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Autore: LeeShiHo    05/03/2018    1 recensioni
"... Le sembrava, ad un certo punto, di non essersi mai resa conto di quanto fossero lunghe le ciglia di Akira; e per un breve, brevissimo istante, Jun Shiomi ebbe il desiderio di poggiarvi sopra le labbra, e di osservare le palpebre del ragazzo schiudersi a poco a poco per rivelarle un paio di stupefacenti occhi verde smeraldo, candidi e belli come gigli che si affacciano alla vita per la prima volta."
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Hayama, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pure Love

 
La professoressa Jun Shiomi aveva il cervello a mille.
Le selezioni autunnali si erano da poco concluse, e avevano visto proprio il suo assistente, Akira Hayama, il Nobiluomo delle Spezie, uscirne vincitore.
Non riusciva a prendere sonno, Jun: se ne stava seduta sul letto, assorta, le braccia attorno alle ginocchia, i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle, lo sguardo limpido e umido di gioia.
 
Hayama-kun, ce l’hai fatta! Sono così fiera di te! Con il tuo talento, d’altronde, non poteva essere altrimenti. Non immagini nemmeno quanto sia felice per te!
 
La natura aveva fornito la professoressa Shiomi di un’indole tenera, genuina e affettuosa, che la portava a provare una sincera allegria per i successi del suo protetto.
La sua mente, tuttavia, non era mai stata sfiorata dall’idea che Akira desse proprio a lei il merito della sua vittoria, del riconoscimento ufficiale delle sue innegabili capacità… e del suo riscatto da una vita fatta di stenti e patimenti.
 
La donna volse lo sguardo al cielo plumbeo di nuvole nere come la pece, e si lasciò sfuggire un risolino: si stava ricordando in quel momento che Akira l’aveva abbracciata, proprio là, davanti a centinaia di studenti, e questa era decisamente l’ultima cosa che si sarebbe aspettata da un tipo stoico come lui.
 
Chiuse gli occhi, si sdraiò e ripensò a quei pochissimi secondi che a lei erano sembrati durare all’infinito, cercando di rievocarne ogni singolo, magnifico dettaglio: i capelli del ragazzo che giocosamente le solleticavano il volto; le sue mani che la stringevano forte, con calore; i battiti sincronizzati dei loro cuori; lei che, come prevedibile, arrossiva come un peperone…
 
Jun Shiomi non si vergognava ad avere quei pensieri: aveva sempre provato una sorta di affetto materno nei confronti del giovane, e mai si sarebbe sognata di pensare a lui come a qualcuno che non fosse suo figlio o alla più una sorta di fratellino minore.
Questo suo affetto sconfinava, spesso, in una sorta di ammirazione: Akira era sempre stato un bravissimo bambino, diligente e serio, e il suo straordinario senso del dovere lo portavano a lavorare e a studiare ancora più alacremente di quanto ci si sarebbe aspettato da un ragazzino di quell’età.
Quante volte Jun l’aveva visto privarsi del sonno per varie notti di fila… quante volte lei aveva pianto, di nascosto, corrosa dalla paura che il ragazzo si sentisse forzato a fare quello che stava facendo, e che un giorno, non molto lontano, avesse inevitabilmente finito con il danneggiare sé stesso…
Queste erano le paure che da sempre la tormentavano, ed era ancora lunga la sua strada per sconfiggerle.
 
*
 
Come colta da uno scrupolo improvviso, Jun si alzò, infilò le ciabatte, inforcò gli occhiali e si diresse verso la cucina. Se Akira aveva intenzione di stare a provare nuove ricette anche quella sera, l’avrebbe trascinato a letto di peso, stavolta, non aveva dubbi!
In punta di piedi, e stando attenta a non fare il benché minimo rumore, Jun raggiunse la cucina, aprì la porta e guardò: il ragazzo non era lì.
 
Possibile che sia già andato a letto?
 
Scandagliò per bene l’intera stanza, e, constatato alla fine che Akira (finalmente) si era concesso un po’ di sano riposo, si voltò per tornare nella sua stanza. Nel farlo, doveva passare per forza davanti alla camera di Hayama, e subito un altro dubbio le si insinuò nella testa.
 
Vuoi mettere che Akira-kun non sta affatto riposando? Vuoi mettere che non gli è bastato di aver vinto e sta già lavorando a nuovi progetti? Ah, se è così, stavolta gli tiro le orecchie! Oh, eccome se lo faccio!
 
Con animo risoluto, si diresse verso la grande porta scorrevole, la aprì, e… sentì il proprio cuore farsi all’istante leggero, mentre un lieve sospiro di sollievo le fuggiva dalle labbra: Akira giaceva a letto, immobile, i lunghi capelli argentei, solitamente legati in una coda, ora sparsi sul cuscino a incorniciargli delicatamente il viso e il collo, le belle mani ambrate mollemente poggiate sull’addome. L’espressione serena e rilassata del suo viso, insieme alla luce lunare che entrava indisturbata dalla finestra, donavano al ragazzo un’aria eterea, sovrannaturale, addirittura angelica.
 
Stando attenta a non svegliarlo, Jun entrò nella stanza, quatta quatta, si sedette sul bordo del letto e iniziò a fissarlo, intensamente, come una mamma che osserva con amore il suo bambino dormiente.
 
Le sembrava, ad un certo punto, di non essersi mai resa conto di quanto fossero lunghe le ciglia di Akira; e per un breve, brevissimo istante, Jun Shiomi ebbe il desiderio di poggiarvi sopra le labbra, e di osservare le palpebre del ragazzo schiudersi a poco a poco per rivelarle un paio di stupefacenti occhi verde smeraldo, candidi e belli come gigli che si affacciano alla vita per la prima volta.
 
Oltre ad essere indubbiamente intelligente e ad avere un eccellente talento culinario, infatti, Akira Hayama era un giovanotto parecchio attraente, e questo Jun poteva constatarlo benissimo da sola.
 
*
 
Saranno state le temperature non più esattamente estive, oppure il freddo e l’umidità portate dalla pioggia che stava scrosciando copiosamente, oppure ancora il fatto che poco tempo prima la donna aveva armeggiato con del peperoncino, fatto sta che Jun non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un leggero starnuto.
 
“Etcì!”
 
Si udì un gemito, e ben presto l’inconscio desiderio di Jun venne esaudito.
Akira Hayama aprì gli occhi, si girò verso di lei e si tirò su con i gomiti, alquanto sorpreso di vederla lì.
“J-Jun, che ci fai alzata a quest’ora?” domandò il ragazzo, la voce impastata e arrochita dal sonno.
La donna non seppe come ribattere; in compenso si alzò dal letto in maniera così brusca che in soli cinque secondi urtò un vasetto di fiori sul comodino vicino, si girò di scatto per riprenderlo e senza volerlo urtò un mignolo del piede su una gamba del mobiletto.
“AHIAAAAAAAAAA!!!”
“Ehi, che fai?? Possibile che non sei nemmeno capace di guardare dove metti i piedi?”
Hayama, ormai del tutto sveglio, si era tirato su a sedere e guardava Jun massaggiarsi il mignolo, leggermente arrossato dalla botta, con la sua solita aria tra l’indifferente e l’esasperato che Jun trovava spesso irritante.
“Sono costernata, Hayama-kun! Mi dispiace di averti svegliato!”
“Va bene, non fa niente, non piangere…” sospirò il giovane “Perché sei venuta in camera mia, piuttosto? Ti serve qualcosa?”
Jun sbottò: “P-potresti essere un po’ più empatico, qualche volta?? Non so se l’hai notato ma a momenti non mi sfracellavo un dito!”
Il ragazzo accennò un lieve sorriso, talmente lieve che alla donna sfuggì. A detta del giovane, Jun aveva un non so che di tenero e infantile quando lo “attaccava” in quella maniera.
“Ma veramente? Beh, non so che dirti, Jun… se non che è tipico di te.”
 
Dio, quanto vorrei  dargli una botta in testa quando fa lo spaccone in questa maniera!
 
“Ad ogni modo, non hai ancora risposto alla mia domanda. Perché sei qui?”
La donna, mettendo su un espressione imbronciata che non faceva altro che accentuare quella tenerezza e infantilità che da sempre costituivano sue prerogative, borbottò:
“Uhmpf! Volevo solo vedere se stavi dormendo, niente di che… Uhmpf! Sai com’è, io a volte mi preoccupo…”
A quelle parole, Akira dovette soffocare l’impulso di abbracciarla, tenerla stretta al proprio petto e non lasciarla andare più: adorava quel lato di Jun, l’aveva sempre adorato...
 
Jun disse quelle parole ad Akira senza guardarlo negli occhi, volgendo la testa altrove, come una bambina indispettita che non voleva sentire ragioni. Ma la verità era che fece così per nascondere un tenue rossore che minacciava di imporporarle troppo le guance e farsi notare da Hayama.
 
Visto così da vicino, infatti, Akira-kun era splendido, talmente stupendo da non sembrare reale, come se fosse stato una sorta di essere divino.
Jun non si preoccupò troppo delle sensazioni che stava provando in quell’istante… dopotutto, quante volte l’aveva portato al mercato del pesce e le signore del posto, più o meno anziane, vezzeggiavano quello che allora era un bimbo di 8 anni a loro detta particolarmente bello? Quante volte, ora che era un giovanotto, tante donne si giravano a guardarlo ogni volta che passava, colpite dalla sua aura virile e delicata al tempo stesso?
 
Ignaro delle elucubrazioni mentali della donna, ad un certo punto al ragazzo venne un’idea.
 
“E va bene, allora. Dato che ti preoccupi tanto, Jun, che ne dici di rimanere con me, stanotte?”
Jun trasecolò, e di nuovo sentì il sangue caldo correrle su per le guance; forse non aveva inteso bene…
“Eeeeh… eh?! V-vuoi che stia con te??”
“Beh, fuori sta piovendo, camera mia è più calda rispetto alla tua e non mi pare che sia il caso che tu prenda freddo ulteriormente con quella specie di colpo di cannone che hai dato poco prima…”
Per la terza volta, in quella serata, il viso della donna minacciò di imporporarsi vistosamente, più per l’ipotesi di dover stare fisicamente accanto a lui per delle ore che per un’irritazione vera e propria.
Alla fine, acconsentì.
“Va bene… mi fai spazio?”
Hayama si scostò leggermente per permetterle di mettersi nel letto, e Jun, pian pianino si infilò sotto le coperte. Di fuori, un vigoroso tuono riecheggiò nell’aria.
Non appena la donna si fu sistemata, Akira la guardò per un istante, come se volesse dirle qualcosa, ma poi si scostò da lei decorosamente, per non starle troppo vicino.
Jun si sentiva strana, ma non sapeva spiegarsi il perché.
“Buonanotte, Hayama-kun” sussurrò.
E proprio in quel momento, successe una cosa che Jun non avrebbe previsto mai e poi mai: il ragazzo si girò lentamente, mise una mano sulla spalla gracile della donna, e con semplicità, come se fosse la cosa più naturale e banale del mondo, le diede un bacio a stampo sulla fronte, per poi mormorare di rimando:
“Buonanotte, Jun”.
Dopodiché si rimise a dormire.
 
Jun ci mise un po’prima di realizzare quanto era appena accaduto; più che altro, ciò che l’aveva in quel momento impaurita di più era la possibilità che il suo cuore potesse uscirle fuori dal petto e finire in faccia al povero Hayama.
La donna era ammutolita: per un secondo (o forse sarà stato un anno condensato in un secondo, chi lo sapeva?) Jun aveva avuto il  viso del ragazzo a pochissimi centimetri dal suo, aveva potuto respirare il profumo squisito della sua pelle (cannella?) e aveva perfino creduto di vedere la sua immagine attonita riflessa in quegli incredibili occhi verdi.
 
Confusa, ma allo stesso tempo deliziata da quella situazione che si era venuta a creare (finalmente lo ammetteva), Jun aspettò che Hayama si addormentasse, e poi si girò adagio adagio verso di lui.
Il pigiama che aveva addosso gli scopriva appena appena una spalla; il viso non avrebbe potuto essere più calmo e serafico.
Come sei bello, Hayama-kun…
Sorridendo dolcemente, gli sfiorò con deferenza una ciocca di capelli con la punta delle dita, dopodiché il nero di quella notte piovosa si chiuse anche su di lei.
 
Anche tu, Jun.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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