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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    08/03/2018    1 recensioni
Helena Montgomery non ricorda nulla del suo passato.
Semplicemente, un giorno di mezza estate, si risvegliò, sola e abbandonata, in un campo di grano presso la città di Los Angeles.
A quel tempo, lei non sapeva, non poteva sapere.
Non ricordava nulla, né della sua identità, come l'amata figlia di Regina della Foresta Incantata, né di come fosse giunta in quel mondo, messa in salvo per sfuggire alle ire di Lui.
Costretta a vivere in un mondo che non le appartiene, capisce in fretta di essere, in qualche modo, "diversa".
Abbandonata la sua famiglia adottiva, inizia a viaggiare, alla ricerca di sé stessa.
E' solo quando, anni e anni dopo, Emma Swan giunge a Storybrooke che, finalmente, i suoi ricordi tornano.
Ora, non deve far altro che ricongiungersi alla madre.
Ma gli anni sono passati, riuscirà a ricondurre la donna sulla via della luce?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15
L’inizio di un’amicizia
 

“Sei sicura che vada veramente tutto bene?”, chiese, per l’ennesima volta, Ruby, osservando preoccupata la giovane che, ormai, di quella sera era aveva giunto e superato da un pezzo i tre bicchierini di brandy senza tuttavia accennare a voler smettere.
Helena fece un cenno con la mano, borbottando, la voce impastata dall’alcool: “Ohhh, si.  Sto alla grande.”, l’altra inclinò il capo, scettica, “Me ne porti un altro?”, aggiunse quindi Helena, alzando lo sguardo.
Aveva gli occhi completamente arrossati, come quelli di chi ha pianto parecchio, così tanto da esaurire tutte le sue lacrime, eppure non pareva intenzionata a mollare. Era fermamente decisa a dimenticare quella giornata, anche se avesse dovuto imbottirsi di brandy fino a star male.
Ruby sospirò, annuendo: “Subito.”, disse, prima di dirigersi verso il bancone.
Fu allora che, con uno scampanellio lieve, Emma Swan fece il proprio ingresso nel locale.
Fece spaziare lo sguardo sui tavoli, fino a quando non inquadrò Helena che, poco lontano, osservava con insolito interesse le ultime gocce di alcool rimaste nel proprio bicchiere, le spalle ingobbite e il capo chino.
Osservò Ruby, interrogativa, che subito le si avvicinò, sussurrando: “Non ho idea di cosa sia successo. È qui da ore, e non ha ancora smesso di bere. Non so cosa sia accaduto con Regina, ma sembra decisamente giù.”
Emma sospirò.
Era proprio come temeva.
Tutti quelli che incontravano quella donna finivano inevitabilmente con il soffrire, proprio come era accaduto a Graham, e come sarebbe successo, di quel passo, anche a Henry ed Helena.
Eppure, quando l’aveva conosciuta per la prima volta, vedendola venire incontro con il volto avvolto dall’apprensione al piccolo Henry non avrebbe mai potuto immaginare che potesse essere una persona tanto crudele.
Detestava ammetterlo, ma inizialmente le era parsa una donna incredibilmente forte, e fiera. Aveva cresciuto da sola suo figlio, e per quanto potesse apparire severa nei suoi confronti inizialmente aveva pensato sul serio che tutto ciò fosse per l’amore che provava nei suoi confronti. In quel momento, le era sembrata una donna dal fascino pari a pochi altri, forse un po’ altera, ma indubbiamente consapevole dei propri mezzi e del fascino che aveva verso gli altri. Il tipo di persona che non si faceva mettere in piedi in testa facilmente e sapeva il fatto proprio molto più di altri.
Tuttavia, non le ci era voluto molto per comprendere come quella non fosse altro che una maschera, volta a nascondere al mondo quanto quella donna fosse realmente spietata e del tutto priva di cuore.
Sospirò, avvicinandosi silenziosamente alla giovane, prima di chiedere: “Posso sedermi?”
Helena alzò lo sguardo, annuendo appena.
Si accomodò di fronte a lei, osservandola per qualche istante.
Sembrava decisamente distrutta, non aveva più nulla della persona forte e decisa con cui aveva avuto a che fare solo poche ore prima. Semplicemente, sembrava si fosse spenta, come la fiamma di una candela contro le raffiche del vento.
Attese per qualche istante, prima di dire: “Vuoi parlarne?”
Helena sospirò, osservando assorta la bionda, quindi scosse il capo: “Meglio di no. Non credo che capiresti.”
Emma inclinò il capo: “Puoi provare.”
L’altra rise, nervosamente: “Si, certo. Lascia perdere, credimi. Ti basti sapere che mi sono illusa per niente. Henry aveva ragione … non è più la donna che credevo di conoscere.”
La bionda si tese, protendendosi con sguardo improvvisamente incandescente verso di lei: “Cosa ti ha fatto, si può sapere?”
Helena scosse il capo: “Niente, davvero … non mi ha fatto nulla. Tranquilla.”
“Da come parli non sembra proprio. Hai detto di conoscerla, no?”
L’altra sospirò, affranta: “E’ stato molto tempo fa. Non credo nemmeno che si ricordi di me, e comunque è stata sufficientemente chiara. Devo stare lontana sia da lei che dalla sua famiglia.”
Emma sbuffò: “Sai che novità. Ha detto lo stesso a me, quando sono arrivata a Storybrooke. Ma Henry è mio figlio e non lo lascerò di certo nelle mani di quella donna.”
La giovane sorrise, osservando: “Devi tenere davvero molto a lui.”
“Ovvio … è mio figlio.”, rispose l’altra, quando Ruby non sopraggiunse, posando dell’altro brandy di fronte alle due.
Emma osservò tetra il liquore che, ancora una volta, scompariva nella gola della mora, quindi sospirò: “Vuoi proprio ubriacarti, eh?”
Helena sorrise: “E’ il solo modo che conosco per liberarmi di questo peso. Se hai altro da fare, non voglio certo trattenerti.”
Quella sorrise, prendendo a sua volta la bottiglia e versandosi un sorso: “Non ci penso nemmeno. Non ti lascio qui a ubriacarti da sola. Se vuoi bere, allora lo faremo assieme. E’ triste farlo da soli … almeno, ti farò compagnia.”
Helena sorrise appena, quindi alzò il bicchiere, permettendole di riempirlo nuovamente.
 
Si dice che la notte porti consiglio.
E infatti, quella notte, Helena ebbe modo di pensare parecchio agli avvenimenti della giornata.
Che Regina non era più la madre dolce e amorevole che conosceva, ormai era quanto mai chiaro, e negarlo ancora era totalmente inutile.
Regina aveva lanciato il Sortilegio e lo aveva fatto per portare a termine i propri piani di vendetta nei confronti delle persone che più amava, ma che lei considerava come la propria sventura peggiore.
Biancaneve, perché aveva causato la morte di Daniel e, almeno dal suo punto di vista, condotto la figlia alla morte. Il Principe perché, con la sua comparsa, aveva offerto alla giovane quel vero amore che a lei era stato invece tolto nel peggiore dei modi.
Henry non aveva mentito affatto, sulla reale natura della donna, ed Helena doveva farsene una ragione, volente o nolente.
Tuttavia, era comunque sua madre, non poteva odiarla.
Quindi non le rimaneva che un’alternativa, la stessa che, anni prima, aveva scelto quando si era messa contro Tremotino pur di ricondurla sulla retta via.
Avrebbe combattuto, certo. Avrebbe lottato per proteggere la sua migliore amica, Biancaneve, e sua figlia, Emma. Forse, sarebbe riuscita persino a farsi riconoscere dalla madre e, allora, avrebbe raggiunto finalmente il suo obiettivo.
Si, era quella la cosa giusta da fare.
Fu quindi con determinazione rinnovata che, il mattino seguente, scese a fare colazione, salutando con un sorriso Ruby e sua nonna che, sorprese, la guardarono prendere posto di fronte al piccolo Henry.
Il bambino alzò gli occhi, osservando la donna per qualche istante, prima di chiedere: “Allora, adesso mi credi?”
Helena sospirò, annuendo appena: “Avevi ragione, piccoletto. Quella donna … non è più mia madre.”
L’altro annuì, sorridendo: “Quindi … cosa farai ora?”
La giovane sorrise, sorniona: “Beh … abbiamo un Sortilegio da spezzare, giusto?”
Come ebbe pronunciato quelle parole, il bambino parve illuminarsi, protendendosi quindi con entusiasmo a malapena contenuto verso la donna e dicendo: “Mi aiuterai veramente?”
Helena annuì, divertita dalla spontaneità del bambino: “Certo che si. Sei il nipote della mia migliore amica, anzi, di mia sorella. Quindi, in un certo senso, io per te sono un po’ come una zia e non ti permetterei mai di affrontare una cosa simile totalmente da solo.”
Henry annuì, sorridente, mentre quella proseguiva: “Quindi … Emma sarebbe la Salvatrice, giusto? Cosa ne pensa di questa storia del Sortilegio?”
Il bambino si oscurò, sospirando appena: “Ecco … mia mamma. Lei è convinta che l’Operazione Cobra, così come la storia del Sortilegio, sia solo una mia fantasia. Non riesce a credere, e fino quando non lo farà sarà impossibile rompere l’incantesimo.”, concluse tristemente.
La donna alzò un sopracciglio, alla parte della cosiddetta “Operazione Cobra”, quindi si fece improvvisamente pensierosa.
Aveva conosciuto Emma Swan solo il giorno precedente, e da quel che le era parso di capire si trattava di una donna molto decisa e dall’indole a dir poco pragmatica, che difficilmente si sarebbe piegata alle leggi del mondo delle favole. O almeno, non lo avrebbe fatto finché non si fosse trovata di fronte all’evidenza.
Sospirò, le cose erano più difficili di quanto avesse immaginato. Avrebbe dovuto dare fondo a tutte le proprie abilità, forse ricorrendo persino alla Voce, per convincerla della realtà dei fatti.
“Capisco … quindi, dobbiamo trovare un modo per spingerla a credere.”
Il piccolo annuì, silenzioso.
“Beh … tanto per iniziare vedrò di trovarmi un lavoro da queste parti. Poi cercheremo delle informazioni che possano esserci utili per scoprire come spezzare questo Sortilegio. Intanto …”, osservò ironica l’orologio, posto proprio sopra la porta del locale, “… è meglio che ti accompagni a scuola.”
Il bambino arrossì, colto in fallo, al che lei rise, divertita: “Non pensare di fregarmi, piccoletto. Dobbiamo portare a termine l’Operazione Cobra, ma questo non significa che tu debba trascurare i tuoi impegni.”
Il piccolo tirò su un finto broncio, borbottando: “Scommetto che pure tu saltavi le lezioni, quando eri bambina.”
Helena alzò gli occhi al cielo, guidandolo quindi verso la moto.
 
Il viaggio fino alla Scuola Elementare di Storybrooke fu, per il bambino, quanto di più emozionante avrebbe potuto aspettarsi da quell’insolita sconosciuta che, con sua immensa fortuna, era giunta il giorno precedente in città.
Gli piaceva, quell’Helena.
Sapeva il fatto suo, e sembrava proprio il tipo di persona disposta a fare di tutto per proteggere coloro che ama. E poi, non aveva esitato un secondo a credere alla sua storia del Sortilegio, cosa che la metteva, assieme alla madre, in cima alla classifica delle persone che più apprezzava in quella città.
Certo, ovviamente poi c’erano anche Biancaneve, Ruby, Archie e tanti altri. Nessuno di loro, tuttavia, aveva mai mostrato un tale entusiasmo nella sua Operazione Cobra, e quindi la presenza della donna in città si era rivelata per il piccolo Henry proprio un toccasana.
Sorrise, stringendosi alla vita della donna, mentre la Bimota Tesi sfrecciava per le strade della cittadina, oltrepassando edifici e parchi, per poi accostare con un rombo tonante presso il marciapiede della scuola.
Scesero, e si sarebbero anche diretti all’ingresso se, proprio di fronte a loro, non avessero trovato Regina.
Gli occhi della donna erano sgranati, carichi d’ira mentre osservava con sguardo visibilmente cinico il figlio scendere dalla motocicletta accompagnata da quella stessa donna a cui il giorno precedente aveva detto chiaramente di stargli lontano.
Fu quindi con cipiglio decisamente scocciato che, facendo rintoccare i tacchi sul selciato del cortile, si diresse a passo di marcia verso la donna.
Osservò silenziosamente il figlio che, subito, si affrettò a entrare nell’edificio, per poi tornare a fissare, irata e con le braccia conserte, Helena.
Quella, d’altro canto, pur percependo l’ostilità della donna parve non darci eccessivamente peso, dicendo: “Buongiorno, Sindaco Mills. Stavo giusto riportando suo figlio a scuola.”
Regina assottigliò lo sguardo, per poi dire, aggressiva: “Certo. Poteva anche chiamarmi, invece che far salire Henry su quella sottospecie di aggeggio infernale. Ha idea di quanti incidenti stradali avvengono al giorno a causa di quei cosi?”
Helena sbuffò.
Ok, si possono fare tante cose.
Ma NESSUNO poteva insultare in quel modo la sua moto, specialmente con tutti i soldi che aveva speso per comprarsela.
“Beh, mi spiace, ma come può vedere suo figlio è vivo e vegeto. E se lo controllasse meglio, non dovrebbero essere gli altri a riportarlo a scuola quando se ne va per i fatti propri.”, osservò, sorridendo divertita di fronte all’espressione sorpresa della donna.
Regina strinse i denti, forzandosi di sorriderle cordialmente anche se, in quel momento, avrebbe desiderato veramente moltissimo possedere ancora i suoi poteri per incenerirla sul posto.
“Lei ha una lingua molto lunga, Signorina Montgomery. Se vuole un consiglio, stia più attenta a chi si mette contro.”, fece, ostile.
Proprio in quel momento, tuttavia, una mano femminile si posò sulla spalla di Helena, costringendo le due a voltarsi e osservare lo Sceriffo Swan che, tranquilla, guardava Regina con aria pacata.
“Tutto bene qui?”, chiese, osservando in modo fin troppo esplicito la donna che, irritata, rispose, “Sceriffo. Non dovrebbe essere in centrale a ... che so … scaldare la sedia?”
Emma strinse i denti.
Era incredibile come, ogni volta che la incontrava, quella donna facesse sfoggio della sua straordinaria dote di darle totalmente sui nervi.
“Stavo facendo il mio giro perlustrativo del giorno. Quindi stia tranquilla, so bene come svolgere il mio mestiere, Sindaco.”, calcò sull’ultima parola, sorridendo divertita di fronte all’espressione irritata dell’altra.
Helena, dal canto suo, assisteva allo scambio di battute in silenzio, sorpresa dalla tensione evidente presente tra le due madri.
Regina sbuffò: “Sarà meglio per lei, perché sarebbe davvero un PECCATO doverla licenziare.”, osservò, prima di dar loro alle spalle e dirigersi a passo sicuro verso la propria macchina.
Helena alzò sopracciglio, sospirando sollevata: “Uhhh … beh, è simpatica.”
Emma sospirò: “Non sai quanto. Da quando sono arrivata, pare avermi presa in totale antipatia, non sopporta che Henry sia legato a me in un modo che, con lei, non sarà mai possibile. E me lo fa notare ogni volta che ne ha l’occasione.”
“Mmmhhh … comunque, ora è meglio che torni da Granny. Stavo pensando di trovarmi un lavoro qui anche se, forse, il Sindaco Mills non sarà molto contento di sapere che ho deciso di fermarmi qui.”, fece Helena, avviandosi verso la moto, seguita dalla donna.
Emma parve farsi pensierosa, quindi propose: “Qualche giorno fa ho sentito Ruby parlare con sua nonna. Sembra che in questo periodo gli affari vadano bene, da loro, e stanno cercando un’altra cameriera. Sono sicura che, se gliene parlassi, sarebbero felici di assumerti.”
L’altra sorrise, annuendo: “Beh, grazie per l’informazione. Stasera vedrò di aggiornarti, allora.”, detto ciò diede gas, avviandosi sicura verso il locale.



Note dell'Autrice:
Come promesso, in onore del raggiungimento delle 400 visualizzazioni al primo capitolo, oggi ho deciso di inserire anche un terzo capitoletto bonus!
Prendetelo pure come un modo per ringraziare tutti coloro che continuano a seguirmi e, con me, si sono innamorati di questa mia ficcina.
Ebbene, in questo capitolo ho deciso di incentrarmi un po' sul rapporto che andrà a costruirsi in futuro tra Helena, Emma ed Henry. Con la prima, come potete vedere, è scattata una certa compatibilità forse dovuta al carattere in parte simile che possiedono e col tempo diverranno grandi amiche (anche perchè alla fine Emma è la figlia di sua sorella). Con Henry inizialmente le cose non erano iniziate benissimo, ma ora che la nostra protagonista si è resa conto che aveva ragione e due legheranno veramente moltissimo ... dopotutto è e sarà per un po' una delle poche a credere realmente alla storia del ragazzino e quindi tra i due si creerà una certa sintonia.
Detto questo, mille grazie a tutti i miei carissimi recensori e lettori. E' sempre un piacere potervi proporre delle storie nuove e questa mi sta prendendo realmente moltissimo.
Come sempre, vi aspetto giovedì prossimo per il nuovo aggiornamento!

Teoth

 
   
 
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