Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: syila    05/03/2018    7 recensioni
"... Se vorrai rivedermi dipenderà da te; posso fare molto di più che darti qualche consiglio via E-mail, togliere di torno la concorrenza o rapirti da un corteggiatore molesto. Posso darti lezioni di canto, di portamento e di dizione, posso fare di questa ballerina di fila una etoile di prima grandezza; posso farti innamorare di nuovo di questo mestiere, perché io vedo la passione che hai dentro e che invece tu pensi di avere perso"
Questa storia ha partecipato alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook
Il Giardino di Efp e prende spunto da "Il Fantasma dell'Opera"
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
banner

Regnava nel silenzio
alta la notte e bruna...
Colpia la fonte un pallido
raggio di tetra luna...
Quando un sommesso gemito
fra l'aure udir si fe';
ed ecco a quel margin
ah! l'ombra mostrarsi a me.

(Lucia di Lammermoor – Atto primo – Gaetano Donizetti)

Regnava nel silenzio

Yuuri avanzò a tentoni nell'oscurità cercando sulle pareti un pulsante della luce che evidentemente non c'era. Davanti Al primo ostacolo che ostruiva l'ingresso si rassegnò ad accendere lo smartphone e ad utilizzare la flebile luce del display per capire come muoversi.
Il piano terra somigliava ad un cantiere; c'erano sacchi di cemento e pile di mattonelle addossate ai muri; lui aveva urtato una dei queste e per guadagnare le scale fu costretto ad una pericolosa gimcana tra betoniere, carriole e assi di legno.
Il numero diciassette di Rue des Minimes consisteva in una “fetta” di casa parzialmente ristrutturata: i soffitti presentavano le caratteristiche travi a vista e le scale una elaborata ringhiera in ferro battuto.
Tolti i segni degli operai però sembrava completamente disabitata; dovette salire al primo piano per trovare tracce di “vita vissuta”: lì infatti era posizionata una cucina, molto essenziale, ma dotata di elettrodomestici con allacci volanti e se c'erano i fili doveva esserci la corrente...
L'interruttore accese una lampadina solitaria che pendeva dal soffitto e finalmente Yuuri poté avere un quadro più chiaro della situazione; esaminò il frigorifero e l'acquaio trovandovi una tazza da colazione ancora da lavare.
Le provviste nella dispensa erano ridotte all'essenziale: zucchero, caffé, qualche pacco di pasta; se Cho-cha san abitava lì si trattava davvero male!
Il pensiero lo bloccò davanti alla rampa che portava al secondo piano: se quella era la casa del bisbetico canterino lui c'era entrato senza nemmeno chiedere permesso!
D'accordo aveva le chiavi e ci aveva quasi rimesso un dente per entrarne in possesso, ma questo non giustificava il fatto che avesse cominciato subito a rovistare come un ladro senza nemmeno salutare!
Inspirò, schiarì la voce e si annunciò “Buonasera! Sono Yuuri Katsuki... Io...” tese l'orecchio senza ricevere risposta “Ah, fanculo.. Io sono un'idiota... E qui non c'è nessuno” bofonchiò deciso a proseguire la sua esplorazione.
Il piano di sopra ospitava un salotto; il giovane giapponese si soffermò ad ammirarlo per qualche istante, perché rispetto al caos e alla precarietà che caratterizzavano gli ambienti sottostanti, questo era praticamente terminato.
Il pavimento era rivestito di caldo parquet, c'erano tappeti, poltrone, un piccolo camino a gas, un romantico tavolo da pranzo vicino alla finestra da cui ammirare una fetta di cielo parigino.
Travi a vista sabbiate e sbiancate scandivano il soffitto dove erano stati sistemati dei moderni punti luce in grado di fornire la giusta atmosfera.
Però nemmeno qui c'erano segni recenti della presenza di Cho-cho san, soprattutto niente oggetti personali, come i classici ricordi di famiglia: fotografie, dipinti, soprammobili... Li tutto era elegante e anonimo.
Yuuri imboccò l'altra rampa di scale, al terzo piano dovevano esserci le camere e di nuovo si fermò; e se il maniaco stesse dormendo? Magari non lo aveva sentito entrare, magari aveva il sonno pensante e trovandoselo lì di punto in bianco poteva reagire male.
Considerato il soggetto non ci sarebbe stato di che stupirsi.
“Sono... Yuuri Katsuki, si ricorda di me?” certo che si ricordava di lui, gli aveva dato anche le chiavi di casa!
“Cho-cho san?” chiese, usando quell'appellativo che suonava tremendamente ridicolo considerata la vera identità dell'uomo e la sua stazza, ma era l'unico con cui poteva chiamarlo.
La porta della camera padronale era aperta e Yuuri osò mettere il naso all'interno: anche questo era un ambiente terminato, intimo e allo stesso tempo neutro; letto perfettamente rifatto con piumino e lenzuola candide, altrettanto candide erano le piastrelle e le spugne del bagno dirimpetto.
Ordinato, pulito, ma affatto vissuto.
Restava un ultimo piano da esplorare: la mansarda a cui si accedeva tramite una stretta scala a chiocciola che fece venire il mal di mare all'intrepido avventuriero.
L'interruttore era staccato e dovette rassegnarsi a perlustrarla servendosi dello smartphone e della luce che entrava dall'abbaino.
Sembrava una specie di aula di musica: c'erano un pianoforte a parete, un grosso stereo e alcuni scaffali dove erano accatastati spartiti, libretti operistici, CD e libri; passò in rassegna i titoli e scoprì alcune chicche da collezionisti, praticamente impossibili da trovare anche su internet.



“Hai trovato qualcosa di interessante?”
“Si, questo concerto di Mario del Monaco a...”
Yuuri era così concentrato a scorrere la raccolta dei dischi da aver dimenticato tutto il resto, compresa l'eventualità che ci fosse qualcuno in casa.
Quel "qualcuno" si era avvicinato di soppiatto e ora stazionava dietro di lui osservando con interesse le sue azioni.
Poteva sentire la sua presenza in modo quasi tangibile insieme al solito blocco di ghiaccio che stava scendendo lungo la schiena e ai capelli che gli si rizzavano in testa.
Quando trovò il coraggio di spostare lo sguardo alla sua sinistra poté anche cogliere una fugace macchia bianca entrare nel suo campo visivo.
Questo un attimo prima di mettersi ad urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni, gettare in aria le custodie dei CD , girarsi, inciampare e sbattere contro lo scaffale facendo crollare la mensola e il suo contenuto.
Il tutto senza smettere di gridare.
“Notevole, hai un'ottima resistenza” annuì la figura dietro di lui, ferma a braccia conserte in attesa che il giochino giapponese esaurisse le batterie.
Purtroppo appena Yuuri si rese conto che l'uomo indossava un'inquietante maschera bianca ricominciò ad urlare più forte di prima.
“Per fortuna ho chiesto di insonorizzare la mansarda o a quest'ora avremmo i pompieri e la polizia qui sotto e i reparti speciali sul tetto... Hai finito?” chiese cortese reclinando appena il capo.
“Cho-cho san...”
“Dovremo fare qualcosa per quel nome... È imbarazzante in effetti...”
“Io non... La chiave”
“Sono stato io a dartela”
“Nessuno rispondeva...”
“Volevo che arrivassi quassù”
“Io pensavo...”
“Ti piace la casa? Certo mancano il piano terreno e il primo piano, e poi non hai visto la piccola corte interna scommetto, voglio farci un giardino zen... Comunque è meglio dei sotterranei del teatro, ne converrai anche tu”
“Si però...”
“Vuoi un tè? Santo cielo, stai tremando... ” disse l'uomo che avanzò di un passo provocando la contemporanea ritirata del suo ospite.
“Succede quando si appare all'improvviso alle spalle di una persona!” sbraitò Yuuri cominciando di nuovo a connettere “E non lo voglio il tè! Grazie! L'ultima volta era drogato!”
“Uhm, era solo un antidolorifico, forse ho esagerato con la dose... Quindi, se non vuoi il tè cosa vuoi Yuuri, perché sei venuto?”
Il giovane cantante strabuzzò gli occhi; aveva sentito bene? Gli stava chiedendo perché si trovava lì dopo averlo fatto partecipare alla sua fantastica caccia al tesoro?



“Avevamo una questione in sospeso o sbaglio?” chiese dopo essersi bagnato le labbra nella tazza di té una volta che il padrone di casa aveva versato l'acqua bollente direttamente dalla kettle e lui aveva potuto scegliere e scartare la bustina di infuso che preferiva, tenendo sott'occhio tutte le sue mosse.
I due sedevano al grazioso tavolo da pranzo in salotto e Yuuri si sforzava di considerare normale una situazione che di normale non aveva proprio niente.
Stava prendendo il tè con uno sconosciuto mascherato, potenzialmente pazzo o almeno parecchio disagiato, che viveva nell'ombra, si travestiva e non gli aveva detto nemmeno il suo nome!
Se fosse stato un filo più “tosto” lo avrebbe affrontato a muso duro e gli avrebbe detto “Che problemi hai fratello? Perché ti nascondi? Guai con la legge? Un rivale in amore ti ha rifatto i connotati?”
Ma Yuuri era un torroncino col cuore morbido, un burrito ripieno, una madleine molto friabile, soprattutto era molto, troppo giapponese e tutte quelle tempestose riflessioni le tenne per sé in attesa di una risposta dallo schizzato.
“Goliah sta bene?”
Come volevasi dimostrare.
La risposta non sarebbe arrivata.
Non spontaneamente almeno.
“Benissimo, Phichit lo ha messo nella gabbia dei criceti e vanno molto d'accordo...”
“Phichit... è il tuo ragazzo?”
Al giovane tenore andò di traverso il tè e per poco non lo sputò sul tavolo “Sono domande da farsi?” rantolò con la voce strozzata dallo sforzo.
“Era per fare conversazione” dichiarò l'individuo annuendo compunto dietro lo schermo neutro della maschera “Come avrai intuito non ricevo spesso ospiti e credo di essere un pessimo padrone di casa, però so che durante certe riunioni si conversa amabilmente, cercavo di metterti a tuo agio”
“Chiedendomi se ho il ragazzo... P-p-poi perché dovrei avere un ragazzo!” strepitò il suo interlocutore rosso di vergogna “Perché non una ragazza invece?”
“Perché non mi sembri il tipo che s'interessa alle ragazze, altrimenti alla festa di Capodanno saresti venuto portando una compagnia femminile invece del tuo migliore amico, puoi smentirmi, se sbaglio.” ribadì l'altro incrociando le braccia al petto, mentre si dondolava sulla sedia, insensibile allo sguardo sconvolto dell'ospite.
“P-possiamo parlare invece del motivo per cui sono qui?”
“Oh... Certo”
Silenzio.
Yuuri ebbe la netta impressione che lo sbarellato avesse dimenticato la causa del suo bislacco “invito”.
“Quel discorso sul farmi passare dall'essere una ballerina di fila ad una etoile di prima grandezza!” sbottò infine davanti al prolungarsi della pausa di riflessione.
Gli occhi chiari dell'uomo ebbero un guizzo gioioso e la sua voce si spostò su un registro soddisfatto, come se all'improvviso avesse ricordato “Le lezioni di canto!”
Smise di dondolare sulla sedia, si alzò con un movimento elastico, si avvicinò a Yuuri e gli posò le mani sulle spalle, provocando il suo repentino irrigidimento.
A dispetto di quanto aveva affermato non era poi così abituato al contatto fisico, specie con estranei, soprattutto quelli che avevano già dato prova di una certa pericolosità.
“Lezioni?” ripeté a bassa voce.
“Posso darti lezioni di canto; hai sentito il CD?”
“S-si, ma...”
“Hai riconosciuto la voce immagino...”
“Si però...”
“Hai un buon orecchio musicale...”
“S-si”
“Quindi converrai che sarei un insegnante qualificato... Ho tutto ciò che serve...”
“Io vorrei...”
“Conservatorio, dieci anni di canto lirico e pianoforte, questo solo per iniziare...”
“Si, è davvero molto interessante, ma io non ho i soldi per pagare le lezioni!”
Finalmente Yuuri era riuscito ad inserirsi nel compiaciuto panegirico alla sua persona e a riportare la discussione su binari molto più terreni.
Nonostante l'apatica espressione del viso di cartapesta dall'uomo parve trapelare una certa sorpresa, che poco dopo divenne disappunto.
“Ti ho forse chiesto del denaro?”
“N-no!” rispose il giovane preso alla sprovvista “Però di solito funziona così: le lezioni sono a pagamento e nessun maestro che ho interpellato qui a Parigi era disposto a prendere meno di....”
L'indice si posò perentorio sulle sue labbra vietandogli di proseguire.
“Ah-ha. Io non sono un maestro qualsiasi...”
“Ne sono convinto quindi...” di nuovo il dito premette imperioso sulla sua bocca intimandogli il silenzio.
“Quindi stabilirò il prezzo e mi riserverò di cambiarlo di volta in volta alla fine di ogni lezione. In base a quanto mi avrai soddisfatto come allievo. Questo naturalmente solo... Se deciderai di diventare mio allievo”
Perché quella proposta oltreché vagamente indecente continuava a suonare nella sua testa come molto rischiosa?
Cosa gli era saltato in mente di infilarsi in una situazione del genere?
Lui non era tagliato per le imprese estreme!
La cosa più estrema che aveva fatto era seguire le avventure di Bear Grills in televisione!
Accettare equivaleva ad un salto nel buio, rifiutare poteva significare scatenare le ire del paranoide mascherato.
“Leggo nei tuoi occhi una specie di conflitto interiore” constatò l'uomo con una punta d'ironia.
“N-no. Più che conflitto... è proprio paura”
“Oh, sei sincero. Una virtù rara oggigiorno. Dovresti avere paura del provolone svizzero, non di me...”
All'immaginare Christophe Giacometti come una forma di provolone Yuuri si lasciò sfuggire una risata e il padrone di casa annuì contento, era il primo, minuscolo segnale di disgelo da parte del timidissimo cantante.
“Però... Io non so niente di lei” ammise subito dopo in un sussurro.
“Sai dove abito. E dovrà restare un segreto. Come avrai immaginato tengo molto alla mia privacy”
“Io... Ho taciuto con la polizia! Non gli ho detto dei sotterranei, né che lei è... Un uomo”
“Scelta saggia, non te ne pentirai, anzi!” esclamò deciso il suo interlocutore “Per premiarti la prima lezione sarà gratuita e... Potrai farmi due domande a cui risponderò altrettanto sinceramente”
“Ah si? Q-quando cominciamo?”
“Questa era una domanda...”
“No! Aspetti!”
“Troppo tardi. La risposta è: cominciamo subito, avvisa il tuo amico che stasera ritarderai e di stare tranquillo, ti farò tornare in taxi.”
“Aspetti! Non è giusto, questo a casa mia si chiama imbrogliare!” protestò il giovane indignato.
“Oh, anche i giapponesi imbrogliano? Viviamo in tempi davvero oscuri! Hai un'altra domanda Yuuri, pensaci bene”
Il suo nuovo allievo aveva preso la sfida sul serio come dedusse dalle rughe sottili che gli increspavano la fronte “Beh... A questo punto vorrei sapere il suo nome, il vero nome, perché dubito che sia Jean Martin”
“E se lo fosse invece? Ti saresti giocato l'ultimo bonus della serata” il giapponese strabuzzò lo sguardo e di rimando l'altro si concesse una risatina, appena udibile dietro la maschera “Yuuri... Yuuri... Sei così ingenuo che non c'è gusto a giocare con te! Potevi chiedere qualsiasi cosa: anche di vedermi in faccia, invece hai preferito sapere il mio nome...”
L'uomo si prese una pausa per osservare gli effetti delle sue parole: Yuuri era passato dal bianco cadaverico al rosso paonazzo e si mordeva il labbro, probabilmente si stava dando dell'idiota e del babbeo per essersi fatto fregare di nuovo.
Lo gratificava l'opportunità di disporre di un animo così candido, ancora tutto da educare e plasmare, ma questo non glielo disse; si limitò a passargli un braccio attorno alla vita e a sospingerlo avanti, verso le scale a chiocciola.

“E questi cosa sono?” chiese perplesso fermandosi all'improvviso; poi iniziò a pinzargli il fianco e affondando le dita dentro il soffice rotolo adiposo percepibile oltre lo spessore del maglione di lana.
“I-i fianchi!” esclamò il giovane ritraendosi, scandalizzato davanti a tanta confidenza.
“Questo non c'era due settimane fa” obiettò indispettito il padrone di casa continuando imperterrito a tastare la zona incriminata.
“B-beh i medici mi hanno prescritto riposo assoluto e le uniche cose che potevo fare erano guardare la Tv e mangiare!”
“Non va bene”
Suonava come una sentenza di condanna e l'interpellato si sentì tremendamente in colpa pur senza averne motivo.
“Oggigiorno i cantanti lirici hanno sviluppato una tecnica che permette loro di affrancarsi dalla massa grassa usata come cassa di risonanza della voce...” cominciò l'altro frugando nelle tasche per estrarre poi un portafogli e da lì un bigliettino che porse ad uno sconvolto Yuuri “Andrai in questa palestra, la proprietaria è una tua connazionale, quindi ti troverai bene, le dirai che ti mando io e ti farà un ottimo prezzo; sarà lei a studiare il programma giusto per farti perdere peso e guadagnare in coordinazione ed eleganza...”
“Minako...” effettivamente il nome sul bigliettino era giapponese “Ecco io...”
“Non ringraziarmi... In qualità di mio allievo devi essere impeccabile sotto tutti i punti di vista...”
“Si, ma...”
“Che c'è?” l'uomo sospirò all'ennesima obiezione.
“Devo presentarmi a nome suo e non mi ha ancora detto come si chiama!”
“Oh...”
Adesso era il turno di Yuuri di sospirare, doveva capire se il pazzoide c'era o ci faceva e in quale misura, perché interagire con lui poteva risultare un tantino frustrante!
“Lo saprai alla fine della lezione, come pattuito! Nel frattempo puoi chiamarmi Maestro” esclamò l'altro in risposta e Yuuri dedusse, dal suo tono compiaciuto, che non solo ci era e ci faceva, ma pure ci marciava!


Fine Quinta Parte


† La voce della coscienza †

Diciamoci la verità, chiunque urlerebbe se un tizio mascherato apparisse all'improvviso alle vostre spalle chiedendovi cortese se avete bisogno di qualcosa!
Il nostro giappino è arrivato alla fine della stravagante caccia al tesoro e il premio è commisurato ai suoi sforzi!
E che premio!
Cho-cho san adora le entrate ad effetto, anche a costo di mettere a rischio le coronarie dell'interessato!
Per fortuna sappiamo che Yuuri è robusto e passato lo spavento cerca di dare un senso al bizzarro appuntamento; peccato che lo stravagante soggetto mascherato sembra aver dimenticato i motivi della sua convocazione.
E' il giappino a ricordarglieli e si sente fare una proposta davvero indecente: gli offirà lezioni di canto in cambio di... Lo scoprirà molto presto e avrà tutti i motivi di pentirsi di avere accettato!
E se rimarrete a bordo lo scoprirete anche voi tra un paio di settimane! *-*
Preparatevi perché il compenso che richiederà il maestro sarà commisurato alla sua stranezza! :D

Per chi è interessato questo è il brano che da il titolo al capitolo :) https://www.youtube.com/watch?v=y9vA13kgPBs



   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: syila