Anime & Manga > Yu degli spettri
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Autore: Saruwatari_Asuka    20/02/2018    0 recensioni
Ricordate il capitolo speciale Two Shots, sul primo incontro fra Hiei e Kurama?
Lì comparve anche il personaggio di Maya, compagna di scuola e innamorata di Kurama. Il destino fu infausto quel giorno, ma se Maya ricomparisse nella vita di Kurama?
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"Me ne sono ricordata come per magia. Non mi pare che alle medie parlassimo molto, ma...mi piace conversare con te. Quindi vorrei rivederti, sì."
Kurama sorrise. "Fa piacere anche a me," disse, senza rivelarle che sì, alle medie invece parlavano molto, o meglio, era lei a parlare molto. Lui sorrideva, annuiva, a volte la prendeva in giro. Ma lei era sempre a suo agio e parlava, parlava tanto, lo metteva sempre in mezzo ai loro discorsi, voleva sempre sapere la sua opinione. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kazuma Kuwabara, Kurama, Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

 

Quando arrivò al tempio di Genkai quel giorno Kurama capì subito che Kuwabara non aveva ancora finito con i suoi -per quanto lo facesse ridere definirli così- allievi, perché sentì il suo vociare alto e la sua risata, segno che stava parlando con qualcuno.

Si avvicinò comunque, palesando la sua presenza. Non aveva mai incontrato nessuno dei ragazzi e delle ragazze che Kuwabara stava allenando per aiutarli a controllare meglio la loro energia astrale, che stava nascendo e aumentando a causa dell'influsso dei demoni; lui stesso era l'esempio vivente che stare accanto ad una persona che già di per sé presentava una certa energia poteva solo portarla a diventare inconsciamente più forte.

L'aiuto di Kuwabara in tutto questo era indispensabile per controllare le loro nuove percezioni e non creare il caos. In fin dei conti, i demoni stavano rispettando alla lettera gli ordini e le leggi di Enki, e non c'erano stati casi che giustificassero panico e paura da parte  degli esseri umani.

"Kuwabara-kun?" chiamò, affacciandosi sul retro. In effetti, il ragazzo era in compagnia di qualcuno. Gli dava le spalle, ma era minuta e decisamente più bassa di lui, e si capiva subito che si trattava di una ragazza.

"Ah, Kurama! Sei arrivato prima!"

"Sì, sono riuscito a prendere il primo treno. Ti disturbo?"

"Oh, no amico, tranquillo. Stavamo solo parlando."

"Esatto, e io me ne stavo andando," fece gentilmente la voce della ragazza, con tono allegro, prima di voltarsi verso Kurama per salutarlo con un piccolo inchino.

Lo stupore che si disegnò l'attimo successivo sul suo volto, però, lasciò interdetto anche Kurama. Erano tanti che si fermavano a guardarlo, per strada, soprattutto quando d'estate si legava i capelli per lasciare scoperto il collo e darsi un po' di sollievo, ed erano tanti quelli che lo scambiavano, irritantemente, per una ragazza.

Ma nessuno l'aveva mai guardato così.

"Non ci posso credere!"

"Cosa?" domandò il diretto interessato, avvicinandosi a lei di un passo. "Tutto okay?"

Kuwabara rispose al posto di lei con una risata. "Non mi dirai che hai avuto un colpo di fulmine per il mio amico, Kitajima! Guarda, è un tipo complicato, te lo dico da subito!"

A quelle parole, fu Kurama a sgranare gli occhi. "Come...come l'hai chiamata?"

"Eh? Perché?"

"Scommetto che non mi avevi riconosciuta!" squittì la voce di Kitajima, come se si fosse ripresa all'improvviso, praticamente saltando sul posto. "Minamino, non sei cambiato per niente...anche se sei più alto. E ti sei fatto crescere i capelli! Ci stai benissimo! Non avrei mai pensato di rivederti qui dopo tutti questi anni!"

"Ma di che parla Kurama? Vi conoscete già, allora?"

"Kurama? Cos'è Kurama? Perché ti chiama così?"

Il demone volpe saltò subito su, pestando il piede a Kuwabara che si era avvicinato di nuovo e stava per parlare. "Ma no, è un soprannome, solo un soprannome! Non è vero, Kuwabara-kun?!"

"Eh...?"
"Io e Kitajima andavamo alle medie insieme, che coincidenza, non è vero? Quindi non c'è bisogno che mi chiami Kurama, lo sai no?"

"Ah! Sì, sì, certo! Pensa un po', andavate alle medie insieme!"

Maya si portò una mano al mento e inclinò il capo. "Ma perché Kurama? Non hai mica l'aria di un lottatore..."(*)

"E' per il monte!" fece subito Kurama, che per fortuna, dopo quello che era successo anni prima sempre con Kuwabara, aveva la scusa pronta. "Il monte Kurama. Lo sai, no, mi piacciono molto le piante. E quel monte è così famoso per la sua foresta, quindi i miei amici mi prendono in giro così. Vero, Kuwabara-kun?" sibilò, causando la risata quasi isterica dell'atro.

"Sì, sì, esatto, proprio così!" annuì, asciugandosi il sudore freddo dalla fronte. "E così quindi tu e Kur-Shuichi andavate a scuola insieme alle medie? Che scoperta!"

Maya inarcò un sopracciglio, vedendo quei due un tantino strani, ma alla fine annuì. Era vero che il monte Kurama era famoso per la sua foresta ed era vero anche che sapeva che il ragazzo amava molto la natura, o almeno ne aveva un vago ricordo.

"Eh, già. Com'è piccolo il mondo, vero? Lo sai, Minamino, a quanto pare ho dei poteri speciali anche io! L'ho scoperto qualche mese fa, adesso grazie a Kuwabara-kun riesco a fare un sacco di cose! Ho sempre saputo che oltre al nostro mondo c'era un universo di cose inspiegabili e che non potevamo vedere! E' un sogno che si avvera!"

Kurama non riuscì ad impedirsi di addolcire lo sguardo, davanti al suo entusiasmo. La ricordava bene, alle medie; aveva sempre storie su spiriti e alieni sulla punta della lingua, pronta a sparare teorie assurde e inimmaginabili. La trovava divertente, e la prendeva spesso in giro. Ma lei questo non poteva ricordarlo.

L'unica cosa che ricordava di lui era che frequentavano la stessa scuola.

"Davvero? Mi fa piacere."

Kuwabara si ritrovò a fissare l'amico e la sua espressione. Non l'aveva mai visto così se non quando parlava con sua madre. Il sorriso che gli solcava il volto era di una dolcezza indescrivibile, rilassava i suoi lineamenti e lo faceva sembrare, se possibile, ancora più bello.

Quella tipa era davvero solo una compagna di classe?

"Perché non prendiamo un tè tutti insieme?" schioccò le dita Kuwabara, guardando tutti e due "Scommetto che avete un sacco di cose di cui parlare! Vado subito a prepararlo!" decise. Era convinto che potesse far bene a Kurama, vedere una vecchia amica e stare con lei. Ripensando al discorso fatto proprio su quel portico qualche giorno prima con il demone volpe, sul fatto che fosse così difficile per lui trovare qualcuno di cui fidarsi, fra gli umani, oltre lui e pochi altri, gli aveva fatto pensare che forse Kitajima potesse rientrare nella cerchia dei ristretti. In fin dei conti, si conoscevano già e lei aveva un potere astrale molto forte, seppure ancora difficile da tenere a bada per bene, e se avesse scoperto che era un demone, era certo che non sarebbe scappata urlando al mostro.
E poi, era anche una bella ragazza e Kuwabara era certo, quasi al cento per cento, che all'amico non fosse del tutto indifferente. Era una sensazione, ma raramente sbagliava su certe cose, e su quelle meno che mai.

Quindi Kitajima poteva fargli bene. Era assolutamente fiero di quella trovata.

Geniale.

"Ah ma..."

"Faccio in fretta! Falle vedere la casa, Kurama!"

"E' Shuichi," sospirò ancora Kurama, per poi voltarsi verso Maya, che gli sorrideva. Non la vedeva da sette anni. Erano tanti.

E Maya era cambiata, forse anche caratterialmente. Non era molto più alta di come la ricordava, ma era più formosa, i seni e i fianchi erano quelli di una donna, adesso, non più di una bambina. Teneva ancora i capelli corti, pettinati ordinatamente, e anche il sorriso euforico era lo stesso delle medie, eppure era più bella. Era infinitamente più bella.

Distolse subito lo sguardo, dandosi mentalmente dello stupido.

Aveva cancellato quasi tutti i ricordi di sé e Maya insieme e soprattutto aveva cancellato dalla sua testa i suoi sentimenti per lui, quindi era davvero inutili farsi simili pensieri.

Lui per primo aveva smesso di pensare a lei, con gli anni, non vedendola più. Era sciocco, però, non ammettere almeno a se stesso che sì, alle medie provava anche lui qualcosa per Maya, la trovava sveglia ed interessante, anche per i poteri che dimostrava ogni giorno.

Ma ormai era acqua passata.

"Beh," mormorò alla fine con un sorriso "Avevo portato anche dei dolci. Ti va?"

"Volentieri, se non disturbo."

"Figurati!" lasciarono le scarpe sull'ultimo gradino che dava al porticato e poi entrarono nel tempio. Kurama la portò subito nella sala da pranzo, dov'era il tavolino basso in cui si erano radunati tante volte. O almeno, di solito c'era un normale tavolino basso.
Adesso Kuwabara doveva aver tirato fuori il kotatsu, in attesa dell'inverno che era appena entrato. Non era una cattiva idea, tutto sommato, visto che iniziava a far freddo.

"Questi non sono dolci da pasticceria!" notò Maya una volta che Shuichi le ebbe messo davanti i biscotti. Si capiva perché erano imperfetti, ma avevano un'aria comunque appetitosa.

"Li ha fatti mia madre," sorrise Kurama "Serviti pure. E dimmi, come ti sono andati questi anni?"

"Oh, alla grande! Entrare alle superiori e dover indossare una divisa tutti i giorni è stato un po' strano," rise lei "Però sono stata molto fortunata, lo ammetto. E tu? So che sei andato in una scuola privata e che tua madre è stata molto male!"

"Adesso però è completamente guarita e si è risposata."

"Davvero? Si è allargata la famiglia!"

"Già."

"E' per questo che avete cambiato città quando siamo andati alle superiori?"

"E' stato per mia madre. Dovevamo andare spesso in ospedale, così ci siamo semplicemente trasferiti più vicini," spiegò.

"Deve essere stata dura...dì un po', come hai conosciuto Kuwabara-kun? Quando abbiamo finito le superiori lui le aveva appena iniziate, mi pare!"

"Infatti. Diciamo che abbiamo un amico in comune. Vai all'università?"

"Studio ancora, sì. Indovina?"

Kurama sorrise "Scommetto che ha a che fare con ufo, alieni, astrologia e quant'altro."

"Bravo! Come hai fatto?"

"Anche alle medie parlavi sempre di mostri e spiriti. Ammetto di aver pensato che ne fossi un po' ossessionata, qualche volta."

"Sei cattivo, Minamino! Non ero ossessionata! E credo di averne anche incontrato uno una volta!"

"A-ah sì?"

"Non ricordo bene, sono ricordi confusi. A volte penso che sia un sogno, ma sono quasi sicura che non sia così. Negli ultimi tempi, quando il mio potere è diventato un po' più forte, ho iniziato a fare sogni strani. Sono sbiaditi, sembrano vecchie foto. Chi lo sa, magari sono sogni premonitori! E' per questo che sono venuta da Kuwabara-kun.  Sono sicura che si tratti di spettri! Non lo pensi anche tu? Conosci Kuwabara-kun, quindi non sei oscuro a questo mondo, no?"

Kurama annuì e sorrise con aria tesa, riempiendosi la bocca con un biscotto per non essere costretto a rispondere nell'immediato.

Ricordi sbiaditi, aveva detto. Altro che sogni premonitori, che fossero i ricordi che lui le aveva cancellato? Possibile che stessero tornando? Certo, erano passato quasi sette anni e il suo potere stava crescendo, ma il potere di quel fiore che aveva usato non avrebbe dovuto avere una data di scadenza. Lei non avrebbe mai più dovuto avere quei ricordi e basta.

"Che tipo di sogni sono?" le chiese quindi, interessato.

"Oh? beh, immagini sfocate di due persone che dovrebbero avere più o meno la mia età. Mi sembra che stiano combattendo. E poi un mostro enorme, con qualcosa tipo sei braccia. E' un'ombra anche lui, ma sembra spaventoso lo stesso. Sono sicura che significhi che degli spettri presto ci attaccheranno e dovremmo combattere per difenderci! Potrebbe essere, non trovi?" esclamò, agitando le braccia e parlando con enfasi crescente. "Kuwabara-kun mi ha detto che gli spettri esistono, dice che con i miei poteri non si stupisce io riesca a vederli! Sono così emozionata!"

"Dai? Sembra...interessante."

"Solo interessante? Andiamo, Minamino! Dov'è il tuo entusiasmo? E' una cosa favolosa invece! Tu non hai poteri astrali? Non vedi niente?"

"No, niente di strano." disse, forse troppo in fretta. "Comunque mi fa davvero piacere per te," sorrise poi.

"Grazie! Kuwabara-kun dice che non devo parlarne a chicchessia, ma pensavo che tu fossi okay, visto che sei suo amico. Sono davvero felice che tu mi capisca!"

Kurama continuò a sorridere, ma non rispose stavolta. Dov'era finito Kuwabara? Non ci voleva così tanto per fare tre tazze di tè.

Allora ci aveva visto giusto, quando aveva dedotto che se ne fosse andato apposta in quel modo per lasciarlo insieme a lei, da solo.

"Kuwabara-kun ci sta mettendo una vita," notò anche Maya, palesando ad alta voce i pensieri dello stesso Kurama. "Io devo davvero andare, o perderò l'ultimo treno."

"E' tardi, in effetti. Sicura di riuscire ad arrivare in stazione in tempo?"

"Dovrei. Oh, nel caso torno indietro e dormo qui. Mi pare che ci sia un sacco di spazio," rise.

"C'è di sicuro posto, questo è ovvio," fece Kurama "Ma è meglio se vai. Lo dirò io a Kuwabara-kun. Aspetta, ti accompagno."

"Grazie Minamino, sei gentile!"

"Per così poco," sorrise lui, prima di alzarsi e seguirla fuori. La accompagnò per tutta la scalinata, ma non parlò molto, mentre Maya tergiversava allegramente su tutto quello che le veniva in mente. Erano anni che non si vedevano, e non pensò neanche per un secondo che all'altro potesse non interessare.

Anche perché Shuichi non mostrava affatto un'aria annoiata.

"Allora vado."

"Sì. Fa buon viaggio."

"Senti, Minamino...pensi che capiterà di rivederci?"

"Beh, non vedo perché no. Vengo qui abbastanza spesso."

"Mi piace parlare con te," ammise Maya mordendosi lievemente il labbro inferiore, portandosi quasi a disagio una ciocca di capelli dietro l'orecchio. La timidezza non l'aveva sfiorata neanche per un attimo, finché era stata con lui al tempio, ma adesso sembrava un'altra. "Me ne sono ricordata come per magia. Non mi pare che alle medie parlassimo molto, ma...mi piace conversare con te. Quindi vorrei rivederti, sì."

Kurama sorrise. "Fa piacere anche a me," disse, senza rivelarle che sì, alle medie invece parlavano molto, o meglio, era lei a parlare molto. Lui sorrideva, annuiva, a volte la prendeva in giro. Ma lei era sempre a suo agio e parlava, parlava tanto, lo metteva sempre in mezzo ai loro discorsi, voleva sempre sapere la sua opinione.

Poi aveva smesso. Kurama stesso le aveva cancellato i ricordi e lei aveva iniziato a comportarsi come se fosse un fantasma.

All'inizio, i compagni si erano stupiti "Non chiedi a Minamino?" chiedevano, e Maya alzava le spalle "Perché? Sto parlando con voi," era la sua risposta.

I primi tempi, Kurama incassava e usciva dall'aula, perché Maya era la sua unica amica e senza lei che lo metteva in mezzo a tutte le conversazioni, non aveva grandi motivi per rimanere a parlare con quelle persone. Poi si era ovviamente rassegnato. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, si diceva.

La scelta era stata sua, per proteggerla, quindi era inutile qualsiasi reazione.

La fissava da lontano, mentre si allontanava sempre di più. Fino a sparire dalla sua vita.

Non avrebbe mai pensato che Kuwabara gliela facesse rispuntare davanti in quel modo. Non sapeva se ringraziarlo, o maledirlo. Ma chissà, forse tutto sommato era contento anche lui.

"Allora ci vediamo?" gli disse lei, riportandolo con i piedi a terra.

Kurama annuì "Se vuoi...posso passare alla stessa ora la prossima settimana."

"Davvero? Ne sarei felice!"

"Allora...a presto."

"A presto!"

Quando tornò al tempio, Kuwabara era seduto al kotatsu e aveva già spazzolato tutti i biscotti che aveva portato.

"Li ha fatti tua madre questi? Deliziosi!" esclamò appena lo vide.

Kurama sospirò, sedendosi davanti a lui. Due tazze di tè soltanto. Lo sapeva. Aveva fatto in modo di lasciarli da soli e se ne era rimasto in disparte finché lei non era stata costretta ad andarsene.

"Non dovresti impicciarti della mia vita, Kuwabara-kun."

"Come?"

"Ci hai lasciati da soli apposta. Lo apprezzo. Ma non farlo più. Maya deve stare meno tempo possibile da sola con me!"

"E perché? Scusa...è carina, no? La chiami anche per nome!" sghignazzò "Andiamo, Kurama, non puoi mica fare vita di clausura!"

Kurama scosse il capo. "Sette anni fa, un demone ha esteso il suo territorio nel paesino dove vivevo. Mangiava gli umani, e rapì Kitajima per via del suo già grande potere spirituale. Ho dovuto cancellarle i ricordi di quel giorno, e per sicurezza anche quelli che riguardavano me e i suoi sentimenti," raccontò "Più stava con me e più diventava potente. E adesso è la stessa cosa. Più starà con me e più i suoi ricordi si faranno chiari e torneranno. Ti avrà parlato dei suoi sogni, no?"

"Pensavo fossero...sogni."

"No. Sono i ricordi di quel giorno."

"E scusa, che male c'è se ricordasse? Sono sicuro che c'è un motivo se hai cancellato i suoi ricordi quella volta, ma adesso tu sei fortissimo e anche lei non è male! Potrebbe persino essere la tipa perfetta per te!"

"Mi odierà," fu l'unica cosa che disse Kurama, le mani a stringere la tazza davanti a lui e gli occhi bassi. "Quel giorno avevo le mie ragioni, ma oggi mi sembrano solo sciocchezze. Ho fatto una cosa terribile, cancellandole i ricordi in quel modo. Non si può perdonare una cosa simile."

"Kurama..."

La verità, era che lui non voleva che Maya lo odiasse. Per questo, non voleva ricordasse.

Ma davvero poteva impedirle di passare del tempo da sola con lui, se lei lo desiderava?
Per questo motivo, nonostante quello che aveva detto a Kuwabara, si era comunque presentato al tempio, la settimana successiva. Aveva promesso a Maya che potevano vedersi, e adesso se ne pentiva. Poteva dirle che non voleva più vederla? Ci sarebbe rimasta male, ma con un po' di fortuna sarebbe finito tutto lì, no?

Per la prima volta, non sapeva davvero cosa fare.

"Kurama...che fai qui?" gli chiese Kuwabara quando lo vide arrivare, in jeans e felpa informale. Non era appena tornato da lavoro, quell'abbigliamento lo testimoniava. Era venuto lì apposta dopo essersi cambiato.

Kurama si passò una mano fra i capelli e sorrise sbieco. "Alla fine, avevo detto a Kitajima che sarei venuto e sono venuto," sospirò, come se la cosa gli pesasse.

A pesargli era solamente la possibile conseguenza delle sue azioni. Che doveva fare?

"Ah. Ma avevi detto che..."

"Lo so," lo interruppe Kurama, guardando tutto tranne che il volto dell'amico. Non voleva scorgerci un eventuale sogghigno di chi la sapeva lunga. "So cosa ho detto."

"Pensavo avessi preso la tua decisione," gli disse Kuwabara, e il suo non era il tono sardonico e ironico che si aspettava Kurama, così alla fine si decise a puntare gli occhi verdi in quelli scuri dell'amico. L'altro lo fissava sì divertito, ma non era lì per prenderlo in giro o rinfacciargli la sua incoerenza.
Semplicemente, era la prima volta che Kuwabara vedeva Kurama davvero indeciso per qualcosa. Non l'aveva mai visto affrontare i problemi di tutti i giorni, l'aveva conosciuto che la malattia di sua madre era già storia vecchia e, anche con i racconti di Urameshi, era difficile immaginarsi un Kurama diverso da quello che aveva imparato a conoscere lui; un demone sì gentile, cordiale e disponibile con chi apprezzava, ma anche freddo, calcolatore, e spietato all'occorrenza. Era questo Kurama, e lo sarebbe stato sempre. Era la sua natura. Invece adesso non solo era dispiaciuto, ma era anche teneramente insicuro.

"Lo pensavo anche io," ammise Kurama, sospirando e tornando a fissare davanti a sé la distesa collinare oltre il giardino del tempio di Genkai. "Ma alla fine, che diritto ho di prendere di nuovo una decisione simile per lei? L'ho già fatto una volta..."

Era vero che avrebbe voluto che Maya non scoprisse la verità perché non voleva che lei lo odiasse, e che quindi era meglio che non stesse troppo insieme a lui per questo. Ma questo non avrebbe giovato a Maya. Che lo odiasse o che si allontanasse lui, che cosa sarebbe cambiato? Lei sarebbe comunque sparita dalla sua vita.

Quindi, questa volta poteva anche fare la scelta più giusta, e lasciar decidere lei. Forse non l'avrebbe scoperto. Forse sì e si sarebbe allontanata. Forse poteva riuscire a perdonarlo. Non lo sapeva. Nessuno poteva saperlo.

Era forte adesso, il suo potere era già grande. Non aveva alcun diritto di interferire, questa volta.

E non l'avrebbe fatto.

"Kurama...tu volevi proteggerla!" provò a consolarlo Kuwabara, mettendogli una mano sulla spalla, e Kurama gliene fu davvero grado, regalandogli un dolce sorriso.

Non bastava, però.

Kuwabara sospirò "Che smacco! Quando ho capito che Maya Kitajima era una vecchia amica pensavo che ti avrebbe fatto bene rivederla e che potessi trovare anche tu qualcuno come io ho trovato la mia dolce Yukina, e invece ho fatto solo un sacco di danni!"

Kurama inclinò il capo "Non hai fatto nessun danno, Kuwabara-kun. Apprezzo il pensiero, credimi."

"Davvero? Perché sei davvero strano, ed è la prima volta che ti vedo così! Sono un po' preoccupato, lo ammetto."

"Non ce ne è bisogno, Kuwabara-kun. E' una situazione a cui non sono abituato e allora sono pensieroso. Ma sto bene, credimi! Non vi preoccupate, ci vuole ben altro per buttarmi giù!"

"Forse hai ragione!" esclamò Kazuma, passando il braccio intorno alle spalle dell'amico e avvicinandolo a sé. "Ma mi raccomando, Kurama, davvero. Se avessi bisogno di fare due chiacchiere o di sfogarti, non esitare a chiamarmi. Sono sempre disponibile per gli amici!"

"Grazie, apprezzo molto," sorrise Kurama, con un cenno riconoscente del capo.

"Anche se ti servisse solo di menare le mani per sfogarti! Quando vuoi. Eravamo rimasti che dovevamo allenarci, in fondo, no?"

"Non l'ho scordato. Magari domani."

Kuwabara annuì e stava già per ribattere quando sentì la voce cristallina di Maya chiamare l'amico. Girandosi, la videro entrambi correre verso di loro, con lo zainetto in spalla. A quel punto si girò verso il compagno di mille avventure e ammiccò in sua direzione. "Ti lascio con lei allora! Ci vediamo, Kurama!"

"Buona serata, Kuwabara-kun," lo salutò anche Kurama, alzando appena la mano, poi aspettò che Maya gli si facesse vicina prima di iniziare a scendere le scale.

Sì, lui aveva sbagliato in passato, ma non aveva alcuna intenzione di ammetterlo e dirle la verità. Se decideva di volerlo vedere di nuovo, se facendolo fosse avvenuto l'inevitabile, ne avrebbe accettato le conseguenze.

Ma non voleva accelerare i tempi. Voleva...sì, voleva passare un po' di tempo con lei, se poteva. Almeno a sé stesso poteva dirlo. Voleva costruirsi altri ricordi oltre i pochi, troppo pochi, che aveva dai tempi delle medie.

Perché, in fondo poteva ammetterlo, a lui Maya Kitajima piaceva e chissà, forse se quella volta Hiei non li avesse attaccati, forse se non avesse capito che il potere di Maya cresceva proprio a causa della sua vicinanza, quel giorno avrebbe accettato i suoi sentimenti.

Le avrebbe detto "anche tu mi piaci, Maya, mi piaci molto" e lei, sbarazzina e allegra com'era, forse l'avrebbe abbracciato.

Però, quel demone era arrivato in città, il potere di Maya cresceva, Hiei l'aveva attaccato, e alla fine quel "mi dispiace" si era trasformato in un "dimenticati di me; è solo un sogno".

Al tempo pensava veramente di non avere scelta. Era debole, persino più debole di quel demone che, adesso, avrebbe ucciso con la sola emanazione demoniaca.

Nonostante tutto, Maya Kitajima era stata l'unica ragazza umana ad interessargli, in tutti quegli anni. Quindi, tanto valeva approfittarne. Per quel che sarebbe durato.

A lui bastava, gli era sempre bastato.

"Minamino? Minamino, sei con me?"

Si riscosse, al richiamo della ragazza, e si voltò verso di lei. Si era perso nei suoi pensieri e non se ne era neanche accorto.

"Scusami, mi sono distratto. Stavi dicendo qualcosa?"

"Me ne sono accorta!" rise lei, sbarazzina. Kurama ascoltò quella risata e la trovò incantevole. Sorrise anche lui. "Volevo andare a prendere qualcosa da bere. Che ne dici? Eh?"

"Sì, va bene. Offro io," fece lui, indicandole un bar lì vicino. In quel modo, non sarebbero stati neanche troppo lontani dalla stazione e avrebbero preso facilmente l'ultimo treno della serata.

Kitajima ordinò una cioccolata calda e Kurama un tè nero, che la cameriera portò loro in poco meno di dieci minuti; a quanto pareva non c'era nessuno, quella sera.

"Come vanno gli allenamenti con Kuwabara-kun?" s'interessò dopo un po', guardandola fissa in quegli enormi occhi marroni, un po' sporgenti, e tanto espressivi.

"Oh, alla grande! Sai? Sono convinta che un giorno riuscirò a vedere finalmente un demone vero! Anche se Kuwabara-kun dice sempre che non mi conviene. Io sono convinta che non tutti i demoni siano cattivi, non lo pensi anche tu? Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, no?"

"E' vero, però se si chiamano demoni non danno idea di poter essere amichevoli."

"Ma che dici! No, no, non sono d'accordo! Io non ne ho mai visti, e se li ho visti non me ne sono mai accorta, Kuwabara-kun dice che molti di loro sono così simili agli umani che a volte se non sei bravo a scorgere l'energia demoniaca, passano completamente inosservati. Divento sempre più brava in questo, e da qualche giorno ho anche iniziato ad allenarmi per combattere!"

"Per...combattere?"

"Naturale! Voglio incontrarli, ma non voglio farmi prendere impreparata se ne incontro uno aggressivo. Come dice Kuwabara-kun, meglio essere in grado di colpirlo per distrarlo e poi scappare alla velocità della luce! Devo dire che ha ragione," rise lei "Non pensi?"

"Sì. Sono decisamente più tranquillo se penso che potresti essere almeno in grado di scappare," ammise Kurama con un sorriso.

Maya arrossì appena a quelle parole, senza sapere bene perché con precisione. "Devi stare sempre tranquillo io...io non sono così indifesa. No..."

"Mi fa piacere saperlo," fece lui, intenerito dall'espressione fatta dalla ragazza. Non gli pareva di aver detto qualcosa di troppo imbarazzante, ma lei era arrossita e lui non aveva potuto che sorriderne.

Non aveva incalzato per non metterla oltre in imbarazzo, e una volta che ebbe finito la cioccolata si alzò per andare a pagare, prima che entrambi si avviassero di nuovo verso la stazione.

Presero insieme l'ultimo treno, chiacchierando con normalità. O meglio, Maya parlava tantissimo, di continuo, non stava zitta quasi mai; parlava di spettri, demoni, dei suoi sogni, delle lezioni all'università, di quanto fosse contenta di rivederlo, rivangava vecchi episodi di scuola, quelli che poteva ricordare, facendo tornare in mente a Kurama mille alte cose.

Lui, però, alla fine non faceva che limitarsi a rispondere, annuire, sorridere. E ascoltare.

Gli piaceva ascoltarla.

Hiei avrebbe detto che era un pazzo masochista, quella parlava troppo, con troppo entusiasmo, di troppe cose diverse.

Ma a Kurama piaceva.

La fermata di Kitajima era due prima della sua, ma quando lei si alzò per scendere, lo fece anche lui.

"Allora io...oh? Che fai?" gli chiese, sorpresa di vederselo in piedi accanto a lei, davanti alle porte del treno che stavano per aprirsi per permettere la discesa.

"Ti accompagno," sorrise semplicemente Kurama, come se fosse la cosa più normale del mondo.

"Ma sei matto? E' l'ultimo treno, poi come torni a casa?"

"Prenderò un taxi. Non è un problema, credimi," assicurò. Avrebbe corso, saltando da un tetto all'altro, in quel modo avrebbe fatto anche prima. Non era un grosso problema, per lui.

Dopotutto, restava un demone.

"Spenderai un sacco di soldi!"

"Sta tranquilla e lasciati accompagnare! Sarei davvero un pessimo uomo se ti lasciassi andare tutta da sola con il buio che è sceso!" scherzò.

"Però..."

Kurama sorrise e scosse la testa. "Mi va di accompagnarti e stare un altro po' con te. Posso?"

Maya arrossì di nuovo, soprattutto in zona orecchie, maledicendosi per non avere i capelli abbastanza lunghi da nascondere quel dettaglio imbarazzante. Staccò gli occhi dal profilo elegante e bellissimo di Shuichi e annuì, abbassando appena gli occhi.

"Se la metti così..." mormorò.

Maya sentiva chiaramente il proprio cuore battere furiosamente in petto e per un po' non riuscì a dire più una parole. Raramente restava a bocca asciutta, ma Shuichi aveva questo potere.

Le piaceva stare con lui, era come se fosse abituata a parlarci, a riderci insieme. Come se non fosse una novità. Lo era, perché alle medie quasi non si parlavano, ma le dava un dolce senso di nostalgia, e se ne sentiva avvolta, si sentiva bene. Era strano, se ci pensava. Però era così che si sentiva.

Come se stare con lui fosse qualcosa di abitudinario, di normale.

E le piaceva.

Riprese a parlare a più non posso, mentre camminava al suo fianco, e i sorrisi gentili di Shuichi la rassicuravano e la facevano sentire bene. Non le piaceva stare in silenzio, si sentiva subito in imbarazzo. Così per lei era molto meglio e, tutto sommato, le sembrava che Shuichi ascoltasse con interesse. Non pareva annoiato, e se lo era lo nascondeva egregiamente.

"Io sono arrivata," gli sorrise dopo quasi mezz'ora che camminavano insieme, in quelle stradine buie.

"Vivi in un quartiere davvero poco illuminato. Quando torni dagli allenamenti lo fai sempre a quest'ora?" notò Kurama, guardandosi intorno. Non era un buon posto in cui lasciare sola una ragazza di sera tarda, gli sembrava.

"Vengo a quest'ora solo il mercoledì perché finisco tardi a lezione," gli spiegò lei "Sta tranquillo! E' vero che non è illuminato ma ci sono molti meno delinquenti di quanto possa sembrare!"

"Se lo dici tu..."

"Fidati!" rise "Sei sicuro di voler tornare in taxi? Sei stato molto gentile ad accompagnarmi fino a casa, non so come ringraziarti..."

"Non è stato un problema, anzi, mi ha fatto molto piacere."

"Sul serio?"

"Sul serio," assicurò lui, con fermezza.

Maya a quel punto sorrise. "Allora ti va di rivederci? Magari più spesso? Non so bene perché ma mi da una gran sensazione di nostalgia stare con te, è come se fosse la cosa più vecchia del mondo! Ah...ehm, cioè..." tentennò, quando si accorse dell'espressione stupefatta di Kurama, senza sapere che non era per lo stesso significato che intendeva lei che lui era così sorpreso.

Le dava una sensazione di nostalgia, diceva. Perché era proprio come ai vecchi tempi, ma lei non poteva saperlo!

Il suo potere astrale era davvero così grande? Gli ricordava Kuwabara, quando i primi tempi parlava di continuo di sensazioni e non capiva che tutto quello non era altro che la manifestazione dei suoi grandi poteri, che si erano sviluppati per bene solo dopo duri allenamenti. Che anche Maya potesse diventare così forte, con gli anni e gli allenamenti?

Kuwabara, adesso che non c'era più Genkai, era l'essere umano con i poteri astrali più potenti, e lo stava dimostrando. Maya non era al suo livello iniziale ma aveva un immenso potenziale.

Per un qualche motivo, se ne sentì orgoglioso e spaventato al tempo stesso.

"La penso allo stesso modo," le disse quindi, con semplicità, costringendola ad arrossire nuovamente.

"Davvero?"

"Sì. E quindi sì, mi piacerebbe rivederci più spesso, se ne hai voglia."

"Ne ho tantissima voglia!" squittì d'istinto lei, prima di pensare a quanto potesse suonare imbarazzante quella frase, a orecchie esterne.

Anche Kurama, infatti, scoppiò a ridere.

"Facciamo così, ti do il mio numero di telefono, così ci sentiamo. Tu lavori e io studio quindi bisogna mettersi d'accordo. Ecco, sì. Che...che ne dici?"

"Va bene. Per me non c'è problema."

Maya strinse le labbra fra di loro, per evitare che il suo sorriso diventasse eccessivamente smagliante, euforiche, nonostante lei si sentisse proprio così. Scrisse velocemente il numero su un pezzo di carta e glielo passò. Kurama fece lo stesso e le sorrise.

"Buonanotte, Kitajima."

"Buonanotte a te, Minamino."

 

* La battuta è del manga. Sinceramente non l'ho mai capita x°°
   La spiegazione successiva invece è la reale motivazione per cui Togashi ha chiamato Kurama così. E mi pare che anche Hiei sia un monte.

   
 
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