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Autore: Lady Moonlight    01/03/2018    1 recensioni
Sequel di “Cicatrici”.
Precipitata su Midgard per volere di Hela, Freya è trovata dallo SHIELD all’interno di una piramide. Creduta morta, su Asgard Frigga scruta il destino in un nuovo quadro mentre Thor si appresta a sedare le rivolte nate dopo la sconfitta di Aster e degli elfi oscuri.
Sulla Terra si verificano strani eventi e al contempo sogni confusi popolano la mente di Freya. Tony Stark cerca un modo per dare vita al suo nuovo progetto, Ultron, e, in un punto remoto dell’universo, Nebula porta a compimento il volere del padre, Thanos.
Loki, convinto che la guerriera sia ancora viva, tenta di scoprire cosa le sia successo, rischiando però di far piombare Asgard nuovamente nel caos.
[…]Il Collezionista è un essere strano. Freya lo conosce da cinquecento anni ormai e sebbene il suo corpo sia parzialmente invecchiato nel tempo, è chiaro che in realtà quella forma sia una mera finzione.
Freya preferisce evitare di contrariarlo quando ha a che fare con lui.
“Mi piacerebbe averti nelle mia collezione un giorno, tu e la collana” le dice indicando il monile dei nani. “Amo le cose luccicanti” confessa. “Naturalmente avresti una gabbia tutta per te.”
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nick Fury, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 08: Pausa forzata

 

 

 

“Tony Stark” mormora Freya quando apre gli occhi. È spossata come il giorno in cui ha dovuto affrontare Jormungand, eppure è comunque sorpresa nel trovare il mortale di fronte a sé. È adagiata su un letto e piccoli tubi trasparenti percorrono la sua pelle fino a raggiungere un computer di stampo primitivo che lampeggia di luci rosse e verdi.

“Ah, vedo che la Bella Addormentata si è finalmente svegliata. Pepper e gli altri ne saranno felici.”

Le ci vuole più tempo del necessario per dare un senso a quella frase e a comprenderne il significato. “Per quanto…?”

Tony Stark scuote le spalle. “Due settimane. Quasi tre. Temevo che non ti saresti più svegliata e già mi immaginavo mentre Thor mi lanciava addosso uno dei suoi fulmini.”

Freya apre la bocca, ma si sente la gola riarsa e decide di tacere. Un sorriso però le nasce spontaneo e annuisce come se ce ne fosse bisogno.

“Una visione terribile, se posso aggiungere.”

Stark le passa un bicchiere d’acqua e Freya ne trangugia il contenuto senza farsi pregare.

“Oh, non credere… Thor lo farebbe davvero, ma non temere. È convinto che io sia morta. Presto diventerò un’ombra sul cammino della sua lunga vita.”

“Così cinica. E poco credibile. O forse sono le medicine che ti fanno apparire come una donna dal cuore spezzato.”

Freya spalanca gli occhi, poi scuote la testa. “Qualcosa si è spezzato, hai ragione. Ma il mio cuore ha smesso di battere molto tempo fa.”

È difficile non notare lo sguardo interrogativo del mortale. Si sta sforzando di non porle domande, ma lei vede quanto è combattuto. È stato piacevole parlare con lui e per una volta Freya prova il desiderio di aprirsi a qualcuno, di spogliarsi di segreti che porta su di sé come una maschera. Forse…

No, decide. Non è il momento per lasciarsi andare a simili sentimentalismi. E altri meriterebbero di sapere, molto prima di uno sconosciuto che le ha mostrato gentilezza.

“Come ti senti?”

“Come se un Pentapalmo si fosse seduto sulla mia testa” mugola, scivolando nuovamente sul cuscino.

“Uhm, sì… Affascinante. Non ho idea di cosa sia la cosa che hai nominato, ma-“ Prima che possa finire la frase viene travolto da Pan, che salta sul letto e la investe con tutta la stazza. Il Flareon è cresciuto ancora mentre lei dormiva e benché il suo peso la infastidisca, Freya le pone una mano tra le orecchie e l’accarezza con gentilezza.

“Che ingrata. Guarda che sono stato io a farti avere quei deliziosi bocconcini di vitello, mentre la tua padrona era fuori uso” si imbroncia Stark.

“Ah, sciocchezze!” interviene una nuova voce. La figura avanza nel corridoio e Freya ci mette un secondo di troppo per capire che è Clint Barton. Veste abiti civili e fissa Stark con uno sguardo accigliato.

“Fosse stato per te sarebbe morta di fame. Fortuna che Jarvis tiene sotto controllo ogni cosa in questa casa o persino Pepper faticherebbe a credere che sei una tra le menti più geniali al mondo.”

Stark sembra gongolare a quel complimento. “Il più geniale, eh? Chi l’avrebbe mai detto che sei un mio fan, Clint!”

“Ma sentilo!” esclama Occhio di Falco, incrociando le braccia al petto. “Ecco perché Steve continua a ripetere che dovresti fare un bagno di umiltà.”

“Ah, ah, ah” commenta Tony di cattivo umore. “Tutta invidia e, dato che sono io quello intelligente, ho deciso che ignorerò questo dialogo per il bene di entrambi.”

“Gentilissimo” si prende gioco di lui, Clint.

“Lo so” ribatte Stark, mettendo in mostra un finto broncio.

Freya si fa leccare una guancia da Pan, indecisa su chi posare lo sguardo. “Siete sempre così?”

Tony si stringe nelle spalle. “Oh, non farci caso.”

“Sì, ti abituerai alle stranezze di Stark.”

Freya ridacchia, ma poi è colta da un attacco di tosse e in bocca sente il sapore ferroso del sangue. Deglutisce prima che uno dei due uomini possa accorgersi di qualcosa che non va e trangugia dell’altra acqua.

Stark si precipita al suo fianco, sistemando meglio i cuscini dietro la schiena, poi da un’occhiata ai monitor.

“Sei certo che lei stia bene?” domanda Barton, sorprendendo Freya ancora una volta.

Non è abituata al fatto che qualcuno desideri prendersi cura di lei e all’improvviso sente nostalgia per Frigga e Asgard. Perfino di Loki, e si chiede che tipo di inganni stia tessendo, ora che nessuno lo sta sorvegliando.  

“Un’oscillazione nei parametri vitali. I computer hanno rivelato una sorta di anomalia, ma sembra sia venuta e passata. Forse un residuo di Extremis nell’organismo?” borbotta Tony tra sé.

“Il genio sei tu” considera Barton, mentre Freya torna a sdraiarsi. Non le piace stare ferma, però, per quanto voglia tenere in mano il peso rassicurante di una spada, ha bisogno di riposare.

“Perché sei qui? Credevo che sarebbe venuta Natasha…” dice Stark, muovendosi verso un altro computer.

“Lei e Rogers hanno ricevuto una nuova missione da Fury. Qualcosa come il dover scortare il Presidente in Canada. Non conosco i dettagli.”

“E il direttore dello SHIELD ha mandato te per…”

“Visita di controllo.”

“Ceeerto” afferma il miliardario. “E io sono Babbo Natale. Puoi dire a Fury che Freya è sotto la mia protezione e che se ha intenzione di farle fare il terzo grado, allora-“

Freya si muove nel letto a disagio. “Ehm…”

“Sai benissimo che il terzo grado, come ti piace chiamarlo, arriverà in ogni caso. Tanto vale-“

“…Ehm”

“Dannazione Clint! È sveglia da cinque minuti e-“

“Basta così!” esclama Freya con un accenno di affanno. Si sente prigioniera di un corpo fragile come quello dei midgardiani e la cosa non le aggrada affatto. Nemmeno aiuta il fatto che stia indossando un camice che le lascia scoperta la schiena. Vorrebbe chiedere a entrambi se l’hanno vista, ma decide di tacere perché non ha idea di come potrebbe reagire nel sentire la risposta. La rabbia ribolle sotto la pelle così come l’impotenza.

I due uomini tacciono all’improvviso e Freya ne è così grata che il commento successivo le sfugge prima che possa riflettere. “A momenti capisco perché Loki abbia tentato di uccidere uno e influenzare l’altro.”

Il gelo che cala nella stanza è quasi palpabile.

“Stark” chiama Clint. “Mi sono ricordato di avere qualcosa da fare” annuncia, la rabbia evidente. Lascia la camera prima che Iron Man possa rispondere e lei sbatte le palpebre, rimproverandosi.   

Tony Stark si sgranchisce la gola. “Non è stato un commento carino.”

“Hai ragione” ammette. “Ma io non sono una persona carina. Non vorrei averti dato l’impressione sbagliata.”

“Cosa ti fa credere questo?”

“Il modo in cui mi tratti” sospira. “Io sono diversa da Thor. So bene che a volte lui può apparire ingenuo, quasi fuori contesto.”

Il mortale sbadiglia e cerca il telefono nella tasca dei pantaloni.

“Se ti raccontassi chi sono, cosa sono… Mi odieresti, signor Stark. Proveresti rabbia perfino nei confronti di Thor.”

L’altro, inaspettatamente, afferra un pacchetto di plastica e ne mangia il contenuto. “Caramelle” le spiega, davanti alla sua perplessità. Poi rotea gli occhi al soffitto e si massaggia il mento. “Santo cielo, non mi avrai preso per quel santarellino di Rogers! Per non parlare del fatto che, come altri hanno sottolineato…” e flette le dita in uno strano gesto a mezz’aria “…Sono un genio. Perciò sì, Freya, ho abbastanza fantasia e intelligenza per comprendere la struttura base di Asgard. Siete guerrieri, un modo carino per definire degli assassini, ma non concentriamoci su certi dettagli. Lo SHIELD è pieno zeppo di assassini, la storia della terra ne è piena. E sono amico con alcuni di loro. Quindi grazie, ma no grazie, non sono così superficiale da odiarti solo per questo dilemma etico.” Stark prende fiato, ingoia una caramella e la guarda dritta negli occhi. “Non sei la sola ad avere un passato macchiato di sangue.” Si guarda le mani e Freya coglie un bagliore di disperazione in quegli occhi scuri che non la lasciano andare.

“Sei come un diamante grezzo. Devi essere plasmata, trasformata. E quando brillerai la tua luce sarà più intensa di tutti gli altri gioielli.”

Freya espira bruscamente e tace. Non sa cosa fare mentre altre parole, simili e diverse, affiorano dai suoi ricordi con una forza che quasi la spaventa. È trascorso un tempo immemore, eppure ricorda ancora il momento esatto in cui Víli le ha fatto un discorso simile.

"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e, come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati, diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."

 

 

 


 

 

“Sei viva” sussurra Loki, mentre accarezza la criniera del cavallo. L’animale è esausto e scalpita per essere lasciato in pace. Il dio degli inganni smonta dalla sua groppa e scruta con attenzione il giardino della villa in cui si trova. La casa è una costruzione maestosa, insolita per un luogo come quello, ed è perfettamente uguale a quella che è stata consumata da un incendio quasi mille anni prima.

Freya ha fatto riscostruire l’abitazione identica all’originale e lui non riesce a capire se quello sia un bene o un male. È difficile interpretare il pensiero della guerriera. L’ha fatto come monito o perché una parte di lei, piccola e masochista, ha amato i giorni trascorsi lì?

Non sa rispondere a quella domanda e a conti fatti nemmeno gli importa.

La sua attenzione è tutta per il giardino. Una splendida distesa di erba, fiori e statue che abbraccia tutta la villa fino ai confini del bosco. Delle farfalle gli volano davanti agli occhi e lui le scaccia con un gesto sbrigativo. Si sposta fino a un’aiuola piena di rose fiorite e vi passa sopra il palmo delle mani, infine chiude gli occhi.

Il Seiðr è lieve come una carezza sulla pelle, ma è indubbiamente per merito suo se quel giardino è così lussureggiante. La magia scorre in ogni singolo stelo d’erba e Loki la riconoscerebbe ovunque.

“Ah, Freya” dice, scuotendo la testa. Ha reso quel posto come l’immagine del Paradiso sognata dai mortali, mentre Loki vorrebbe solo rendere quel posto uno spiazzo di terra brulla e arida. Più si sforza, meno riesce a comprendere l’attaccamento della guerriera.

“Il Seiðr non può ingannare i miei sensi” continua, avanzando verso la costruzione di pietra bianca e colonne dorate. Se l’incantesimo è ancora attivo, significa che chi l’ha lanciato è vivo.

Improvvisamente Loki vacilla. Le mani sono serrate lungo le cosce, le labbra dischiuse e gli occhi puntati verso l’orizzonte.

Freya è viva.    

Per un attimo prova una tale appagamento che si volta, quasi aspettandosi di trovare Thor per potergli rinfacciare ciò che l’altro non è riuscito a fare da solo. Ma suo fratello non c’è. Loki è solo, come quando l‘universo l’ha inghiottito e poi abbandonato in compagnia di Thanos. 

Il peso della solitudine lo schiaccia e, furioso, si trova a congelare una statua di Odino in sella a Sleipnir.

“Ma dove ti trovi?” borbotta, rimuginando su quel quesito.

Decide di proseguire. Supera una fontana parzialmente ricoperta d’edera e si sposta sul viale d’ingresso. I suoi passi sono silenziosi mentre percorre il cortile realizzato in pietra bianca di Vanheim. Due scalinate imponenti invitano alla terrazza e all’entrata della villa. Ed è così che Loki si ritrova a fissare il portone d’accesso, quasi aspettandosi che qualcuno lo apra.

Alla fine pronuncia una serie di rune e la porta si schiude verso l’interno. L’incantesimo ha trovato una certa resistenza, debole se però considera i livelli di Freya, e nuovamente si trova a riflettere su cosa sia accaduto alla guerriera.

L’androne è illuminato dalla luce proveniente dalle finestre e affissi alle pareti ci sono diversi dipinti. Ognuno di essi rappresenta uno dei Nove Regni e lo sguardo di Loki si sofferma più del dovuto su quello di Midgard. Il mondo che ha segnato l’inizio della sua caduta…

Eppure c’è qualcosa di affascinante in quel pianeta minuscolo, abitato da creature sciocche e deboli. Comprende perché prima Laufey e poi Thanos abbiano tentato di assoggettarlo.

Per alcuni minuti vaga da una stanza all’altra e deve raggiungere il terzo piano per scoprire che è quella l’area della villa che Freya ha riservato per sé. C’è un biblioteca piena di tomi provenienti da ogni Regno, una stanza piena di armi cerimoniali, un’altra dedicata alla musica. Una camera è piena di erbe essiccate, piante esterne ad Asgard, e ampolle piene di sostanze trasparenti che Loki può ipotizzare essere farmaci o veleni.

La stanza padronale si mostra a lui con un’entrata a due ante in oro massiccio e un’anticamera tappezzata di ritratti che fanno rabbrividire Loki. Perché ci sono loro lì: lui e Thor, Frigga e Odino, la schiava che Aster ha ucciso… Loki nemmeno ricorda quando ha posato per quei quadri, o se l’artista l’ha sorpreso a sua insaputa.

Il letto a baldacchino occupa il centro della camera e alla parete sono appese due spade incrociate. In una teca è esposta una mappa della Cittadella, in un’altra una serie di gioielli che Loki ricorda essere stati sfoggiati dalla guerriera in occasione di qualche festa.

Il dio degli inganni è quasi deluso da tutta quella normalità. Si era aspettato... altro, semplicemente altro. Ma poi ricorda che Freya non ha mai voluto essere diversa, che è stata costretta, e all’improvviso desidera poter distruggere qualcosa.

“Mi spiace averti deluso” lo sbeffeggia l’ennesima illusione della guerriera. È affacciata a una finestra e gli da le spalle. “Ti aspettavi un antro oscuro e pieno di segreti?” Freya ridacchia, i capelli biondi disordinati. “O credevi di trovarmi qui, racchiusa tra quattro mura, in attesa di un salvatore?”

Benché finta, la risata di Freya è come un balsamo per la sua mente.

“Povero Loki, ti senti un cucciolo smarrito.”

Lui digrigna i denti e chiude la mano a pugno. L’illusione si frammenta come una bottiglia di vetro rotta e la voce della guerriera si disperde nel vuoto.  

 

 

 

 

 



 

Note: Cùcù… qualche lettore è nei paraggi? Probabilmente l’ho già detto, ma amo Stark e sono abbastanza soddisfatta per come sto descrivendo i rapporti tra Freya e gli Avengers! Voi cosa ne dite? Ci sto riuscendo?

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