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Autore: DonutGladiator    04/03/2018    0 recensioni
AUCoinquiliniuniversitari! e una bella festa con troppo alcool in giro.
-Bevi Keith!-
Lance sbucò dal nulla, allungando al ragazzo un bicchierino.
-Lance, dai, basta versare da bere a tutti.- si intromise Shiro, approfittando della situazione per avvicinarsi ai due, togliendo il bicchierino dalle mani di Keith...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Non vedo bicchieri tra le vostre mani!-
Lance sbucò dal nulla, allungando ai ragazzi un bicchierino che fu preso da Keith dopo un iniziale tentennamento. Però Lance non accettava mai rifiuti. Da nessuno.
Specialmente dalla sua nemesi.
-Lance, dai, basta versare da bere a tutti.- si intromise Shiro, approfittando della situazione per avvicinarsi ai due, togliendo il bicchierino dalle mani di Keith, bevendolo tutto di un fiato, sperando che in qualche modo gli facesse sparire il senso di gelosia che aveva provato poco prima o forse che lo liberasse da quello stupido autocontrollo.
 Con le emozioni in subbuglio, l’alcool nelle vene e la pazienza sempre più flebile, sentiva che o Keith si allontanava volontariamente da Lotor o in qualche modo lo avrebbe allontanato lui.
-Ehi! L’avrei bevuto quello.- sussurrò Keith, borbottando infastidito. Si vedeva chiaramente che anche l’altro aveva avuto la sua dose di shot, perché le guance arrossate e gli occhi lucidi erano chiaramente collegati al troppo bere.
Shiro si maledì mentalmente per non aver tenuto d’occhio l’altro, sapeva perfettamente come reagiva se beveva troppo alcool e il “troppo” di Keith era decisamente inferiore al proprio. Dopo aver pensato quello, realizzò che una parte di lui trattava il più giovane come se fosse un bambino sotto la sua ala protettrice.
Forse a causa dell’infanzia di Keith si sentiva in qualche modo responsabile per la sua incolumità.
-Keith, ne hai già bevuti troppi, dovresti smettere.- il problema, era che anche capendo che gli stava troppo addosso, non poteva smettere di preoccuparsi per lui.
Il ragazzo lo guardò infastidito da quella uscita, aggrottando le sopracciglia, irritato dal tono troppo severo del più grande.
-Scusa mamma, hai ragione. Non berrò più-
Lance scoppiò a ridere e diede una gomitata complice a Keith passandogli un altro bicchierino pieno che questa volta il ragazzo riuscì a bere prima che Shiro potesse reagire e toglierglielo dalle mani, facendolo proprio a sfregio nei confronti dell’altro.
-Devo farti bere più spesso, sei divertente quando ti apri un po’ e parli come una persona normale.- ridacchiò il cubano, riempiendogli di nuovo il bicchiere e facendo un brindisi con la bottiglia, per poi attaccarsi ad essa e prenderne un lungo sorso.
Keith sorrise all’altro e poi bevve di nuovo dal bicchierino che aveva in mano, per poi infilarlo, vuoto, in quello che gli aveva preso poco prima l’altro, in un gesto di sfida che lasciò gli altri sbigottiti, primo fra tutti, Shiro.
-Come vedi, non ho problemi a bere ancora, Shiro.- disse, passando una mano ai lati delle labbra, in un involontario movimento sensuale, che Shiro seguì con anche troppo interesse.
Lanciò poi uno sguardo di intenso fastidio a Lotor, come se sospettasse che ci fosse lui dietro a quel comportamento strafottente.
-Fa come vuoi… parlare con te in queste condizioni è inutile, non ragioni più col cervello.- sussurrò Shiro, sperando che la musica alta coprisse la sua ultima frase e voltandosi verso Allura, arrivata per vedere se fosse tutto a posto. Lei allungò una mano verso di lui, ma la voce di Keith arrivò prima che potesse dirgli qualsiasi cosa.
-E questo cosa vorrebbe dire?- domandò, irritato. A Keith non piacevano insinuazioni di quel tipo e se c’era una cosa che odiava, erano le persone che lanciavano sentenze senza sapere cosa effettivamente stessero dicendo.
-Che non mi ascolti quando sei sobrio, figuriamoci da ubriaco.- esplose il più grande, non riuscendo più a trattenersi, voltandosi verso di lui.
-Non sono ubriaco!-
-Non sei tanto convincente se parli strascicando le parole...- cosa che faceva in maniera anche troppo carina per i suoi gusti, ma che evitò di aggiungere nella sua ramanzina, per mantenere un tono serio.
Gli altri due ragazzi, comprendendo che la situazione non sarebbe finita in maniera positiva, si fecero piccoli e cercarono in qualche modo di svignarsela prima che uno dei due avesse la brillante idea di metterli in mezzo a quel litigio.
Keith e Shiro che litigavano volevano dire solo guai, soprattutto perché nessuno li aveva mai visti in una simile situazione e sicuramente di cose per cui farlo, vivendo insieme, erano pieni.
Allura, che non aveva ancora ben chiara cosa potessero effettivamente fare quei due in una simile situazione, si intromise, di nuovo sorridente, cercando di rasserenare gli animi, come suo solito: -Dai ragazzi, non è il caso di litigare adesso…-
-Non stiamo litigando!- urlarono i due all’unisono.
La ragazza, intimorita dal tono, lasciò cadere tutti i buoni propositi e indietreggiò, stringendosi al suo connazionale e sperando che in qualche modo la situazione scemasse da sola o che uno dei due fosse abbastanza maturo da lasciarla cadere.
-Non ho bisogno di te che mi controlli a vista, ho il pieno controllo della situazione.- disse Keith, prendendo la bottiglia dalle mani di Lance e portandola alle labbra, iniziando a bere per ripicca e dimostrando con i fatti tutto il contrario di quanto stava in realtà dicendo a parole. Non potendo sopportare oltre, le mani di Shiro si strinsero attorno alla bottiglia e gliela tolsero con forza, in un gesto tutt’altro che materno.
-Keith, smettila! Questa ridiamola a Lance.- esclamò il più grande, ripassando la bottiglia a un Lance dall’espressione preoccupata, di chi si era inevitabilmente trovato in mezzo a tutto il trambusto.
-Non ha senso questo tuo comportamento Shiro. Lasciami in pace.- disse Keith, riprendendo la bottiglia.
-Keith. Basta. Non hai niente da dimostrare. -
La bottiglia passò di nuovo a Lance, sempre più confuso; si vedeva chiaramente che il ragazzo cercava in tutti i modi di non dare a nessuno dei due l’idea di essere dalla loro parte, perché schierarsi in una situazione del genere voleva solo dire entrare in una discussione di cui non voleva proprio avere un bel niente a che fare, soprattutto con quei due soggetti.
-Non voglio dimostrare un bel niente!- urlò di nuovo il ragazzo, riprendendo la bottiglia per l’ennesima volta.
-E allora perché ti stai comportando come un bambino in cerca di attenzione?!- urlò Shiro, esasperato dalla situazione.
Attorno a loro non si muoveva più nulla, solo la musica continuava a tutto volume, ma le grida dei due si riuscivano a sentire forte e chiaro anche per gli altri più lontani.
Era una situazione assurda che Shiro e Keith stessero litigando e che tutti i presenti non potessero fare a meno di guardare quanto accadeva tra i due, come ipnotizzati, evitando di proferire una parola che potesse alterare quel debole equilibrio tra i due.
Allura si era aggrappata al braccio di Lotor, che guardava i due ragazzi come se fossero lo spettacolo più strano che avesse mai visto, non capendo cosa ci trovassero tutti gli altri in quel dramma, che anzi, non lo entusiasmava per niente e avrebbe preferito tornare a concentrarsi sulla fisica e sugli spazi complessi. Allo straniero non ci era voluto che un istante per capire che tutti e due erano completamente ubriachi e si stavano urlando contro tutto quello che gli passava in testa, probabilmente anche senza un reale motivo.
Pidge, invece, aveva scosso la testa e aveva continuato a osservare la scena, divertita e preoccupata allo stesso momento. Essendo una delle poche creature sobrie della stanza, riusciva anche lei a capire che quei due erano completamente annebbiati dall’alcool e che litigare era la decisione peggiore che avessero potuto prendere quella sera, soprattutto perché stavano solo dando spettacolo.
Hunk aveva invece continuando a servirsi al tavolo dei dolci, quasi ignorando l’accaduto, conscio che i due non sarebbero mai finiti a litigare per davvero.
-K… Keith?- domandò Shiro, già pentito per quello che gli aveva detto e spaventato a morte dalla faccia dell’altro alla reazione per le sue parole.
Keith, che non aveva ancora risposto all’ultima domanda di Shiro, abbassò gli occhi di scatto e si voltò, scappando verso la sua stanza, sbattendo la porta dietro di lui.
-Cazzo…- per Shiro fu come svegliarsi da un sogno fatto da qualcun altro, si guardò intorno, realizzando che tutti lo stavano fissando. Era imbarazzato per aver dato spettacolo e dispiaciuto per quello che aveva urlato a Keith, indeciso su cosa poter fare in quel momento.
Si voltò verso Matt e incrociò il suo sguardo, l’altro scosse la testa come a voler dire di lasciar perdere e con un gesto del capo gli indicò la stanza dove era fuggito Keith.
Attorno a lui iniziarono ad alzarsi le voci dei più coraggiosi, o di quelli che meno conoscevano le dinamiche tra i due, che avevano ripreso a parlare tra loro come se niente fosse avvenuto. Lotor sbuffò e fece spallucce fra sé e sé, per poi avvicinare il bicchierino a uno sbigottito Lance per chiedergli dove poter trovare altro alcool.
Shiro fece un passo, dapprima ancora insicuro se raggiungere l’altro nella sua stanza o rimanere con gli altri, lasciando a Keith il suo spazio.
Quando ne fece un secondo, tutto intorno a lui si ovattò, come se fosse sprofondato in una bolla d’acqua. Persino la musica sembrava qualcosa distante anni luce.
Capì che qualcuno stava parlandogli, sentiva un calore sulla spalla e una voce che diceva qualcosa che non riusciva però a raggiungerlo.
Quell’idea iniziale che gli era balenata in mente di non correre dietro a Keith, venne subito accantonata e i passi successivi furono come fatti da qualcun altro, ma più facili rispetto al primo, ormai sicuro di quello che voleva fare.
Voleva vederlo subito e scusarsi per quanto gli aveva detto. Non avrebbe dovuto. Era stato lui a comportarsi come un bambino trascinato dalle sue emozioni.
Scansò un paio di persone sulla sua traiettoria e raggiunse alla svelta la stanza di Keith.
Posò la mano sulla maniglia e attese per un momento prima di abbassarla. La testa continuava a girargli e a essere annebbiata, ma sapeva quello che voleva.
“Nessun rimpianto.” si disse, per poi abbassare la mano.
   
 
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