Fanfic su artisti musicali > System of a Down
Segui la storia  |       
Autore: Kim WinterNight    08/03/2018    2 recensioni
Scappare non è sempre simbolo di codardia. Ognuno di noi ha un motivo valido per cui vorrebbe scappare da qualcuno o qualcosa: chi per dimenticare, chi per liberare la mente, chi per accompagnare qualcun altro nella fuga, chi per uscire di casa, chi per volere di un'entità superiore...
Ma tutti, forse, lo facciamo per cercare un po' di libertà e per rendere noi stessi più forti e capaci di ricominciare a lottare.
DAL TESTO:
Una vacanza, ecco cosa mi serviva. Non riuscivo più a stare rinchiuso in casa, forse stavolta avevo esagerato. [...]
Notai una figura rannicchiata in fondo, in posizione fetale e con le braccia strette al corpo. Tremava vistosamente e teneva gli occhi serrati.
«Non vuole uscire di lì... non so più cosa fare» sospirò lei, portandosi una mano sulla fronte. [...]
«Non ti incazzare, amico. Ci tenevo solo a invitarti personalmente al mio matrimonio.»
Digrignai i denti e osservai, senza neanche vederli, gli automobilisti a bordo dei loro veicoli che mi superavano e mi evitavano per miracolo, per poi imprecare contro di me e schiacciare sul clacson con fare contrariato. [...]
«Avresti potuto chiedermelo, magari?» commentai, incrociando le braccia sul petto.
«Avresti rifiutato» si giustificò.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan, Nuovo personaggio, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ReggaeFamily

Storytellers

[John]




«È stato un disastro fin da subito. Shavo ha sofferto il mal d'aereo a causa delle turbolenze. All'andata ho seriamente pensato che avrebbe vomitato addosso a me» bofonchiò Daron, scoccando un'occhiata sprezzante in direzione del bassista.

Quest'ultimo fece spallucce. «Non ci posso fare niente. Ora che mi ci fai pensare, non mi sarei dovuto trattenere» ghignò, per poi addentare una fetta della sua pizza.

«Ci credete se vi dico che non mi siete mancati?» borbottai, appollaiato sullo sgabello del pianoforte di Serj.

«Dolmayan, non intrometterti! Queste sono questioni da uomini!» strillò il chitarrista, assumendo un atteggiamento da gangster fallito. Avrei voluto ribattere, ma mi limitai a sghignazzare.

«Possiamo andare avanti con la narrazione?» si spazientì Leah, mollando un calcio a Daron.

Eravamo sparpagliati nel salotto di Serj con i cartoni delle pizze posati sulle ginocchia o per terra di fronte a noi. Leah sedeva sul tappeto tra Daron e Samantha, mentre Shavo se ne stava stravaccato sul divano alle loro spalle, accanto a Serj. Angela era appollaiata sul bracciolo e si guardava intorno con aria divertita.

«Continua tu, mostriciattolo.» Daron apostrofò Leah in quel modo, e io temetti seriamente che la ragazza potesse saltargli addosso e riempirlo di botte. Magari l'avesse fatto, ci sarebbe stato da divertirsi.

Leah alzò gli occhi al cielo e scosse il capo. «Quindi, potete immaginare quanto mi sono preoccupata quando ho visto questo ragazzo entrare nella hall dell'albergo: era pallido, sembrava stare parecchio male. Ovviamente l'ho riconosciuto subito, così come ho riconosciuto loro due» raccontò, accennando prima al bassista, poi a me e Daron.

«Sapevi chi erano e non lo hai dato a vedere, dico bene?» intervenne Angela, per poi mordicchiare un pezzo della sua pizza.

«Già. Non volevo essere ignorata o vista come una fan qualsiasi, se capisci cosa intendo. Tu vivi con Serj da tanto tempo e immagino abbiate spesso a che fare con fan psicopatici che vi fermano in giro o si appostano nei luoghi che frequentate.»

L'altra annuì.

«Ho fin da subito intuito che i ragazzi avessero scelto quel luogo tranquillo per poter trascorrere una vacanza in totale relax, senza essere riconosciuti e importunati. Peccato che poi le cose siano andate diversamente.» A quelle parole, Leah sghignazzò e si allungò verso Shavo per tirare la stoffa dei suoi pantaloni. «Vero, Shavarsh?»

Quello si riscosse, doveva essere assorto nell'ascoltare il racconto della ragazza; si protese in avanti e immerse le dita tra i capelli di lei, scompigliandoli. «MI ha ingannato, capite? Mi ha fatto credere che non mi conoscesse. È una cattiva persona, non fidatevi mai di lei!» scherzò.

Leah se lo scrollò di dosso e ridacchiò. «In ogni caso, l'ho soccorso mentre stava per vomitare. Per fortuna si è ripreso, anche se ha trascorso il resto della giornata in camera sua» proseguì.

«Che rammollito» commentai. Avevo già finito di mangiare da un po' e mi limitavo a osservare i miei amici. Bryah, accovacciata ai miei piedi, doveva ancora mangiare metà della sua pizza.

«Senti chi parla» gracchiò il bassista, lanciandomi un'occhiataccia.

«E poi?» domandò Angela, sempre più curiosa di conoscere tutti i dettagli.

Le sorrisi. «Poi io e Leah ci siamo ritrovati a fare colazione insieme la mattina seguente. Mi ha adescato sulla spiaggia e mi ha costretto a mettere in pratica questo rituale» spiegai in tono divertito, ricordando quanto avessi trovato singolare il fatto che quella ragazza fosse andata in spiaggia di notte, soltanto per sfamare dei gatti randagi.

«Ehi! Io stavo accudendo i miei gattini, che vuoi? Sei arrivato a importunarmi, dovevi pagare pegno! Comunque, sì, è andata più o meno così: ho visto quest'uomo tutto triste e solo, pensavo addirittura fosse muto. Volevo conoscerlo meglio, così gli ho proposto di vederci la mattina seguente e tutte le successive. Certo, ci sono stati degli imprevisti, ma per qualche giorno siamo riusciti a fare colazione insieme.»

Daron si agitò sul tappeto. «Ragazzi, quella sera io ho avuto un incontro ravvicinato con una pollastra niente male» si intromise, trangugiando della birra dal suo bicchiere.

«Oh sì, con l'amante di mio padre. Che pollastra meravigliosa, amico. Avresti potuto scegliere qualcosa di meglio, lasciatelo dire» lo rimbeccò Leah, utilizzando un tono sprezzante e colmo di disgusto.

«Senti, Medison era una preda facile e io volevo divertirmi un po'. Shavo stava morendo nel suo letto, John se n'è andato chissà dove, a fare l'archeologo esploratore... cosa avrei dovuto fare?» saltò su il chitarrista, tirandole una ciocca di capelli.

«Ahi, ma sei cretino?! Okay, comunque, questo depravato si è scopato la tipa di mio padre. Quando l'ho scoperto, qualche giorno dopo, ho reagito malissimo. Ma poi mi sono detta che non me ne importava niente, che mio padre se lo merita» tagliò corto Leah, facendo chiaramente intendere di voler cambiare argomento.

«Sappiate che questa ragazza è riuscita a farmi aprire e parlare dopo poco tempo, è incredibile» andai in suo soccorso, lanciandole una breve occhiata.

Lei mi regalò un sorriso colmo di gratitudine e si posò una mano sul petto. «Per me è stato un onore, signor Dolmayan» scherzò. All'improvviso spalancò gli occhi. «Ehi, comunque non è vero che ti ho adescato io in spiaggia! Sei stato tu a propormi di fare colazione con te, ricordi? Ci siamo incontrati quando stavi rientrando dalla tua folle corsa mattutina» blaterò.

«Hai ragione, è vero! Be', volevo far credere a tutti che sei una persona orribile, ma non ci sono riuscito» mormorai, fingendomi sconsolato.

Bryah scoppiò a ridere e mi mollò una gomitata sulla gamba. «Non sei credibile» mi schernì.

«Poi è successo un disastro, il primo tra i tanti» biascicò Shavo, giocherellando con un fazzoletto di carta che teneva tra le mani.

«Oh, arriva la parte interessante allora!» squittì Samantha; aveva appena finito di mangiare e si era messa più comoda sul tappeto, incrociando le gambe e inclinando la testa di lato per poter ascoltare con più attenzione.

«Che cosa è successo?» chiese Serj, scambiando un'occhiata con Shavo.

«Leah si è accorta che c'erano delle nostre fan in spiaggia. Il problema è che l'area privata dell'albergo era piuttosto piccola, non saremmo potuti andare lontano» raccontò il bassista.

«Delle fan?»

«Angie, erano delle aspiranti gruopies! Due pazze fuori di testa, innamorate di lui» spiegai, indicando Shavo. Era una storia assurda, eppure ci era capitata davvero.

«Oddio! E com'è andata a finire?» volle sapere la moglie di Serj.

«Io ho cercato di evitare che Shavo le incontrasse. Le ho sentite parlare in spiaggia, mentre lo aspettavo. Quando ho visto che si stava avvicinando, mi sono alzata di tutta fretta e l'ho trascinato nuovamente verso l'albergo, accampando una scusa. Peccato che le due pazze si siano accorte di lui, perché hanno cominciato a seguirci senza neanche asciugarsi né rivestirsi dopo il bagno. Non lo sapevamo, finché non ce le siamo ritrovate di fronte al piano delle piscine. Com'è che si chiamavano? Katy e...»

Shavo scosse il capo. «Forse Kelly? Ma l'altro nome non me lo ricordo. Sta di fatto che mi hanno trovato e hanno cominciato a strillare, farmi proposte indecenti, toccarmi in maniera eloquente, pretendere foto insieme a me... e lì ho rischiato che Leah scoprisse chi ero. Sì, perché con i ragazzi eravamo d'accordo che non avremmo rivelato la nostra identità a nessuno. Sarebbe stato meglio così, finché qualcuno non ci avesse riconosciuto.»

«Allora me la sono svignata» proseguì Leah, ridacchiando a quel ricordo. «Me ne sono andata in piscina e l'ho lasciato con quelle due pazze.»

«E io ho detto loro che era la mia ragazza» aggiunse il bassista, carezzando distrattamente i capelli di lei; poi un ricordo dovette attraversargli la mente d'improvviso, perché fece una smorfia e aggiunse: «Una delle due mi ha detto che era vergine e pronta solo per me».

Tutti scoppiammo a ridere, mentre Leah fingeva di vomitare sul cartone della sua pizza ormai vuoto.

«Chi ci crede?» bofonchiò Daron. «Erano due puttanelle da quattro soldi.»

«Pidocchio, tu ne sai qualcosa, eh?» lo punzecchiò Samantha, lanciandogli contro il suo tovagliolo di carta.

«Non sono andato a letto con quelle due, erano due bambine. Ammetto di averci pensato, ma poi mi sono detto che sarebbe stato più interessante giocarci un po' e procurarmi qualcosa con cui ricattarle per far sì che tenessero la bocca chiusa. Ha funzionato, e loro non sanno che quel video è andato perso quando mi sono buttato in mare dal pedalò con il cellulare in tasca» raccontò il chitarrista, mostrandosi pienamente soddisfatto di sé.

«Non ricordarmi quel fottuto giorno in pedalò, ho la nausea solo a ripensarci» bofonchiò il bassista.

Scoppiai a ridere al ricordo di Shavo che vomitava in mare, sporgendosi oltre il bordo del pedalò, mentre Daron imprecava in tutte le lingue del mondo per il disastro appena accaduto con il suo cellulare. Si era trattato di un bel casino, non riuscivo ancora a rendermi conto di quante cose epicamente raccapriccianti ci erano capitate durante la nostra vacanza in Giamaica.

«Daron, sei sempre il solito. Possibile che tu debba necessariamente metterti nei guai?» lo rimproverò Serj, nonostante fosse divertito dall'intera situazione.

«Che è successo in pedalò?» chiese Samantha. «Leah non mi ha raccontato tutto!»

«Sei scappata quando stavo per farlo. Shelley lo sa perché è rimasta ad ascoltarmi» la apostrofò la sua amica, indirizzandole una linguaccia.

«Antipatica! Avevo un appuntamento, lo sai!»

«È successo che questi due cretini hanno cominciato a far oscillare il pedalò e il povero Shavo è stato assalito dalla nausea» raccontò Bryah, indicando me e Daron. «Ha rimesso il pranzo e la colazione, e forse anche qualcos'altro» aggiunse in tono disgustato.

«Che stronzi!» esclamò Serj. «Eppure lo sapete che Shavo soffre di certe cose.»

«Era troppo divertente» ghignò Daron.

«Concordo» aggiunsi.

«Piantatela. Stavo davvero male» si lamentò il bassista, portandosi una mano alla fronte. «Che incubo!»

«Non pensarci. Pensa a quanto ci siamo divertiti durante la vacanza. Il Fyah, per esempio, è stato un bel luogo dove trascorrere qualche serata» disse Leah, appoggiando la schiena contro le gambe del bassista. Si strinse le ginocchia al petto e sorrise a Daron. «Tu hai rischiato che tutti scoprissero chi sei, eh Malakian?»

«Avevo una fottuta voglia di suonare e l'ho fatto. Ho cantato qualcosa di Bob Marley, mica sono andato a pescare dalla nostra discografia» si difese il chitarrista, lasciandosi cadere prono sul tappeto.

«Serj, hai visto cosa ci siamo persi?» fece Angela, posando una mano sulla spalla di suo marito.

«La prossima volta andremo in vacanza tutti insieme» proclamò il cantante, annuendo per dare enfasi alle sue parole.

«Ci sto!» esclamò Daron, allungando una mano. Accidentalmente questa andò a finire sulla coscia di Samantha, la quale subito la schiaffeggiò e prese a inveire sottovoce contro il chitarrista.

Ridacchiai e scesi dallo sgabello, accomodandomi accanto a Bryah. Le circondai le spalle con un braccio e la attirai più vicino a me.

«Vi siete dimenticati del concerto di Eek e Barry?» saltò su Shavo, sorridendo nel ripensare a quell'avvenimento.

«Chi sarebbero?» domandò Angela.

Allora Daron cominciò a raccontare di come avevamo scoperto del concerto, del nostro arrivo al locale e di quanto ci fossimo divertiti durante lo show; poi spiegò com'era avvenuto l'incontro con i due artisti giamaicani e come i due, specialmente Eek, fossero onorati dalla nostra presenza. Infine Shavo mostrò a Serj, Angela e Samantha le foto che avevamo fatto con quei due matti.

«Che roba! Ragazzi, certe cose possono capitare solo a voi! Ehi, ma guarda quant'è alto Eek! Shavo, ti supera di gran lunga» commentò Serj, esaminando lo schermo del cellulare che il bassista gli aveva porto.

«Già. È completamente fuori di testa» ridacchiò il bassista. «Molto più di me.»

«Avrei qualche dubbio in merito» lo schernì Leah.

«Anche io» concordò Daron.

«Andate al diavolo!» strepitò Shavo.

Riflettei per un istante, poi intervenni: «Ora che ci penso, non vi abbiamo raccontato come abbiamo conosciuto Bryah».

La diretta interessata parve leggermente imbarazzata all'idea di essere al centro dell'attenzione.

«Giusto! Diteci tutto» ci incoraggiò Angela, restituendo il cellulare a Shavo.

Stavo per aprir bocca, quando il campanello suonò e noi tutti sobbalzammo.

«Chi sarà mai?» si chiese Angela, mentre si alzava dalla sua postazione sul bracciolo del divano. Si avviò verso l'ingresso e rispose al citofono.

Rimanemmo in silenzio, cercando di carpire qualche parola della sua conversazione attraverso il citofono.

«Ah ciao Sako! Ma certo, entrate pure!» la sentimmo esclamare.

«Sako?» strillò Daron, rimettendosi a sedere. «Quel bastardo mi mancava!» esclamò, per poi alzarsi dal tappeto e correre verso l'ingresso.

Bryah si voltò a guardarmi. «Chi arriva?» mi chiese sottovoce.

«Sako è un carissimo amico di tutti noi, nonché mio fedele tecnico della batteria. Ti piacerà» le spiegai, mentre riflettevo sul fatto che fosse una bella coincidenza che il ragazzo fosse arrivato proprio in quel momento. Sarebbe stato contento di trovarci tutti lì riuniti.

«Angie! Ciao, come va? Siamo passati dopo essere stati a cena dai miei, ma... Malakian, mi strozzi! Che cazzo fai? Sei impazzito?»

Quelle parole giunsero forti e chiare alle nostre orecchie, facendoci scoppiare a ridere.

«Karaian, vieni qui!» strillò il chitarrista. Poco dopo Sako entrò in salotto come un fulmine, seguito da un divertito Daron.

«Stai alla larga da me!» sbraitò il nuovo arrivato, correndo a ripararsi dietro il divano su cui sedevano Serj e Shavo.

Solo in quel momento si rese conto che nella stanza erano presenti delle persone che non conosceva, così avvampò d'improvviso e rimase immobile con gli occhi fissi su di me.

Daron, intanto, aveva sospirato e si era buttato nuovamente sul tappeto, borbottando qualcosa a proposito del fatto che Sako fosse noioso e non ricambiasse il suo sincero affetto.

Poco dopo, Angela tornò in salotto in compagnia di una ragazza che riconobbi subito: si trattava di Mayda, la fidanzata di Sako. Era come la ricordavo: esile, pallida, dai lineamenti dolci e i lunghi capelli immancabilmente legati in una coda di cavallo. Era vestita completamente di nero, indossava un giubbotto in pelle e dei jeans strappati, mentre i piedi portava degli anfibi.

Nel rendersi conto che si trovava in compagnia di persone che non conosceva, la sua reazione non fu dissimile da quella del suo ragazzo: sgranò appena gli occhi scuri leggermente truccati e si sistemò imbarazzata gli occhiali sul naso.

«Ehi, Mayda! Come va?» mi rivolsi a lei, alzandomi con l'intenzione di toglierla d'impiccio. La raggiunsi e le regalai un breve abbraccio. Era talmente magra e minuta che temetti di poterle fare del male.

Lei mi sorrise e fece un cenno di saluto anche a Serj e Shavo.

«Vieni, ti presento Bryah» le dissi, avvicinandomi nuovamente al pianoforte. Intanto, la giornalista giamaicana si era messa in piedi e osservava incuriosita la ragazza che aveva di fronte.

«Io sono Bryah, molto piacere. Sono arrivata solo oggi a Los Angeles e non conosco nessuno» spiegò, a sua volta leggermente imbarazzata.

«Mi chiamo Mayda, piacere mio. Voi state insieme?» ci chiese, osservando alternativamente me e Bryah.

Quest'ultima annuì e sorrise. «Ci siamo conosciuti in Giamaica e John mi è stato molto vicino.»

Mayda ricambiò il sorriso, poi si voltò a cercare Sako con lo sguardo. «Ehi, non essere maleducato. Vieni qui» lo apostrofò.

Il mio amico si mosse e abbandonò la sua postazione dietro il divano; intorno a noi tutti continuavano a chiacchierare e scherzare tra loro, ma poco dopo Serj cercò di attirare l'attenzione di tutti per fare le presentazioni.

«Sako, Mayda... lei è Leah, la ragazza di Shavo. Lei invece è Samantha, un'amica di Leah. Infine c'è Bryah, giornalista giamaicana che vorrebbe scrivere un libro sui System e compagna del nostro John. Ragazze, quel cretino è Sako, il nostro amico e tecnico della batteria, mentre lei è Mayda, la sua fidanzata» spiegò il cantante in tono allegro, indicando alternativamente le varie persone che stava citando.

Ci fu un giro di strette di mano e l'atmosfera divenne ancora più allegra. Leah prese subito in simpatia Mayda e la costrinse a sedersi accanto a lei. La cosa non mi sorprese, dal momento che riusciva ad andare d'accordo con tutti e a fare amicizia molto facilmente.

Mayda parve leggermente intimorita dall'esuberanza di Leah, ma presto mi resi conto che la sua tensione svaniva, lasciando il posto a sonore risate, battute e sguardi complici.

Sako si sedette sullo sgabello del pianoforte e prese a importunarmi, blaterando a proposito del fatto che non gli avessi ancora raccontato niente del viaggio in Giamaica.

«Stavamo proprio parlando di questo, sei arrivato tardi» lo schernì, mentre Bryah ridacchiava.

«Che stronzo. Se continui così, mi licenzio e dovrai cercarti un altro servo della gleba disposto a rispondere a tutti i tuoi capricci» mi minacciò lui in tono divertito.

«Me la caverò» dissi, ostentando indifferenza e cercando di non scoppiare a ridere.

Ci fu un momento in cui riassumemmo brevemente ciò di cui avevamo parlato fino a quel momento, rendendo partecipi anche Sako e Mayda delle nostre avventure sull'isola caraibica.

«Leah, come hai fatto a fingere di non conoscerli? Io sarei svenuta nel giro di mezzo secondo!» esclamò la ragazza di Sako, guardando l'altra con ammirazione.

«Non è stato difficile, anche e soprattutto perché loro volevano rimanere nell'ombra, volevano essere visti e trattati come persone comuni.»

«Io non ce l'avrei mai fatta. Quando li ho visti per la prima volta dal vivo, ho creduto di perdere la vita. Poi è successa una cosa assurda: Sako è venuto a salvarmi mentre ero intrappolata tra la folla, mi ha letteralmente trascinato oltre la transenna e mi ha portato con se a lato del palco. Ho perso almeno dieci anni di vita nel trovarmi così vicino a loro, pensa che poi John mi ha regalato le sue bacchette!» sproloquiò Mayda, facendo ridere tutti quanti. Ricordavo ancora quel giorno, durante il quale non avrei mai immaginato che quella ragazza potesse realmente diventare la compagna fissa di Sako.

Serj, nel frattempo, aveva consegnato al mio tecnico e alla sua ragazza una lattina di birra ciascuno, per poi tornare sul divano accanto a Shavo.

«Che storia assurda! Ma voi vi conoscevate già?» chiese Leah curiosa.

«Ci seguivamo sui social, diciamo che gli avevo detto che sarei stata presente a quel concerto» spiegò l'altra, per poi ridacchiare. «Non riuscivo a crederci.»

Leah le spiegò che le era successo di sentirsi in ansia quando, poche ore prima, si era ritrovata di fronte a Serj, il suo mito assoluto fin da quando aveva conosciuto i System.

«Oh, andiamo! Non esagerare» borbottò il cantante, grattandosi il mento.

«Non l'avevo mai vista così agitata prima» confermò Shavo, battendo affettuosamente sulla spalla della ragazza.

«Ehi!» intervenne Angela. «Ancora non ci avete detto com'è avvenuto l'incontro con Bryah!» esclamò.

Ci scambiammo delle occhiate confuse, poi scoppiammo a ridere.

Prima di cominciare a parlare, mi soffermai a osservare per un istante il viso della giornalista che mi aveva rubato il cuore: ero felice che avesse deciso di seguirmi a Los Angeles, ed ero entusiasta all'idea che avesse fatto una buona impressione su tutti i miei amici. Era lontana da casa sua, ma sperai comunque che si sentisse a suo agio e che quell'atmosfera fosse in grado di scaldarle il cuore e l'anima, allontanando dai suoi pensieri le immagini negative e dolorose.

Mi rivolse un caldo e dolce sorriso, e allora compresi che stava bene e che era pronta per riprendere in mano la sua vita.




Ehi, ehi!

Eheheheh, come va?

Vi svelo un segreto: ho scritto questo capitolo solo ieri, perché purtroppo ho finito i capitoli che erano già pronti. Ho dovuto concentrarmi su un altro progetto che non ha a che fare con EFP, ma morivo dalla voglia di scrivere di questi ragazzi e avevo già in mente varie scene, perciò mi sono messa d'impegno e ho buttato giù questo capitolo ;)

Ma ditemi un po'... qualcuno di voi per caso si ricorda di Mayda? Qualcuno di voi ha per caso avuto l'impressione di averla già vista – o forse, meglio dire, letta – da qualche parte?

Io non vi dico niente, vediamo se qualcuno di voi indovina :D

Nel prossimo capitolo vi dirò se avete azzeccato oppure no, o comunque vi spiegherò ogni cosa. Ma ora sono curiosa di scoprire se la vostra memoria vi assiste e se sono riuscita a imprimere questo personaggio nei vostri ricordi :3

Bene, vi ringrazio di cuore per essere qui, per il supporto e per l'affetto che traspare da ogni vostra recensione!

Alla prossima ♥

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > System of a Down / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight