Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Daleko    08/03/2018    1 recensioni
"Lui camminava guardando lei, lei gli trotterellava al fianco fissando la strada. «Ma Nico che ha detto, viene per Olandese?» gli chiese all'improvviso. Alessandro notò lo smartphone crepato che stringeva nella mano destra. «Gli stai scrivendo?» domandò in rimando, occhieggiando lo schermo. «Sì, ma su Whatsapp non risponde» gli mostrò lei: gli ultimi sei messaggi erano stati inviati da Chiara. Alessandro apprezzò mentalmente il non aver trovato emoticon affettuose sullo schermo."
~~~
"«Giuro che questa volta t'ammazzo, questa volta ti... Devi smetterla di tirarmi in mezzo a questa roba, hai capito?» ringhiò il ragazzo al telefono. Ci fu qualche secondo di silenzio riempito solo dalla pioggia. Nicola si era riparato sotto uno dei balconi del primo piano, l'acqua gli schizzava sulle scarpe ma la rabbia gli impediva di sentire freddo. «Senti Nico... Tu non devi rompere i coglioni a me perché tu c'hai i cazzi tuoi per la testa e all'improvviso te ne vuoi tirare fuori, t'è chiaro?». La voce al cellulare era stranamente glaciale, sgarbata, poco familiare. Il ragazzo non fu reattivo come avrebbe voluto."

Storia romantica ambientata all'Università "L'Orientale".

Feb2019: Storia modificata e revisionata.
Genere: Malinconico, Slice of life, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

4.

 

I vetri della finestra tremavano a causa dei bassi; dalle casse dello stereo usciva con forza della musica punk rock. La camera da letto non era molto grande, c'era appena lo spazio per un paio di letti singoli, un armadio a ponte, una scrivania, finestra con vista sulla strada e poco altro. Le pareti erano tinteggiate di blu, e un computer fisso dello scorso decennio faceva del suo meglio per trasferire file da un server all'altro. Il proprietario della stanza era steso pigramente su uno dei due letti; vestito con calzini, jeans e una felpa scolorita, si limitava a digitare incessantemente sul suo smartphone. La sua attività fu interrotta da una voce di donna. «Nico, per favore! Abbassa il volume, Luca sta dormendo» urlò per sovrastare il volume della musica. Il ragazzo si voltò a guardare la donna ferma all'ingresso della stanza; manteneva la porta aperta per assicurarsi che il figlio l'avesse sentita. Nicola si alzò lasciando lo smartphone sul letto. «Scusa ma'. Abbasso» rispose dirigendosi verso lo stereo. Girò la manopola dell'audio verso sinistra, portando l'audio a un volume accettabile. «Troppo tardi» sospirò comunque sua madre, e quando tornò a guardarla trovò un bambino dai capelli scompigliati accanto a lei, intento a strofinarsi distrattamente gli occhi. 

«Ehi, malaticcio. Passata la febbre?» chiese al fratello minore con tono addolcito. Gli si avvicinò, portando il dorso della mano alla fronte dell'altro. «Più o meno. Chi ascoltavi?» biascicò l'altro entrando in camera. La madre richiuse lentamente la porta, lasciandoli da soli in stanza. «The Offspring» rispose Nicola, e Luca: «Fighi. Quando fanno un concerto mi ci porti?» richiese il ragazzino. «Per il mio compleanno?» aggiunse speranzoso. Nicola lo osservò mentre si sedeva a gambe incrociate sul letto libero, e cercò di trattenere un sorriso divertito; era tentato dal prenderlo in giro. «Non sei piccolo, a undici anni, per un concerto punk?» lo stuzzicò. Il fratellino gli rivolse una smorfia con la bocca. «Ma ho detto per il mio compleanno, quindi ne avrò dodici. E no, non sono piccolo! Mi hai portato a un concerto due anni fa, ti ricordi? E avevo nove anni e mezzo!» esclamò. Nicola si stupì della sua memoria. «Sì, mi ricordo» rispose sedendosi accanto a lui, imitandone la postura. «Però ora è diverso...» «E perché?» «Perché sì» «Uffa, allora mi ci porti o no?» «Va bene, va bene, ti ci porto. Quando vengono a Napoli, però, e non credo succederà presto...» «E perché?» «Perché loro non sono Lo Stato Sociale, Luca!» rise Nicola. Il fratellino lo guardò senza capire e lui gli passò un braccio attorno alle spalle, strofinandogli la mano contro un braccio in modo affettuoso. «Niente, non ci pensare. Perché dormivi sul divano?». Luca si strinse nelle spalle. «Guardavo Boing. Chi ti scrive?» s'incuriosì indicando lo smartphone dallo schermo illuminato. «Compagni di scuola» abbreviò, provando a semplificargli le nozioni. Luca non fu soddisfatto da quella risposta; si spostò sul letto e si sedette sui talloni, inginocchiato sul materasso, per fissare il fratello negli occhi. «Sono simpatici?» «Sì, abbastanza» «C'è qualcuno che conosco?».

Nicola rimase in silenzio a scrutare il volto del bambino. Si assomigliavano molto: stessa zazzera di capelli castani, stesso naso piccolo e dritto, stessi ordinari occhi nocciola. Si riconosceva nella figura giovane dell'altro, e la sensazione che ne ricavava era di profonda tristezza e preoccupazione. Luca non riusciva a capire cosa accadesse dietro lo sguardo vuoto di Nicola, così saltellò sui talloni per attirare la sua attenzione. «Allora?» ripeté. L'altro scosse la testa, distogliendo lo sguardo. «No, nessuno». «E come si chiamano?» insisté il bambino. Nicola alzò gli occhi al cielo. «Chiara e Alessandro. Ma che t'importa?» borbottò, snocciolando rapidamente i nomi per confonderli tra loro, ma Luca non ci cascò e si aprì in un sorriso larghissimo. «Sei all'università con Alessandrooo? E perché non me l'hai detto?!» chiese con tono petulante. Nicola scattò in piedi. «Non ho detto con quell'Alessandro! Ci sono un sacco di Alessandro in giro, lo sai?» ribatté irritato. Luca s'incupì, aggrottando la fronte in modo ferito. Nicola osservò le occhiaie del fratellino stringersi sotto gli occhi tristi e si affrettò a sedersi nuovamente accanto a lui. «Scusami, non volevo urlare. È un'altra persona, tutto qui» si giustificò con voce pacata. Luca annuì, poi tornò a sorridere. 

«Quando me li presenti?» chiese di nuovo. Nicola sorrise in modo poco convinto. «Non è come... Non è come per Ale e gli altri, sai. Non abitano tutti qui» provò a spiegargli. «E perché?». «Perché... Perché l'università c'è solo in pochi posti, quindi tutti gli altri si devono spostare per andare a studiare lì. Non è come la tua scuola, che ce ne sono tante in giro e quindi nella tua ci vanno tutti bambini di queste parti. Capito come funziona?» si assicurò. Luca annuì di nuovo, nonostante l'espressione delusa in volto. «Peccato. Mi erano simpatici i tuoi amici, giocavano sempre con me a Little Big Planet» notò. Nicola sorrise, alzando gli occhi al cielo. «Allora, non leggi i messaggi? Li leggo io?» Luca tornò a punzecchiare il fratello maggiore. «No, non ti preoccupare, possono aspettare» tagliò corto lui. Il bambino si alzò dal letto, dirigendosi verso lo schermo acceso del computer sotto lo sguardo attento del fratello. «Cosa fai qui?» chiese incuriosito. «...non badarci» biascicò Nicola senza convinzione. Strinse le labbra. «Luca. Luca!». Attirò la sua attenzione. «Che ti avevo detto sul computer?» «Ma tanto non capisco niente, è scritto tutto strano!» «Ma che ti avevo detto sul computer?» «Ma ti è arrivato un messaggio qui sotto, credevo lo volevi sapere» gli comunicò lagnosamente. Nicola si accigliò, allungando il collo per osservare lo schermo del computer, parzialmente coperto dalla figura del fratellino. 
«Qui c'è scritto "Discòrd", ma è tutto in inglese...» provò a leggere Luca. Nicola si alzò rapidamente, spostando la sedia dalla scrivania e piantando gli occhi sullo schermo, con espressione vagamente preoccupata sul volto. Sembrava essersi dimenticato della presenza di Luca nella stanza, così il bambino ne approfittò per continuare a osservare. «F... Non è una parolaccia? Perché gli stai scrivendo delle parolacce?» mormorò al fratello, venendo ignorato. Nicola digitava molto velocemente. «Fo... Fru... Chi? I-dont...» provò a leggere quanto scorreva su schermo. Non gli risultava facile. «Perché continua a scrivere "webcam"?» rise all'improvviso, quando l'altro utente cominciò a inondare il server dello stesso messaggio per farsi leggere da Nicola. Il ragazzo non sembrava contento di quel comportamento e imprecò fra i denti, scatenando un'altra breve risata in Luca. «Cosa duemila euro?» chiese subito dopo con voce stupita, leggendo la cifra mentre scorreva verso l'alto. Questa domanda non sfuggì al fratello, che scosse rapidamente la testa. «Non sono euro, vai a fare altro» ribatté. «Sì che sono euro! C'era il simbolo!» s'incaponì il bambino. Nicola sembrava estremamente irritato. Ridusse a icona tutte le finestre, si alzò di fretta e si diresse verso il proprio letto. «Uno, non era una E, era una S; due, non erano tre zeri; e tre, non sono fatti tuoi! Esci dalla stanza!» sbottò Nicola recuperando il cellulare. Luca se ne risentì. «Sì, vabbè, però come stai...» mormorò tra sé. Nicola già non l'ascoltava più; infilò un paio di Vans digitando sul cellulare, poi si diresse verso la porta. «Sta' lontano dal computer, Luca!» urlò al fratellino attraversando l'ingresso del piccolo appartamento. Uscì di casa sbattendo la porta d'ingresso.

«Pronto?»
«Giuro che questa volta t'ammazzo, questa volta ti... Devi smetterla di tirarmi in mezzo a questa roba, hai capito?» ringhiò il ragazzo al telefono. Ci fu qualche secondo di silenzio riempito solo dalla pioggia. Nicola si era riparato sotto uno dei balconi del primo piano, l'acqua gli schizzava sulle scarpe ma la rabbia gli impediva di sentire freddo. «Senti Nico... Tu non devi rompere i coglioni a me perché tu c'hai i cazzi tuoi per la testa e all'improvviso te ne vuoi tirare fuori, t'è chiaro?». La voce al cellulare era stranamente glaciale, sgarbata, poco familiare. Il ragazzo non fu reattivo come avrebbe voluto. «Non me ne fotte niente di quello che dici che posso e che non posso fare, l'ho capito qual è il tuo gioco! Lo so che... È un modo stupido per costringermi a tornare, ok?» «Però funziona» ghignò l'altro. «...te l'ho già detto, prima era diverso, ora non...» «Ora non è cambiato niente. Qualcuno fa cose, qualcuno le organizza, qualcuno le vende, uno fa lo stronzo al computer. Tu sei quello stronzo al computer. Sei tu che ti sei voluto menare dentro, te lo ricordi?». Altro momento di pausa. «Prima era diverso» riuscì solo a ripetere. «Sì, a me non frega niente se per te ora è diverso, perché per me non è cambiato un cazzo. Ti ho dato sei mesi di tempo per tornare a fare il tuo lavoro, hai avuto il tempo di abituarti ai cambiamenti, ora che vuoi? Mi hai mollato questo casino, non potevi aspettarti che non succedesse niente». La strada era quasi deserta a causa del maltempo, ma il ragazzo continuava a tenere la voce bassa. «Sei proprio un figlio di puttana. Quindi per convincermi a tornare metti in giro queste stronzate? Vuoi farmi arrestare?». L'altro rise di gusto. «Ehi, sei te che c'hai un fratellino. Magari ci prendi gusto, che ne so io?» «Sei proprio una merda. Non toccare Luca. Ma come cazzo fai? Lo sai che ti adora. Figlio di puttana!» «Hai finito con i complimenti?». Nicola inspirò lentamente. 
«Senti Nico... Tu mi piaci, okay? Lo sai che fosse per me, insomma, potresti fingere che io non esista e roba del genere. Davvero» continuò la voce. L'altro lo interruppe con un sibilo. «Se fossi sparito...» «Non c'entra niente se ti vedo o non ti vedo nella vita reale. Questo non ha niente a che fare con la vita reale» puntualizzò l'altro. «Quindi fai il sociopatico per farmi fare quello che vuoi? Ancora?» «Oh, andiamo...» ridacchiò l'altro, apparentemente lusingato da quella ch'era stata partorita come offesa. «Credevo avessi più palle. Invece loro...» «Non fare nomi» «...ti dicono di fare quello che hai fatto, e tu lo fai? Funziona così? Sei la loro troia?» continuò senza interrompersi. Toccò all'altro restare in silenzio.  Nicola continuò. «Questa roba non è...» «Niente nomi!» «Sì, sì! Questa roba non è quello, ok? E non è nemmeno uno... Uno degli altri servizi. Non è un gioco, non è una... Una di quelle stronzate informatiche. C'è il carcere! E io col cazzo che vado in carcere per colpa... Per colpa loro!» affannò ancora al telefono. L'altro sospirò divertito. «Eh, però io oggi ti ho detto di non cancellare i file. Te l'avevo detto o no?» «...» «E tu cosa stavi facendo?» «Stavo cancellando tutti i fottutissimi file, sì, e allora?» «E allora io ti conosco, e questo è un problema, Nico'. Perché loro sanno che io ti conosco, e tu servi, capi'? Quindi hai da fare il bravo, oggi te lo sei preso l'anticipo, o l'hai già dimenticato? Per piacere, fallo per me» aggiunse alla fine. «Ma vai a mori' ammazzato» commentò rabbioso Nicola; spostò lo smartphone dall'orecchio, intenzionato a interrompere la chiamata, poi cambiò idea. 
«Oh, ti giuro che se trovo un malware ti rovino la vita, dico davvero» lo minacciò dopo un attimo. Sentì l'altro sorridere al telefono. «Quando hai un malware del genere hai pure i carabinieri a casa, fidati di me» venne ripetuta la minaccia, nemmeno troppo velata. «Tu lo sai che... Che mettere camicie costose, e scarpe costose, e fare tanto il carino con la gente che ci casca pure, non ti fa essere meno merda di quello che sei? Lo sai?» «Però ti piaceva frequentare 'sta merda, una volta» notò l'altro. Il ragazzo scoppiò in una risata amara. «Una volta ero un coglione totale! Ma tu e gli altri lo siete rimasti» continuò a sfogarsi. Non ebbe risposta e Nicola rimase in silenzio per quasi un intero minuto, poi l'altro riprese a parlare. «Nico, parlando tra noi... Non m'interessa tutta quella storia con Chris, su questo hai ragione, faccio un po' schifo, ma mi dici perché vuoi smettere? È per colpa mia?» tornò a parlare con il tono dolce e pacato che il ragazzo ricordava. Cominciò a dolergli il petto mentre l'ansia aumentava. «...le cose sono cambiate» borbottò di nuovo. «Ma a causa mia? O per Luca?» aggiunse l'altro. «Per tutto, va bene? Tieni fuori Luca da questa situazione di merda» ringhiò di nuovo. L'altro rise. «Vabbè, vabbè. Salutami tua madre, va bene? Ci vediamo» lo salutò. Nicola si limitò a chiudere la chiamata, poi ripose in tasca lo smartphone. Si sentì le gambe molli, così poggiò la schiena al muro, e chiudendo gli occhi si lasciò scivolare verso il basso.

Rientrato a casa s'infilò in camera sua, dove Luca lo aspettava di nuovo seduto sul letto, intento a leggere un Topolino datato. «Ti va di guardare un cartone insieme prima di cena?» propose al fratellino. L'altro si dimostrò entusiasta all'idea. Nicola gettò nuovamente il cellulare sul letto, poi tornò a sedersi al computer; fissò per un attimo il trasferimento dei file e infine lo annullò con espressione funerea. Invertì il processo, aprì un browser internet, staccò un post-it dalla base della tastiera –assicurandosi che il fratellino non guardasse– e digitò  un lungo sito web terminante in .onion. Cominciò a trafficare al computer, questa volta assicurandosi di essere l'unico a poter guardare sullo schermo. «Cosa metto? Vuoi guardare Hercules?» chiacchierava nel frattempo. «Metti il dischetto di Ralph! Ralph Spaccatutto!» «E va bene, vada per Ralph Spaccatutto. Mettiti sotto le coperte, però...» «Nico, Nico! Il tuo cellulare sta vibrando di nuovo!» «Ignoralo, Luca. Prima o poi si scocciano e smettono. Sotto le coperte, ho detto!» «Va bene, ho capito, ho capito» «Ragazzi, è pronto a tavola! Nico, vieni ad apparecchiare!» «Vabbè, lo mettiamo dopo. Mangiamo prima, va bene?» «Però lo guardiamo?» «Certo che lo guardiamo» «Ragazzi, avete sentito?» «Sì, ma', arriviamo!» «Ma mica hai da lavorare di nuovo al computer?» «Sì, più tardi lavoro» «Ma non avevi detto che...» «Forza, che si fredda!» «Dai, Luca, andiamo. Non ci pensare. Andiamo che dopo guardiamo Ralph Spaccatutto insieme».


 



Note dell'Autore
Primo capitolo in cui il sottogenere Thriller si rivela in tutta la sua interezza. Spero che il tutto sia comprensibile, era parecchio che non mi dedicavo a un "romantico-si-vabbè-pure" (la mia incapacità di scrivere romantici puri è universalmente riconosciuta). Commenti graditi, recensioni gradite, ipotesi e speculazioni gradite, biglietti dell'ANM omaggio graditi. Ancora una volta si ripete che tutti i personaggi sono solo frutto della mia immaginazione. Alla prossima, e state lontani dai siti cipolla <3

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Daleko