Seconda parte
Finalmente
Tristan si rese conto che la sua reazione alla partenza di Elijah era ben poco
dignitosa. Per quanto soffrisse, era pur sempre il Lord della Strix e il Conte
De Martel! Doveva fare qualcosa di costruttivo per dimostrare a Elijah che era
capacissimo di sopravvivere senza di lui e che avrebbe potuto, anzi, dare un
prezioso contributo alla lotta contro Inadu.
Così
andò in bagno a prepararsi, si vestì con la consueta eleganza e chiamò il suo
autista, un membro della Strix marsigliese di nome Jacques, affinché
accompagnasse lui e la sorella Aurora a casa della reggente delle streghe di
Marsiglia, Madame Angéle De La Barthe.
La
reggente delle streghe viveva in una lussuosa villa fuori Marsiglia. Due
giovani streghe accompagnarono Tristan e Aurora nel salotto privato di Madame Angéle dove l’anziana strega li stava attendendo.
Ammirando
gli interni eleganti della villa, che aveva talmente tante stanze da poter
essere usata, volendo, come un albergo di lusso, Tristan si lasciò andare ad
una battuta scherzosa, rivolgendosi a bassa voce alla sorella.
“Noi
siamo abituati a residenze grandi e di classe, ma la grandeur della villa di Madame Angéle,
francamente, mi sembra eccessiva. Se qualcuno dei suoi ospiti si perdesse
andando in bagno, dovrebbero organizzare delle squadre di ricerca per
recuperarlo!”
Aurora
soffocò una risatina coprendosi la bocca con la mano; era contenta di vedere che
il fratello non aveva perduto spirito e ironia, sapendo quanto fosse provato
per la partenza improvvisa di Elijah.
La
reggente delle streghe era una donna con un carisma e una classe indiscutibili.
Seduta su un’elegante poltrona del suo salotto, indossava un lungo abito blu;
portava orecchini d’oro e una collana di perle nere e aveva i capelli grigio
argento pettinati all’indietro. Il suo sguardo sembrava duro, ma a ben vedere
era soprattutto ironico e indagatore al tempo stesso. Non stupiva che fosse la
reggente delle streghe di Marsiglia da ben cinquant’anni. Discendeva da un’illustre
stirpe di streghe potentissime e una sua lontana antenata, che portava il suo
stesso nome, era stata bruciata sul rogo alla fine del 1200. *
Madame
Angéle fece portare tè e pasticcini per accogliere i
suoi ospiti, poi ordinò a tutti i servitori di non essere disturbata per
nessuna ragione fino a quando non avesse parlato con loro. Anche a Marsiglia,
così come a New Orleans, non c’era amicizia tra streghe e vampiri, ma sotto la
reggenza di Angéle De La Barthe
si era creato un clima di collaborazione che portava vantaggi a entrambe le
fazioni.
La
donna ascoltò con grande attenzione e interesse tutta la vicenda di Inadu,
partendo dalla sua nascita fino ad arrivare alla cattura da parte degli Antenati
e alla divisione delle quattro ossa, custodite da quattro vampiri millenari.
Per tutto il tempo in cui Tristan parlò, la strega non staccò gli occhi
chiarissimi dal suo volto, senza mai interromperlo ma solo annuendo di quando
in quando.
Alla
fine della narrazione, Madame Angéle si prese qualche
minuto per riordinare i pensieri e poi parlò.
“Ciò
che mi racconta è davvero interessante, Lord De Martel” disse. “Questa
creatura, questa Inadu, è una potentissima strega, ma allo stesso tempo è
nemica delle sue stesse sorelle. Non ha mai usato i suoi poteri per proteggere
le streghe, anzi, ha ucciso indiscriminatamente senza batter ciglio. E’ un
pericolo per noi come per voi, ma non è la prima volta che sento una storia del
genere…”
“Come
dice, Madame? Aveva già sentito parlare di Inadu in passato?” si stupì Tristan.
“No,
non di Inadu” rispose la reggente delle streghe di Marsiglia. “Avevo sentito
questa storia da mia nonna, alla quale era stata tramandata da altre streghe
nel corso dei secoli.”
Tristan
e Aurora si scambiarono un’occhiata preoccupata, poi si disposero ad ascoltare
ciò che la donna aveva da raccontare.
“Una
creatura simile viveva già ai tempi dell’Impero romano ed era allora conosciuta
con il nome di Helvia. La sua origine si perde nella
notte dei tempi, ma nella Roma imperiale era ben conosciuta e temuta: rapiva le
fanciulle delle famiglie patrizie e sacrificava neonati” spiegò Madame Angéle. “E’ così che si è originata la leggenda secondo la
quale i cristiani rapivano e uccidevano i bambini: poiché non erano in grado di
fermarla, alcuni fra gli Imperatori dell’epoca decisero di usare i suoi crimini
per incolpare i seguaci della nuova religione che si stava diffondendo nell’Impero.
Allo stesso modo, nel corso dei secoli, per dare una spiegazione alle morti
atroci di bambini in fasce e di fanciulle è stato cercato più di un capro
espiatorio, a volte creature fantastiche, a volte streghe innocenti, altre
volte ancora gruppi di minoranze etniche o religiose. Ma la vera colpevole era
sempre lei, Helvia, anche se nel tempo ha avuto molti
altri nomi.”
“E
questa Helvia è stata eliminata? Esiste un modo per
distruggere un essere tanto potente?” domandò Tristan.
“Esiste,
certo” replicò la strega. “Questa creatura è stata uccisa durante la sua ultima
incarnazione, nel 1614: allora era conosciuta come Erzsébet Báthory. **”
“Ma… non era la
Contessa ungherese accusata di aver torturato e ucciso centinaia di giovani
donne per berne il sangue e bagnarsi in esso?” intervenne Aurora, allibita. “Mio
fratello mi ha raccontato la sua storia quando viaggiavamo per l’Europa, avevo
creduto che si trattasse di una strega particolarmente malvagia…”
“Sì, era lei, ma
quella era solo una delle tante identità che aveva assunto nel corso dei secoli”
rispose Madame Angéle. “Erzsébet
Báthory fu scoperta, imprigionata e condannata ad
essere murata viva nella sua stanza, tuttavia questo non l’avrebbe certo
fermata: avrebbe lasciato morire il suo corpo per poi reincarnarsi in un altro.”
“Sì,
questo concorda con ciò che sappiamo di Inadu” commentò Tristan, pensieroso. “Dunque
non è veramente morta?”
“Nei
secoli si era formata una congregazione che univa sia vampiri che streghe allo
scopo di eliminare quella creatura” replicò la reggente. “Quando ebbero notizia
della Contessa, compresero subito che si trattava della nemica che tante volte
era loro sfuggita. Alcuni di loro avevano amicizie importanti presso il sovrano
d’Ungheria e riuscirono ad ottenere il permesso di entrare nella stanza dove Erzsébet era rinchiusa. Con un incantesimo imprigionarono
il suo spirito in un pendente di onice nero, poi fecero a pezzi il suo corpo e,
per distruggerlo una volta per tutte, gettarono i pezzi in un vulcano.”
“Che
incantesimo usarono per imprigionare il suo spirito? E che ne fu, poi, della
pietra?” chiese ancora Tristan, impaziente. Quello poteva essere il momento che
attendeva da tanto tempo: avrebbe scoperto come eliminare definitivamente
Inadu?
“Lord
De Martel, non pensavo più a questa storia da molti anni e devo confessarle di
non conoscere l’incantesimo che fu usato per imprigionare quello spirito
malvagio” ammise la strega. “Tuttavia posso contattare una mia cara amica che
attualmente vive in Italia e che discende da una delle streghe che eliminarono Erszébet. Lei potrà darvi tutte le informazioni che vi
occorrono.”
“In
Italia?” mormorò, delusa, Aurora.
“La
chiamerò stasera stessa e sono certa che sarà lieta di aiutarvi” concluse
Madame Angéle. Il suo tono lasciava capire che, per
quanto la riguardava, la visita era terminata. “Lord De Martel, la contatterò
io non appena avrò delle risposte. Auguro a lei e alla sua deliziosa sorella
una buona giornata.”
Tristan
non volle insistere. Ciò che aveva ottenuto, per il momento, era sufficiente.
Ringraziò con molta cortesia la reggente e le baciò la mano per salutarla, poi,
al fianco di Aurora, seguì le due streghe che erano tornate per riaccompagnarli
all’uscita.
La
sera successiva Tristan ricevette la chiamata che attendeva con ansia: non
quella di Madame Angéle bensì quella di Elijah, che
non aveva più sentito dalla sua partenza.
“Elijah”
lo salutò, tentando di mantenere un tono di voce controllato. “Come procedono
le cose a villa Mikaelson?”
“Va
tutto bene. Rebekah è partita poche ore fa per New York con Marcel, portando il
terzo osso di Inadu. Al momento, però, non sappiamo ancora dove si trovi l’ultimo”
rispose il vampiro Originale.
“Quindi…
pensi di tornare presto a Marsiglia?” domandò Tristan, fingendo un disinteresse
che era ben lontano dal provare.
“Sicuramente,
ma ho pensato di trattenermi ancora qualche giorno. Sai, Hayley ha deciso di
trasferirsi con Hope a Mystic Falls per farle frequentare una scuola speciale
per giovani con poteri magici. Domattina io e Niklaus le accompagneremo là per
farci un’idea del posto e visitare la scuola…”
Come
sempre, l’accenno a Hayley fu come una pugnalata al cuore per il giovane Conte.
Insomma, c’era proprio bisogno che andasse anche Elijah a Mystic Falls? Non
sarebbe stata sufficiente la presenza di Klaus? In fondo era lui il padre… E, come sempre, la rabbia e la
gelosia si trasformarono in sarcasmo.
“Una
scuola speciale per giovani con poteri magici? Stai forse parlando di Hogwarts? O
magari della scuola del Professor X?”
fece, caustico.
La
battuta pungente di Tristan provocò un attacco di nostalgia al vampiro
Originale. Quanto gli mancava il suo piccolo, insolente e ironico Conte… Elijah
rise piano, colmo di tenerezza per quell’ennesima dimostrazione di attaccamento
del suo giovane amante.
“Tristan,
mi stupisci. Non credevo che ti intrattenessi con simili libri e spettacoli,
ero convinto che non li ritenessi alla tua altezza. Comunque no, non si tratta
di quello, è una scuola gestita da due amici di Niklaus e credo che sia la
soluzione perfetta per Hope” replicò.
“Solo
le menti più elevate possono comprendere le molteplici e profonde chiavi di
lettura celate in quei libri e quegli spettacoli apparentemente destinati alle volgari masse” ribatté Tristan, nel
suo tono più altezzoso. “Comunque, forse ti interesserà sapere che ieri io e
Aurora abbiamo incontrato la reggente delle streghe di Marsiglia…”
Il
giovane Conte riassunse per il suo Sire ciò che Madame Angéle
aveva loro rivelato.
“Se
tornassi in tempo, magari potresti partecipare al prossimo incontro che avremo
con lei” accennò poi, come per caso.
Una
violenta emozione attraversò il corpo di Elijah e non solo per la prospettiva di
avere presto una soluzione definitiva per eliminare Inadu.
“Sarebbe
sicuramente molto interessante” replicò il vampiro Originale. “Richiamami
subito non appena avrai notizie da parte di Madame Angéle
e io prenderò il primo aereo per incontrarla.”
Nessuno
dei due voleva dire quello che realmente pensava e provava, pertanto la
conversazione si concluse con un saluto formale e la promessa di risentirsi
presto.
Tristan
depose il cellulare sul comodino e, malinconicamente, si preparò per andare a
dormire. Tutta l’euforia che aveva provato nel parlare con la reggente di
Marsiglia era svanita per lasciare il posto ad una terribile sensazione di
vuoto e solitudine. Gli era bastato sentire la voce di Elijah per essere invaso
da una lacerante nostalgia… ma lui aveva parlato di Hayley e Hope, si sarebbe
trattenuto ancora con la famiglia per accompagnare la sua ex amante e la figlia
di suo fratello a quella stupida scuola, si era mostrato interessato soltanto
alla possibilità di incontrare Madame Angéle!
Era
solo uno sciocco a farsi illusioni. Elijah era devoto solo ed esclusivamente
alla sua famiglia… e forse anche a Hayley. Lui sarebbe sempre venuto dopo.
Tristan
trascorse una notte agitata, tormentato da incubi e visioni angosciose che si
confondevano tra loro. Inadu gli appariva e lo costringeva a guardare Elijah e
Hayley che partivano insieme per Mystic Falls, che passeggiavano mano nella
mano facendo progetti per il futuro; poi era la stessa Inadu a imprigionarlo in
un container che si inabissava sempre più profondamente, sempre più nell’oscurità.
Il giovane Conte cercava di chiamare Elijah, di chiedergli aiuto, ma il vampiro
Originale si allontanava con Hayley e non poteva sentire le sue grida, che si
perdevano nel vuoto…
Era
mattina inoltrata quando Tristan riuscì finalmente a svegliarsi da quei sogni
spaventosi, boccheggiando e soffocando un grido. E non riuscì nemmeno a capire
che cosa stava accadendo quando sentì due braccia forti che lo circondavano e
lo stringevano, la bocca del suo Sire sulla sua e il suo corpo solido che
premeva su di lui.
“Non
appena ho chiuso la comunicazione con te, ho chiamato l’aeroporto e ho
prenotato il primo volo per Marsiglia” gli disse Elijah, avvolgendolo nel suo
abbraccio confortante e coprendogli il volto e le labbra di baci, come se non
potesse saziarsi di lui. “Ho viaggiato per tutta la notte per riuscire a essere
da te il prima possibile. Sarà Niklaus a pensare a sua figlia, io ho qualcun
altro di cui occuparmi…”
Stordito
e incredulo, Tristan si abbandonò ai baci sempre più profondi e intimi del suo
Sire, al calore e alla forza della sua stretta, perdendosi nel sapore e nell’odore
di Elijah. Il vampiro Originale aderì a lui con passione, baciandolo e accarezzandolo;
lo prese ancora e ancora, come se non dovesse smettere mai, fino ad annullare
qualunque confine tra i loro corpi, fino a diventare un’unica essenza, prolungando
al massimo il piacere e godendo di ogni singolo istante, fino a travolgere il
suo piccolo Conte in un oceano di passione.
Il
tormento di Elijah si placò, la rabbia e la gelosia di Tristan si dissolsero. Uniti
l’uno all’altro nel corpo e nello spirito, i due amanti compresero finalmente
che ciò che davvero avevano desiderato disperatamente durante quei giorni di separazione
era stato soltanto quello, essere tra le braccia dell’amato e appartenersi
completamente, ancora e ancora, sempre e per sempre.
Nessun
incubo poteva più spaventare Tristan: nel calore dell’abbraccio del suo Sire
egli ritrovava la pace e la serenità perdute; solo nel cerchio delle sue forti
braccia poteva riposare, placato.
FINE
* Il personaggio
della mia storia è inventato, ma non la strega del 1200 con lo stesso nome, che
a quanto pare è vissuta in Francia ed è stata condannata a morte dall’Inquisizione.
Ringrazio Aliseia che mi ha suggerito il nome! La
Madame Angéle che immagino io, invece, è ripresa dal
personaggio interpretato da Judi Dench
in “Assassinio sull’Orient Express”.
** Personaggio
realmente esistito e considerato uno dei primi serial killer della storia.
Ovviamente la vicenda relativa al pendente di onice nero e al corpo distrutto
nel vulcano non è vera, la Contessa morì di fame nella sua cella nel 1614.