E cominciò a suonare i primi accordi e subito capii cosa avrebbe suonato: In Loving Memory degli Alter Bridge. Una fitta al cuore mi fece venire la pelle d’oca.
- Hey, Alex? Ti senti bene?
- Sì.. E’ solo che questa canzone...Il locale rimase al buio durante tutta la durata della canzone. L’unica fonte di luce era quella puntata contro di lui.
Aveva una bella voce.
“Alex smettila, sta semplicemente suonando una canzone che ti piace, tutto qui”.
Il lato sinistro del palco era adiacente a quello destro del bancone ma la distanza era troppa per vedere bene chi fosse a cantare in quel modo.
- Hey, a quanto pare incanta tutta la folla! – Sophie mi fece tornare alla realtà.Pulivo distrattamente il bancone per l’ennesima volta dall’alcol caduto dai bicchieri e dalle bottiglie mentre lo guardavo: sembrava che mentre suonava non fosse su quel palco, si trovava da tutt’altra parte, immerso dalle note, dagli accordi e dalle parole di quella canzone. Non cantava per il pubblico, cantava per sé. Non vedeva il pubblico, vedeva solo la sua chitarra.
- Sembri quasi innamorata! – rise Ethan guardandomi.
- Che cos.. io? Ethan piantala! . Scossi via i pensieri e tornai a pulire.

Finito di suonare tutto il locale esplose nuovamente in fischi e applausi, qualche ragazzina lanciò anche un paio di mutandine sul palco. Il tizio si alzò in piedi, fece un inchino, lanciò un bacio al pubblico e senza dire niente tornò nell’ombra del retroscena, facendo tornare tutti alla vita di prima dopo essere stati sospesi per un attimo dallo spazio e dal tempo grazie a quelle note.

Dopo qualche secondo sbucò da dietro le quinte, si avvicinò al bancone e si sedette al primo sgabello all’angolo.
   
 
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