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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    08/03/2018    1 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14
Oltre il sangue
 

Biancaneve correva, correva come non aveva mai fatto in vita propria, gli occhi ormai completamente offuscati dalle lacrime e il cuore che le sembrava scoppiare.
Non dalla fatica, per quella fuga contro il tempo, non per la consapevolezza di aver fallito, e che non avrebbero più avuto altre occasioni per salvare la loro madre. Non per la paura, all’idea che da un momento all’altro un mostro ben peggiore di quello che avevano affrontato sarebbe potuto comparirle di fronte, mettendo fine alla sua vita.
No … quella sensazione, come se all’interno del suo petto fosse appena comparsa una voragine infinita, era dovuta alla consapevolezza di ciò che aveva appena fatto.
Era fuggita, se ne era andata, abbandonando la sua amata sorella a un destino ormai segnato in partenza.
In quel momento, con la Chimera che veniva loro incontro, pronta a banchettare con le loro carni, non era proprio riuscita a contenersi. Semplicemente, l’istinto di sopravvivenza, il desiderio di rivedere la luce del sole, erano stati più forti e quindi se ne era andata.
Singhiozzò, accasciandosi a terra, incapace di proseguire oltre, mentre il corpo veniva scosso da singulti ormai inarrestabili e fiumi di lacrime amare le imperlavano le gote candide.
Era colpa sua.
Era tutta colpa sua.
Avrebbe dovuto rimanere lei indietro, per dare tempo alla sorellina di salvarsi. Era lei la maggiore, era lei che le aveva insegnato a cavalcare e a tirare con l’arco … era lei che, alla fine della storia, avrebbe dovuto immolarsi per salvare colei che amava di più al mondo.
Ormai, erano passati anni dalla morte di sua madre, e, poi, di quella del padre.
Regina era una matrigna fantastica, ma era pur sempre un’adulta. Per quanto fosse gentile e dolce, non poteva essere come Helena … lei era più di una sorella: era un’amica fidata, una consigliera sincera e una parte della sua stessa anima.
Perché al di là del sangue, al di là della consapevolezza che, alla fin fine, non erano realmente sorelle, per lei Helena era parte integrante della sua famiglia.
Era la sua sorellina, da proteggere e amare. Era la sua confidente più intima e segreta. Era la faccia opposta della medaglia, così differente da lei ma, allo stesso tempo, indissolubilmente legata alla sua esistenza. Perché, semplicemente, nessuna poteva vivere se l’altra moriva: erano due pezzi di un puzzle perfetto, due frammenti di mondo fatti per stare assieme e compensare l’uno alle mancanze dell’altro.
E poter anche solo immaginare un mondo senza la sorella, significava immaginare un luogo tetro e oscuro, in cui ogni cosa perdeva il proprio valore e la luce non aveva più senso di esistere per nessuno.
Sussultò, mentre un rombo sordo scuoteva le fondamenta del castello, facendola voltare di scatto.
Il cuore perse un colpo, all’idea di cosa potesse essere successo.
E fu allora, mentre il gelo iniziava a invaderle l’animo, che ricordò sua madre. Ricordò i suoi insegnamenti, le sue parole, quel modo di vivere che aveva giurato di non abbandonare mai.
Furono questi ricordi, amari e dolci al tempo stesso, a spingerla ad asciugarsi le lacrime.
Ora, sapeva esattamente cosa doveva fare.
 
“Helena! Alzati, su … dobbiamo andare.”
La bambina aprì gli occhi, la testa che le pulsava tremendamente e il corpo era quasi insensibile a causa della spossatezza. Si sentiva le membra completamente intorpidite, e i suoni le giungevano lontani a ovattati.
Eppure … quella voce.
Che fosse?
No.
Non poteva essere.
Le aveva detto di fuggire, di mettersi in salvo, di lasciarla li. Non poteva essere lei.
Però … se davvero fosse stata la sua sorella …
Sospirò, sentendo il cuore scaldarlesi.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma quando l’aveva vista allontanarsi, sebbene su sua stessa insistenza, a dispetto del sollievo che avrebbe dovuto provare nel saperla in salvo si era sentita come prosciugata.
Perché, in fondo, aveva realmente sperato che potesse decidere di rimanerle a fianco, di combattere con lei, fino alla fine.
Erano cresciute insieme, erano parte integrante l’una dell’altra.
E sebbene il cervello le dicesse che doveva sentirsi sollevata all’idea di vederla vivere, il cuore non aveva potuto fare a meno di protestare, ripensando ai momenti trascorsi assieme e chiedendosi se anche quelli non fossero stati che una misera illusione.
Avrebbe voluto rimanersene li, in quel limbo eterno, attendendo il colpo di grazia che, quando il mostro si fosse liberato, sarebbe arrivato senza ombra di dubbio.
Tuttavia, furono le braccia della sorella a riscuoterla, costringendola a salire a dispetto della fatica su una sella.
Si guardò attorno, confusa e frastornata, e fu allora che vide.
Biancaneve doveva aver utilizzato la Polvere Fatata, data loro proprio dalla Fata Turchina in caso fosse servita, e così facendo era riuscita ad aprire un varco per permettere ai cavalli d’entrare garantendosi una fuga rapida da quell’inferno in terra.
La maggiore sorrise, montando alle sue spalle: “Pensavi davvero che ti avrei mollata con quel mostro?”, chiese, sorridendo.
Helena scosse il capo.
No … la verità era che, sin dall’inizio, dentro di sé non aveva avuto alcun dubbio sul fatto che sarebbe tornata a prenderla.
Certo, un’idea del genere significava accettare anche la possibilità che sarebbe morta nel tentativo e, almeno inizialmente, proprio per questo l’aveva rigettata con tutto il proprio cuore.
Eppure eccola li, al suo fianco.
Così come doveva essere.
Si sorrisero, complici, quando l’ennesimo scossone fece loro comprendere che era ormai questione di tempo prima che la Chimera riuscisse a liberarsi dalle macerie.
Senza esitare quindi oltre, la maggiore incitò il cavallo, che partì nuovamente al galoppo, diretto il più lontano possibile da quel luogo oscuro e maledetto dagli dei.
 
Proseguirono la loro fuga senza interruzioni, attraversando in fretta e furia gli ampi corridoi del castello, per sbucare quindi nel cortile sul retro da cui solo pochi minuti prima erano arrivate.
Senza esitare oltre, consapevoli di non avere molto tempo a disposizione, spronarono le loro cavalcature oltre la proprietà del Signore Oscuro, guardandosi solo occasionalmente alle spalle per accertarsi di non essere seguite.
Stavano ormai per rallentare quando, poco distante, un ruggito fin troppo famigliare le raggiunse, raggelandole sul posto.
Le foglie degli alberi iniziarono a frusciare, dapprima lentamente, poi con furia sempre maggiore mentre un grido disumano le costringeva a piegarsi sulle selle tappandosi i timpani.
Stormi di uccelli si alzarono in volo, come percependo l’arrivo di un pericolo troppo grande per essere affrontato, mentre le raffiche di vento iniziarono a intensificarsi, piegando le fronde degli alberi e rischiando di farle cadere da cavallo.
Gli animali, improvvisamente nervosi, iniziarono a scalpitare con forza, cercando di ribellarsi alla presa delle bambine per lanciarsi in un galoppo sfrenato e trarsi in salvo.
Fu allora che un’ombra oscurò il cielo sopra di loro, mentre la Chimera atterrava con un tonfo sordo proprio di fronte a loro, bloccando il sentiero e la strada verso casa. Con gli occhi assetati di sangue e di vendetta, la creatura le osservava, le zanne snudate e pronte a dilaniare le loro giovani carni.
Le sorelle si bloccarono, guardandosi nervosamente attorno, ma si dovettero presto rendere tristemente conto di essere senza via di scampo. La sola strada rimasta riconduceva direttamente al Castello Oscuro, dove probabilmente Tremotino si era reso conto del raggiro e stava già iniziando a dare loro la caccia.
In pratica, qualsiasi scelta avessero fatto sarebbero andate incontro a morte certa. E come se non bastasse Helena, la sola delle sorelle in grado di utilizzare la magia, era ancora troppo spossata per ricorrervi nuovamente, non almeno senza rischiare di morire.
Fu proprio quando la speranza sembrava averle abbandonate che una palla di fuoco c’entrò in pieno il mostro, che si ritrasse uggiolando di rabbia mentre una profonda ustione iniziava a formarsi sul manto candido del fianco.
Le due si guardarono attorno, cercando di capire chi fosse stato a intervenire, quando una nube color viola acceso non fece palesare alle loro spalle la figura decisamente furiosa della loro madre.
Regina, gli occhi che mandavano lampi di rabbia a stento repressa, osservava impassibile la bestia che, comprendendo l’innegabile superiorità dell’avversaria, tentò subito di battere in ritirata.
Peccato che, ormai, la donna fosse tutt’altro che disposta a lasciarla andare. Non ora che aveva osato cercare di ferire la sua unica ragione di vita, scatenando un’ira che, fino ad allora, non aveva mai provato in vita propria.
Tese la mano, facendo materializzare delle radici forti e robuste che, come funi, andarono ad avvolgere le zampe e le ali della belva che cadde a terra impotente, incapacitata a fare alcunché.
Fu quindi con calma quasi surreale che, ignorando completamente lo sguardo terrorizzato e i vani tentativi di fuga della bestia, la regina vi si avvicinò lentamente. La squadrò, dall’alto verso il basso, con la stessa espressione di disgusto che solitamente si riserva a uno scarafaggio particolarmente grosso.
Quindi, con un movimento repentino e preciso, immerse la mano candida nel corpo del mostro, che si dibatté invano, ruggendo di dolore nel sentirsi strappare dal petto il proprio cuore.
Sconvolte e incapaci di agire, le bambine parvero ritornare in sé proprio quando compresero le intenzioni della madre.
Si osservarono per un istante, quindi, senza esitare oltre, Helena balzò giù dal suo cavallo, raggiungendo con le lacrime agli occhi la madre, che si voltò a osservarla impassibile.
“Togliti.”, fece, secca e irata.
La piccola indietreggiò appena, comprendendo che l’irritazione della donna era dovuta anche e soprattutto alle loro azioni, che per poco non le avevano fatte uccidere.
Si morse il labbro, senza tuttavia dar segno di cedere.
“Ti prego mamma … n-non farlo.”, supplicò la bambina, osservando con un misto di biasimo e compassione quella creatura che, improvvisamente inerme, sembrava supplicare pietà.
Era vero.
Quel mostro aveva cercato di ucciderle e, probabilmente, se la madre non fosse intervenuta per tempo vi sarebbe anche riuscita.
Tuttavia, nessuno meritava un destino tanto crudele, e se anche non le fosse importato del mostro, non voleva che sua madre si macchiasse di un atto tanto spietato e malvagio.
Erano giunte fin li proprio per farla tornare quella di un tempo, non si sarebbe mai perdonata un’azione del genere.
Gli occhi della donna si oscurarono per un istante, prima di sbottare: “Non mi interessa quello che vuoi. Hai disobbedito ai miei ordini, a quelli di tua MADRE, e così facendo hai quasi rischiato di morire. Quindi …”, prese un respiro, tornando nuovamente impassibile, “… se proprio non desideri vedere il destino che riserverò a questa FECCIA allora puoi anche voltarti. Non sarà uno spettacolo adatto a una bambina di dieci anni.”
Regina si voltò, la mano sempre più stretta attorno al cuore del mostro che, disperato, iniziò a uggiolare di dolore, divincolandosi invano e gemendo dal terrore di fronte alla consapevolezza della morte imminente.
Fu Helena, tuttavia, a intervenire nuovamente, per fermare la madre.
Le braccia della bambina si avvolsero alla vita della donna, mentre il corpo veniva avvolto da singhiozzi di dolore. Regina si bloccò, mentre quella la supplicava, con le lacrime agli occhi: “T-ti prego. So di avere sbagliato, non avrei mai dovuto uscire dal castello senza il tuo permesso e ti prometto che non lo farò mai più. Ma ti prego … ti supplico! Non fare una cosa così orribile. Tu non sei così … tu sei la mia mamma, sei una persona gentile e generosa, non un’assassina!”
La donna sussultò, osservando con sguardo improvvisamente diverso la figlia.
Si morse il labbro, osservando combattuta la fiera che, silenziosa, attendeva la propria fine.
Quindi sospirò appena, facendo scomparire con un cenno annoiato le radici che permisero alla creatura di rialzarsi, osservando sorpresa la regina che, impassibile, disse: “Non le restituirò il suo cuore, se è questo che ti aspetti.”, fece, indifferente.
Eppure, tra sé e sé, non poté fare a meno di sorridere, al pensiero delle parole della figlia.
La bambina annuì: “Va bene ma … cosa ne faremo?”, chiese osservando, con compassione, la Chimera che, improvvisamente docile, si era messa a sedere osservandoli in silenzio.
Regina parve pensarci su per qualche istante, quindi disse: “Beh … trovale un nome. Da oggi sarà il tuo animaletto da compagnia. Ma non aspettarti che me ne occupi io, chiaro?”
Helena sorrise, abbracciando la madre che, sorpresa, si ritrovò a sorridere a propria volta.



Note dell'Autrice:
Rieccoci di nuovo col capitolo seguente.
La vicenda della Chimera è, più o meno felicemente, giunta al termine anche se purtroppo Helena e Biancaneve sono riuscite a entrare in possesso del pugnale di Tremotino. In questo capitolo, comunque, il mio intento principale era di concentrarmi sulle figure di Biancaneve e Regina: della prima ho voluto mostrare il profondissimo legame che la unisce alla protagonista, sebbene non siano sorelle di sangue (e da qui viene anche la scelta del titolo), della seconda invece ho desiderato evidenziare l'indole un tempo protettiva e amorevole nei confronti della figlia.
Spero di essere riuscita bene nell'intento e che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Detto questo, ancora mille e grazie ai miei recensori e a tutti coloro che continuano a seguirmi. I vostri consigli e suggerimenti sono sempre ottimo spunto di riflessione e ne farò sempre tesoro, in quanto è comunque bello poter condividere pareri e opinioni con chi ama e apprezza questa mia piccola opera.
Grazie a tutti quanti!

Teoth

 
   
 
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