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Autore: bibliophile310    05/03/2018    1 recensioni
Alexa è la tipica ragazza responsabile e studiosa, con un'amica soltanto, la pazza Violet. Le due sono un pò prese di mira dai giocatori della squadra di rugby. Quando un giorno, le due amiche sono stanche delle solite prese in giro, Violet organizza una finta festa per provare a mettere fine a queste loro sofferenze, e inaspettatamente il capitano della squadra di rugby, Jarrett, che si dice essere diverso dai suoi compagni di squadra, inizia ad interessarsi ad Alexa. Ma Jarrett sarà veramente diverso o è uguale a tutti gli altri?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Note: Ecco qui il quinto capitolo! Può risultare un pò noioso, ma abbiate pazienza, che tra qualche capitolo succederà qualcosa di interessante! Buona lettura <3

L’indomani a scuola cerco il più possibile di coprirmi la faccia con le mani, ma non risolvo molto.
Ovviamente in classe se ne accorgono subito, soprattutto i ragazzi della squadra di rugby, che non fanno altro che prendermi in giro. E Jerry mi chiede scusa in continuazione per avermi spaccato il naso.
«Jerry, sta tranquillo. Non è stata colpa tua, sono stata io che non ho preso la palla.»
 
In mensa Violet tira fuori il discorso del piano contro i giocatori di rugby.
«Allora, sabato si avvicina. Pronta?»
«Sono nata pronta, tesoro.» le faccio io con un sorrisetto furbo, anche se in realtà continuo a pensare che non sia una buona idea, ma nella vita bisogna anche rischiare, no?
«Evvai, così ti voglio!» esulta Violet «quindi, oggi è giovedì, il giorno degli allenamenti. Ieri ho preparato questi volantini, guarda.»
Mi porge dei foglietti, dove ci sono tutti i dettagli per la finta festa all’oratorio.
«Dopo le ultime due lezioni, ci intrufoliamo nei loro spogliatoi e tappezziamo i muri di questi volantini.»
«Ma gli allenamenti sono subito dopo le lezioni, e se ci beccano?»
«Tranquilla, sono un quarto d’ora dopo, e loro si fermano sempre al bar. Non sono mai in anticipo.»
«Okay, mi fido di te.»
«Fai bene baby.» dice lei facendomi l’occhiolino.
Suona il campanello, così io e Violet andiamo alla prossima lezione, matematica.
«Guardali come ridono e scherzano, ma dopo sabato non avranno più quel ghigno sulla faccia!»
«Stai tranquilla, Violet. Dobbiamo comportarci come se niente fosse.»
«Giusto, hai ragione. Oddio ma che cavolo è quella cosa che scrive alla lavagna il prof? Non ci capisco niente.»
Violet ha sempre odiato la matematica, fin da piccola. Nelle altre materie è molto brava se si impegna, ma la matematica proprio non fa per lei. Come me con la ginnastica.
«È un’equazione.» le dico io.
«Ah un’equazione, quello che pensavo anche io.» mi dice lei.
«Sì, certo.» le faccio io sghignazzando.
«Sì, sì, prendi in giro. Poi ti prendo in giro io a ginnastica.» mi dice facendomi la linguaccia.
«Dai, concentrati per altri 30 minuti, che poi c’è chimica, la tua materia preferita.»
«Ah, l’unica cosa che mi dà gioia in questa scuola.»
 
Dopo matematica e chimica io Violet andiamo subito negli spogliatoi maschili e iniziamo a tappezzare gli armadietti con i volantini.
«Oddio, che puzza di sudore!» esclama Violet.
 «Ah ah. Io non sento niente, avere il naso rotto ha i suoi vantaggi!».
Finiamo di attaccare gli inviti della festa, o per meglio dire, della finta festa, e usciamo fuori per andare a casa.
Nel corridoio incrociamo Jarrett, che non fa caso a noi. Per fortuna. Lui è un bravo ragazzo, a differenza dei suoi compagni di squadra, non voglio che venga a quella “festa”, lui non ha fatto nulla di male.
«Violet, non dirmi che abbiamo messo i volantini anche sull’armadietto di Jarrett??»
«Sì. Abbiamo tappezzato tutto. Il nostro piano andrà a meraviglia!» risponde lei con un sorriso che le arriva fino agli occhi.
«Ma lui non se lo merita, lo sai che è diverso dagli altri. Non avremmo dovuto mettere l’invito anche sul suo armadietto!»
«Dai Alexa, ma che ti importa?? Tanto io penso che in fondo anche lui sia uguale a tutti gli altri.»
«Come fai a dirlo? Senti, noi vogliamo vendicarci di quelli che ci prendono in giro, e Jarrett non ci ha mai deriso.»
«È vero, su questo hai ragione. Però ormai non possiamo più farci niente. Dobbiamo solo sperare che lui non venga. In fondo non è sempre presente a tutte le feste, no?»
«Sì, speriamo.»
Intanto siamo arrivati a casa di Violet, e c’è Bobby tutto euforico che la sta aspettando.
 
Quando arrivo a casa, Colin è in cucina che mangia un muffin.
«Uh, muffin al cioccolato! Ne è rimasto uno anche per me??»
«Appena sfornati.» dice mia madre porgendomene uno.
Poi spegne il forno e va sul divano a leggere un libro, io ne approfitto per aggiornare Colin sulla festa.
«Prima abbiamo messo gli inviti per la “festa” negli spogliatoi.»
«Ce ne avete messo del tempo. Mamma mi ha chiesto perché non sei rientrata con me. Le ho detto che ti sei fermata a parlare con un professore.»
«Bravo!» faccio io alzando il pollice.
Una volta finito il muffin, vado in camera mia a fare inglese, devo scrivere un testo di trecento parole. Mi viene facile, perché mi è sempre piaciuto scrivere, sin da piccola. Questa mia passione iniziò quando, in terza elementare, la maestra ci assegnò il compito di tenere un diario settimanale, ogni settimana dovevamo scrivere una pagina di diario. Io superavo sempre la pagina, e la maestra era sempre contenta. Da lì in poi non smisi più di scrivere. Ora sto completando il mio quinto diario.
   
 
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