Avevi qualcosa, non so spiegarti .
Stabilità, potremmo chiamarla coś per semplificare.
Niente di ragionevole, niente di insano,
nessun particolare
E nessun neo.
I tuoi occhi su di me, eviravano e catturavano crisalidi.
Non vedevo, ma lo percepivo.
Lieve e malinconico dissenso ed effimera gelosia.
C’eri e non c’eri. Io non c’ero proprio.
Confusione, tua.
Illusoria e delirante, Ma..
Come Ate che non tocca il suolo trascinandosi leggera
Sopra il capo dei mortali e degli stessi dei, ti inducevo in errore.
Spingendoci me stessa.
Tormento e urla senza rumore avevano in una giornata
Tiepida e fredda rapito le mie iridi
e qualcosa anche di te.
Un flusso irregolare di parole e pensieri risaliva
la gola e le
Tonsille cercando di strapparne brandelli da collezione
La donna dell’inganno affetta da borderline aveva completato
La sua opera di mali psicosomatici e successive
Regressioni mentali.
Per lei perle nere ed alabastro, per
l’altra, tutto il resto.
Addormentato, illuso, disilluso, sognavo di reciderti le vene
E scioglierti nell’acido, smembrarti, sfamarmi,
ucciderti e poi resuscitarti.
Come quel Dio che predichi, da cui io rifuggo.
Avevo l’idea di partorire parole al
contrario, pensieri capovolti e
Malsani, distruggevo le mie mani rosse.
Brilla ora, freddo ed etereo. Splendi pure!
Ed io ridevo, ridevo col cappellaio.
le risate del cappellaio matto.
Un caleidoscopio di disperazione.
Un folle ormai dichiarato e la piccola bambina di nome
Angie, dovevano fare proprio una bella
figura, attorniati di spine.