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CAPITOLO 16
Non so bene quanto tempo rimango
avvolta in quel
sonno, ma so che quello stato di temporanea tranquillità e
rilassatezza
svanisce in un secondo quando la voce, stridula e perseverante, di mia
sorella
decide di irrompere nella mia quiete.
"Coraggio bella addormentata,
è ora di alzarsi
sono già le nove di sera passate...".
'Le
nove di sera?',
ripeto mentalmente ancora incredula di aver
dormito tanto.
"Eh già... magari
stavi aspettando il bacio
della tua principessa per svegliarti...", continua provocandomi.
"Anya, piantala di dire
fesserie!", la
rimprovero per la sua battuta fuori luogo.
"Piuttosto... come
è... chi...", balbetto
non riuscendo a finire la frase.
"Beh, nonostante sia
terribilmente incazzata
con lei, per quello che ti ha fatto, devo ammettere che ha lanciato una
signora
partita contro l'Australia... e...", mi tiene sulle spine con un
sorriso
divertito sulle labbra.
Accidenti
a te e alle tue dannate pause Anya, ti odio quando fai così!
"E?"
"Il Giappone ha battuto
l’Australia all'ultimo
inning 4 a 3. Domani ce le ritroveremo in finale, per tua somma gioia".
Sento le parole di mia sorella,
valutando di non
rispondere alle sue provocazioni… non avrebbe senso.
Nonostante quello che è
successo sono contenta per Clarke, se lo merita, anche lei ha fatto dei
sacrifici per arrivare fino a qui ed è giusto che abbia la
sua ricompensa.
Ripenso alla conversazione
origliata di sfuggita
ieri. Le parole pungenti di Wanheda che avvertivano, o meglio
minacciavano,
Clarke. Sul momento non ci ho dato peso, o meglio… volevo
assolutamente
sgombrare la mente e passare oltre, soprattutto dopo il mio
comportamento, ma
analizzando bene le parole di quello stronzo, sembra lampante che ci
sia
qualcosa sotto. Cosa sarebbe successo se
Clarke non avesse vinto la finale contro l'Australia?
La mia mente comincia a fare dei
voli pindarici.
Penso ad un complotto, ad una falsa, ad un ricatto, solo per difendere
l'onore
della mia bionda, ma poi le
immagini
del bacio con il suo presunto ex marito e le parole acide e velenose
dello
stesso subdolo uomo ritornano ad echeggiare nella mia testa, scatenando
di
nuovo quel risentimento e quel dolore per un attimo assopito.
"Terra chiama Lexa, terra chiama
Lexa…
rispondi Lexa", vedo la mano di mia sorella muoversi davanti alla mia
faccia per ridestarmi dai pensieri.
"Che c'è?", replico
più acida del dovuto.
"Beh, pensavo ti fossi
riaddormentata... con
gli occhi aperti questa volta!", esclama mettendosi a ridere.
"Divertente An, molto
divertente".
"Io lo trovo divertentissimo.
Anche se
ultimamente sei un bersaglio troppo facile. Comunque sorellina, le
ragazze si
riuniscono nella hall, per festeggiare la finale...", la guardo storta
sapendo benissimo come finiscono sempre le loro feste.
"Non guardarmi così.
Parteciperà anche lo staff
tecnico, quindi anche Indra, Gustus, Jasper e Monty. Quindi
sarà una cosa molto
controllata e soprattutto priva di alcool. Anche se una scossa alcolica
secondo
me ti farebbe bene...", dice mentre si prepara ad uscire.
Scuoto la testa per le sue
continue prese in giro.
Mia sorella non cambierà mai, ma in fondo le voglio bene e
so che la cosa è
reciproca.
"Comunque non insisto Lex, se te
la senti noi
siamo giù... io vado", dice aprendo la porta e salutandomi.
Mentre la saluto, mi alzo per
andare in bagno, ma
mi blocco di colpo sentendo di nuovo le parole di Anya.
"O forse no... e tu che diavolo
ci fai
qui?", la sento dire.
"Devo parlare con Lexa...", sento
la sua
voce è perdo un battito.
"Clarke, credo che tu abbia
già fatto
abbastanza danni. E, onestamente, non mi sembra proprio il caso che tu
ne
faccia altri… e potrebbe succedere solo quello se tu, ora,
parlassi con mia
sorella... e poi scusa, mi sembra che sia contro il regolamento del
torneo, o
sbaglio forse? Non fraternizzare con le avversarie", le sciorina ogni
singola parola con astio e acidità.
'La
modalità protettiva di sorella maggiore è attiva
e pungente…',
penso tra me e me. Sorriderei se non fossi completamente paralizzata
dalla
situazione.
"Non me ne frega un cazzo del
regolamento
Anya. L'unica cosa di cui mi importa è Lexa. Voglio chiarire
alcune cose. Il
fatto che oggi mi abbia quasi staccato la testa e il suo atteggiamento
in
campo, mi hanno fatto pensare che ci sia qualcosa che non vada... e
purtroppo
temo di conoscerne benissimo la ragione", ribatte alzando la voce.
"Clarke...", prova di nuovo mia
sorella,
ma io non la lascio finire.
"Anya, va bene, falla entrare",
le dico
quasi apaticamente.
Mia sorella si scosta e la fa
entrare. Lo sguardo
deciso di Clarke mi fa tremare. Per un attimo penso che non sia stata
poi una
grande idea quella di acconsentire a parlarle, ma poi il momento di
disagio se
ne va lasciando spazio alla collera che, purtroppo, trova terreno
fertile.
Mi lascio guidare dal
risentimento e dal dolore. I
miei occhi diventano freddi e distanti, sembrano volerla punire per
quello che
mi ha fatto. E forse è veramente così.
Mi sento così tradita
da lei. Non so più se credere
alle sue parole. Non so se mi abbia preso in giro tutto questo tempo,
non so se
quando ha detto di amarmi lo provava veramente e tutti questi dubbi mi
fanno
male, un male assurdo. Vederla baciare il suo ex - o quello che
è - è stato un
colpo al cuore. L'evidente realtà che mi ha svegliato da un
bellissimo sogno.
"Come vuoi Lex, ma credo che
rimarrò ad assistere...
non voglio più doverti raccattare con il cucchiaio", afferma
mia sorella
fulminando la bionda.
Clarke sgrana gli occhi forse
incredula nel sentire
quelle parole sputate addosso con acido risentimento.
"An, tranquilla, è ok.
Vai pure a divertirti.
Io ti raggiungo fra poco. Penso che non ci metteremo molto", le dico
addolcendo il tono come a volerla rassicurare.
Bofonchia il suo dissenso per un
po', ma poi cede e
ci lascia sole.
Il silenzio cala nella stanza,
l'unica cosa che si
sente sono i nostri respiri. Continuiamo a fissarci intensamente, quasi
volessimo leggerci l'un l'altra, ma quello che troviamo è
solo una barriera che
ci separa.
Non sopportando più
questo disagio - a tratti
imbarazzante e scomodo - mi volto verso la finestra allacciando le mani
dietro
la schiena. Non esito un istante di più, apro la bocca e le
dò fiato.
"Volevi parlarmi? Parla, ti
ascolto!",
dico lapidaria.
Sento i suoi sospiri riecheggiare
nella stanza, la
tentazione di girarmi per poterla guardare ancora negli occhi
è tanta, ma non
cedo. Ho paura che il suo sguardo mi legga dentro, legga i miei dubbi,
i miei
tormenti e non lo sopporterei, non un'altra volta. Mi sono
già fatta prendere
in giro abbastanza da lei e dal suo presunto ex marito.
"Che cosa ti ha detto Akira?", mi
domanda
con titubanza.
"Chi? Intendi dire tuo marito?",
la
sbeffeggio girandomi a guardarla.
"Il mio ex", puntualizza.
"Beh, Clarke, credo che dovresti
parlare con
lui e chiarire un po' la vostra posizione. Non per smontare la tua
tesi, ma
vedi... lui sostiene di essere ancora tuo marito e non è
questa la cosa
peggiore... mi ha detto, in modo convincente, che il tuo
riavvicinamento a me
sia stato solo una falsa, volta - solo ed esclusivamente - a distrarmi
dalle
Olimpiadi", le spiego continuando a deriderla in modo quasi offensivo.
Per un attimo il suo sgomento la
lascia senza
parole, ma il coraggio che da sempre la contraddistingue la obbliga a
difendersi.
"E tu gli hai creduto?".
"Diciamo che questa conversazione
ha solo
buttato benzina sul fuoco. Ha confermato solo quello che ho visto con i
miei
stessi occhi...", le grido contro, quasi infastidita dalla sua
negazione
dell'evidenza.
La sua espressione confusa
è quasi esilarante. Davvero non ha
idea di quello a cui mi
riferisco? O fa solo la finta tonta?
"Ti ho vista Clarke... ti ho
vista mentre lo
baciavi...", mormoro con rabbia.
"Stavo uscendo da quel dannato
spogliatoio,
quando ho sentito delle voci discutere... sono stata sempre una persona
curiosa
- cosa che maledirò per sempre da questo momento in avanti -
così mi sono
affacciata e vi ho visto parlare... ovviamente non ho capito nulla, del
giapponese conosco solo poche parole e credo che a questo punto sia
meglio
così... ma so cosa ho visto. Vi siete baciati e questo ha
fatto male,
terribilmente. E ammettiamo, per assurdo, che tutte le parole del tuo
caro
Akira fossero solo menzogne, nella mia mente rimane il fatto che tu lo
abbia
baciato. E per quanto abbia provato a giustificare la cosa non ci
riesco,
quello che so è che mi sento tradita… tradita da
te, Clarke", le parole mi
escono dalla bocca senza controllo anche se la rabbia si tramuta via
via in un
dolore lancinante.
Mi volto di nuovo verso la
finestra per non cedere
alle emozioni che mi stanno travolgendo. Non voglio farmi vedere
debole, non
devo. I miei occhi cominciano ad inumidirsi, ma trattengo le lacrime,
non
voglio cedere di nuovo al pianto.
Sento i suoi passi e, anche se
non la vedo, lo so
che si sta avvicinando. Vorrei mantenere le distanze, ma non riesco a
muovermi.
"Impulsiva come sei non posso che
giustificare
il tuo comportamento di oggi... anche se, in tutta franchezza, non lo
condivido...", sospira mentre mi affianca, perdendosi con lo sguardo
all'orizzonte, proprio come me.
"Avresti dovuto affrontarmi.
Chiedermi cosa
diavolo stesse succedendo, invece di rovinare la tua reputazione con
quella
pagliacciata in campo", il suo tono rabbioso scema in uno arreso,
facendomi pentire di ogni mia singola azione.
Ha ragione lei. Avrei dovuto
parlarle e non saltare
subito alle conclusione. Mi sono comportata da immatura, non ho
guardato oltre
il mio naso. Anche se l'evidenza dei fatti sembra essere lampante,
Clarke
meritava il beneficio del dubbio.
"A questo punto non so se abbia
più senso
dirti quello che sia veramente successo, non penso crederesti ad una
mia
singola parola...", dice sempre più arresa.
"Mettimi alla prova", dico di
getto,
voltandomi verso di lei.
Chiude gli occhi sospirando
pesantemente, come se cercasse
le parole per iniziare.
"Le cose hanno cominciato ad
essere tese
quando sono rientrata in Giappone la prima volta, dopo il raduno.
L'uscita
della foto ha scatenato una specie di caos generale. Onestamente non so
davvero
cosa diavolo sia preso ad Akira. È sempre stata una persona
gentile, a modo, un
po' con tutti, ma soprattutto con me. Il nostro rapporto è
sempre stato basato
su un reciproco accordo: nessun coinvolgimento emotivo. Siamo sempre
stati
buoni amici, ma qualcosa in lui è cambiato. Non so cosa
l'abbia fatto scattare.
Forse i ritmi serrati, le esigenze del management della squadra, le
pressioni
del governo per la competizioni olimpica, ma è diventato
un'altra persona,
aggressiva e subdola. Non so, magari il fatto di vedermi felice ha
innescato
una specie di ossessione morbosa nei miei confronti. Non lo so
veramente. So
solo che ha oltrepassato ogni limite... con te dicendoti solo Dio sa
che cosa e
con me facendomi... quello che mi ha fatto...".
Vengo rapita dalle sue parole
dette d'un fiato.
L'idea che possa essere tutta una menzogna, non mi passa neanche per
l'anticamera del cervello. Posso sentire il suo rammarico - a tratti la
sua
umiliazione - in ogni sillaba pronunciata con voce tremante ed incerta.
Vorrei
dissipare il suo tormento con un gesto o una parola di conforto, ma non
saprei
cosa fare. Credo che a soffrire non sia stata solo io in tutta questa
storia.
Continuo ad osservarla senza dire nulla. Ha ancora gli occhi chiusi e
continua
a sospirare, come se il mondo le gravasse sulle spalle.
"È vero, l'ho baciato.
I tuoi occhi non ti
hanno ingannato...", afferma aprendo di scatto i suoi ricercando subito
i
miei.
"E a conti fatti lo rifarei...",
a quelle
parole vedo una lacrima rigarle il volto.
‘Diamine
perché?’, continuo a chiedermi.
(continua…)
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NOTE
AUTRICE.
Ciao
a tutte. Rieccomi qui di nuovo.
Lo
so che ora mi odiate, effettivamente troncare il
capitolo così non è stato molto bello, ma
è stato quasi necessario.
Comunque
il chiarimento è in corso, voi che ne
pensate? Per quale assurda ragione Clarke ha baciato Akira, e sarebbe
disposta
pure a rifarlo?
Siamo
a meno 2 e anche questa avventura sarà
finita, devo ammettere che un po’ mi dispiace.
Grazie
per il vostro sostegno, come sempre vitale.
Un
abbraccio.. e buona festa della donna 😉
Lory