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Autore: lisi_beth99    04/03/2018    1 recensioni
Dopo essere usciti dal Labirinto, Lane e i suoi compagni d'avventure dovranno affrontare le sfide della Zona Bruciata. Avranno a che fare con gli Spaccati e con la W.C.K.D.
Ma questa è solo una parte della storia! Lane e Newt affronteranno alcune difficoltà, la fiducia potrebbe scarseggiare... l'Eruzione potrebbe mettersi fra loro... Come affronteranno le sfide? Rimarranno uniti?
Scopritelo leggendo!
// SEQUEL DI: LOVE LIVE REMEMBER \\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Mi ricollegai col mondo circostante percependo delle voci ovattate – Newt, cos’ha? – era la voce di Minho. Sentii una mano fresca appoggiarsi sulla mia fronte – Scotta… - fu la risposta sussurrata del biondo.
Aprii a fatica gli occhi, rendendomi conto che il sole era già sorto. Gli occhi mi bruciavano e, quando provai a mettermi seduta, mi venne un capogiro.
Newt mi stava tenendo fra le braccia mentre attorno a noi c’erano Minho e Thomas che mi fissavano. – Lane, cosa ti succede? – chiese il moro avvicinandosi un po’.
Per nessuna ragione al mondo avrei detto la verità!
Raccogliendo tutte le forze e fingendo di non avere male ad ogni singola parte del mio corpo, mi misi in piedi. Trovai la stabilità nonostante il mondo girasse e con voce ferma affermai – Nulla. Saranno la fatica e la stanchezza – mentii guardando negli occhi il moro.
-Sicura? – Newt mi strofinò le braccia da dietro. Io gli sorrisi per rassicurarlo – Sicurissima. Ora, andiamo? – chiesi prendendo il mio zaino e incamminandomi verso Teresa che stava osservando l’orizzonte.

-*-

Camminammo per tutto il giorno, senza quasi mai fermarci. Provarono a convincermi che avevo bisogno di una pausa ma non gliela diedi vinta e continuammo la marcia.
Qualcosa nella mia condizione stava cambiando. Sentivo il corpo bollire per la febbre che stava aumentando sempre di più, la vista era diventata appannata e sentivo le voci ovattate ma, verso pomeriggio avevo notato che era cambiato qualcosa.
Le vene che avrebbero dovuto ormai raggiungere il collo, non solo non si erano espanse ma addirittura erano retrocesse. Ciò forse significava che il mio corpo stava combattendo contro l’Eruzione.
Ciò significava che sarei guarita…
Ma non volevo cantar vittoria in anticipo.
Newt, per tutta la giornata, mi tenne d’occhio. Controllava la mia temperatura, mi obbligava a bere anche più del necessario, cercava di farmi ombra quando ci fermavamo…
Anche gli altri non erano da meno. Il problema arrivò quando ci ritrovammo su una distesa sconfinata di terra bruciata.
Senza ripari.
Senza posti in ombra.
E, dopo alcune ore, senza acqua.
Ormai camminavamo con gli occhi fissi sull’orizzonte, dove c’erano le montagne: unico motivo che ci spingesse a continuare.
Quando calò la notte, buttammo gli zaini per terra e vi ci appoggiammo la testa. Il terreno era duro e polveroso… non doveva piovere da anni in quel posto.
Con le dita tastai la zona ferita e scoprii che l’infezione si era ristretta ulteriormente.
Feci un lungo sospiro di sollievo. Forse non sarei ancora morta…
-Come stai? – Teresa si sedette accanto a me. – Meglio. Ve l’avevo detto che non era nulla di che… - sorrisi guardando verso Newt che si era sdraiato, esausto, sul terreno.
-Tu come stai, Tess? – lei continuò a guardare le montagne – Non lo so… Continuo a pensare che forse non avremmo dovuto scappare – disse sottovoce.
Se avessi avuto un briciolo di energie, mi sarei girata e le avrei dato un pugno per farla rinsavire ma, a dispetto di come mi facevo vedere dagli altri, non riuscivo più nemmeno a stare in piedi…
Lasciai cadere la conversazione e arrancai verso il mio biondo che si era addormentato.
Mi accoccolai accanto a lui e, subito, le sue braccia mi circondavano la vita.
Caddi in un sonno profondo, senza sogni né ricordi.

-*-
 
Fui svegliata dalle voci concitate attorno a me. – Ragazzi svegliatevi! Vedo qualcosa! – Thomas era riuscito a farmi riacquistare la lucidità in meno di un secondo.
Mi alzai di scatto guardando la zona che il moro indicava.
-Sono delle luci… - dissi sorpresa
Newt accanto a me sorrise, contento di avere una buona notizia.
-Ce l’abbiamo fatta! – esclamò Minho
Proprio in quel momento un tuono alle nostre spalle ci fece voltare.
Dietro di noi, nuvoloni neri, promettevano un temporale coi fiocchi. Il peggio arrivò quando il primo fulmine colpì il suolo.
Non essendoci nulla, i fulmini cadevano sparsi, avvicinandosi pericolosamente a noi.
-Dobbiamo andare! – urlò Thomas afferrano lo zaino. Lo imitammo tutti e cominciammo a correre verso le luci ai piedi delle montagne.
Fortunatamente il sonno mi aveva aiutata con la febbre e stavo un po’ meglio, almeno da riuscire a stare al passo con gli altri.
Le luci si facevano sempre più vicine, ancora pochi sforzi e saremmo stati al riparo.
Il problema era la tempesta di fulmini che, ormai, era sopra di noi. I fulmini cadevano a pochi metri da noi, cercavamo di correre a zig-zag sperando di non essere colpiti…
Superammo una zona piena di carcasse di auto, tutte bruciate e abbandonate al loro destino.
Eravamo quasi arrivati, quando alzai la testa verso il cielo e vidi che, sopra di noi, si stava formando un ammasso di luce. Caspio! Pensai mentre mi guardavo attorno.
Ad una decina di metri accanto a me c’era Minho e, subito davanti, avevo Thomas.
-Thomas! – urlai il suo nome mentre, con tutte le mie forze, lo spingevo il più lontano possibile.
Fu questione di un istante.
Mi ritrovai atterra, spaesata, con le orecchie che fischiavano e lo sguardo sfuocato.
Fortunatamente il fulmine era solo caduto vicino…
-Lane! – la voce ovattata di Newt mi fece riprendere dallo smarrimento. Le sue braccia mi afferrarono e mi sentii sollevare in aria.
E, senza capire come, stavamo correndo verso una porta aperta dell’edificio di fronte a noi.
Newt mi appoggiò per terra e mi costrinse a fissarlo dritto negli occhi – Parlami! Come stai? –
Chiusi gli occhi per alcuni secondi. Il male alla testa che mi aveva fatto compagnia il giorno precedente, era tornato a trovarmi…
-Sono viva – sbiascicai mentre mi rimettevo in piedi.
Subito dietro a noi erano entrati Thomas e Aris, portando Minho sottobraccio.
Era svenuto. Il fulmine doveva essergli caduto proprio accanto…
-Dai Minho… - supplicai guardando Thomas provare a svegliarlo.
Dopo attimi di terrore, il Velocista aprì gli occhi tossicchiando – Che mi è successo? – chiese ancora rintontito.
Sospirai grata di non aver perso un altro amico e mi spostai leggermente dal gruppo.
Con la schiena urtai qualcosa di una strana consistenza. Era duro ma anche molliccio…
In quel momento una mano afferrò il mio braccio facendomi urlare dallo spavento.
Con un balzo mi allontanai da quella cosa. Gli altri si misero in allerta e Aris puntò una torcia nella direzione da cui era provenuto il verso.
Mi ritrovai a pochi passi da uno spaccato… Un braccio era martoriato e mezzo staccato, l’altro, ancora intero, aveva del sangue che gli colava.
Newt mi prese velocemente e mi fece allontanare da quel coso.
-Tutto okay? – chiese accarezzandomi la schiena. Adoravo quando lo faceva, mi rendeva calma. E in quel momento sembrava aiutare anche il mio dolore ad ogni parte del corpo.
La febbre si stava rialzando… ciò significava che l’Eruzione non era ancora stata sconfitta e io ero ancora infetta.
   
 
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