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Autore: lmpaoli94    02/03/2018    0 recensioni
Vi siete mai chiesti come sono nati o vissuti i pokémon leggendari dalla prima generazione alla quarta generazione?
Bene, sarà mio compito raccontarlo in queste piccole serie di one – shot.
Buona lettura!
P. S. Ogni fatto e riferimento a qualsiasi cosa che scrivo, è puro frutto della mia immaginazione.
P. S. P. S.: Ho deciso di fermarmi alla quarta generazione per il semplice motivo che dalla quinta generazione in poi non conosco nemmeno i nomi dei pokémon XD
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Il Bosco di Lecci era il luogo più tranquillo di tutta la regione di Jotho.
I pokémon della foresta abitavano in sintonia tra di loro, senza che l’essere umano potesse disturbarli in alcun modo.
Ma questa era solo la quiete prima della tempesta.
Un uomo non identificato, aveva appiccato un fuoco per scaldare il suo corpo completamente infreddolito.
Era in pieno inverno.
Il viandante stava sonnecchiando sommessamente quando improvvisamente il fuoco uscì dai suoi cardini per poi alimentarsi con gli alberi della foresta.
Spaventato, l’uomo scappò a gambe levate senza evitare di fermare il fuoco.
La prima città in cui si rifugiò era la piccola Azalina, una cittadina posta all’estremo sud di Jotho completamente ricoperta dagli alberi.
«Aiutatemi! Vi prego!» gridò il viandante svegliando l’intera cittadina.
I primi ad accorrere furono il capopalestra Raffaello e il costruttore di poké ball Bill.
«Che sta succedendo?» domandò Bill.
«La foresta… sta prendendo fuoco…» spiegò l’uomo.
«Com’è possibile?»
Il viandante non confessò inizialmente il suo grave danno.
Si limitò a dire di essere arrivato per caso nella foresta e aver visto l’incendio.
«Dobbiamo andare immediatamente al pozzo a prendere l’acqua. Sbrighiamoci!»
Con l’aiuto di tutti gli abitanti di Azalina, l’incendio fu completamente domato all’alba.
La foresta era metà distrutta.
Molti pokémon erano dovuti fuggire o peggio ancora, erano morti a causa delle fiamme.
Il compito di stanziare i danni della foresta era Raffaello.
«I pokémon… la foresta… non posso crederci…»
«E’ un vero disastro» fece Bill sconsolato.
«Passeranno anni prima che il verde torni ad essere rigoglioso in questa parte di foresta.»
Mentre Raffaello parlava tra sé sconsolato, Bill si recò al santuario della foresta.
«Raffaello, verresti un attimo qui?»
«Che cosa succede, Bill?»
«E’ un vero miracolo che il santuario non sia bruciato tra le fiamme. Tutto qua attorno è stato distrutto.»
«Che sia grazie al guardiano della foresta?»
«Non credo…»
«Perché?»
«Solo tu pensi che esista un pokémon leggendario che si aggira in questo territorio e che vegli sull’intera foresta…»
«Perché tu non ci credi?»
«Perché sono estremamente certo che non esista… Altrimenti non avrebbe mai permesso che potesse succedere tutto questo, non ti pare?»
Le parole di Bill fecero riflettere il capopalestra della città.
Ma questo non impedì ancora al giovane allenatore di credere ancora nella leggenda.
«Lui esiste… ne sono sicuro…»
«Sei libero di credere a chi vuoi… Io me ne ritorno nella mia casa. È stata una notte alquanto movimentata.»
«Vai pure… Io rimarrò qui ancora per un po’.»
«Ok. A presto.»
Raffaello era rimasto completamente solo in mezzo a quel cumulo di distruzione.
Sentiva ancora il fruscio del vento che accarezzava gli alberi morenti.
“Ti prego, dimmi che esisti…” si disse tra sé.
Preso dalla curiosità, decise di aprire il santuario.
Gli tremavano le mani e le ginocchia.
Dovette farsi coraggio.
Una paura incontrollabile lo prese in ostaggio.
Appena prese ad aprire la porticina del santuario, un vento forte iniziò ad alzarsi impetuosamente.
“Ma che diavolo…”
Raffaello fu sbattuto a terra a causa del forte vento.
Le porte del santuario rimasero aperte.
Quando si rialzò, Raffaello non vide niente di anomalo.
Nel santuario non c’era nessuno.
“Ma com’è possibile?”
Il pokémon leggendario che Raffaello stava cercando non c’era.
«Stavi cercando lui?»
Una voce dietro di lui lo fece riscuotere dai suoi pensieri.
Era il viandante che aveva dato l’allarme dell’incendio.
«Come scusa?»
«Cercavi il guardiano della foresta?»
«Come fai a sapere che…»
«Anch’io credo nella sua leggenda… Proprio come te.»
Raffaello era rimasto allibito dalle parole dell’uomo.
«Come ti chiami, ragazzo?»
«Mi chiamo Josuke.»
«Josuke, cosa puoi dirmi di lui?»
«A parte che l’ho visto solo per pochi secondi, non posso dirti altro…»
«L’hai visto?! E quando?»
«Ieri notte… Quando per sbaglio il fuoco che ho accesso mi è sfuggito al mio controllo.»
«Hai accesso un fuoco nel bosco? Ma lo sapevi che era proibito?!»
«Purtroppo sì… Ma volevo riscaldarmi. Faceva un gran freddo.»
«Questa non è una scusa accettabile!» gridò Raffaello «Hai rischiato di distruggere l'intera foresta!»
«È stato un incidente!»
Mentre i due uomini stavano litigando animatamente, qualcosa iniziò a brillare dal santuario.
«Ma cosa...»
Una figura piccola verde brillante iniziò a manifestarsi lasciando allibiti i due uomini.
Spaventato, Josuke iniziò a scappare.
Ma Raffaello decise di rimanere immobile.
Quando la figura misteriosa iniziò a prendere forma, la sorpresa di Raffaello si dipinse sul suo volto.
«Celebi...»
«Giovani allenatori di pokémon, cosa ci fate dinanzi alla mia casetta?»
Raffaello non riuscì a rispondere.
«Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
«Io... Ma sei proprio tu?»
«Sono Celebi, il guardiano di questa foresta.»
«Tutto ciò è incredibile» fece Josuke «Allora la mia non era un allucinazione...»
«No. Sono più vero di quanto voi possiate immaginare.»
Josuke e Raffaello fissavano Celebi con ammirazione.
«Volevamo il tuo aiuto...»
«Scommetto per far ritornare la foresta allo splendore di un tempo.»
«Ma tu come...»
«Non ci vuole un genio per capirlo» rispose Celebi come per prenderli in giro «Adesso state a guardare.»
Il pokémon leggendario chiuse gli occhi, iniziando a brillare di luce propria.
Josuke e Raffaello furono investiti da un'aria fresca e profumata.
Anche loro chiusero gli occhi.
Sembrava che fossero immersi in un sogno profondo.
E quando riaprirono gli occhi, il loro stupore toccò il culmine della sorpresa.
L'intera foresta era tornata ad essere verde e rigogliosa come un tempo.
«Ma come hai fatto?»
«L'avete voluto voi, no? Io mi sono limitato a esaudire il vostro desiderio.»
«Sei incredibile... Davvero» fece Josuke.
«Grazie.»
Raffaello fu più scettico sul presunto miracolo di Celebi.
«Celebi, so che hai il potere di viaggiare nel tempo. Non è che per caso hai usato questo potere per tornare indietro ed evitare tutto ciò?»
«Non ce ne è stato bisogno, giovane allenatore. I miei poteri di tipo erba sono stati sufficienti.»
«Capisco.»
«Credo che adesso sia venuto il momento di tornarmene nella mia casetta a riposare... Addio, giovani allenatori.»
«Addio? Questo vuol dire che non ti rivedremo più?» domandò Josuke sconsolato.
«È meglio che voi non sappiate della mia visione... Qualche malintenzionato potrebbe volermi catturare per i suoi scopi crudeli. E questo non deve accadere per nessun motivo. Il nostro incontro deve rimanere per sempre segreto. Avete capito?»
«Sì. Va bene» si limitò a dire Josuke.
«Come vuoi tu» disse invece Raffaello.
«È stato un piacere incontrarvi. Davvero. Erano secoli che non vedevo un essere umano di persona.»
«È stato un piacere anche per noi» rispose Josuke mentre fissava i nuvoloni neri che stavano minacciando la foresta.
«È meglio che andiate. Tra poco inizierà a piovere.»
«Grazie ancora di tutto e addio» disse infine Josuke.
Ma Raffaello non voleva congedarsi così.
Voleva sapere altre cose sul conto del guardiano della foresta.
«Raffaello, cosa stai facendo? Non vieni?»
«Tu vai pure avanti. Ti raggiungerò tra poco.»
«Ok.»
Celebi stava per tornare nel suo santuario.
Ma la voce del capopalestra interruppe il suo cammino.
«Ma come hai fatto a... come posso dire...»
«A nascere? Sai che non lo ricordo? Il mio compito è sempre stato quello di proteggere tutte le foreste del mondo. Soprattutto questa in cui sono nato.»
«Capisco.»
«Perchè lo volevi sapere?»
«Per raccontarlo un giorno ai miei figli o nipoti. Sempre che tu mi dia il permesso di raccontarlo.»
«Se i tuoi figli o i tuoi nipoti avranno un cuore grande come il tuo, allora avranno il privilegio di ascoltare la storia che racconterai.»
«Lo spero tanto» disse infine Raffaello prima di vederlo scomparire dentro il suo santuario tra la pioggia fitta che stava iniziando a cadere sul territorio.
   
 
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