Secondo i detti popolari, i miti e le leggende, il cielo e l’oceano non sono mai destinati a incontrarsi. Si rincorrono per molte leghe, sperando che prima o poi il cielo si tuffi nelle acque dell’oceano o l’oceano riesca ad innalzarsi per raggiungere il cielo, per toccarsi, anche una sola volta.
Cielo dall’alto osserva Oceano verso il basso.
Hanno provato a sfiorarsi più di una volta ma le loro mani invisibili a occhio umano non sono mai riuscite a toccarsi. Sono vicinissimi, ma anche se arrivano l’uno all’altro non c’è consistenza nel loro sfiorarsi.
E allora continuano a parlarsi ogni giorno, scherzando e ridendo sugli sciocchi umani che solcano le loro acque e il loro cielo.
Ma non riescono a fare altro.
Si guardano da così vicino e da così tanto tempo che fa male non potersi stringere.
Hanno osservato il contatto degli esseri umani, quegli abbracci che gli hanno visto più volte scambiarsi, le effusioni, i baci, i pugni, anche solo lo stringersi una mano…
Un contatto così semplice che però hanno sempre invidiato.
Cielo sa che non potrà mai scendere per sfiorare Oceano, o gli altri spiriti della terraferma.
Oceano può toccare la sabbia, le rocce e a volte anche altro, ma non ciò che vorrebbe veramente poter tenere tra le sue braccia.
È un amore strano il loro, quel sentimento che spinge due entità così opposte a cercarsi, senza mai trovare la realizzazione a quei desideri.
 
Tutto è però cambiato da quando un umano ha messo in discussione la massima che tutti conoscevano, che il cielo e l’oceano non si sarebbero mai potuti incontrare.
-Sono sicuro che non è così.- aveva detto un giorno un marinaio, facendo sgranare gli occhi di entrambi: -Sulla linea dell’orizzonte, quando il sole la illumina rendendola pienamente visibile, sono sicuro riescano a toccarsi anche se per pochi attimi. Peccato che quella linea è irraggiungibile se non in un unico, fugace, momento.-
Quel giorno stesso hanno aspettato che arrivasse quel fugace momento, contando gli istanti in cui il sole faceva il suo corso, pregandolo di sbrigarsi a scendere, sperando li potesse ascoltare per una volta, cosa che però l’altro non aveva fatto.
Hanno quindi dovuto aspettare per un tempo che è sembrato infinito ma infine, quando il sole si è allineato a quella linea invisibile rendendola finalmente concreta, Cielo, tinto dei colori rossastri del sole ma splendente come mai l’altro l’aveva visto, si era finalmente sporto verso Oceano.
Concretizzato in una figura dalle fattezze umane, eteree e inavvicinabili, ha accostato la mano trasparente verso quella della figura immersa nell’acqua, di cui riusciva a vedere solo fino al bacino, collegato all’acqua salmastra come a formare un tutt’uno.
Oceano si è sporto ancora di più e illuminati dalla luce rossastra, per la prima volta hanno sentito tra loro quello strano tepore nello sfiorare un’altra creatura.
Cielo ha poi abbassato gli occhi e Oceano lo ha visto illuminarsi con un sorriso splendente, come più volte ha saputo regalargli.
Solo quando ormai il sole era sceso, sparendo tra le acque di Oceano i due esseri si sono separati, anche se il calore del contatto si era interrotto molto prima.
-Dobbiamo rifarlo.- aveva sussurrato Cielo mentre iniziava a colorarsi dei colori della notte.
-Quando spunterà Aurora, domani.- gli aveva risposto Oceano, mentre si portava la mano che l’altro aveva stretto alle labbra.
-Domani.-