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Autore: Miwako_chan    06/03/2018    3 recensioni
Naruto e Sasuke vivono al Villaggio dei Pescatori sulle sponde del lago Izuya, in un luogo immerso nella natura incontaminata. Sono migliori amici da sempre, ma quando i sentimenti iniziano a cambiare veloci e incontrollabili, diventa difficile continuare a percorrere la stessa strada.
[Questa fanfiction partecipa alla "Calippo Challenge" indetta dal gruppo Facebook SASUNARU FanFiction Italia]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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cap 7 llar



Credeva che trasferirsi per studi a Tokyo avrebbe portato solo a risultati positivi, tra questi tornare a vedere Sasuke come un amico e invece la lontananza ha contribuito a creargli un’immagine ancora più idealizzata del ragazzo. Gli spigoli del suo carattere sono come smussati, parlare con lui è terribilmente piacevole e lo è in un modo diverso che farlo con chiunque altro. Il sentimento che lo lega a Sasuke è un qualcosa d’irripetibile, che non è stato minimamente offuscato dai chilometri che ha gettato tra loro.


È stato drastico. In questo la distanza l’ha agevolato, è fin troppo semplice evitare una persona se non c’è la possibilità di incontrarla fisicamente. Ha iniziato a rispondere sporadicamente ai messaggi e Sasuke ha agito di conseguenza scrivendogli sempre più di rado. Ha inventato le scuse più banali per non rispondere quando gli telefonava e non l’ha mai richiamato.


È passato più di un anno dall’ultima volta che si sono visti, da quella sera in cui ha sentito le sue labbra lungo il collo e la sua mano contro la pelle, in cui ha creduto che il cuore potesse esplodergli nel petto. L’ha considerato un momento di debolezza da parte di entrambi, una sorta di cattivo gioco: quello di chi si sbilancia di più, così che l’altro possa colpire con più forza.

“Stai studiando testa quadra?”
“Senza di te si pesca molto di più”
“Incredibile oltre che inutile eri pure dannoso”
 “Quando torni?”
“C’è un posto che devi vedere”
“Come stai?”

Eppure ogni volta che legge quelle parole, scritte in piccoli e freddi caratteri neri, si scatena in lui la speranza sottile e insidiosa che anche Sasuke viva in una trepida attesa.
La sua testa è piena di pensieri confusi e controproducenti, ma si è ripromesso di non perdere di vista l’obiettivo per cui si trova a Tokyo.




“Stupido stupido stupido! Stupido al cubo!”
A scuola le ragazze sono tutte molto carine, ma forse un po’ difficili da avvicinare e lui ignora totalmente un modo decente di approcciarsi. Sakura ha rifiutato di uscire con lui almeno una decina di volte e alla fine stremata ha accettato quantomeno di diventare sua amica o dispensatrice d’insulti.
 
“Sei crudele Sakura-chan, in fondo non ho fatto nulla di male.”

Haruno gli strofina forte le nocche sulla testa. “Nulla di male? Come puoi davvero averle chiamate in quel modo!”
“Merda, perché voi ragazze dovete sempre dirvi tutto?”
“Coniglie bianche!” Geme mettendosi le mani tra i corti capelli rosa.

Alcuni giorni fa ha convinto Hinata ad arrischiare un momento d’intimità chiusi nello spogliatoio della palestra. Con le mani infilate sotto la maglietta di cotone leggero, si è rivolto alle tette della ragazza chiamandole candide coniglie con il risultato che lei per poco non è scoppiata a piangere per l’imbarazzo. Naruto allora si è fermato immediatamente, già poco convinto dal principio, e biascicando delle scuse si è levato d’impiccio.


“Tu non capisci proprio niente, sei un animale! Te le volevi mangiare per caso?”

“Abbassa la voce!” Sbraita Uzumaki alzandosi dalla sedia di scatto. Sakura per tutta risposta si siede a gambe accavallate sul suo banco.
“Nel libro che mi ha prestato Sasuke le descrivevano anche così… pensavo di far colpo.” Bofonchia.
Sakura scoppia a ridere di gusto. “Davvero? Che razza di libri ti prestano!”
“Raccontava la storia di una povera famiglia cinese del Novecento. S’intitola, ehm, ‘Grande seno, fianchi lar—”
“Il tuo amico dev’essere una specie di pervertito, sicuro!” Sakura continua a ridere e con il braccio destro si tiene la pancia.

Era pure un bel mattone di quasi mille pagine, ma stupendo perfino se stesso è riuscito a leggerlo tutto, e ora a ripensarci il motivo è ancora lo stesso: far colpo su qualcuno.


“Sasuke non è un pervertito!”

Sakura sgrana gli occhi verdi, sorpresa da quel tono duro. Con le labbra ancora increspate in un sorriso lascia scivolare la questione e gli picchia una mano aperta sul petto. “Sì, ma non ti scaldare adesso! Senti… forse non tutto è perduto.”
Naruto storce la bocca in una smorfia. “Che vuoi dire?”
“Che potrei mettere una buona parola su di te, Hinata è una ragazza molto comprensiva e paziente.”
“Non ce n’è bisogno.” Dice. “Voglio risolverla da me.” Non farà nulla in tal proposito, è probabile che tutto sia accaduto per risparmiargli l’ennesimo errore.
“Sicuro?” Sakura scende dal banco e si piazza davanti a lui con le mani ancorate ai fianchi.
“Certo. Grazie Sakura-chan.” Naruto la scansa e si dirige fuori dalla classe. “Pranziamo insieme? Offro io.” Propone poco dopo.
“Quanta generosità in un uomo solo!” Replica la ragazza con tono allegro, tirandogli una pacca così vigorosa sulla schiena da far girare tutti i presenti.





Il ronzio del ventilatore si mescola al rumore di spari, alle sottili imprecazioni di Shikamaru Nara e lo sghignazzare convulso di Kiba Inuzuka, che stravaccati sul divano giocano alla console.
Akamaru, il cane di Inuzuka, ignorato da tutti è riuscito a profanare lo zaino di Naruto sparpagliando per terra il suo contenuto. Se ne sta accucciato sul tappetino vicino all’ingresso intento a ridurre in pezzi un quaderno. È un cucciolone di appena sei mesi, ma supera già i venti chili. In realtà nello stabile è vietata l’introduzione di animali, ma né Kiba né Naruto sembrano molto interessati al rispetto delle regole. “Non se ne accorgerà nessuno” Aveva ribadito Kiba, come se si trattasse di un gattino da nascondere sotto la giacca.

“Già, un animale discreto.” Aveva commentato Shikamaru. Gli altri due avevano annuito non cogliendo minimante il sarcasmo o fingendo di non farlo.

Naruto appoggiato alla ringhiera del balcone mangia un ghiacciolo all’anice dello stesso colore del cielo della Capitale. Dalla portafinestra spalancata entrano ondate di aria calda e afosa insieme
al frinire incessante delle cicale.
“Mi sto annoiando!” Vocia Kiba ululando l’ultima sillaba della frase.
Shikamaru gli ha piazzato sei kill di seguito e lui ha perso ogni briciolo di concentrazione. Sente i pollici intorpiditi a furia di pigiare freneticamente sul controller.
Akamaru solleva la testa, istintivamente attratto dalla voce del padrone, e drizza in avanti le pendule orecchie fulve.
“Non ti puoi stancare proprio quando inizi a perdere.” Replica mollemente Shikamaru, non intende insistere comunque, è da più di mezz’ora che gioca solo per inerzia. Mette in pausa, incrocia le braccia dietro la testa e divarica le gambe.
Inuzuka prende una manciata di snack all’alga piccante dalla ciotola sul tavolino davanti al televisore, gli basta allungare un po’ il braccio senza nemmeno alzarsi. Sul tavolino ci sono diverse lattine vuote e le confezioni del cibo d’asporto che hanno mangiato per pranzo.


“Andiamo a giocare a basket?”


“No.” Sbadiglia Nara.


Naruto non dice nulla, l’afa estiva è opprimente, e lecca via dalle dita qualche goccia del ghiacciolo che ha incominciato a sciogliersi. Il riflesso della luce del sole che attraversa la tettoia gialla crea un soffuso disegno sulla sua schiena.

“Perché no?” Dice Kiba innervosito e nel girarsi verso l’amico quasi non lo colpisce con una gomitata.
Shikamaru gli lancia uno sguardo tagliente.“Fa troppo caldo.”
Risponde, poi reclina la testa all’indietro e chiude le palpebre.
“Il basket non ha mai ucciso nessuno! Ehi, Naruto, che ne dici?” Cerca appoggio.
“Ha ragione Shika. Possiamo farci una partita stasera al massimo.” Dice mentre osserva il quartiere immerso in una quiete singolare. Gli insulti sbraitati con ferocia da Kiba si rovesciano contro le sue spalle.
“Fattene una ragione.” Mormora Nara, poi sempre a occhi chiusi tira fuori un pacchetto accartocciato di sigarette dalla tasca dei jeans e ne accende una.

“Ci vorrebbe qualcosa di fresco.” Dice Kiba, incazzarsi a quel modo gli ha fatto venire ancora più caldo. Si siede di fronte al ventilatore e lo imposta fisso nella sua direzione. “Se abitassimo al mare, sai che figata.” Commenta trasognante. “Potremmo organizzare una vacanza! Che dite?”

Shikamaru annuisce appena, il fumo scivola lento dalle sue labbra socchiuse allungandosi verso il soffitto.
“Tu, Naruto, prima di trasferirti a Tokyo non abitavi vicino al lago Izuya? Potremmo andare lì!”
“Non parlavi del mare?” Replica Uzumaki.
“Fa lo stesso, è sempre acqua e il clima sarà di certo migliore.”
“Non credo sia una buona idea. Il Villaggio dei pescatori non è come Okinawa!”
“E con questo?”
“Dico che non ci sono feste, non ci sono locali, non c’è niente d’interessante.”
“Beh, le tipe ci saranno, no? O vi riproduce per partenogenesi?”
“Per parte-cosa? Certo che ci sono!”
“E come sono?”
“Eh? Non so, normali! Ma mi ascolti quando ti dico che non c’è niente da fare? Non è un posto turistico!”
“Forse non sono tutti interessati a festeggiare sulla spiaggia o cose simili, un posto tranquillo andrebbe più che bene per me.” S’intromette Shikamaru.
“E il vitto e alloggio gratis? Non dimentichiamoci del vitto e alloggio gratis.” Esclama Kiba e sul suo viso si allarga un sorriso furbo. L’aria del ventilatore gli spazza deliziosamente i capelli via dalla fronte.
“Cosa?” Sbotta Naruto.
“Non abbiamo abbastanza soldi da parte per andare a Okinawa, quello sarà il viaggetto per festeggiare la maturità. Per quest’estate ci accontenteremo dell’Izuya.”
“Dovrei ospitarvi a casa mia?”
“Cazzo di domande sono? Certo! Il Villaggio è un gran posto, bagni al lago e natura incontaminata. Poi ci potrai presentare questo Sasuke di cui parli spesso, il tuo miglior amico mi pare.”
“No.”
Inuzuka aggrotta le sopracciglia scure. “Come no?”
“Ho detto di no. Non si farà nessuna vacanza al Villaggio.” Ripete duramente e getta lo stecco del ghiacciolo nel vaso del ficus rinsecchito. “Cosa non ti è chiaro?”
Kiba spalanca la bocca in una smorfia. “Che cazzo di carattere! È da settimane che ti comporti da merdaccia, ma la vuoi finire?” Afferra un cuscino del divano e glielo lancia mancando però clamorosamente la mira, Naruto non riesce ad afferrarlo in tempo e il cuscino vola oltre la ringhiera del bancone.

“Cazzo! Vallo a recuperare!” Sbraita.


Kiba ghigna. “Non ci penso proprio.”


Uzumaki a piedi scalzi avanza verso l’amico con intenzioni tutt’altro che pacifiche e gli si butta addosso sul divano. Kiba viene spinto contro Shikamaru che cerca in qualche modo di protestare e togliersi di mezzo. “Idioti! Ho la sigaretta in mano!”

“Devo insegnare una lezione a questo cagnaccio!”
Inuzuka ride stupidamente, difendendosi come può. Una gamba di Nara è incastrata sotto la sua schiena. Akamaru saltella intorno al divano, tirando calde slappate ovunque trovi qualche centimetro di pelle nuda. Uggiola di tanto in tanto, desideroso di unirsi anche lui all’allegro baccano in cui è coinvolto il padrone.
Shikamaru tira un sospiro di stanchezza, non sente più la gamba. “Ehi, Naruto, quando inizi il turno?” Fa un ultimo tentativo prima di decidere di rassegnarsi e crepare lì, se non schiacciato quantomeno di caldo.
Quella domanda posta così alla sprovvista fa abbassare la guardia a Uzumaki che viene colpito sotto al mento da una pedata di Kiba.
“Ahio!” Si porta una mano alla bocca, trovandola macchiata di sangue. Con i denti dev’essersi tagliato il labbro dall’interno.
“Ah! Scusa dai!” Esala Kiba.
“Cazzo! Che ore sono?” Afferra per il collo Inuzuka e gli pigia con forza la testa sul divano. Shikamaru in qualche modo riesce a rotolare sul pavimento e a rimettersi in piedi. “Ti esce sangue.” Commenta fiaccamente.
Inuzuka raggiunge con il braccio libero il controller poggiato sul tavolino e accede al menu di gioco. “Quasi le due.” Bofonchia contro la stoffa del lenzuolo di copertura, schiacciato dal peso di Naruto.
“Merda.” Uzumaki si alza di scatto e va a darsi una ripulita al lavandino della cucina. Kiba ed Akamaru lo seguono come pulcini.
“Ohi, scusa.” Blatera ancora, guardando ovunque tranne che Naruto.
“Nah, non mi hai fatto niente.” Dice con una leggera alzata di spalle. Alla fine si tratta solo di un taglietto.
“Non hai nemmeno del ghiaccio in casa,” Shikamaru gli porge un pacchetto di piselli surgelati. “tieni.”
“Ah! Grazie.” Naruto prende la busta e la pigia sulla zona dolente. “Non sapevo di averne nel congelatore.”
“La cosa non mi stupisce.”
“Devi andare via subito immagino, beh, ci vediamo comunque stasera per la partita?” Dice Kiba.
Naruto allunga un sorriso obliquo. “Ok.”
Cercando il cane con lo sguardo, Inuzuka nota vicino all’ingresso lo zaino aperto dell’amico e i pezzi di carta stracciata tutt’intorno. Akamaru è nuovamente lì che pascola languidamente nella sua opera di distruzione. Sente i peli rizzarsi sulla nuca e si mette di fianco al tavolo cercando di coprire il fattaccio con il suo stesso corpo, anche se è consapevole dell’inutilità del gesto. “Vuoi un passaggio fino alla fermata della metro? Sono venuto in bici.” Quando è nervoso Kiba tende a straparlare.
Naruto l’osserva scettico. “Se è il tuo modo di farti perdonare, accetto.”




Al café non l’hanno assunto per una qualche valida ragione, se non per il sorriso. Il fatto che sia un ragazzo trasandato nel vestire, dai modi grezzi, dall’accento marcato e con zero esperienza nel campo della torrefazione, o in qualsiasi campo in generale, non sono da considerarsi punti a suo favore.

“Un caffè, un cappuccino e due torte alla fragola.” Ripete l’ordine e sorride.
Gli serviva un lavoretto estivo per contribuire alle spese d’affitto del suo monolocale e, motivo da non sottovalutare, far passare il tempo in modo costruttivo. Nonostante attenda sempre con smania l’arrivo della bella stagione durante il periodo scolastico, una volta arrivata si ritrova in una specie di limbo. L’anno scorso è successa la stessa identica cosa, ha passato due mesi a rosolare nei suoi problemi senza combinare niente di buono.
Dovrebbe sfruttare questo periodo per studiare, ma ha ancora meno voglia del solito. Le giornate diventano lunghe, molli, senza respiro, e i suoi amici spariscono uno dopo l’altro per andare in vacanza o tornare dalle loro famiglie. Presto anche Kiba e Shikamaru partiranno, non ha soldi per seguirli e non intende dirglielo o farglielo pesare, ma senza di loro sarà ancora più difficile. Stare alla Capitale è un supplizio. Tornare al Villaggio sembrerebbe l’unica alternativa valida, ma significherebbe affrontare la realtà dei propri sentimenti e paure.


“Naruto va a vedere i tavoli nell’altra saletta, stanno aspettando da un po’. Muoviti.”

Il suo capo è un tipo allampanato, dovrebbe essere sulla trentina ma ha già tutti i capelli bianchi. Per certi versi gli ricorda suo padre, cioè il suo tutore Iruka, ma non è buono quanto lui, in realtà non sa bene fino a che punto può fidarsi.

“Sì, sì, subito.” Blatera, dirigendosi a prendere le ordinazioni.

Quella sera nel suo appartamento, Sasuke gli ha confessato di sentirsi solo quanto lui. Chissà a cosa starà pensando adesso, cosa starà facendo, può immaginarlo intento a pescare, oppure addormentato all’ombra di qualche albero. Osserva la ragazza al tavolo ringraziarlo, è molto bella con una frangetta corta e folta a incorniciarle il viso, ma non sente nemmeno le sue parole. Sorride di rimando e finisce di scrivere la comanda. Ha la netta sensazione che la Capitale non gli apparterrà mai e lui non apparterrà mai a lei.

“Oggi ho bisogno che rimani qualche ora in più, c’è da sistemare in cucina.” Kakashi glielo dice pacatamente, mentre si incrociano lungo il corridoio che porta ai bagni. Prima che Naruto possa ribattere qualcosa, l’uomo ha già svoltato l’angolo. Niente basket stasera, il suo piano di fracassare a pallonate la testa vuota di Kiba verrà rimandato.



Porta fuori la spazzatura, sono le dieci passate. Tira un vento leggero, molto piacevole, e qualche timida stella traspare nel limpido cielo estivo di Tokyo. Infila la mano sotto il grembiule per prendere il pacchetto di sigarette. Ne accende una, del resto pensa di meritarsela una piccola pausa. Fa giusto in tempo a fare un tiro che appare Kakashi da dietro i pannelli in plastica del retrocucina. Naruto incurva le spalle e lancia un’occhiata sbieca al capo, aspettandosi già un cazziatone. “Vuole favorire?” Dice nascondendosi dietro la sua sfacciataggine.

“Non dovresti fumare.”
“Si preoccupa per me adesso?”
“Eh? No, non sono nessuno per dirti di smettere, alla tua età facevo lo stesso. Ma devi finire di pulire dentro.” Replica spiccio.
Naruto aggrotta le sopracciglia.
“Ascolti.”
“Dimmi.”
“Domani ho bisogno della giornata libera.”
“È sabato.” Kakashi si gratta il capo. “L’unico giorno in cui mi sei realmente utile… Dovrei dirti di no.”
Naruto spegne la sigaretta e la getta nel cassonetto. “Se non me la concede, mi licenzio.”
“Stai un po’ esagerando, ragazzo.” Kakashi ha un’espressione stanca e un tono di voce sempre corroso dall’indifferenza. È difficile farsi un’idea precisa di quello che ha in mente.
“Affatto.”
“Passa nel mio ufficio prima di andartene. La pausa è finita comunque.” Replica e con un lieve fruscio di tende rientra in cucina.

Il lago Izuya è rinomato per il colore blu delle sue acque, capace di infondere un senso di pace e tranquillità. I pensieri negativi scompaiono trasportati via dalla brezza accompagnata dai richiami striduli dei gabbiani.


Se deve avere poco, preferisce non avere niente ed è questa la consapevolezza da cui può finalmente ripartire. Afferra il cellulare e scrive un messaggio semplice e conciso: “Sto bene domani torno.”







  
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