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Autore: Saruwatari_Asuka    02/03/2018    0 recensioni
Ricordate il capitolo speciale Two Shots, sul primo incontro fra Hiei e Kurama?
Lì comparve anche il personaggio di Maya, compagna di scuola e innamorata di Kurama. Il destino fu infausto quel giorno, ma se Maya ricomparisse nella vita di Kurama?
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"Me ne sono ricordata come per magia. Non mi pare che alle medie parlassimo molto, ma...mi piace conversare con te. Quindi vorrei rivederti, sì."
Kurama sorrise. "Fa piacere anche a me," disse, senza rivelarle che sì, alle medie invece parlavano molto, o meglio, era lei a parlare molto. Lui sorrideva, annuiva, a volte la prendeva in giro. Ma lei era sempre a suo agio e parlava, parlava tanto, lo metteva sempre in mezzo ai loro discorsi, voleva sempre sapere la sua opinione. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kazuma Kuwabara, Kurama, Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

 

Dopo quella serata passata insieme, nei mesi successivi Maya e Kurama erano usciti spesso. A volte solamente per poche ore, altre volte Kurama si limitava a venirle incontro all'università o al tempio di Genkai e ad accompagnarla a casa, facendo la strada con lei.

Maya era davvero felice di aver trovato in Shuichi un amico, e si chiedeva come avesse fatto a non notarlo prima, già dai tempi delle medie.

Si stava abituando anche alle occhiate della gente, sempre più simili a quelle che si lanciano ad una coppia di giovani fidanzati. Maya non credeva che lei e Kurama fossero fidanzati, no, erano amici, almeno per il momento, ma doveva ammettere, col tempo che passava, che la cosa non le sarebbe dispiaciuta.

Perché mentire? Shuichi era un bel ragazzo, era dolce e gentile, era premuroso, sapeva ascoltare e non la trattava come una pazza. Per lei era un sogno passare del tempo con lui. Ma quasi si imbarazzava anche solo a pensarlo.

Non lo diceva quindi, tenendoselo per sé, ma ugualmente ci teneva a godersi ogni secondo.
Soprattutto perché, adesso che l'aveva rivisto dopo tanti anni, si stava rendendo conto che più tempo passava con lui, più quei sogni di cui aveva parlato con Kuwabara diventavano nitidi, chiari. Aveva la sensazione che il vuoto che per anni si era sentita dentro si stesse a poco a poco riempiendo.

Era una sensazione bella e strana al contempo, che non sapeva spiegare a parole ma che sapeva essere merito di Shuichi.
Era lui. Era lui che la stava guarendo, e senza neanche rendersene conto.

Nonostante all'inizio paresse così titubante, adesso anche lui si era fatto più spontaneo, come se si fosse rilassato, e questo la stava aiutando ancora di più. Non era certa che ne fosse consapevole, e Kuwabara non sapeva rispondere alle sue domande. Ma era così, ed era l'unica cosa che le interessava.

Ad ogni modo aveva deciso che ne avrebbe parlato ancora anche con Shuichi, anche se lui fin dalla prima volta era parso turbato sull'argomento. Ma lei aveva davvero bisogno di risposte. Ne aveva bisogno con tutta se stessa.

Sperava solo che non si arrabbiasse, tutto lì.

"Minamino, senti..." iniziò quindi, un po' tentennante. Era difficile trovare il modo giusto per ingranare. Ti sogno ogni notte, avrebbe potuto dire, ma che senso aveva? Faceva solo la parte della ragazzina alla prima cotta. Anche se quelli, più che sogni, sembravano ricordi e lei ne era sempre più convinta.

"Sì?"

"Ah, ecco...ecco io dovrei parlarti di una cosa."

Kurama si voltò appena verso di lei, già teso. C'erano tante cose che poteva dirgli Maya in quel frangente, ma aveva una così vaga sensazione di deja-vu e non riusciva proprio a mandarla via. I primi tempi aveva rifiutato l'idea che le sue piante potessero fallire, ma adesso sapeva che Maya era troppo forte e con lui sempre accanto prima o poi sarebbe successo. Solo non pensava così presto.
Non era certo di saper affrontare l'argomento e la sua reazione.

"Dimmi pure," fece quindi, cordiale come sempre. Gentile, sì, ma in un certo senso distaccato. Erano amici, quello potevano concederglielo. Ma altro, ormai, era troppo tardi. Le aveva fatto troppo male.

Adesso era sicuramente abbastanza forte da proteggerla, ma come poteva dimenticare quello che le aveva fatto? E se l'avesse ricordato, sarebbe stata lei la prima ad odiarlo. Era giusto così. Era stato lui, in fondo, a decidere di mettere fine a tutto prima ancora che iniziasse.

"Non è una cosa facile da dire! In verità, avevo già provato ad accennarti l'argomento, ma, beh, è che non è semplice!"

Kurama rabbrividì. "Davvero? Di che si tratta?"

"Sì, dunque..." sospirò Maya, quasi fosse in conflitto con se stessa. In verità, si sentiva solamente...strana. Ma in fondo, lui era sempre così cortese. "Non ne ho più parlato perché non ne sentivo la necessità, sì...però, ecco, ultimamente è successa una cosa. Cioè, non è proprio una cosa in particolare, diciamo una sensazione, sì. E allora...Minamino, mi stai ascoltando?"

"Ma certo!" si affrettò ad affermare lui, passandosi una mano fra i capelli.
Glielo stava davvero lasciando dire? Se l'avesse fatto, poi lui che si poteva inventare? Che era un sogno come gli altri? Il suo potere spirituale era così forte, in quel momento, non ci avrebbe mai creduto.

Altro, altro. Doveva trovare altro.
Ma cosa?

"Okay, sì. E quindi ti stavo dicendo che...io ho come la sensazione che stando insieme a te mi stia ricordando di qualcosa che avevo dimenticato! E' così, sì. Vedi, ho sempre avuto un peso opprimente, qui sul cuore, come un vuoto incolmabile, come se mi mancasse qualcosa. Qualcosa che era stato importante, e che anche se non mi serviva avrei dovuto ricordare. Mi sentivo così," sussurrò Maya, trafelata, come se dovesse assolutamente dire tutto e subito o non ci sarebbe più riuscita. Si era chiesta tante volte in che modo avrebbe potuto portare avanti l'argomento e adesso che era lì, le era venuto naturale. Doveva approfittarne.

"E invece adesso, da quando ci vediamo così regolarmente, ho l'impressione che tutto stia venendo alla luce e che pian piano potrei riuscire a trovare delle risposte. So che sembra strano, Minamino, credimi, però io...io..."

Kurama fece per allungare una mano verso di lei, ma la bloccò a mezz'aria. Che doveva dirle? Che doveva fare?

Di solito era un tipo pragmatico, trovava una soluzione a tutto più o meno velocemente, ma adesso non c'era una soluzione. Una bugia colossale o una verità sofferta. Solo questo.

Che scelta fare?

"Kitajima, io...ti credo," si ritrovò a dire, prima che potesse mordersi la lingua. "Non è assurdo o strano. Queste sensazioni che hai, io- mh?" fu costretto ad interrompersi prima di poter finire la frase.

Sembrava che fosse il loro destino, finire fra le grinfie di un demone subito prima o subito dopo che uno dei due scaricasse l'altro. Che ironia.

Se quel giorno Hiei non li avesse attaccati, Maya avrebbe dimenticato l'amore per lui accantonandolo come una normale delusione. Invece le cose erano andate diversamente. Lei non ricordava neanche di essersi innamorata, figurarsi di essersi dichiarata.

"Minamino? Tu?"

"Cambiamo strada, Kitajima, vuoi?"

"Eh? Ma...okay," mormorò alla fine, amareggiata. Era quello il modo in cui voleva cambiare argomento? Maldestro e insensibile, due aggettivi che non avrebbe mai affibbiato a Minamino. "Comunque puoi anche chiamarmi per nome, sai? Voglio dire, ci conosciamo dalle medie, anche se non ci siamo visti per anni...posso farlo anche io? O ti da fastidio?"

"No, non mi da fastidio, Maya, però penso veramente che dovremmo accelerare il passo!" berciò a quel punto Kurama, così sbrigativo da sembrare quasi aggressivo.

Maya, indispettita, invece di fare come le diceva lui si impuntò. "Che razza di comportamento è, scusami? Se non vuoi parlare di qualcosa, basta dirlo. Siamo fra persone adulte e civili, Shuichi, e io credevo che tu-"
A quel punto, Kurama si vide costretto ad intervenire. Se Maya avesse corso, forse sarebbe riuscita a portarla in un posto più sicuro. Ma adesso, quei demoni di cui aveva percepito l'energia puntavano proprio a lei. Come aveva temuto, c'erano demoni a cui le leggi di Enki non interessavano granché. Cibarsi di Maya, o uccidere lui, avrebbe accresciuto la loro forza e la loro fama, e in vista del nuovo torneo demoniaco evidentemente non volevano altro.

Afferrò Maya di peso e iniziò a correre nella direzione opposta a loro, sapendo di averceli alle calcagna. Per di più Maya non era molto d'accordo con la sua mossa.

"Che cosa stai facendo? Mettimi giù subito!"

"Maya, per favore! Sta ferma!"

"Ferma? Ma che cosa diavolo ti salta in testa, Shuichi!"

"Ci stanno seguendo, non lo vedi?"

"Eh? Ma io, veramente..."

"Lo so," sospirò a quel punto Kurama. "Perdonami, Maya."

"Come? Hai detto qualcosa? Che strano, d'improvviso ho così sonno..."

Quando la vide chiudere gli occhi e accasciarsi, finalmente immobile, fra le sue braccia, Kurama tirò un sospiro di sollievo. Grazie ai pollini di quel fiore, avrebbe dormito diverse ore e avrebbe potuto combattere liberamente.

Non appena raggiunse un posto isolato anche dal resto della cittadina, si fermò di scatto. Adagiò Maya a terra, ben nascosta e al sicuro, coprendola fino alle spalle con la sua giacca marrone così che non prendesse troppo freddo, a dormire in quel modo all'aperto.

Poi raggiunse i suoi inseguitori prima che loro trovassero lei.

 

Nonostante il sonno indotto, però, Maya non rimase immune ai sogni.
Sentiva, in lontananza, così distanti da sembrare quasi in un altro mondo, i rumori della battaglia. Le urla dei nemici, la voce di Kurama appena soffusa, quando richiamò la Rose Whip. Erano lì, eppure era come se non ci fossero; le lame che cozzavano, i lamenti.

Tutto quello lei l'aveva già vissuto. L'aveva già sentito.

In un'altra vita, forse. O forse no.

Continuava a riversarsi nella sua testa l'immagine sfocata di un ragazzo della sua età, dai corti capelli rossi, che aveva trasformato un filo d'erba in una spada per affrontare qualcuno di cui non vedeva che il contorno nero.

"Rimani vicino a me, Kitajima!" diceva la figura del suo sogno. Aveva un tono di voce caldo ed avvolgente. Preoccupato e allo stesso tempo sicuro.

Un tono che le ricordò subito qualcuno che conosceva. Qualcuno che aveva rivisto di recente. Era lì, era sempre stato davanti a lei.
Alle medie, c'erano state svariate sparizioni di ragazzi nel loro quartiere, e lei aveva subito pensato ad alieni, spiriti. Shuichi l'aveva sempre presa in giro, ma con tenerezza, dicendole che non poteva essere vero. Ma Maya aveva sempre pensato che ci fosse una luce, in fondo a quelle pozze verdi, qualcosa che le diceva che sì, si stava avvicinando, aveva quasi indovinato. Che lui lo sapeva, ma non poteva dirglielo.
Ma lei non si era mai arresa, mai, perché voleva davvero scoprire cosa ci fosse dietro, cosa nascondesse Shuichi. Cosa fosse quell'alone di mistero che lo avvolgeva. Solo che poi tutto era sparito. Come per incanto. Nel nulla.

Come il vuoto più assoluto che l'avvolgeva in quel momento, come se non fosse mai esistito.

Ma qualcosa c'era. C'era sempre stato.

Lì. Inafferrabile.

"Lo sapevo che eri speciale! Ho sempre voluto incontrare qualcuno come te. E' così romantico che il ragazzo perfetto sia anche il mio primo amore!"

La sua stessa voce le rimbombava nella testa e all'improvviso non capiva più niente. Quando aveva detto quelle parole? A chi?

I sogni si erano sempre ripetuti uguali, ogni notti, con un dettaglio in più, ma mai abbastanza da darle qualcosa di concreto. Eppure questa volta l'aveva sentito chiaramente. Quella era la sua voce. Proprio la sua.

"Era uno spirito quello? Ci stavi parlando?!"

"No, devi aver visto male."
"Non prendermi in giro! Sospettavo che avessi dei poteri!"

Quei dialoghi sembravano sempre più delle memorie. Erano fissi nella sua testa, ridondanti. Martellavano, come quando cerchi invano di ricordare qualcosa, ma i pensieri si perdono fra una miriade di altri.

Le scoppiava la testa.

"Ti sei fatta male?"

"No! Tu, piuttosto? Sono pesante..."

"Non è quello il problema."

Gli occhi verdi, così strani per un giapponese, l'avevano guardata. E lei vi si era persa irreparabilmente. Come succedeva ogni giorno, da qualche mese a quella parte.

Ed ebbe l'assoluta certezza che non erano sogni. Non erano il futuro, come aveva detto a Kuwabara.

Erano realtà. Erano il passato.

"Scappa via!"

Era lui. Era la sua voce. Nella sua testa, era la sua voce. C'erano i suoi occhi infinitamente verdi a guardarla. I capelli rossi stranamente corti. Le labbra crucciate, ma gentili.

C'era Shuichi. Sempre lui.

Perché l'aveva scordato? Di Shuichi non aveva ricordi, a parte il fatto che sedesse sempre al primo banco, che fosse il primo della classe, che indossasse la divisa anche se non serviva. Era un compagno di classe e basta.

Questo pensava, quando Kuwabara glielo aveva fatto ricomparire davanti.

E' bello rivedere un vecchio compagno.

Ma aveva avuto ragione il suo inconscio. Stando con lui, il vuoto si stava riempiendo.

Non era solo un semplice compagno di classe.
Non aveva solo quei ricordi.
Qualcosa era bloccato, ma c'era. Era lì, nella sua testa.

"Sto sognando?"

"Sì. E' solo un sogno."

Ma non era un sogno. L'aveva ingannata.

 

Si svegliò di soprassalto, incontrando un soffitto familiare. Al sicuro nella sua camera, si chiese come ci fosse giunta. L'ultima cosa che ricordava, era di star camminando con Shuichi. No, anzi. Shuichi l'aveva presa fra le braccia, e correva.

Poi il nulla, a parte quei sogni. No. Quei ricordi.

E se fosse stato come nel suo sogno? Per proteggerla, l'aveva lasciata sola e si era allontanato. Solo che questa volta, era tornato a prenderla. E forse l'aveva anche riaccompagnata a casa?

Si era allontanato per allontanare il pericolo da lei.

Maya sorrise, portandosi una mano al petto, all'altezza del cuore. In fondo, quello non era un comportamento così strano. Avrebbe detto che faceva davvero parte dell'essenza di Shuichi, anche se non sapeva perché. Non avrebbe dovuto conoscerlo così bene.

Non avrebbe dovuto sapere tante cose.

"Ah, ti sei svegliata!"

Sobbalzò, alla voce alterata della madre, ferma sulla soglia della sua porta. La guardò a lungo come si guarda un fantasma, poi sbatté le palpebre più volte.
"Mamma? Come...sono tornata a casa?"

"Ti ci ha riportato il tuo amico, caro ragazzo. Tu invece sei una svergognata! Bere fino a svenire di prima sera, non farlo mai più!"

"Eh? Ho bevuto?"

"Non te lo ricordi neanche! La prossima volta non mi importa se adesso sei maggiorenne, avrai una punizione esemplare, capito?!"

"Certo, mamma..." bofonchiò, gonfiando le guance.

Che scusa pessima che si era inventato Shuichi, non poteva dire che si era sentita male? Ma forse, in quel caso sua madre l'avrebbe spedita di filato al pronto soccorso.

Sospirò, scoraggiata e decisamente confusa.

Come aveva pensato, Shuichi l'aveva riportata a casa di peso.

Ma non si sarebbe fermata lì. Aveva bisogno di parlargli, faccia a faccia. E il prima possibile.

 

--

 

Kurama non aveva dovuto allontanarsi eccessivamente dal luogo in cui aveva lasciato Maya, per riuscire a combattere contro quei quattro demoni senza che nessuno li vedesse. Aveva già scelto un posto abbastanza appartato, e la sua mente aveva architettato un piano rapido e pulito prima ancora che Maya si addormentasse completamente.

Tolse la giacca del completo nero che indossava e si arrotolò le maniche della camicia, mentre li attendeva, e non appena li vide arrivare sfilò la rosa rossa dai capelli, imprimendo la giusta quantità di energia per trasformarla.

La frusta cozzò contro la lama di uno dei quattro demoni e la avvolse, permettendogli di sfilargliela dalle mani senza problemi. Schivò il fendente di un secondo con un elegante balzo all'indietro e atterrò di nuovo dietro al primo, la cui testa volò via prima ancora che potesse rendersene conto. Si chiese vagamente se avessero idea di chi stavano affrontando, o se l'avessero attaccato senza sapere neanche chi lui fosse. In quel caso, sarebbe stato davvero sciocco, da parte loro. Kurama non era certo tipo da farsi scrupoli nell'uccidere.

Non se non lo riteneva in qualche modo interessante, almeno.

E quei tipi non lo erano affatto.

Saltò di nuovo, atterrando sulle mani ancor prima che sui piedi, ma quando si diede la spinta le scomodissime scarpe di vernice che indossava scivolarono, facendogli perdere per un istante l'equilibrio. Fu un secondo, ma bastò perché gli artigli del secondo demone lo colpissero di striscio al braccio. La macchia di sangue si allargò nell'immediato sulla manica della camicia bianchissima, e nuova, che stava indossando, e Kurama non perse un attimo di tempo a vendicare l'affronto, staccando la testa anche a lui.

I due rimasti si misero sulla difensiva, due passi dietro rispetto a prima. La volpe alzò gli occhi al cielo, ma quando li riabbassò c'erano due fessure dorate a fissarli.

O almeno, è l'impressione che ebbero.

Eppure, quegli occhi erano ancora verdi, erano ancora gli stessi di prima.

Ma spaventosi, freddi. Spietati.

"Cosa ci fate qui, nel mondo umano?" chiese a quel punto Kurama, facendo un passo avanti.

Loro indietreggiarono, ma il demone volpe non gliene diede più modo. La pianta crebbe dietro di loro ad una velocità innaturale, imprigionandoli.

"Cosa...?"
"L'avevo piantata da subito, naturalmente, proprio per quest'eventualità. La legge di Enki è chiara, mi pare. E' vietato giungere qui nel mondo umano con intenti omicidi e ancor di più tentare di uccidere un umano."

"Ma tu non sei un umano!" sbottò quello che non l'aveva ancora mai affrontato. Kurama storse la bocca, poi scrollò le spalle.

"Sì, io no. Ma la ragazza che era con me, invece, lo è. Qual era il vostro intento?"

"Se anche te lo dicessimo, non ci risparmieresti!"

"Certo che no. E se non vi uccidessi io ora, lo farebbe chi di dovere una volta nel Makai. E se anche non aveste intenzione di tornarci, Enki sa che siete qui e che siete sovversivi. In ogni caso, non sopravvivreste."

Si rigirò la rosa rossa fra le mani, prima di lanciarla ai loro piedi e piegarsi a riprendere la giacca scura del completo, ben attento che non si macchiasse anche quella. Il sangue era tropo difficile da mandar via da quegli abiti, e poi come lo spiegava a sua madre? Doveva già nascondere la chiazza che andava allargandosi sulla manica della camicia.

"Volevate avere una qualche possibilità di vincere il torneo?"

"Il Makai non dovrebbe stare in mano a tipi come voi! Mangiare umani è normale per un demone, è nella nostra natura!"

"Naturalmente," sospirò Kurama, senza neanche guardarli. "Morite, per favore," soffiò appena, ignorando i lamenti di entrambi mentre tornava nel luogo in cui aveva lasciato Maya.
La ragazza dormiva ancora, ma non era un sonno tranquillo. Si chiese come fosse possibile, una cosa simile. La sua pianta, in teoria, avrebbe dovuto farla cadere in un sonno privo di sogni per qualche ora, e regalarle delle memorie sbiadite dei minuti precedenti all'inalazione.

Ma Maya pareva sognasse, e stava avendo una reazione totalmente inaspettata.

Inarcò le sopracciglia, perplesso e sempre più ammaliato e stupito dai poteri che mostrava quella ragazza. Erano persino maggiori di quelli che aveva intuito avesse quando erano ragazzini.

Non stare accanto a lui non l'aveva indebolita, come aveva sperato. L'aveva anzi resa più forte, ma impreparata.

Era stato davvero uno sciocco a credere che potesse bastare allontanarsi definitivamente da lei per assopire il suo potere astrale. Ma a quel tempo, ne era fermamente convinto.

  

 

   
 
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