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Autore: HikariRin    05/03/2018    1 recensioni
The Realm Between è una storia che indaga le motivazioni per le quali Isa e Lea si sono separati; copre l'arco narrativo della saga da Birth by Sleep al finale di Dream Drop Distance. Il legame tra i due protagonisti, tra i ricordi e il presente, è come un reame di mezzo: qualcosa che non è più possibile trovare nella stessa forma in cui è scomparso, cui farà da sfondo una delicata riflessione sui sentimenti e sull'esistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Isa, Lea, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, KH 358/2 Days
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- Questa storia fa parte della serie 'The Realm Between'
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The Realm Between ~ 2

Dolore



Quello che vedo adesso è il luogo più alto che io abbia mai conosciuto.

Sebbene questa finestra mostri solo uno scorcio di ciò che è.

Kingdom Hearts, l'eterno custode dei cuori.

 

Una volta avevo un cuore; per negligenza o inerzia, non mi ci sono mai rapportato davvero. Non potevo sopportare di sentirmi oberato dai miei propri sentimenti, quasi fossero un peso o io dovessi necessariamente capire come mi sentivo. Indagare se stessi, cercare di essere coerenti, esternare ciò che si prova; sono sempre stati concetti a me estranei, e per quanto mi sforzassi non riuscivo a trovare la mia persona interessante, né sentivo che sarebbe potuta cambiare. Nel tempo, smisi totalmente di entrare in contatto con me stesso.
Probabilmente è per questo che un altro è riuscito ad insinuarsi con estrema facilità sotto le mie vesti.

Avevo appena trovato qualcuno con cui valesse la pena condividere ciò che ero. Una persona importante.
Al tempo, non avrei mai pensato di poter trovare qualcosa che un giorno non avrei più voluto perdere.

Faceva quello che gli andava di fare. Era appassionato ed emotivo. Amava la vita, non perdeva occasione di esternare questa semplice realtà. Aveva un carisma tale da trascinare chiunque. Lo attraeva qualcosa di me e non capivo cosa fosse, ma comprendeva la mia solitudine prima di me stesso. Non faceva che chiamarmi per nome, chiamarci amici, migliori amici. Ogni serata trascorsa con lui era un arricchimento. Eravamo diversi, ma forse era proprio il fatto che brillava di luce propria che mi portava ad associarlo a qualcosa di più grande. Mi colpì molto che, fra tante persone, avesse deciso di associarsi proprio a me. Forse fin dall’inizio aveva compreso la mia debolezza, il motivo per cui io stesso non volevo indagare ciò che avevo dentro.

Non sapevo nemmeno cosa fosse un amico. La sua presenza mi portò a interrogare il mio cuore. Tra i miei ricordi ce n’è uno importante, di un giorno in cui dall’alto della torre sulla quale avevamo passato un’intera serata il cielo mi era parso più vicino, maggiormente conoscibile, scrutabile, indagabile. Adoravo i posti alti, perché se anche uno di essi avesse posto fine alla mia esistenza niente sarebbe cambiato. Quando sei in cima a qualcosa provi solo una sensazione di estrema pienezza, ed essa basta. Interrogarsi oltre è superfluo, se dentro senti il vuoto. Quella sera il vuoto era davanti a me, e per la prima volta ebbi timore di cadere.

“Domani torneremo qui?”

Mi chiese, con lo sguardo rivolto verso i tetti del borgo che si coloravano di scuro, e non potei fare a meno di notare il palpabile imbarazzo che mostrava nel pronunciare quelle parole, come se in qualche modo avessero potuto infastidirmi.

“Non sei obbligato, se non vuoi.”

Provai la sua testardaggine di proposito, perché sapevo che in quel modo lo avrei convinto a venire con me.
Sapeva essere piuttosto prevedibile. Ma se anche si fosse rifiutato, credevo non mi avrebbe turbato.

“Ti ho già detto che tornerò alla torre con te. Solo che...”

Aveva incrociato le mani al petto, ed una di esse teneva saldamente l’altra, quasi dovesse scivolare via.

“È opprimente, questa sensazione di poter perdere qualcuno con così poco.”

 

Biascicava le parole, e nella mia perpetua noncuranza dei sentimenti degli altri, o dei sentimenti degli altri e dei miei, non capivo perché mi stesse dicendo quelle cose. Appoggiai saldamente una mano alle mura della torre, dandogli le spalle. La luna è un astro con una forte personalità, solo tra le ombre del cielo. Solo come me. Eppure quella sera per un momento l’avevo sentita di entrambi. Avevamo fatto qualcosa insieme, qualcosa che speravo di ripetere. Ero stato bene con qualcuno. Ero passato dal prenderlo in giro all’essere tremendamente serio con lui.

“Perdere me ti dispiacerebbe?”

Un vento leggero muoveva le foglie e i fiori ormai chiusi del giardino che avevo sempre ammirato. Lo sentii arrivare dietro di me. Non voleva essere una domanda tendenziosa. Uno come lui doveva avere una moltitudine di persone intorno, quello era il mio pensiero. Doveva esserci sicuramente chi aveva una luce molto forte, chi ne emetteva meno. E poi c’ero io, che sorgevo alla sera, che non ne emettevo affatto.

“Tu sei mio amico.”

Al tono flebile col quale aveva pronunciato quelle parole mi sentii raggelare, seppure il mio cuore volesse scaldarmi battendo più forte. Lui era lì, e capii che avrei potuto brillare solo finché lui sarebbe stato con me.

“Che cos’è un amico, Lea?”

Volevo una risposta sincera. Sentivo come se, per la prima volta, qualcuno stesse per darmi una speranza, e all’indomani del nuovo giorno avrei potuto sentire una luce diversa intorno a me; una ragione per vivere.

“Un amico non ti lascia mai andare. Un amico ti tiene la mano. Lo hai fatto perché avevi paura che io cadessi, vero? Lo hai fatto quasi senza pensarci. Io, invece, ci ho pensato per tutto il tempo.”

Pareva quasi una punizione.

“Tu hai bisogno di avere accanto qualcuno, e io ne ho bisogno allo stesso modo.
   Non voglio passare tutte le mie serate sulla torre con te ad avere paura che tu possa cadere.”

Inizialmente pensai di rispondergli che tra i due non avrebbe certo dovuto avere timore per me. Poi fui vinto dalla spontaneità, dalla solarità delle sue dichiarazioni. Ammettere a me stesso di essere tanto fragile e debole sarebbe equivalso a legarlo a me più di quanto avrei voluto, perché se un giorno avessi poi desiderato di cadere lui mi avrebbe seguito, o io avrei dovuto portarlo con me. In entrambi i casi l’amico che avevo scelto avrebbe sofferto, e non volevo intaccare la sua personalità con la dannazione eterna della mia.

“Se vuoi passare le serate con me, devi accettare quel dolore.”

“Perché?

Capii che avrei voluto allonanarlo, e i suoi occhi si fecero più severi. Il silenzio intorno a noi mi rendeva tranquillo, ma sentivo qualcosa dentro di me; qualcosa di opprimente, dolente. Non avrei saputo nominare quella sensazione.

“Perché vuoi aggiungerne ancora?!”

Forse vertigine, timore del vuoto.

“Perché tu non sarai mai pronto a quell’eventualità, Lea.
  E se non sarai mai pronto, forse è meglio che tu rimanga fin da ora ai piedi della torre...”


Dalla mia finestra vedo un abisso senza fine. Cadendo da qui, non potrei comunque avere paura. Avrei timore per lui, che ha fatto tanto per inseguirmi. Non ho mai conosciuto la felicità; semplicemente, non avrei mai voluto conoscerla, perché l’oscurità è casa mia. Mi sarei tirato indietro per paura di rimanere solo, una forte personalità in un abisso oscuro. Non volevo rincorrere la caducità di un legame, un effimero déjà vu.

“... Ma se ci sei anche tu, io ho meno paura.”

Non posso permettermi alcuna distrazione, non posso permettermi alcuna emozione; perché cadrei ancora più a fondo, e non vorrei mai che lui venisse con me. Se un giorno avessi indietro il mio cuore, vorrei abbandonare il mio dolore. Vorrei cambiare. Come la luna che danza nel cielo, essere libero di vivere.
Recuperare ciò che avevamo costruito. Perché, nonostante io avessi scelto di scivolare via, lui si è fatto coraggio per me, ha acceso un fuoco. Non scorderò mai che è grazie a lui se ora sento di voler tornare.
 

Note dell'autrice:

Di nuovo, sono HikariRin!

Come avrete intuito, i punti di vista sono invertiti.
Così avremo un capitolo con protagonista Lea, ed uno seguente con protagonista Isa. Se anche non potete soffrire uno dei due vi consiglio di leggerli tutti, perché ci saranno cose narrate da entrambi che aiuteranno a ricostruire i pezzi. Inoltre, per l’intento di questa storia, è necessario ascoltare entrambe le campane.

A differenza di Lea, Isa parla dalla fine di Kingdom Hearts II, in quanto non possediamo ancora sufficienti informazioni per cui io possa addentrarmi più avanti, fatta eccezione per trailer e DDD ovviamente, ma a quanto sembra i ricordi del loro incontro in quel frangente sono stati completamente cancellati.

Ci saranno diversi flashback e spero riusciate a comprendere in ogni momento il ritmo della narrazione; i prossimi capitoli cominceranno anche ad essere un po’ più lunghi. Spero non ne verrete scoraggiati.

Vi lascio quindi alla lettura dei prossimi capitoli, e vi ringrazio del tempo che avete deciso di concedermi.

   
 
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