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Autore: piccina    06/03/2018    4 recensioni
"Non era mai stato un padre tradizionale, ma a quel figlio voleva bene e sentiva che in questo momento aveva bisogno di lui"
Brian alle prese con la difficile adolescenza di Gus fa i conti con il suo essere padre. Justin è al suo fianco.
Idealmente circa una decina di anni dopo la 5X13
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Gus Kinney, Justin Taylor, Lindsay 'Linz' Peterson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Daphne e Susan erano arrivate. Le avevano sistemate nelle camere comunicanti che occupavano occasionalmente Mel Linz e JR quando si fermavano a Britin.
Justin sembrava tornato un ragazzino come ogni volta che Daph rientrava a Pittsburgh. Susan era incredibilmente cambiata dall’ultima volta che l’avevano vista, circa nove mesi prima. Adesso parlava abbastanza bene, stava tirando fuori un caratterino degno di sua madre e rideva come lei, a bocca piena, lanciando la testa all’indietro. Justin la trovava irresistibile e anche Brian non era immune al fascino della piccola ricciolina. Gus si era dimostrato insospettabilmente abile a gestirla. Quando si era accorto dello stupore con il quale lo guardavano maneggiarla, giocarci e darle retta si era voltato un po’ scocciato: “Ho fatto pratica con JR, ero grande quando è arrivata a rompere!” Aveva detto con malcelato affetto. “Certo grandissimo, ben cinque anni” l’aveva preso un po’ in giro Brian. La realtà era che a Gus i bambini piacevano proprio.
“Via, fuori dalla palle” li aveva praticamente cacciati di casa. Era sabato. A Susan ci avrebbe pensato lui, che Justin e Daphne si prendessero una giornata e una serata per loro. Avevano qualche mese di chiacchiere e affetto da recuperare. La bambina era abituata a essere lasciata alle cure di altri che non fossero la madre e già da tempo aveva stabilito, con l’istinto incontrollabile  dei bambini, che quel lungo uomo dai capelli scuri aveva un buon odore e le andava a genio.
Non appena erano rimasti soli si era chiesto se rimanere in casa e farla giocare in giardino o uscire. Alla fine se l’era presa comoda, si era bevuto ancora un caffè seduto fuori mentre la piccola giocava davanti a lui nel prato ben curato e poi aveva deciso di prepararla. “Coraggio Susy, le aveva detto, ci facciamo un giretto a Pittsburgh, passiamo a salutare degli amici, poi facciamo una sorpresa a Gus, andiamo a prenderlo a scuola e magari vi porto a mangiare fuori.”
Dopo pranzo Gus era rimasto a Pittsburgh con Giada e amici, sarebbe rientrato nel pomeriggio con il treno, mentre lui e Susan erano tornati a Britin, la piccola era ancora abituata a dormire il pomeriggio e più o meno al dolce aveva iniziato a stropicciarsi gli occhi. Si era addormentata di schianto appena messa nel seggiolino in auto, fortunatamente non si era svegliata quando l’aveva presa in braccio arrivati a casa. Guidando aveva avuto un momento di terrore quando si era accorto che si era addormentata. Gli era tornato alla mente, dalla notte dei tempi, quanto Gus si incazzasse e rimanesse intrattabile, se veniva svegliato mentre dormiva. Non se li ricordava più tanto bene, sempre che li avesse mai interiorizzati all’epoca, i ritmi di una treenne. Forse sarebbe stato meglio farla mangiare a casa. Grazie a dio la fortuna aiuta gli audaci e gli smemorati: Susy non aveva battuto ciglio nel trasbordo da auto a lettino.
Justin e Daphne erano rientrati abbastanza presto e l’avevano trovato ancora sveglio a leggere stravaccato sul divano.
“Ha mangiato e dorme – l’aveva tranquillizzata appena l’aveva vista entrare in sala - è stata bravissima. Voi? Andata bene la giornata?” aveva chiesto tirandosi seduto, per fare posto a Justin che si era avvicinato.
“Benissimo, non hai idea del regalo che mi hai fatto, non sta con me solo quando lavoro, per il resto sono anni che non mi ricordo neppure più come si fa ad andare in bagno da sola” aveva risposto con un sorriso a trentadue denti la giovane donna.
“E lunedì te ne vai al centro estetico, dal parrucchiere e a fare tutte le vostre diavolerie da donne. Ci penso io a Susan” l’aveva interrotta Justin che si era accomodato sul divano e aveva passato un braccio attorno alle spalle del marito, tirandolo leggermente verso di sé.
Daphne aveva tentato una blanda protesta, non le sembrava il caso di sconvolgere in questo modo i ritmi di casa loro, ma Justin non aveva voluto sentire ragioni: “Lo sai che io adoro Susy, sarai mica così carogna da non lasciarmela almeno un po’?”
“Per una volta che torni alla civiltà e hai qualcuno che può darti una mano, approfittane, no?” era intervenuto Brian pragmatico e in supporto del marito.
“Siete dei tesori. Va bene, ma torno presto” si era aggiustata, in automatico, l’elastico che stringeva i capelli nella coda e che si era allentato durante la giornata e improvvisamente si era resa conto di essere stanca. Li aveva salutati e si era ritirata, anche per lasciarli un po’ soli. Era fine settimana anche per loro e aveva sequestrato il marito a Brian per tutto il giorno.  
“Un goccetto?” aveva chiesto a Brian indicando il carrello dei liquori. Il marito aveva annuito, Justin si era alzato e aveva versato un dito di liquido ambrato in due bicchieri, gliene aveva porto uno, poi si era sfilato le scarpe, si era sdraiato con la testa appoggiata sul bracciolo del divano, aveva incrociato le gambe e messo i piedi in grembo a Brian. 

“Allora Kinney come è andata la giornata da baby sitter?” gli aveva domandato allegro.
“Bene. Più cresce più è simpatica la piccoletta e poi è stata grandiosa nel pomeriggio si è tirata una schienata di tre ore. Non ci potevo credere, da questo punto di vista sembra finta. C’è da dire, però, che quando è sveglia è sveglia. Non sta ferma un attimo” aveva pigramente iniziato a massaggiargli un piede mentre continuava a raccontare. “Alle quattro stava ancora dormendo e Gus è entrato in casa facendo un casino della madonna come suo solito. Non si è svegliata manco così”
“Cosa le hai fatto fare stamattina per stecchirla in questo modo? – aveva chiesto scherzoso, ma senza aspettare risposta aveva continuato – Gus?”
“In camera a giocare a Call of duty. Gli ho intimato di non sbraitare che se la sveglia lo suono. Per ora resiste” Aveva abbandonato il primo piede e adesso si stava dedicando al secondo. Justin aveva finito il suo liquore e per niente intenzionato a muoversi aveva appoggiato il bicchiere per terra. Brian aveva sfilato la calza e il tocco pelle su pelle era ancora più piacevole.

  
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