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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    08/03/2018    1 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
Ingannare l’ingannatore
 

Il Palazzo del Signore Oscuro, situato in una delle zone più cupe e isolate della Foresta Incantata, era una delle costruzioni più magnifiche che le sorelle avessero mai visto in vita loro.
Diversamente da come se lo sarebbero aspettate, il luogo era tutt’altro che cupo, anzi, aveva un aspetto decisamente sfarzoso e ben decorato.
Esternamente, appariva come una magnifica costruzione in pietra, fornita di un gran numero di terrazzi a cielo aperto, portici e torrette, oltre che decorata da un numero non indifferente di statue in marmo e stendardi in morbida stoffa purpurea.
Vi si accedeva da un ampio giardino coperto da un acciottolato in sabbia chiara e decorato da alcune fontanelle e da un discreto numero di siepi perfettamente curate. Le finestre, ampie, erano tuttavia interamente coperte da un fitto manto di tende scure, che impedivano di osservarne l’interno.
Le due sorelle procedettero fino all’ingresso della proprietà, fermando quindi i cavalli all’esterno e osservando in silenzio il Grillo Parlante che atterrò loro a fianco, esordendo: “Molto bene. Ho sorvolato il posto e c’è una seconda entrata sul retro del castello, userete quella per introdurvi all’interno. Io, nel frattempo, vedrò di tenere occupato quell’uomo. Tutto chiaro?”
Le bambine annuirono, convinte, prima di dire: “Va bene. Però … torna da noi poi, Ok?”
Quello annuì.
A dire il vero, era perfettamente consapevole del fatto che, una volta che si fosse accorto del furto, probabilmente Tremotino ci avrebbe messo un istante per fare due più due e iniziare a dargli la caccia.
Tuttavia, almeno per il momento, preferiva tenersi quel dettaglio per sé.
Non voleva far preoccupare le due bambine più di quanto già non lo fossero in quel momento.
Fu così, quindi, che i tre si separarono mentre, con un ronzio d’ali, il grillo si apprestava a compiere la propria missione.
 
“Sono – occupato!”, esordì, senza nemmeno voltarsi, il Signore Oscuro.
Non gli serviva chissà quale superpotere, per sentire il frullio di quelle alucce che gli si avvicinavano timidamente, mentre la figura minuta del grillo atterrava silenziosa sull’arcolaio.
L’altro sospirò, alzando gli occhi cupi sull’esserino e sollevando un sopracciglio, divertito: “Mi ricordo di te. Sei venuto da me, qualche anno fa, perché risolvessi i tuoi problemi. Anche se, a dire il vero, se non erro a quel tempo eri decisamente più umano.”
Il grillo lo osservò, silenziosamente: “E ricordate bene, infatti.”
Quello rise, divertito: “Allora? Soddisfatto del mio filtro?”
L’altro fremette, ripensando alla serie di eventi che l’avevano condotto, anni prima, a distruggere una famiglia innocente proprio a causa dell’aiuto offertogli da quel mostro senza cuore.
Tuttavia, cercò di contenersi, sorridendo appena: “Si, direi di si. Ora, però, ho un altro problema da risolvere.”
Quello, che fino ad allora non aveva smesso di filare la sua lana dorata, alzò improvvisamente lo sguardo, osservandolo con rinnovato interesse a sorridendo divertito.
“Ohohoh … sento odore di accordo. Allora, cosa vuoi questa volta?”, chiese, sfregandosi le mani ansioso.
Il grillo parve esitare.
Aveva chiesto alla Fata Turchina di trasformalo appositamente per dargli quella libertà e quella possibilità di riscatto che, in forma umana, non avrebbe mai potuto ottenere. E se quell’uomo lo avesse fatto realmente tornare normale?
Scosse il capo.
No, non era il momento di avere ripensamenti.
Doveva portare a termine il proprio compito, e per farlo sarebbe andato fino in fondo.
 
Non ci volle molto, prima di raggiungere il retro della dimora.
Le sorelle si osservarono per un istante, prima di scendere dai cavalli e legarli a un albero vicino, facendo quindi i primi passi verso l’ampio portone d’ingresso.
Si guardarono attorno, incerte, ma il luogo sembrava completamente deserto. Non una guardia pareva popolare il palazzo, cosa che, a dire il vero, non rincuorò affatto le due principesse.
Chi era mai così potente da non temere nessuno, al punto da non prendersi nemmeno la briga di arruolare qualcuno per proteggersi?
Era quanto mai chiaro quanto il loro nemico fosse potente e sicuro dei propri mezzi, cosa che non contribuì certo a incoraggiare le bambine che, sempre più tese, si avvicinarono alla porta aprendola cautamente.
Osservarono il corridoio.
Erano sbucate direttamente in quello che pareva un ampio salone da pranzo, al cui interno spiccava un vasto tavolo in legno massiccio, sotto il quale si trovava un morbido tappeto color borgogna coi bordi in oro. Sul lato sinistro vi erano delle grandi finestre, coperte da un velo di tende scure, mentre alle pareti sostavano delle notevoli armature complete, fornite di spade e scudi.
Verso di loro, poterono notare innumerevoli teche, contenti svariati oggetti dall’aria decisamente misteriosa. Vi era quella che sembrava, in tutto e per tutto, una bacchetta magica, oltre che altri oggetti dalla natura tutt’altro che piacevole.
Incuneato in un angolo vi era, poi, un armadio sopraelevato, intagliano con dei motivi floreali.
Si guardarono per un istante, prima di avviarsi verso di esso.
Non fecero tuttavia in tempo a compiere che pochi passi che, improvvisamente, un ruggito scosse le pareti della stanza, facendo tremare il pavimento fin nelle fondamenta a spingendo le sorelle col sedere a terra.
Si fissarono terrorizzate, quando improvvisamente la porta da cui erano entrare parve esplodere, infranta dalla carica furiosa di un essere dall’aspetto decisamente terrificante.
La creatura, una specie d’incrocio mal riuscito tra più specie differenti, non era altro che un enorme leone, grasso almeno quanto un piccolo elefante, sul cui dorso spiccavano due possenti ali d’aquila. Oltre alla testa felina, ve ne era anche una di capra, mentre la coda era formata dal capo di un serpente, molto probabilmente parecchio velenoso.
Una Chimera.
Le due indietreggiarono, mentre la bestia si avvicinava loro a passi felpati, il pelo irto sul dorso e le zanne snudate, mentre gli occhi iniettati di sangue le sondavano crudelmente affamati.
Prima che potessero reagire, la creatura balzò verso le sorelle, dando loro appena il tempo per scansarsi di lato, facendola schiantare contro una delle pareti della stanza. Tuttavia, il mostro non parve averne risentito troppo, perché ripartì nuovamente alla carica, questa volta aprendo le fauci e vomitando loro addosso un fiume di fiamme vermiglie.
Le sorelle si ritrovarono costrette a gettarsi nuovamente a terra, con il fuoco che lambiva loro la schiena.
Il calore, sebbene non fossero state colpite, era comunque allucinante e le costrinse a indietreggiare con le spalle al muro, mentre le fiamme aggredivano furiose i muri estendendosi a vista d’occhio.
“Che cosa facciamo?”, chiese, disperata, la maggiore, mentre la Chimera si apprestava a balzare nuovamente loro addosso.
Helena si affrettò a prenderla per un braccio, scattando di lato e trascinandosela dietro con forza, mentre la creatura balzava loro dietro dando il via all’inseguimento.
Attraversarono innumerevoli corridoi, apparentemente tutti identici, correndo ansanti nel tentativo di lasciarsi il mostro alle spalle.
Quello, dal canto suo, non sembrava intenzionato a demordere e, grazie alle proprie possenti falcate, le avrebbe raggiunte in breve tempo.
Helena trascinò la sorella in un angolo, prendendola quindi per le spalle.
“Stammi a sentire ora, Neve. Tu devi scappare, Ok? Penserò io alla Chimera.”, disse, decisa.
La sorella alzò lo sguardo, fissandola incredula, prima di sbottare: “No! Non ti lascio qui, non se ne parla nemmeno.”
Helena sospirò, osservandola seriamente: “Me la caverò. Sono come mia madre, io so usare la Magia, quindi troverò un modo per fermarla. Tu però devi metterti in salvo, qui mi saresti solo d’intralcio.”
L’altra sgranò gli occhi, sorpresa a quella rivelazione inaspettata, quindi fece nuovamente per ribattere: “Ma io …”
Uno schianto sordo raggiunse le loro orecchie.
La Chimera era appena arrivata nel corridoio in cui si trovavano, e le osservava minacciosa, le zanne snudate e gocciolanti di saliva viscida.
Ormai, non c’era più tempo.
“Forza, va!”, fece la minore, spingendo la sorella verso l’uscita, “Io mi salverò, non temere.”
Biancaneve osservò silenziosamente la sorella, quindi, con gli occhi imperlati di lacrime, le diede le spalle, correndo disperata verso la salvezza.
Helena sorrise appena, voltandosi quindi nuovamente verso la creatura che, silenziosamente, si avvicinava ad ampie falcate pronta a balzarle contro.
Prese un respiro profondo, cercando di richiamare a sé tutte le ore trascorse con la madre ad apprendere i segreti della Magia, tutti i giorni passati col naso incollato ai libri, tutti i mesi in cui aveva dedicato anima e corpo nell’imparare incantesimi nuovi e sempre differenti.
Cercò di mantenersi lucida, sebbene il tempo fosse ormai agli sgoccioli e sentisse le prime fitte di terrore congelarle le gambe.
Per quanto potente potesse essere, almeno a detta della madre, incredibilmente piena di talento, la bambina era comunque perfettamente consapevole di non possedere ancora i mezzi sufficienti per sconfiggere una bestia del genere senza alcun aiuto esterno.
Aveva studiato molto, certo, e con dedizione. E la determinazione che sentiva crescere nel proprio cuore, facendolo traboccare d’amore per la sorella che desiderava salvare con tutta sé stessa, era un incentivo più che sufficiente a permetterle di richiamare tutto il proprio potere senza troppe difficoltà.
Tuttavia, sarebbe stato sciocco credere di poter uccidere una fiera del genere.
Il Signore Oscuro l’aveva selezionata appositamente per proteggere i suoi tesori più preziosi, e ciò poteva solo significare che si fidava ciecamente della letale efficacia di quell’essere.
Quindi, le alternative erano poche.
E, se non avesse potuto ucciderla, avrebbe per lo meno potuto tentare di rallentarla, o magari persino ferirla.
Un altro ruggito, questa volta più minaccioso dei precedenti, scosse nuovamente il castello fin nelle sue fondamenta, mentre con sguardo sicuro la Chimera si avvicinava con lentezza studiata alla bambina.
Gli occhi, due fosse gialle e febbrilmente affamate, lasciavano trasparire chiaramente quanto ormai fosse sicura di avere la vittoria in pugno.
E fu proprio questo a dare a Helena quel minimo vantaggio temporale di cui aveva bisogno.
Inspirò profondamente, richiamando a sé tutto il proprio potere, prima d’incanalare la propria concentrazione sul frammento di soffitto subito sopra la bestia.
Si morse il labbro, mentre l’energia magica troppo a lungo contenuta esplodeva in lampi vermigli dai palmi delle sue mani, colpendo il soffitto che, con un rombo sordo, iniziò a sgretolarsi.
Un intreccio di crepe scure fendette la roccia, mentre la bastia alzava il capo allarmata, subito prima di essere completamente travolta da una frana di mattoni e pietre ormai distrutti, che sollevarono un immenso polverone e la fecero sparire sotto di essi.
Quando, finalmente, la nebbia di residui e cenere fu svanita, al posto della Chimera non restava che un cumulo di macerie ormai distrutte.
Helena esultò, mentre le gambe, ormai sfinite, le cedevano per lo sforzo.
Era la prima volta che utilizzava un incantesimo del genere, e gli effetti collaterali di un tale dispendio d’energie si fecero sentire immediatamente.
Si sentì sbiancare, mentre la testa cominciava a girarle e la vista le si appannava.
Alzò gli occhi, osservando le macerie che già iniziavano a tremare sotto la furia della bestia che, come aveva temuto, non era certo morta per così poco. Almeno, però, così facendo avrebbe dato alla sorella il tempo di fuggire.
Sorrise, tristemente.
Sentiva le forze venirle sempre meno, e sapeva che non sarebbe mai riuscita ad alzarsi.
Solo una di loro sarebbe tornata a casa. Ma, almeno, la vita della sua amata sorella sarebbe stata salva.
Chiuse gli occhi, pronta ad accettare il proprio destino, mentre la coscienza iniziava a sfaldarsi, facendola sprofondare nell’oblio.



Note dell'Autrice:
Eccoci quindi con il nuovo capitolo!
Finalmente, la storia inizia a presentare un pizzico di azione e qui siamo riusciti a vedere, per la prima volta, la nostra Helena utilizzare la magia appresa dalla madre per difendersi. Ho scelto di prooposito di non eccedere troppo con i suoi poteri, in quanto sebbene sia indubbiamente piena di talento rimane comunque una bambina e sarebbe risultato quanto mai insolito che fosse già in grado di uccidere una Chimera interamente da sola. Comunque, per vedere come andrà a finire dovrete leggere il prossimo capitolo!
Il titolo prende un po' il nome dal detto "mentire a un bugiardo" e sta intendere per l'appunto quanto sia essenzialmente impossibile raggirare qualcuno che, come Tremotino, è abituato a ingannare gli altri per mestiere. Di fatti come avete potuto vedere alla fine le cose non sono andate affatto secondi i piani e ora la nostra protagonista è in guai seri.
Vi dico già che, per festeggiare il raggiungimento delle 400 visualizzazioni al primo capitolo, ho deciso di inserirne tre solo oggi così da soddisfare un po' anche la vostra curiosità.
Detto questo mille grazie ai miei recensori EragonForever, k_Gio_ e Ghillyam, oltre che a tutti i miei carissimi lettori.
Passo subito al prossimo capitolo!

Teoth

 
   
 
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