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Autore: olimponero12    04/03/2018    2 recensioni
[TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
Sappiamo che ci sono molte strade per accedere agli inferi e altrettante per uscirvi. Cosa succede quando chi è morto usa queste strade? E se questi evasi cercassero vendetta? Percy Jackson avrà la sfortuna di scoprirlo e di dovervi porre rimedio,insieme ai suoi amici e a un nuovo alleato che dimostrerà quanto può essere pericoloso un semidio con un'arma da fuoco
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Tratto dal testo:
Percy rivolse al pistolero uno sguardo stranito -Tu sei pazzo-. Il corvino rispose sghignazzando -Un pazzo che ha accesso a ingenti quantità di proiettili e polvere da sparo-.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nuovo personaggio, Thanatos
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Joseph camminava avanti e indietro,fumando una sigaretta e osservando i semidei che,sistemati in punti diversi della cantina,ognuno con un paio di cuffie imbottite,sparavano a dei bersagli attaccati ai muri. La cantina era grande la metà dell’armeria di Kidd,con diversi bersagli attaccati ai muri in punti diversi della stanza e al centro un divano impolverato con un tavolino su cui era piazzata una vecchia TV di fronte. Era sorpreso;sapeva che non aveva a che fare con gli ultimi arrivati ma non immaginava che quegli otto ragazzi avrebbero imparato a sparare con tanta abilità,tanto in fretta. Frank,che impugnava un fucile winchester,sparava con rapidità contro i bersagli,ricaricando con altrettanta velocità;era davvero bravo. Gli altri invece avevano scelto delle nove millimetri,eccetto Leo che si era ostinato a prendere un revolver Peacemaker. Ci metteva un sacco per sparare,dato che ogni volta sollevava il cane usando entrambi i pollici,mentre quando ricaricava spesso gli cadevano tutti i proiettili. Il corvino portò la sua attenzione sugli occhi del latino-americano;era una cosa che gli aveva  insegnato il suo mentore: “Se vuoi anticipare un avversario,non concentrarti sulla sua arma,concentrati sui suoi occhi”. Aveva scoperto che era utile anche per altre cose; per esempio se stai insegnando a un ragazzo a sparare e vuoi capire se sbaglia per colpa sua o perché è preoccupato di qualcosa. Joseph si avvicinò a Leo,raggiungendolo proprio mentre sparava l’ultimo colpo. Entrambi guardarono il bersaglio che ricordava una sagoma umana; dell’ultima salva di colpi uno solo aveva centrato il bersaglio e aveva colpito la spalla destra. Leo sbuffò lasciando cadere le braccia lungo il busto con la pistola ancora in mano. –Faccio schifo-. Il figlio di Thanatos ridacchiò,togliendosi la sigaretta dalla bocca. –Sai,conosco un trucco per chi come te non riesce a centrare il bersaglio-. Il più giovane si voltò a guardare l’amico con espressione speranzosa. –Davvero?-
-Certo: tutto quello che devi fare è dirmi cos’è che ti preoccupa così tanto da impedire a uno con la tua manualità di infilare nel caricatore sei proiettili-. Di nuovo il volto di Leo si spense. –È così evidente?-. Il semidio annuì. –Abbastanza-. Il figlio di Efesto sbuffò ancora e andò a sedersi sul divano al centro della stanza,seguito da Joseph. I due stettero seduti uno accanto all’altro per un paio di secondi prima che il più grande provasse ad indovinare:-È per Kidd,vero?-. Al sentire il nome del fratellastro,Leo ebbe un leggero sussulto,per poi portare lo sguardo sul pistolero e annuire. Il corvino sospirò,comprendendo come poteva sentirsi il latino-americano. –Beh,forse avrei dovuto avvertirti sul pessimo carattere di Kidd. E magari anche che aveva creato lui Festus-. Leo scosse leggermente la testa,per poi riportare lo sguardo su Joseph. –Ma qual è il suo problema?-. Joseph si tolse il cappello e lo posò accanto a sé. –Diciamo che lui da tuo padre ha preso l’orgoglio smisurato per le sue invenzioni e il non sopportare che gli altri riuscissero dove lui ha fallito-. Il figlio di Efesto tornò a guardare tristemente il pavimento. Joseph non aveva nemmeno bisogno di leggergli l’anima per capire che Leo si stava deprimendo in una maniera incredibile. Il più giovane sbuffò,poggiando la schiena allo schienale del divano. –Pensavo che quello che ho fatto con Festus e il bunker 9 fossero delle grandi cose e che nessuno potesse risultarne offeso solo perché ero un novellino-. Il cacciatore di taglie annuì con un’espressione comprensiva. –Beh a molti dà fastidio quando un “novellino” appena arrivato si dimostra un genio in un campo che hanno perfezionato per anni e,sfortunatamente,Kidd è tra questi-. Le parole del corvino non aiutarono il morale di Leo,che era più basso che mai. Joseph si accigliò e si mise il cappello in testa con un gesto deciso,rivolgendo al ragazzo al suo fianco uno sguardo ardimentoso. –Scusa,ma si può sapere che problema ti causa questo?-. Leo lo guardò,sorpreso dall’improvviso atteggiamento deciso del semidio. –Guardami bene: ti sembro il tipo che si era preoccupato di a chi stava rubando il titolo di miglior pistolero,mentre imparava a sparare nel deserto del Nevada usando lucertole e scorpioni come bersaglio?-. Il latino-americano rimase interdetto dall’improvvisa tirata del corvino e prima che potesse rispondere,Joseph riprese a parlare. –Te lo dico io: no,non lo sono,mi concentravo sul diventare il migliore in ciò che mi piaceva,ovvero sparare! Ed è la stessa cosa che dovresti fare tu:concentrati sul diventare il miglior meccanico che puoi e se qualcuno ce l’avrà con te perché sei più bravo di loro,beh,sbattitene: è così che vado avanti io-. Leo esitò per un istante,per poi sorridere e finire col ridere a causa dell’improvviso scatto di Joseph. Il corvino fu contagiato dall’ilarità del più giovane e si unì alla risata. Il pistolero spinse lo sguardo in profondità,sul piano di realtà dove le anime diventavano visibili e vide Leo sovrastato da una figura semitrasparente,arancione,identica a lui,che si ergeva a braccia incrociate,testa alta e sguardo fiero. Era un trucco che in genere usava quando interrogava un criminale o un informatore;trovava poco etico usare i propri poteri sugli amici. Sapeva di non essere l’unico ad avere qualche segreto,quindi cercava di usare questo dono solo se strettamente necessario. Il pistolero si voltò verso le scale,che si trovavano dietro il divano,sull’angolo a destra e vi si avviò. –Salgo un momento a vedere che Kidd sia a buon punto. Continua pure ad allenarti e dì agli altri che Em li chiamerà non appena sarà pronto il pranzo-. Dopo un paio di passi però,si fermò,come colto da un’illuminazione. Frugò nella tasca interna destra del giaccone e ne tirò fuori un piccolo oggetto rotondo,per poi lanciarlo a Leo,che lo prese al volto,leggermente sorpreso. Il semidio osservò attentamente l’oggetto. Era un piccolo pezzo di metallo cilindrico,delle stesse dimensioni del caricatore del revolver che teneva in mano. Aveva inoltre sei piccole cavità,abbastanza grandi perché vi entrassero dei proiettili. Sul lato opposto,un piccolo pezzo di metallo simile a un pulsante. Leo guardò il pistolero,confuso. –È un carichino: serve per ricaricare velocemente un revolver. Ci metti i proiettili e quando devi ricaricare li infili nel caricatore e giri in senso orario il pulsante,per far staccare i proiettili e farli entrare nel caricatore: molto utile per chi è alle prime armi-. Il figlio di Efesto sorrise,grato dell’aiuto e tornò a esercitarsi. Il cacciatore di taglie si voltò di nuovo verso le scale e si avviò,per andare a verificare il lavoro di Kidd e par farci due chiacchiere in merito ai suoi rapporti fraterni.
 
 
 
 
 
 
 
 
L’armaiolo era chino sul tavolo da lavoro,due mucchi di pistole a destra e sinistra,un mucchio già modificato,l’altro ancora da fare. Una lente di ingrandimento dotata di torca,fissata tramite un supporto al tavolo,illuminava la 9mm su cui stava lavorando,con minuscoli attrezzi di precisione. Era un fascio di pura concentrazione e doveva essere così: un solo,minuscolo errore e al primo proiettile di bronzo celeste,il proprietario dell’arma avrebbe perso un paio di dita,come minimo! Per questo Joseph,lontano dal tavolo,stava in disparte,silenzioso e il più discreto possibile. Una volta che Kidd allontanò la lente,posò gli strumenti e mise la pistola nel mucchio delle “completate”,il pistolero si avvicinò e si sedette al lato opposto del tavolo,fronteggiando lo sguardo serio e quasi feroce di Kidd con uno altrettanto intenso e ardente. –Voglio che chiedi scusa a Leo-. I due si scambiarono sguardi fulminanti per un paio di secondi;sembrava che l’aria in mezzo a loro potesse prendere fuoco come un petardo da un momento all’altro. Alla fine l’armaiolo,a braccia incrociate,rispose:-No- con la secchezza di un deserto. Il pistolero si tolse il cappello e lo posò sul tavolo. Quella giornata gli stava facendo stabilire un record: non si era mai tolto il cappello così tante volte in meno di ventiquattr’ore. –Mi vuoi davvero far credere che odi così tanto quel ragazzo da negargli delle scuse meritatissime?-. Kidd posò i gomiti sul tavolo,senza distogliere lo sguardo da Joseph. –Non odio quel ragazzino;odio il fatto che sia riuscito nel giro di neanche una notte a fare ciò a cui ho dedicato mesi di ricerche e a migliorare una macchina che era paragonabile a quelle di Efesto senza aver mai visto un automa prima di allora-. Il corvino sollevò un sopracciglio,per poi tirare fuori un’altra sigaretta di tabacco nero,portarla alla bocca e accenderla. –Questa cosa tra te e Leo mi farà dimezzare le mie scorte di tabacco,lo sai?-. Kidd non rispose,non reagì,restò fermo come una statua a fissare Joseph che tranquillamente prendeva una boccata dietro l’altra,accorciando la sigaretta. Il rosso sbuffò,sporgendosi di più verso l’amico ma mantenendo la stessa espressione seria. –È una tattica per convincermi a chiedere scusa prendendomi per esasperazione?-. Joseph si sporse,imitando il meccanico,con un sorriso furbo stampato in faccia. –Tu che dici?-. altri secondi di sguardi elettrici. –Dico che mi sta soltanto facendo incazzare-.
 
-Forse perché senti che dovresti chiedere scusa?-
 
-O forse perché la tua faccia sembra quella di una trota cerebrolesa-
 
-È con questa faccia che ho rimorchiato tante delle tue sorelle figlie di Efesto,sai?-. Kidd serrò la mascella,disturbato dalla conversazione che non aveva più senso. –Ok,forse sto andando un po’ fuori dal discorso; quello che ti volevo dire,sin dall’inizio è: se fossi in te,sarei dannatamente orgoglioso di essere il fratello di un ragazzo come Leo,soprattutto se riuscisse dove io ho fallito-. L’armaiolo distolse lo sguardo,riflettendo: in fondo sapeva che Joseph aveva ragione; aveva sempre voluto che qualcuno seguisse le sue orme,imparando da lui. –E poi…-. Kidd riportò lo sguardo sul pistolero,che stava spegnendo la sigaretta in un porta-cicche d’argento,che rimise in tasca. –Vuoi davvero avercela con quel ragazzo solo perché ha un dono? Solo perché è migliore di altri? Sappiamo entrambi che,quando sei un semidio,è difficile vederci un lato positivo,nonostante tutte le abilità che ti porta-. L’armaiolo annuì,pensieroso. Alzò lo sguardo,osservando l’amico che restituiva lo sguardo. –Ci penserò-. Joseph si alzò,rimettendosi il cappello. –Per adesso mi basta-. Il pistolero si avviò,ma venne fermato dalla voce di Kidd. –Visto che probabilmente morirai e non ci rivedremo,vorrei confessarti una cosa-. Joseph si voltò a guardare il ragazzo,che intanto si era rimesso a lavorare sulle armi. –Hai presente tutte le volte che ti sei fermato a mangiare qui? E che ogni volta ti ho passato io il piatto?-. Joseph disse un semplice “Sì”,un po’ confuso. –Te l’ho sempre passato io  perché,per vendicarmi di quella battuta sul guanto di Efesto,ci ho sempre sputato dentro-. Le labbra di Kidd si tirarono in un ghigno compiaciuto,mentre il volto del pistolero si deformava in puro disgusto misto a rabbia. –Sei veramente un bastardo!-. E se ne andò come una furia. Una volta tornato nel seminterrato,gli otto semidei,che si stavano concedendo una pausa,scoprirono che fin’ora non avevano visto nemmeno la metà della rabbia di cui era capace il figlio di Thanatos,dato che dopo il suo turno di tiro al bersaglio,delle cinque sagome che aveva usato,erano rimasti solo coriandoli e buchi fumanti sul muro.
 
 
 
 
 
 
Gli otto nuovi arrivati scoprirono un’altra cosa: Em sapeva fare uno stufato di carne migliore anche di quello che servivano al campo mezzosangue,e i piatti del campo erano sempre perfetti per chiunque li ordinasse. Erano tutti seduti nel seminterrato dove i salvatori del mondo si erano impratichiti con le armi da fuoco a gustare il delizioso manicaretto. Emily e Leo erano seduti sul divano,separati da Joseph,mentre tutti gli altri erano seduti per terra nelle vicinanze del divano; persino Kidd si era unito al gruppo,per così dire; stava distaccato dagli altri,con una sedia che si era portato dietro dall’armeria. Mangiava lo stufato in maniera distratta,mentre lanciava occhiate a Leo,riflettendo sulle parole di Joseph. Più di una volta il più giovane aveva notato le occhiate del fratello,a cui aveva reagito semplicemente distogliendo lo sguardo,intimorito. Joseph ripulì il piatto,lo posò per terra,davanti a sé e parlò con tono allegro: -Em,non c’è alcun dubbio: il tuo stufato è il migliore in assoluto-. Gli altri ragazzi annuirono e espressero le loro lodi al delizioso piatto che avevano gustato,facendo arrossire la meccanica. Pochi minuti dopo,quando tutti posarono i piatti a terra,Em e Joseph si misero a raccoglierli,mentre la meccanica dai capelli rosa chiedeva: -Allora,una volta che Kidd avrà finito con le armi cosa farete? Avete un piano?-. Il corvino si limitò ad alzare le spalle,prima di rispondere. –Prima di fare un piano,ci serve una direzione e per avere una direzione ci servono informazioni-. Em portò lo sguardo sul cacciatore di taglie,guardandolo in maniera interrogativa. –E da chi andrete a raccogliere le informazioni?-. Joseph tornò a sedersi sul divano,dopo aver posato le stoviglie sulle scale che portavano ai piani superiori,rispondendo in un sospiro. –Dall’unico uomo che riesce a raccogliere informazioni sul mondo divino e che non mi vuole uccidere o imbrogliarmi per farmi uccidere-. L’espressione della ragazza rimase dubbiosa per un paio di secondi,per poi illuminarsi. –Chiederai delle informazioni a Marco! Beh,scommetto che sarà contento di rivedere suo figlio-. A quelle parole tutti,tranne Kidd si voltarono a fissare Em. I semidei la guardavano sbalorditi e confusi,mentre sul volto di Joseph si leggeva un chiaro messaggio: “Perché dovevi parlare!”. Piper fu la prima a riprendersi e a parlare. –Scusate,ma… credevo che Joseph fosse figlio di Thanatos,non di questo Marco-. Il pistolero rivolse un ultimo sguardo seccato all’amica,prima di parlare. –Infatti è così; Thanatos è mio padre ma l’uomo di cui stiamo parlando,Marco Ortiz è il mio patrigno-. Percy posò uno sguardo interrogativo sul nuovo alleato,sperando che la risposta alla sua domanda sarebbe stata positiva. –Quindi… tua madre si è sposata con un mortale?-. Joseph si strofinò la fronte,i ricordi che si facevano strada per riemergere dalle profondità in cui li aveva ricacciati. –Vorrei fosse così,ma la storia è un po’ più complicata e triste-. Gli otto semidei lo guardarono in una muta domanda collettiva: “Ti va di raccontare o preferisci tenerlo per te?”. Il cacciatore di taglie sondò gli sguardi di ognuno,comprendendo che gli interessava davvero e che poteva fidarsi di loro,raccontando la sua storia. –Mia madre… era un angelo. Non ce n’erano altre come lei: premurosa,amorevole e gentile,tuttavia la persona più caparbia,coraggiosa e testarda che si potesse incontrare. Come al solito però,le persone migliori sono quelle che gli inferi reclamano per prime. Le diagnosticarono un tumore inoperabile al cervello,che la uccise quando io avevo solo undici anni. Marco era un amico di famiglia di lunga data,proveniente dal Messico che aveva perso tutta la sua famiglia eccetto la figlia,Leena; ero abituato a chiamarlo “zio Marco”. Poco dopo la morte di mia madre,lui mi adottò e si prese cura di me. Questo però non mi impedì di diventare quello che genitori e insegnanti chiamano un “pessimo soggetto”. Facevo a pugni con chiunque mi provocasse o mi prendesse in giro,col risultato che Passavo la maggior parte delle notti in una cella. A un certo punto Marco ricorse a una misura estrema. Lui gestisce questo locale, il “Los Desperados”. A quei tempi c’era un uomo,Jesse,che era un cliente abituale,oltre che un amico di vecchia data di Marco. Era un cacciatore di taglie del Texas,famoso per la sua mira impeccabile e per la velocità nello sparare: riusciva a svuotare il caricatore di un revolver 500 magnum in meno di due secondi. Non sapendo cosa fare,Marco mi affidò a lui,sperando che mi avrebbe raddrizzato. Passai quattro anni nel deserto ad imparare a sparare,sviluppando la sua stessa mira e velocità nello sparare. Quando tornai a casa Marco era stupito di quanto fossi cambiato: Jesse non mi aveva insegnato solo a sparare o a combattere,mi aveva anche insegnato che ogni uomo,per essere tale,deve seguire un codice. Io ereditai il suo: “Chi è forte protegge se stesso,chi è più forte protegge chi non può farlo”. Lavorammo insieme per due anni,come soci,prima che Jesse decidesse che era ora che iniziassi a cavarmela da solo e a farmi un nome per conto mio. Da quel momento decisi che nessuno mi avrebbe più temuto per chi erano i miei avi o per chi mi aveva addestrato,mi avrebbero temuto per chi ero. E così sono diventato ciò che sono-. Tutti i presenti osservarono in silenzio il pistolero,a disagio sotto quegli sguardi. Il corvino si alzò sfregandosi le mani e tirando fuori le pistole. –Beh,ora basta con i racconti; meglio continuare a fare un po’ di esercizio-. Prima che potesse allontanarsi troppo,Percy si alzò e gli pose un’unica domanda: -Come si chiamava? Tua madre?-. Il ventisettenne si fermò e senza nemmeno guardare il figlio di Poseidone rispose: -Si chiamava Aina-. Il pistolero proseguì,controllando che le pistole fossero cariche e ricominciò a sparare contro i bersagli,mentre i semidei lo imitavano e Kidd ed Em portavano le stoviglie in cucina,per poi proseguire con i loro compiti.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore ritardatario:
 
Ehilà! Lo so,ve lo state chiedendo: da chi è arrivata la minaccia di morte per convincermi a finire il sesto capitolo? Non ve lo posso dire,ma sappiate che indossa un’adorabile uniforme da generale sovietico. E credetemi: è munito di una bella nave da guerra russa… doppio senso non voluto. Ma ad ogni modo,finalmente scopriamo una buona parte del nostro Joseph. Ma ci sono ancora molti buchi: Chi è l’essere che possiede la maschera? Come ha fatto Joseph ad entrarne in possesso? Tutte cose che si scopriranno più avanti,se continuerete a seguire questa serie. Inoltre,ditemi se avete capito qual'è il cognome del pistolero che ha addestrato Joseph (Indizio: è preso dalla stessa opera da cui ho preso il concept di Emily. Non preoccupatevi per il Tonight show: pubblicherò il nuovo episodio fra poche ore! Lasciate tante recensioni e ditemi cosa pensate della mia storia. Come al solito,qui Olimponero,passo e chiudo!!!
   
 
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