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Autore: Natory28    08/03/2018    4 recensioni
[Clexa AU]
Lexa e Clarke sono migliori amiche sin da piccole, entrambe hanno una passione/ossessione in comune: il softball. Crescono giocando insieme per molti anni, formando una delle migliori batterie (lanciatrice/ricevitore) della categoria giovanile, e diventando l’una il sostentamento dell’altra. All’età di quindici anni però, Clarke sparisce - letteralmente - dalla faccia della terra, senza lasciare traccia. Lexa dilaniata per aver perso la sua migliore amica - o forse qualcosa di più - si rifugia nel softball. Quello stesso sport che, insieme a Clarke, la rendeva viva. Diventa una professionista e dopo una serie di vittorie - dieci anni dopo - viene convocata in nazionale per partecipare alle olimpiadi di Tokyo. Il coronamento più importante per uno sportivo è alle porte per Lexa, ogni suo sforzo, ogni sua fatica, verrà ripagata partecipando a quella competizione… non può certo sapere che, proprio a causa di quella manifestazione sportiva, alcune ferite si riapriranno e i fantasmi del passato riappariranno.
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16

 

Non so bene quanto tempo rimango avvolta in quel sonno, ma so che quello stato di temporanea tranquillità e rilassatezza svanisce in un secondo quando la voce, stridula e perseverante, di mia sorella decide di irrompere nella mia quiete.

"Coraggio bella addormentata, è ora di alzarsi sono già le nove di sera passate...".

'Le nove di sera?', ripeto mentalmente ancora incredula di aver dormito tanto.

"Eh già... magari stavi aspettando il bacio della tua principessa per svegliarti...", continua provocandomi.

"Anya, piantala di dire fesserie!", la rimprovero per la sua battuta fuori luogo.

"Piuttosto... come è... chi...", balbetto non riuscendo a finire la frase.

"Beh, nonostante sia terribilmente incazzata con lei, per quello che ti ha fatto, devo ammettere che ha lanciato una signora partita contro l'Australia... e...", mi tiene sulle spine con un sorriso divertito sulle labbra.

Accidenti a te e alle tue dannate pause Anya, ti odio quando fai così!

"E?"

"Il Giappone ha battuto l’Australia all'ultimo inning 4 a 3. Domani ce le ritroveremo in finale, per tua somma gioia".

Sento le parole di mia sorella, valutando di non rispondere alle sue provocazioni… non avrebbe senso. Nonostante quello che è successo sono contenta per Clarke, se lo merita, anche lei ha fatto dei sacrifici per arrivare fino a qui ed è giusto che abbia la sua ricompensa.

Ripenso alla conversazione origliata di sfuggita ieri. Le parole pungenti di Wanheda che avvertivano, o meglio minacciavano, Clarke. Sul momento non ci ho dato peso, o meglio… volevo assolutamente sgombrare la mente e passare oltre, soprattutto dopo il mio comportamento, ma analizzando bene le parole di quello stronzo, sembra lampante che ci sia qualcosa sotto. Cosa sarebbe successo se Clarke non avesse vinto la finale contro l'Australia?

La mia mente comincia a fare dei voli pindarici. Penso ad un complotto, ad una falsa, ad un ricatto, solo per difendere l'onore della mia bionda, ma poi le immagini del bacio con il suo presunto ex marito e le parole acide e velenose dello stesso subdolo uomo ritornano ad echeggiare nella mia testa, scatenando di nuovo quel risentimento e quel dolore per un attimo assopito.

"Terra chiama Lexa, terra chiama Lexa… rispondi Lexa", vedo la mano di mia sorella muoversi davanti alla mia faccia per ridestarmi dai pensieri.

"Che c'è?", replico più acida del dovuto.

"Beh, pensavo ti fossi riaddormentata... con gli occhi aperti questa volta!", esclama mettendosi a ridere.

"Divertente An, molto divertente".

"Io lo trovo divertentissimo. Anche se ultimamente sei un bersaglio troppo facile. Comunque sorellina, le ragazze si riuniscono nella hall, per festeggiare la finale...", la guardo storta sapendo benissimo come finiscono sempre le loro feste.

"Non guardarmi così. Parteciperà anche lo staff tecnico, quindi anche Indra, Gustus, Jasper e Monty. Quindi sarà una cosa molto controllata e soprattutto priva di alcool. Anche se una scossa alcolica secondo me ti farebbe bene...", dice mentre si prepara ad uscire.

Scuoto la testa per le sue continue prese in giro. Mia sorella non cambierà mai, ma in fondo le voglio bene e so che la cosa è reciproca.

"Comunque non insisto Lex, se te la senti noi siamo giù... io vado", dice aprendo la porta e salutandomi.

Mentre la saluto, mi alzo per andare in bagno, ma mi blocco di colpo sentendo di nuovo le parole di Anya.

"O forse no... e tu che diavolo ci fai qui?", la sento dire.

"Devo parlare con Lexa...", sento la sua voce è perdo un battito.

"Clarke, credo che tu abbia già fatto abbastanza danni. E, onestamente, non mi sembra proprio il caso che tu ne faccia altri… e potrebbe succedere solo quello se tu, ora, parlassi con mia sorella... e poi scusa, mi sembra che sia contro il regolamento del torneo, o sbaglio forse? Non fraternizzare con le avversarie", le sciorina ogni singola parola con astio e acidità.

'La modalità protettiva di sorella maggiore è attiva e pungente…', penso tra me e me. Sorriderei se non fossi completamente paralizzata dalla situazione.

"Non me ne frega un cazzo del regolamento Anya. L'unica cosa di cui mi importa è Lexa. Voglio chiarire alcune cose. Il fatto che oggi mi abbia quasi staccato la testa e il suo atteggiamento in campo, mi hanno fatto pensare che ci sia qualcosa che non vada... e purtroppo temo di conoscerne benissimo la ragione", ribatte alzando la voce.

"Clarke...", prova di nuovo mia sorella, ma io non la lascio finire.

"Anya, va bene, falla entrare", le dico quasi apaticamente.

Mia sorella si scosta e la fa entrare. Lo sguardo deciso di Clarke mi fa tremare. Per un attimo penso che non sia stata poi una grande idea quella di acconsentire a parlarle, ma poi il momento di disagio se ne va lasciando spazio alla collera che, purtroppo, trova terreno fertile.

Mi lascio guidare dal risentimento e dal dolore. I miei occhi diventano freddi e distanti, sembrano volerla punire per quello che mi ha fatto. E forse è veramente così.

Mi sento così tradita da lei. Non so più se credere alle sue parole. Non so se mi abbia preso in giro tutto questo tempo, non so se quando ha detto di amarmi lo provava veramente e tutti questi dubbi mi fanno male, un male assurdo. Vederla baciare il suo ex - o quello che è - è stato un colpo al cuore. L'evidente realtà che mi ha svegliato da un bellissimo sogno.

"Come vuoi Lex, ma credo che rimarrò ad assistere... non voglio più doverti raccattare con il cucchiaio", afferma mia sorella fulminando la bionda.

Clarke sgrana gli occhi forse incredula nel sentire quelle parole sputate addosso con acido risentimento.

"An, tranquilla, è ok. Vai pure a divertirti. Io ti raggiungo fra poco. Penso che non ci metteremo molto", le dico addolcendo il tono come a volerla rassicurare.

Bofonchia il suo dissenso per un po', ma poi cede e ci lascia sole.

Il silenzio cala nella stanza, l'unica cosa che si sente sono i nostri respiri. Continuiamo a fissarci intensamente, quasi volessimo leggerci l'un l'altra, ma quello che troviamo è solo una barriera che ci separa.

Non sopportando più questo disagio - a tratti imbarazzante e scomodo - mi volto verso la finestra allacciando le mani dietro la schiena. Non esito un istante di più, apro la bocca e le dò fiato.

"Volevi parlarmi? Parla, ti ascolto!", dico lapidaria.

Sento i suoi sospiri riecheggiare nella stanza, la tentazione di girarmi per poterla guardare ancora negli occhi è tanta, ma non cedo. Ho paura che il suo sguardo mi legga dentro, legga i miei dubbi, i miei tormenti e non lo sopporterei, non un'altra volta. Mi sono già fatta prendere in giro abbastanza da lei e dal suo presunto ex marito.

"Che cosa ti ha detto Akira?", mi domanda con titubanza.

"Chi? Intendi dire tuo marito?", la sbeffeggio girandomi a guardarla.

"Il mio ex", puntualizza.

"Beh, Clarke, credo che dovresti parlare con lui e chiarire un po' la vostra posizione. Non per smontare la tua tesi, ma vedi... lui sostiene di essere ancora tuo marito e non è questa la cosa peggiore... mi ha detto, in modo convincente, che il tuo riavvicinamento a me sia stato solo una falsa, volta - solo ed esclusivamente - a distrarmi dalle Olimpiadi", le spiego continuando a deriderla in modo quasi offensivo.

Per un attimo il suo sgomento la lascia senza parole, ma il coraggio che da sempre la contraddistingue la obbliga a difendersi.

"E tu gli hai creduto?".

"Diciamo che questa conversazione ha solo buttato benzina sul fuoco. Ha confermato solo quello che ho visto con i miei stessi occhi...", le grido contro, quasi infastidita dalla sua negazione dell'evidenza.

La sua espressione confusa è quasi esilarante. Davvero non ha idea di quello a cui mi riferisco? O fa solo la finta tonta?

"Ti ho vista Clarke... ti ho vista mentre lo baciavi...", mormoro con rabbia.

"Stavo uscendo da quel dannato spogliatoio, quando ho sentito delle voci discutere... sono stata sempre una persona curiosa - cosa che maledirò per sempre da questo momento in avanti - così mi sono affacciata e vi ho visto parlare... ovviamente non ho capito nulla, del giapponese conosco solo poche parole e credo che a questo punto sia meglio così... ma so cosa ho visto. Vi siete baciati e questo ha fatto male, terribilmente. E ammettiamo, per assurdo, che tutte le parole del tuo caro Akira fossero solo menzogne, nella mia mente rimane il fatto che tu lo abbia baciato. E per quanto abbia provato a giustificare la cosa non ci riesco, quello che so è che mi sento tradita… tradita da te, Clarke", le parole mi escono dalla bocca senza controllo anche se la rabbia si tramuta via via in un dolore lancinante.

Mi volto di nuovo verso la finestra per non cedere alle emozioni che mi stanno travolgendo. Non voglio farmi vedere debole, non devo. I miei occhi cominciano ad inumidirsi, ma trattengo le lacrime, non voglio cedere di nuovo al pianto.

Sento i suoi passi e, anche se non la vedo, lo so che si sta avvicinando. Vorrei mantenere le distanze, ma non riesco a muovermi.

"Impulsiva come sei non posso che giustificare il tuo comportamento di oggi... anche se, in tutta franchezza, non lo condivido...", sospira mentre mi affianca, perdendosi con lo sguardo all'orizzonte, proprio come me.

"Avresti dovuto affrontarmi. Chiedermi cosa diavolo stesse succedendo, invece di rovinare la tua reputazione con quella pagliacciata in campo", il suo tono rabbioso scema in uno arreso, facendomi pentire di ogni mia singola azione.

Ha ragione lei. Avrei dovuto parlarle e non saltare subito alle conclusione. Mi sono comportata da immatura, non ho guardato oltre il mio naso. Anche se l'evidenza dei fatti sembra essere lampante, Clarke meritava il beneficio del dubbio.

"A questo punto non so se abbia più senso dirti quello che sia veramente successo, non penso crederesti ad una mia singola parola...", dice sempre più arresa.

"Mettimi alla prova", dico di getto, voltandomi verso di lei.

Chiude gli occhi sospirando pesantemente, come se cercasse le parole per iniziare.

"Le cose hanno cominciato ad essere tese quando sono rientrata in Giappone la prima volta, dopo il raduno. L'uscita della foto ha scatenato una specie di caos generale. Onestamente non so davvero cosa diavolo sia preso ad Akira. È sempre stata una persona gentile, a modo, un po' con tutti, ma soprattutto con me. Il nostro rapporto è sempre stato basato su un reciproco accordo: nessun coinvolgimento emotivo. Siamo sempre stati buoni amici, ma qualcosa in lui è cambiato. Non so cosa l'abbia fatto scattare. Forse i ritmi serrati, le esigenze del management della squadra, le pressioni del governo per la competizioni olimpica, ma è diventato un'altra persona, aggressiva e subdola. Non so, magari il fatto di vedermi felice ha innescato una specie di ossessione morbosa nei miei confronti. Non lo so veramente. So solo che ha oltrepassato ogni limite... con te dicendoti solo Dio sa che cosa e con me facendomi... quello che mi ha fatto...".

Vengo rapita dalle sue parole dette d'un fiato. L'idea che possa essere tutta una menzogna, non mi passa neanche per l'anticamera del cervello. Posso sentire il suo rammarico - a tratti la sua umiliazione - in ogni sillaba pronunciata con voce tremante ed incerta. Vorrei dissipare il suo tormento con un gesto o una parola di conforto, ma non saprei cosa fare. Credo che a soffrire non sia stata solo io in tutta questa storia. Continuo ad osservarla senza dire nulla. Ha ancora gli occhi chiusi e continua a sospirare, come se il mondo le gravasse sulle spalle.

"È vero, l'ho baciato. I tuoi occhi non ti hanno ingannato...", afferma aprendo di scatto i suoi ricercando subito i miei.

"E a conti fatti lo rifarei...", a quelle parole vedo una lacrima rigarle il volto.

‘Diamine perché?’, continuo a chiedermi.

(continua…)

 



___________

 


NOTE AUTRICE.

Ciao a tutte. Rieccomi qui di nuovo.

Lo so che ora mi odiate, effettivamente troncare il capitolo così non è stato molto bello, ma è stato quasi necessario.

Comunque il chiarimento è in corso, voi che ne pensate? Per quale assurda ragione Clarke ha baciato Akira, e sarebbe disposta pure a rifarlo?

Siamo a meno 2 e anche questa avventura sarà finita, devo ammettere che un po’ mi dispiace.

Grazie per il vostro sostegno, come sempre vitale.

Un abbraccio.. e buona festa della donna 😉

Lory  


   
 
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